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Autore: jewel    04/12/2006    20 recensioni
La Fine. L'Ultima Battaglia. Un Harry che parla in prima persona. Quello che ha visto. Quello che non avrebbe voluto vedere.
Genere: Triste, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senza di Loro

Senza di Loro




Merda.

Il mondo. La vita. La cravatta come una corda da impiccato. Ormai tutto è una merda.

Ed io sono solo un ragazzino.

Certo, 17 anni compiuti. Ma sono un ragazzino.

Un ragazzino che ha visto tante cose.

E si rifiuta di vederne ancora.

Ho il sapore ferreo del sangue in bocca.

La lingua impastata e paralizzata dalla paura.

Nero.

Nessun futuro.

Solo buio, l'arcobaleno si è spezzato nel cielo.

Io non sono più in grado di vedere quel punto magico in cui i colori si fondono.

Vedo il nero, però. Il nero che nell'arcobaleno non c'è mai stato.

E so che quel nero è dentro di me.

È l'anima di uno fortunato. Che alla fortuna ha voltato le spalle.

E si è lasciato andare.

E si è arreso.

E ha perso.

Alzo gli occhi, vedo tutto sfocato in quel nero che ho dentro.

E anche i colori che ho intorno sembrano più cupi.

Il vestito rosa della signora grassa è macchiato di sangue.

Sangue di innocenti.

Sangue di Grifondoro che cercavano solo di mettersi in salvo.

Sangue. Sangue puro e sangue sporco. Mischiati nella Morte.

Stringo gli occhi. Lo squarcio nella tela fa male persino a me.

Quante volte ci ha coperto.

Quante volte ci ha ascoltato.

Quante volte ci ha consigliato.

Un'amica.

O forse solo un quadro squarciato.

Era stato un pugnale.

Uccisa da magia lontana. Quella più oscura. La violenza.

Il pavimento è macchiato. Sangue.

Sento l'odore forte dei corpi morti.

Il mio braccio ormai non fa più male.

Non quanto gli occhi inanimati di Calì lì per terra almeno.

Non quanto il viso sfigurato di Dean accasciato contro la parete a un metro da dove sono io.

A un metro dal loro eroe.

L'eroe vigliacco.

L'eroe sconfitto.

L'odore del male inebriava l'aria.

Era arrivato.

Il momento?

No, Lui.

Cacciava prede facili l'Oscuro Signore.

Vigliacco anche lui.

E uccideva. Cieco.

Nel mare nero della rabbia.

E cercava solo me. Me e basta.

Perchè di cadaveri ne aveva già visti tanti.

Aveva già scavalcato il corpo di un Potter. Ma lui ne voleva ancora.

Voleva ancora carne al macello. Altra.

Finché ce n'era.

Aveva scavalcato donne.

E bambini.

E poveri vecchi.

Ma chi avrebbe voluto non lo scavalcò mai.

Neppure il suo Miglior Nemico.

Non ebbe quell'onore. E fu una sconfitta.

Silente. La sua scuola.

Stava facendo razzia di Anime.

E Silente forse soffriva.

In Silenzio.

Con la barba argentea.

Aggrappandosi alla cornice del suo ritratto.

In quello studio che era appartenuto a lui per tanto tempo.

Il Preside di Hogwarts. L'Unico.

Quello che ricorderanno tutti. Sempre.

E non la vedeva.

Non vedeva la fine della sua scuola.

Non sapeva che mai più i bambini avrebbero sognato.

Perchè nessuno avrebbe mai più inviato una lettera di pergamena.

Mai più gufi reali avrebbero disturbato il Silenzio della notte.

Mai più magie delicate avrebbero spalancato le finestre dei Giovani di Londra.

Mai più undicenni appena svegli avrebbero visto la loro vita cambiare.

E sarebbe scomparso tutto.

Le gelatine tutti i gusti +1.

Il binario 9 e ¾.

Le carrozze dei Threstal.

I quadri parlanti.

Le scale indecise.

I pentoloni di Pozioni.

Il Quidditch.

Tutto sarebbe stato solo un ricordo.

E Silente non avrebbe mai visto il suo passato sbiadire.

Forse perchè il suo quadro avrebbe preso fuoco e si sarebbe unito alla cenere delle macerie.

Forse perchè sarebbe rimasto chiuso in quell'ufficio fino alla fine dei Tempi.

Ad invecchiare con i cimeli. A morire nei ricordi.

E non ci sarebbe mai più stata quella Felicità. Mai più.

Perchè ora non c'era più nessuno. Tranne me.

Arrancante su quel pavimento di pietra.

Con la bacchetta a pochi centimetri dalle mie dita imbrattate di sangue.

Sangue e polvere.

Sangue e lacrime.

Sangue e Anima.

E io. Un ragazzino. Sopravvissuto.

Da solo davanti alla morte.

Il Silenzio del Nulla.

Perchè abbiamo perso entrambi.

Non ho più nessuno.

I corpi dei miei amici sono solo pezzi di ghiaccio.

Freddi. Inanimati.

Riversi a terra. Con le braccia e le gambe piegate in angoli mostruosamente sinistri.

Morti.

Tutti.

Ron e Hermione.

Morti abbracciati. Per primi. I miei migliori Amici. I più grandi, i primi, gli unici. Quelli veri. Quelli che mi hanno seguito dappertutto. Quelli che c'erano sempre. Contro i cani a tre teste, contro le piante malvagie, contro gli scacchi, contro i troll, contro i Professori, contro i Serpeverde, contro i Segreti, contro i misteri, contro i libri, contro gli assassini, contro i mangiamorte, contro la vita. Sempre. Ribelli. Perchè le regole erano fatte per essere infrante. Amici. Nella verità che questo significa. Perchè il tempo per tornare indietro lo avevano avuto. E non lo avevano fatto. Eroi. Unici veri Maghi in quel Mondo della Magia. Uccisi per mano di Voldemort stesso che voleva ferire il suo nemico giurato togliendogli tutto. E ce l'aveva fatta.La scuola in lutto sui loro corpi di marmo.Distesi sui letti in infermeria.

Madame Chips per la prima volta lontana da loro. Stesa anche lei su un letto bianco. La prima volta.Non avrebbe mai più curato nessuno.La Pazzia l'aveva colta dopo un Cruciatus.Inconsapevole di tutto.Cullata solo dalla memoria.Per lei c'era l'Hogwarts dei bei sogni.L'Hogwarts di Silente.E ci sarebbe stata per sempre.

Ginny. Rapita.Portata via.Da Lui. Dall'Assassino. Da chi mi ha portato via tutto.Torturata. Violentata. Morta.Chi mi aveva amato. Chi non aveva confessato dove mi trovavo..Morta per un No.

Remus. Il Malandrino. Il grande Professor R.J.Lupin della valigia consunta sul treno, dei Dissennatori, della Cioccolata.Che aveva vinto i pregiudizi. Che aveva vinto sulla vita.Ma, come tutti, alla fine si era arreso. Alla morte. Alla morte dei suoi migliori amici. James, lo sbruffone. Mio padre. Ramoso. Sirius, il traditore? No, il suo più grande amico. Felpato. Peter. Sì, perchè nel cuore era morto anche lui. Morto per gloria, quella che avrebbe sempre voluto e che non ottenne mai. Codaliscia.Alla morte della donna che imparò ad amare.

Tonks, morta in una stanza vuota, una classe che aveva visto tanti ragazzi.Copiare, sperare, pregare. Ridere, piangere, scherzare.Una classe che non avrebbe mai visto il loro, di Ragazzo.Perchè lei morì lì, con un Avada Kedavra, e si portò via anche il loro bambino. Quello nel suo grembo. Quello nel suo cuore. Via. Lontano. Sulle nuvole. Vicino alla Luna.

E poi si abbandonò alla morte. Solo.Remus Lupin. Solo. Come non era mai stato davvero. Lasciato in disparte anche dalla Speranza. Morto così, in mezzo a un corridoio.In una notte senza Luna.Ad attendere, per la prima volta impaziente, la Luna piena.Perchè voleva vederla un'ultima volta con gli occhi gialli. Con gli occhi cattivi.

Perchè quella notte avrebbe significato che era vivo.

E che entro poche ore il grido di suo figlio avrebbe illuminato a giorno il suo cielo.

Ma il Lupo non ululò mai più.

Hagrid.

Il primo a credere in lui. Il mio primo amico.

Il mezzogigante che piangeva. Fragile. Umano.

Hagrid che portò Silente fra le braccia fino alla tomba. I ricordi. “grand'uomo Silente”. Eri un grand'uomo anche tu Hagrid. E non per la stazza. Per il cuore guardiacaccia. Il cuore che batteva.

E veloce. Più veloce. E ancora. Nel passato. Sincero negli abbracci stritolatori. Ingenuo nelle sue parole sgrammaticate. Semplice in quei sorrisi cespugliosi. Dolce dietro quelle scottature. Norberto. Fierobecco. Aragog. Grop. Vivi in lui. E nel suo ombrello rosa.

Morto sotto i colpi di frusta. Braccato. Legato. Ucciso dentro dalla morte di Thor davanti ai suoi occhi. Quelle pozze nere come pece, inespressive ormai. Occhi pieni di dolore. Morti anch'essi. Dopo l'ultima cinghiata.

La Professoressa McGranitt. La donna austera. Che credeva in me. Che dagli spalti imprecava. Per quel boccino d'oro. Importante. Nel piccolo di quelle partite. La donna ligia che dimenticava di dirmi di aprire le danze. Che mi aveva insegnato a trasfigurare uccelli in bicchieri, ma non la paura in coraggio. Morta dietro la sua cattedra. Cercando di difendere ciò che amava: Hogwarts. Fiera anche nella morte. Dritta. Rigida. Preside per contratto forse. Professoressa nell'anima. Per sempre.

I Weasley. La Famiglia che non ho mai avuto. Morti tutti. Non era rimasto nessuno con quei capelli rossi. Nessuno. Vivi solo dentro di me.

L'orologio della cucina della Tana aveva perso tutte le sue lancette, una dopo l'altra.

Molly e Arthur Weasley. Morti in casa loro. Mentre cercavano di mettersi in contatto con Hogwarts. Fulminati da una manciata di Mangiamorte. Eroi. Sulla loro tomba una grande realtà: Insieme nella vita e nella morte, per amore.

Bill e Fleur Weasley. Sposi da pochi mesi. Cicatrici sul viso e sul cuore. Morti in mare mentre in sella ad una scopa cercavano di raggiungere gli altri. La battaglia che infuriava. Innamorati per scelta. In un tempo che le Scelte le condannava e basta. Seppelliti dalle acque. Padroni di quegli Avvincini che anni prima avevano impedito ad una Fleur più giovane di salvare sua sorella dalle Sirene. Avvincini che, per ironia del destino, avrebbero vegliato su lei e su chi amava per l'Eternità.

Fino a che qualcuno non prosciugherà l'oceano, Fleur e Bill saranno solo corpi in balia delle maree. Innamorati. Persi nei bei giorni. Dimenticati solo da chi non li ha conosciuti.

Charlie Weasley. L'anima di un drago nel corpo di un uomo. Il corpo esanime portato sulle ali di un grande drago sul prato di Hogwarts. Vicino al Platano Picchiatore. Sradicato.

Nessuno lo avrebbe riconosciuto. Perchè solo Hagrid sarebbe corso verso quel drago gridando “Norberto!”. Perciò il corpo di Charlie Weasley fu ritrovato tardi dai centauri. Nel fitto della foresta proibita.

Percy Weasley morì nel Ministero. Nessuno sa in che circostanze. Forse quei muri avevano sentito il suo ultimo bisbiglio. “Scusatemi mamma e papà”.. Nel cuore la cicatrice: vi voglio bene... E poi quella più profonda, nell'anima: il non averglielo mai detto.

Fred e George Weasley. I gemelli. I migliori. Coloro che sapevano tanto della vita. Sapevano che non serviva finire la scuola per imparare a morire. Sapevano che un negozio di scherzi in un mercato di morte forse sarebbe servito a qualcosa. Sapevano di valere tanto. E sapevano che una caccabomba a volte può cambiare il mondo. Perchè Peter Minus fu catturato e rinchiuso una notte di fine novembre. Imbavagliato in una cantina di Diagon Alley. Un odore nauseante pervadeva la stanza. Poco più su, sulla strada l'insegna sgargiante: Tiri Vispi Weasley. I Migliori. Ma questo lo sapevano già tutti.

Neville Paciock. Ora il suo corpo è immobile. Disteso su questo pavimento. La bacchetta stretta nel pugno. Il grande eroe. Fiero del suo nome. Quella bacchetta ha lanciato il suo ultimo incantesimo pochi minuti fa. Il più potente. Un incantesimo che aveva fatto barcollare Voldemort. Scagliato gridando per difendermi. Per difendere me, che avevo creduto in lui. Per difendere me, che gli aveva insegnato a farlo. Grifondoro vero. Coraggioso. Sincero. Leale. Un Amico Grande. Un uomo. Un altro eroe. La moneta d'oro dell'ES nella tasca della divisa. Come sempre. Morto da vincitore.

Luna Lovegood. Strana. Pericolosa per questo. Perchè quello che non si conosce fa sempre un po' paura. Ma io la conoscevo. Perchè lei era Lunatica. Era quella degli orecchini strambi. Delle collane appariscenti. Era fresca, era simpatica. Era... E avrei voluto sentire ancora la sua voce, anche se per ricordarmi dei Nargilli, dei Gorgosprizzi, del Complotto Zannamarcia o mille altre cavolate. Ma lei era... E basta... Al Passato. Morta per sbaglio. Colpita al posto mio. Lunatica. Reale nell'Irrealrìtà.

Arabella Figg. Maganò di nascita. Morta davanti alla casa di Privet Drive per proteggere i Segreti di Dursley. I segreti di Silente. I miei segreti. Con la magia della volontà. Solo quella. Che non è bastata contro Lord Voldemort. Solo quella. E Privet Drive ora piange. Anzi miagola. Per lei: Arabella Figg, strega come le altre. Niente di meno; forse qualcosa in più.

Argus Gazza. Il custode. Custode davvero. Quello che odiava gli Studenti ma che si è sacrificato per salvarne qualcuno. Perchè il Magonò credeva nel futuro, e il futuro erano loro. Gazza vecchio, gazza mezzo orbo. Gazza cattivo. Tutti lo ricorderanno così. Ma nessuno ha mai scoperto quante volte ha fatto finta di non vedere mantelli sparire dietro gli angoli. Quante punizioni ha alleviato fingendo di dover punire altri malfattori e lasciando gli studenti a pulire le coppe con la magia, invisibile. Quanti ringhi contro quei ragazzi. E li ricordava. Nella Morte più che mai. Perchè un po' la vita gliel'avevano rallegrata loro: Fred e George, Sirius; remus, Peter e James. E poi forse un po' anche io.

Sibilla Cooman. Morta col profumo dell'incenso e del the sulla pelle. Per la sua ultima premonizione. Quella che la avvertiva di un'ombra scura sul suo cammino. L'ombra che l'avrebbe uccisa. Si arrese al destino ma, prima di morire, disarmò due possenti Mangiamorte, aveva salvato la vita a due bambini del primo anno che tornarono a casa, salvi.

Cornelius Caramell. Ministro. Ucciso per quella carica. Davanti al Gargoyle di pietra, alla porta dello studio del Preside. Forse, per una volta, anche Lui è stato l'Uomo di Silente. Fino in Fondo.

Rita Skeeter. Convertita, a sguainare la bacchetta invece della penna. Coraggiosa. Con le unghie smaltate scorticate e i capelli sconvolti. A scrivere nella Storia il suo ultimo articolo: ULTIMA BATTAGLIA. Alla fine una frase. Che Hogwarts stava gridando. Perchè tutti chiamavano Silente in quel momento. Ma Silente non c'era più. E i cattivi non mancavano di ricordarlo. Ma una donna impensabile col sangue lo ha scritto, quello che tutti dovevano sapere: “Silente avrà veramente lasciato questa Scuola solo quando non ci sarà più nessuno che gli sia fedele.”Firmato Rita Skeeter.

Madame Maxime. La Donna con le ossa grandi. Ne aveva messi in salvo tanti di ragazzi. Con la magia li aveva scagliati lontano. Oltre le mura del castello. Al sicuro. E morì quaggiù, a chilometri da Beauxbatons: la sua scuola. Nel petto un cuore che batteva per Hogwarts. Un cuore grande, in tutti i sensi.

Tanti erano scappati. Tanti Mangiamorte erano morti. Tutti probabilmente. I centauri scagliavano ancora frecce in lontananza. Le Sirene cantavano. Canzoni di Morte. E non attiravano più i marinai. Erano impegnate a non morire.

Ed io sono ancora qui.

Davanti a lui. Perforato da quegli occhi rossi. E unghie di male mi lacerano la faccia. La cicatrice.

Sembra quasi essersi ramificata, ora ne ho tante, tantissime. Tutte concentrate sul cuore. Dilaniato. Stanco. Ma non ancora Morto.

E sono ancora qui, nonostante tutto, a pensare. A rifugiarmi nei sogni. Dimenticando. Dimenticando che non serve a niente rifugiarsi nei Sogni e dimenticarsi di Vivere.

Alzo gli occhi. Verdi. Gli occhi di mia madre.

E la pelle bianca di Tom Riddle puzza di morte, puzza di cadavere. Perchè Lord Voldemort è solo un nome. Ha perso anche lui, con me.

Anche lui è solo. E da soli, si sa, non si vive. Nemmeno se sei il Signore Oscuro. Nemmeno se sei Harry Potter.

Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive.

Ed ora siamo qui, faccia a faccia.

Voldemort ghigna ma sa anche lui che abbiamo perso entrambi.

La sua voce serpentina mi arriva acuta, come non lo era mai stata.

Anche Lord Voldemort ha paura della solitudine.

Ora l'ho capito.

Mi concede le famose ultime parole. Mi sembra quasi ridicolo, ostentato. Con me morirà anche lui. Perchè Voldemort senza di me non è niente. Sono io che senza di lui rimango comunque qualcuno.

In quel momento mi vengono in mente le ultime parole che voglio dire. 'Pigna, pizzicotto, manicotto, tigre'.

Le urlo. E solo io so cosa significano. Significano che Harry Potter questa notte non si arrende. Significano che il Re del Male questa notte morirà. E avrà perso su tutti i fronti. Spogliato dei suoi poteri. Tradito da molti dei suoi seguaci. Sconfitto da un diciassettenne e dalla sua cicatrice a forma di saetta. Perderà contro l'Amore il grande Lord Voldemort.

La forza infervorò i miei muscoli e strinsi la bacchetta. La Fenice era con me. Fanny era in quella bacchetta. Per Silente feci leva sugli avambracci e mi alzai in piedi.

Per Hagrid ho sollevato la mia bacchetta con il braccio fratturato.

Per Remus ho stretto i denti.

Per Sirius ho fissato quegli occhi rossi.

Per Ginny ho evitato quella luce verde.

Per i Weasley ho scagliato incantesimi. Uno per ognuno di loro.

Per Neville e Luna ho sorriso.

Per tutti gli altri ho provato acora.

Per Hogwarts ho barcollato.

Poi ho tenuto duro. Ho scagliato quell'incantesimo. Potente. Mai scagliato prima.

Quell'incantesimo scritto nell'ultimo Horcrux. L'unico capace di sconfiggerlo.

E quell'urlo era per Ron e Hermione.

Quello dopo per i miei genitori.

E l'ultimo, quello della Vittoria era per me.

Egoista.

Ho visto la Morte accasciarsi a terra, avvolta nel suo mantello nero.

Vinta per la prima volta.

Lord Voldemort arrancò ancora, poi cadde a terra. Morto anche lui.

Come gli altri.

Come tutti.

Il castello di Hogwarts era silenzioso, la mia casa.

Per sempre.

Un fulmine illuminò il cielo spezzando le nuvole. Un altro bruciava e basta, senza illuminarsi. Sulla mia fronte.

Harry Potter: il bambino che è sopravvissuto.

Tante volte.

Persino quell'ultima.

Il passaggio della Fenice che cantava diradò la nebbia su Londra. Era finita.

Avevano perso tutti.








10 anni dopo

1 Settembre

Giardino di Hogwarts


Sono circondato da tante bare bianche. Sono tutti seppelliti qui. Qui dove un tempo c'era Hogwarts. Qui dove c'era la mia casa. Sulle lapidi i loro nomi. E dentro di me ciò che significavano.

Con loro sono morto anche io.

E il Mondo della Magia lo sa.

Quella notte morì anche Harry Potter nonostante tutto.

La mia vita è stata intensa. Ho vinto contro me stesso. Ho perso contro il destino.

E sono ancora qui, Prescelto.

Prescelto secondo altre realtà. Lontano da quello che è stato.

Vivo ma diverso. Diverso da quello che ero perchè quell' Harry Potter è morto quella notte.

Ora, la vedete quella donna che mi corre incontro?

Sì, quella con i capelli rossi. Le somiglia vero?

Ma non è lei. Lo sappiamo tutti che non è lei.

Però quella donna ha fatto nascere un altro Harry Potter. No, non mio figlio. Sono sempre io.

Non la amo e lei non ama me. Siete troppo scontati se lo avete pensato, ragazzi.

Ho amato tante persone nella mia vita, non è un segreto.

Ma lei no, lei è salvezza, è futuro.

Lei mi ha solo illuminato la vita con l'idea che l'ha rigenerata.

Non ha altri meriti. Anche se quello, lo ammetto, è bello grosso.

Non è la Signora Potter.

Non lo sarà mai.

Porta fra le mani qualcosa, la vedete?

So che lo riconoscete... Il Cappello Parlante. È sopravvissuto anche lui. Ammaccato, scucito e sporco più di prima.

Ma va bene anche così. Anzi, è meglio. Perchè ne ha viste tante questo cappello. Tantissime.

-Preside si muova! È tardissimo- è imbronciata. Mi ricorda una certa Hermione Granger, la conoscete?

Ci smaterializziamo senza impedimenti, ormai le mura di Hogwarts non ci sono più.

E arriviamo in un posto che conoscete bene anche voi: Grimmauld Place n° 12.

Davanti c'è una gran folla. Tantissimi giovani. Tanti. Tanti davvero.

In divisa. Senza cravatte diverse. Tutti la stessa. Orrenda! Viola con delle enormi stelle gialle. Come il vestito preferito di un grand'uomo. In suo onore.

Alcuni adulti mi si avvicinano. Colleghi. Un Lupo Mannaro. Un ex-Mangiamorte. Una magonò. Un gigante. Un centauro. I Professori.

Una ragazza mi si avvicina. Mi mostra una lettera con sguardo interrogativo, incerto, spaventato.

-Sono davvero una Strega Signore? Io pensavo che non esistessero queste cose...- Le sorrido. Sì, sei una strega. Una strega coi fiocchi, direi, una volta che avrai studiato un pochetto. Hagrid. In me.

Sorrido e abbasso gli occhi su quella lettera di pergamena. Lo stemma delle case è rotto per permetterne l'apertura.


SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS II

Direttore: Harry Potter

(mago, come tutti voi)


Cara Sig.na Murriel.

Sono lieto di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts II. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie. I corsi avranno inizio il 1° Settembre come da tradizione. Resto in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 Luglio p.v.

Con ossequi

Harry Potter

Preside


Un ragazzo cicciottello mi si avvicina, in mano tiene qualcosa che si muove e gracida.

-Preside, ho comprato un rospo come mi ha consigliato però sono indeciso su come chiamarlo.-

Io invece ero certo.

-Oscar mi sembra un bellissimo nome- Neville. Grazie di tutto.

La sua sorellina piangeva disperata al suo fianco.

Mi sono chinato a guardarla negli occhi. Dalla tasca ho estratto un pezzo di cioccolata.

-Mangia. Ti farà bene-

La bimba mi guardò confusa. Forse quel gesto ricordava qualcuno anche a lei.


Mi sollevai e feci strada all'interno della “Scuola”... Ovunque c'erano quadri che si muovevano. Al nostro ingresso esplosero in un applauso. Tutti insieme. I fantasmi urlarono fluttuando nell'aria.

Nick-Quasi-Senza-Testa aprì la porta della sala più grande. A festeggiare vi erano tutti gli altri, il barone sanguinario, Pix... e poi, in alto, al tavolo dei professori, un'altra fantasmina stava spostando la Sedia di Silente. La mia.

Era uscita allo scoperto per la prima volta, lontana da quel bagno delle ragazze. Mirtilla Malcontenta per la prima volta sorrise.

Felice di rivedermi.

Mi sono seduto ad osservare i miei studenti dall'alto.

Gli elfi domestici entrarono dalla porta principale. Sui grembiuli la scritta C.R.E.P.A. Ce l'hai vatta per l'ennesima volta,Hermione. Il tuo sogno. In mezzo agli altri, in smoking uno di loro dirigeva l'operato. Gli occhi di Dobby mi stavano parlando: “Dobby è stato bravo. Harry Potter, Signore”.

Un ragazzo arrossì quando Mirtilla gli passò accanto. Arrossì sulle orecchie. Addio Ron.

Era ora di fare il mio discorso.

-Buonasera Ragazzi, così inizia un nuovo anno. Difficile, spero siate pronti. Il Cappello parlante deve cantare la sua nuova canzone se glielo permettete.-

Il cappello consunto aprì quella fessura slabbrata nel cuoio che era la bocca. Non avrei mai pensato di sentire quella canzone.

Perchè Weasley è il nostro Re..Ogni 2 ne para 3...”

Addio ancora, amico mio.

Risi, i ragazzi non capirono. Nessuno sapeva. Ed era meglio così.

-Permettetemi solo qualche altra parola: Pigna, Pizzicotto, Manicotto, Tigre!-

Gli sguardi interrogativi mi fecero sorridere.

Addio Hogwarts.

Addio.


La vita continua ragazzi, muore e rinasce. Dalle sue ceneri. Come le Fenici.

Ed è ora di rinascere. Senza di loro.

La vita continua...

Soprattutto se ti chiami Harry Potter...



FINE

 

P.s. Forse ho fatto una gaff perchè Arabella è già morta nei libri. Però mi piaceva di più la mia versione. Commentate numerosi, vi prego.
  
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