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Autore: Shelby_    13/05/2012    6 recensioni
È uno strano sfogo, non so come definirlo. Spero possiate comunque apprezzare.
One Shot scritta sulle note di una canzone dei Simple Plan!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Everybody's screaming,
I try to make a sound but no one hears me. 
I'm slipping off the edge,
I'm hanging by a thread, 
I wanna start this over again.
So I try to hold onto a time when nothing mattered 
and I can't explain what happened, 
and I can't erase the things that I've done.
No I can't.
 
"Untitled" - Simple Plan

 

 

Quando la persona che dovrebbe amarti di più, che dovrebbe guardarti sempre con quello sguardo amorevole, è quella che ti dice che sei stronza, che sei solo schifosa, che sei cattiva, che se vuoi puoi pure andare a tagliarti il cervello, fa male.

 

Sabato 12 maggio, tarda sera.

Nel mondo vi sono tante persone, che vivono, che provano le tue stesse emozioni magari, che forse fanno ciò che tu stai facendo ora, ma queste cose le pensi quando ti stai divertendo, quando fai cose che ti rendono felice; se invece c’è tua madre che ti dice cose orribili, la sola domanda ti sembra stupida.

Ovvio che no, gli altri non meritano nulla di tutto ciò. Gli altri sono persone migliori rispetto a te, di conseguenza non meritano genitori così. O meglio dire, una madre così.

Lo dice anche lei. È facile quando le prime volte ti dice quelle due o tre cose pensare che non ricapiterà, che non è nulla, era solo arrabbiata, diventa difficile non appena lo fa anche il giorno dopo, quello dopo ancora andando sempre ad ingrandire le offese. Quando parli a scuola con gli amici di una qualsiasi cosa loro ti dicono “Ma è pur sempre tua madre”, e la accetti come risposta perché sai che non hai detto tutto, che hai mentito nascondendo tre quarti di ciò che lei ha davvero detto o fatto, e proprio per questa ragione le sue parole pesano.

E quella sera senti ancora quel peso per cosa? Per una grande stronzata. Ti ha chiesto come si salva un documento su Word. «Ho scritto una lettera» ti dice, e tu sai che quella lettera non è per trovare un lavoro, non è per tuo padre, ma è per chissà che uomo trovato su internet. Lo sai perché conosci tua madre. Tu le dici la prima cosa che ti viene in mente: «Fai come fai su Paint» e lei si arrabbia. Non ci riesce e cancella più volte una parte della lettera o addirittura tutta, e tu rimani sulla poltrona con il portatile sulle gambe senza espressione. Ti dice che è colpa tua, come sempre del resto. Lei non sa fare una cosa basilare al computer e la colpa è tua, perché tu non le dici come si fa, perché tu sei cattiva, egoista, stronza e schifosa.

Dopo aver fatto avanti e indietro dalla cucina al bagno, come sempre fa, comincia a dire cose riguardo ai tuoi amici. «Ora va pure a scriverlo ai tuoi amici di merda» e tu sorridi, perché sai che almeno su una cosa non ha ragione. Ma nel frattempo tu stai già scrivendo certe cose su Twitter, e poi cambi discorso, perché lì è facile mettere uno smile, fare una risata e la gente ti crede, però è difficile mentire lì, ti viene più difficile perché sai che ci sono persone che a te tengono almeno un po’. Poi pensi a tutte le cose che ti dici e ti chiedi se le altre persone ci credono, se le altre persone pensano come te che una cosa così è quasi disumana ma poi ti rendi conto che sei tu ad esagerare. Per questo smetti di scrivere tweet a riguardo, di sicuro tutti pensano che esageri. Infondo, magari anche a pochi km da te magari c’è qualcuno che soffre per la morte di un parente, qualcuno che soffre per cose normali e che meritano delle lacrime.

Pensi, poi, al regalo che il pomeriggio hai comprato. Una scatolina che appena aperta lasciava intravedere quello che sembrava un grosso anello ma che appena tirato un po’ su si scopriva essere il piccolo manico di una tazza con su una scritta carina; anche la scatola all’interno ha una scritta troppo dolce, che tu non pensi. Appena uscita dal negozio ti penti già di quell’acquisto perché probabilmente farà battute a riguardo, e avrà ragione.

Ti chiedi se è meglio buttarlo o no, magari lo darai a tua nonna ma lei ormai è partita con la testa e non capirà mai cosa sia, non riuscirà a leggere nessuna delle due scritte. Soldi sprecati.

Per fortuna tua madre sembra aver smesso e tu decidi di andare a dormire dato che anche Amici è finito. Poche ore prima avevi scritto un messaggio ad una tua grandissima amica dicendo che dovevi cenare anche se tuo fratello non ti era ancora venuto a chiamare e lei ti ha scritto quel “Ok, ciao.” senza niente e che ti fa sentire ancora peggio. Ti fa sentire quella persona tanto schifosa che una volta non riconoscevi nelle descrizioni di tua madre.

Già il pomeriggio, mentre eri fuori con tuo padre e tuo fratello sapevi che sarebbe finita male. Hai cominciato a pensare ai tuoi amici, a quelli che non ti cagano manco se venissero pagati. Pensi a Fatou che se l’è presa tanto con te perché le hai detto che hai letto cinque pagine del libro anziché due. Lei ha detto di essere arrabbiata con te.

Invece, quando Sara ha detto a Francesca che avevi una cotta per lei, Fatou l’ha subito perdonata. Tu invece hai deciso di non parlarci neanche con Sara, sapevi che avresti perso solo tempo, anche se sarebbe stato carino se lei si fosse offerta di parlare, ma non le interessa come stai, non le interessa di sapere come l’hai fatta stara e neanche a Fatou interessa, lei che ti definisce la sua migliore amica, non ti ha chiesto neanche una volta come stai. Ha parlato con Sara, dice di averci anche litigato, ma due giorni dopo si abbracciavano già.

A te non abbraccia mai.

Tutti si comportano in modo diverso con te, e lo meriti. Tu sei diversa dagli altri. Tu aiuti sempre tutti, in ogni minima cagata, loro mai, non ricambiano mai.

E fa male.

 

Domenica 13 maggio, mattino e pomeriggio.

Lei ha dimenticato tutto. A volte, anzi, spesso ti sei chiesta se non fosse posseduta per una gran parte della giornata. Va sempre così: prima ti offende, ti dice le cose più orribili di sempre, e il giorno dopo ti accarezza, ti sta addosso facendo la dolce. E ti chiedi anche quale dei due lati è quello vero.

Ti alzi sapendo già come andrà la giornata. Senti tuo fratello farle gli auguri, allora tu vai di là in camera, dove sempre sta con quel dannato iPhone che tuo padre non avrebbe mai dovuto regalarle, e salti sopra di lei. Il motivo della cosa non lo sai neanche tu, ma l’hai sempre fatto. «E questo cosa sarebbe?» ti chiede nascondendo il suo cellulare dalla tua vista. Lei sa che tu stai dalla parte di tuo padre. Invece che Team Edward o Team Jacob ci sono Team Dad e Team Mum, il secondo credi che abbia giusto un componente, il primo invece di più, e lei pensa che tu sei lì per rubarle il cellulare, per spiarla come lei fa con te. Però tu non puoi, sei sua figlia, mentre lei è tua madre quindi ha il diritto di possedere in una mano la tua vita. Lei può. Ha il permesso dato da chissà chi.

«Il mio modo di dirti...auguri» quell’ultima parola non la volevi quasi dire, sembrava troppo dolce e magari lei poteva inventarsi una battuta sul momento. Ma non lo fa.

Allora vai a prendere il suo regalo e glielo dai, mostrandoglielo per bene, per farle vedere che sei una bella persona infondo, che sai essere carina quando vuoi, che non sei solo una stronza.

Il giorno prima, però, dopo la finale di Amici hai cambiato la bio su Twitter. Come ultima frasi avevi il verso di una canzone degli Asking Alexandria che diceva “we can still surivive”, ora hai semplicemente scritto “i’m a bad person”.

E, poche ore dopo, credi ancora di più in quelle parole quando fai arrabbiare un’altra tua amica. Non lo meritano, tu non dovresti neanche più essere contattabile, cioè alla fine fai stare di merda tutti, perché ti ostini a fare amicizia con la gente?

Fai stare male te stessa, ma in primis gli altri.

Allora spegni ogni contatto con il mondo e vai in casa dei tuoi nonni, l’unico posto dove puoi essere almeno un po’ te stessa e ascolti la musica al volume che vuoi. Le tue orecchie ti chiedono pietà a metà di “Fever” di Adam Lambert dato che era a massimo volume, ma non ti interessa. Sai che quel dolore fa bene, rispetto ad altri. Passi la serata lì mandando a quel paese i buoni propositi per lo studio. Volevi uscire almeno un po’, per sentire un po’ d’aria, per sentirti viva.

Ma rimani in camera di tua nonna, fino alle dieci di sera a scrivere, scrivere un qualcosa che poi vorrai pubblicare ma non ne hai il coraggio. Non vuoi rileggere, non puoi. Come non puoi permetterti di piangere, non ne hai il diritto. Ma ti chiedi comunque cosa penserà la gente appena leggerà. Ti chiedi se penseranno male di tua madre, se ti diranno che infondo non scrivi così bene e che quindi tua madre ha ragione su questo, ti chiedi anche se gli altri hanno capito quanto stai male, e allora pensi a cosa potresti aggiungere, perché così forse è troppo poco, ma mentre scrivi ciò la tua mente ti dice che non è vero che è troppo poco, ti chiedi perché la tua mente ti dice cose diverse da quelle che pensi, ti fai tante domande e capisci tante cose: durante l’estate eri sicura di essere diventata una persona forte, pensavi che avresti passato un ottimo anno, ma quando un vaso si rompe in mille pezzi, non tornerà mai come prima. Il tuo vaso è ancora rotto.

Ora hanno suonato alla porta, sarà tuo fratello venuto a chiamarti dato che è tardi.

Torna nel mondo e vai ad aprire la porta alla persona per la quale hai circa pianto.

 


È molto, ma molto autobiografica. Ho deciso di scrivere in questo modo sia per far cercare di vivere al lettore meglio la storia ma anche perché sono cose che la mente della protagonista - nonché molto probabilmente io lol - dice alla ragazza stessa. 

Chi mi segue su Twitter può forse capire meglio la cosa del vaso ancora rotto, ma tutto ha un motivo in questa storia, tutto è ragionato e spero voi possiate capire. 

   
 
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