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Autore: Jo_The Ripper    14/05/2012    12 recensioni
[Terza classificata al contest: "Chi è il mostro?" Indetto da MisticSword]
La sua vita era sfumata, andando alla deriva ogni giorno di più.
La vita del bambino minuto e gracile nato nell’odio della guerra, che portava sulle spalle il peso dei torti della sua gente. Essere malvagio era ciò che tutti si aspettavano da lui. Doveva interpretare il ruolo del mostro dal quale i genitori mettevano in guardia i propri figli prima di andare a dormire...
Ma nell’arazzo del destino tessuto dalle Nornir, può un dio rinnegato, subdolo, falso doppiogiochista senza possibilità di redenzione, la cui mente è ottenebrata dalla ricerca di vendetta e riscatto, diventare vittima del suo stesso inganno?
“Skuld, non vorrai mica rivelargli il futuro?”
“Il futuro… certo che no! Ho guardato il suo, ed è proprio quello che mi aspettavo.”
“E allora cosa hai intenzione di fare?” chiese Urðr.
“Vedrete. Stavolta il nato Jötunn imparerà una grande lezione, e compirà il suo destino.”
Skuld sorrise. Lei aveva visto il futuro che attendeva il giovane principe di Asgard.
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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È di questa pasta che siamo fatti, metà di indifferenza e metà di cattiveria.
José Saramago – Cecità

 
Due settimane. Sono passate due settimane e di quell’umana non c’è traccia.
Possibile che sia scomparsa nel nulla? Ormai mi sono completamente ristabilito, la magia scorre di nuovo forte in me. Ho abbandonato quel capannone e mi sono trasferito in un bell’appartamento a Manhattan, niente di troppo vistoso, qualcosa nella media. L’ultima cosa di cui ho bisogno è attirare l’attenzione sulle mie mentite spoglie umane.
La casa è sigillata, schermata agli occhi indagatori di Heimdallr, e a meno che qualcuno dei Vendicatori non ci cada dentro, sono al sicuro. Forse mi troveranno il giorno che setacceranno tutte le case di questa metropoli.
Tengo d’occhio quella tavola calda da giorni, è l’unico posto dove è probabile che l’umana si faccia viva, ma niente. Ormai ho stabilito una routine: ogni mattina vado al cafè ad inscenare il rituale della colazione. Visto che ho avuto poca fortuna con la sorveglianza, non mi resta che ingraziarmi i proprietari, e portare il discorso al punto che mi preme.
 
“Buongiorno caro” mi sorride radiosa Katherine.
“Buongiorno signora Russell, come sta?” le rispondo sorridendole di rimando.
“Molto bene, il solito?”
“Certo, grazie.”
 
Mi accomodo ad uno dei tavolini, posando una valigetta in pelle piena di niente accanto a me, e comincio a sfogliare il giornale, senza veramente leggere. I miei occhi scattano ogni qual volta la campanella d’entrata tintinna, ed ogni volta è un buco nell’acqua.
 
“Oggi non verrà” mi sussurra Katherine riempiendomi la tazza di caffè.
“Come?” la guardo dubbioso
“Gil. Oggi non verrà, ha dei turni in ospedale che penso la uccideranno presto”
“Mi dispiace, ma credo davvero di non capire”
Mi regala un sorriso complice “Allora il fatto che tu l’abbia seguita fuori dal negozio incurante della pioggia, e poi sia cominciato a venire qui tutti i giorni, non c’entra assolutamente niente con lei, giusto?”
“Giustissimo”
“Chissà come mai non ti credo”
“Sono andato via perché mi ero appena ricordato di una faccenda urgente, e torno qui perché questa calda atmosfera familiare mi piace”
Mi batte la mano sulla spalla, condiscendente “Certo, certo. Quindi, non ti interesserà sapere che non ha un fidanzato attualmente…”
Sollevo gli occhi al cielo. Donne anziane: cercano sempre di accoppiare le proprie simili che ritengono ormai in età da marito. Che cosa seccante. E poi con chi vorrebbe sistemarla? Con me? Davvero, è una delle cose più assurde che abbia sentito in tutta la mia vita, ma a quanto pare mi tocca reggerle il gioco.
“E va bene, mi ha scoperto: vengo qui perché in realtà vorrei ringraziarla” lei inarca un sopracciglio “Ringraziarla per la mano.”
“Oh, capisco. E non c’è davvero altro?”
“Sono una persona beneducata, se qualcuno fa qualcosa di gentile verso di me, lo ringrazio” Stavolta l’ho davvero detta grossa, ma la convinzione delle mie parole sembra bastarle.
“Allora, signor ringraziamenti in ritardo, credo sia il caso che tu venga a fare un giretto qui domani. Penso che potrai portare a termine la tua missione.” Con l’ennesimo sorriso si dirige verso gli altri clienti.
Aggrotto le sopracciglia, pensieroso. Domani. Posso aspettare un altro giorno per scoprire se qualcuno sa della mia vera natura. In effetti non credo che abbia parlato, ma la prudenza, a questo mondo, non è mai troppa.
 

***

Sembra che io sia destinato ad incontrare quell’umana nei giorni di pioggia. Le piccole gocce si infrangono ticchettando sulla stoffa impermeabile dell’ombrello. Come al solito il popolo di New York è preso da una fretta costante, non mi guardano nemmeno presi come sono dalla corsa contro il tempo. Correre a pro di che, poi? Per arrivare prima al lavoro, per meritarsi una promozione, per raggiungere l’irraggiungibile…correre, correre, correre, questa è la regola. Chi si ferma è perduto. Si affannano a rincorrere il tempo, scoprendo poi troppo tardi che hanno bruciato tutte le tappe della loro miserabile esistenza. Io invece procedo con incedere lento e passo flemmatico verso la mia destinazione. La campanella della porta mi riserva la sua tintinnante accoglienza, ed è allora che la vedo.
Se ne sta con il capo chino e lo sguardo triste, perso, mescolando meccanicamente del caffè che a quanto pare non ha intenzione di bere.
Katherine le passa accanto, posandole una mano sulla spalla e sospira scuotendo la testa. Il mio sguardo è una muta domanda mentre mi siedo alla solita poltroncina.
 
“Non è una buona giornata per lei”
Do’ un’occhiata alle spalle curve della ragazza, e poi a Katherine. “Ha perso un paziente” mormora andandosene.
Perfetto, ci mancava solo il lutto, adesso mi sarà impossibile avvicinarla. Però c’è qualcosa che posso fare, qualcosa che potrebbe far in modo che si fidi di me. Frugo nella tasca, ed estraggo un fazzoletto di stoffa. Mi alzo e mi avvicino a lei, porgendoglielo.
Non da’ segno di avermi notato, fissa ancora intensamente il nulla, mentre una lacrima le solca lenta il viso.
“Lo prenda” le faccio cenno con la mano.
Sembra destarsi dal sonno, si volta come un automa nella mia direzione. I grandi occhi sono velati di lacrime, rossi, e gonfi. Tira su con il naso debolmente, ed afferra il fazzoletto con le sottili dita.
“Grazie” mugugna tamponandosi gli occhi. Poi mi fissa studiandomi, e mi afferra la mano. Ci passa sopra l’indice, incuriosita.
“Si è totalmente rimarginato. Lo sapevo che non era una persona comune”
“Lo sapeva?”
Annuisce, ed alcuni riccioli sfuggono dall’acconciatura. Torna a mescolare il suo caffè “Deve essere bello avere qualche dote particolare”
 
Mi stringo nelle spalle. Avere doti particolari? Sì, è bello. Usarle per uno scopo? Ancora meglio. Solo che a volte i tuoi scopi non rispecchiano il pensiero perbenista, e si crea una falla nel piano.
 
“Oggi ho perso un paziente, un ragazzino di 13 anni. È arrivato al pronto soccorso con un grave trauma addominale. Un incidente, loro lo hanno definito così. Coinvolto in un incidente che vedeva protagonisti uno dei super di cui non ricordo il nome, ed un malvivente. Se non fossi stata la semplice umana che sono, se avessi avuto qualche dote, l’avrei salvato, ma non ci sono riuscita. L’ho perso, è spirato tra le mie braccia. Avevo le mani lorde del suo sangue, mentre cercavo di bloccargli l’emorragia”
 
Ascolto il suo sfogo paziente, mentre lei piange. La faccenda dovrebbe toccarmi in qualche modo, ma non riesco ad empatizzare con lei. Per me veder morire qualcuno è normale amministrazione.
“Hai fallito, caso chiuso, passa oltre.” Vorrei dirglielo, ma non credo che accetterebbe questo rovinoso commento. Cos’è che dovrei fare? Rifletto serio. Forse dovrei fare quello che nessuno ha mai fatto con me: consolarla nel momento di difficoltà, dirle che tutto andrà bene, che tutto si aggiusterà, che è un medico fantastico. Dovrei darle speranza, ma mentirei. Il fatto è che qualsiasi cosa le dica, la vita adesso le sembrerà ugualmente spenta. Eppure è un dottore, non dovrebbe aver già fatto i conti con la morte? Non è una cosa alla quale dovrebbero essere preparati? Lo sa benissimo che non tutti sopravvivono al tavolo operatorio, sa benissimo che gli incidenti capitano, eppure è qui a struggersi per una vita. La trovo patetica, non ha ancora imparato la lezione che il mondo non è un posto delizioso, e che la vita sa essere davvero meschina.
 
“So cosa sta pensando” biascica rivolgendomi di nuovo un penetrante sguardo “Sta pensando che dovrei essere abituata alla morte, che dovrei essere già venuta a patti con questo”
 
Il mio sguardo si indurisce, mi irrita notevolmente che qualcuno sia capace di leggere i miei pensieri. Nessuno dovrebbe esserne capace, l’imperscrutabilità è una delle caratteristiche che ho da sempre sfruttato. Ma lei per una strana ragione ha indovinato. Un caso fortuito, fine della storia.
Eppure una piccola spia si accende dentro di me, ed i miei sensi si allertano. Quest’umana ha  qualcosa di particolare, ed è qualcosa che spregio, ma nel contempo ammiro.
 
“Non pensavo a questo” le rispondo
“E allora a cosa?”
“Pensavo di dirle che tutto si sistemerà”
Tira le labbra carnose in un mezzo sorriso quasi di scherno “Lei è un bugiardo, non è questo quello che pensa”
“A quanto pare conosce i miei pensieri meglio di me, mi illumini” le rispondo sprezzante, vediamo se ha il coraggio di fare la saputella.
“Lei crede che dovrei metterci una pietra sopra, e proseguire la mia vita”
Faccio per replicare, ma mi blocca alzando la mano.
“Il bello è che ha ragione, ma ci sono cose alle quali non ti abitui mai, cose che non riesci ad accettare. Vorrei tanto avere la sindrome del chirurgo…” sospira a lungo. Inclino la testa di lato, e lei continua  “…mancanza di sentimenti”
Non riesco a trattenere un sorriso, devo essere affetto da questa patologia, almeno per quanto riguarda quei tanto decantati sentimenti di amore e carità verso il prossimo.
“Posso insegnarglielo io” le parole mi sfuggono prima che possa controllarle.
“Cosa?”
“A non avere sentimenti”
Mi alzo, e senza degnarla di un ulteriore sguardo vado via, sentendomi il peso di quegli occhi sorpresi dietro le spalle.
 
 
***
Eccomi qua, di ritorno su questi schermi!
Dunque, oggi non ci sono note particolari, quindi tranquille non vi annoierò XD Spero solo di star tenendo vivo il vostro interesse, con questo nuovo personaggio, ed i pensieri del buon Loki, sempre molto gentili XD
Ok, allora vi auguro un buon inizio di settimana, e grazie come sempre a tutte voi per la pazienza ed il supporto!
  
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