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Autore: overthinkgeo    14/05/2012    2 recensioni
Osservo il suo profilo immobile che si nasconde tra le ombre della stanza. La sua espressione è indecifrabile. Ora pacifica, ora turbata. La contrazione della sua bocca non trasmette altro che tensione e irritazione, mentre i suoi occhi serrati lo presentano come una persona senza pensieri.. o meglio, disinteressata.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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*ok, ultimo capitolo della mia prima fanfiction. Sono emozionata. lol. No va beh, devo confessare che ho usato questa fanfiction più che altro per capire ciò che preferisco scrivere.. e ho fatto una grande scoperta: Non sono per niente portata per le fanfiction slash! Cioè faccio proprio fatica a scrivere i momenti di dolcezza e tenerezza.. magari alla fine vengono fuori delle cose decenti e profonde ma per me è un peso. Faccio proprio una fatica boia .. sarà che in questo campo sono, non ignorante, di più! e mi trovo praticamente senza armi. Dunque niente, probabilmente non scriverò mai più fanfiction slash. A meno che non mi venga l'illuminazione. Spero vi piacerà, e niente.. buona lettura!*




-Abbiamo seguito sua moglie fino a Londra. Si è fermata nell'area di West Kensington, precisamente lungo Baron's Court Road. E' entrata in una casa, è uscita dopo pochi minuti con una chitarra in mano e si è diretta verso la stazione. L'abbiamo persa di vista all'entrata della metropolitana. Ma ho notato parecchi particolari rilevanti.
Secondo la mia versione sua moglie ha cominciato a prendere lezioni di chitarra da un vecchio amico a Londra, usa la casa di una sua conoscente per lasciarci lo strumento a fine giornata e riprenderlo la mattina dopo. Probabilmente non prende lezioni tutte le mattine, tuttavia si trova spesso in quell'area dunque significa che tutti i giorni in cui parte presto al mattino o torna a casa tardi la sera ha visto quell'uomo. Posso dedurlo dal suo modo di vestire, dai suoi capelli, dal portamento e piccoli particolari che possono attirare l'attenzione. Dalle sue scarpe, dai suoi spartiti, il suo trucco e abitudini che, chiaramente, non le appartengono ma ha preso di recente. Ora, se per lei non è un problema, io e John aspetteremo insieme a lei sua moglie per scoprire la verità- Sherlock accenna un leggero sorriso.

L'uomo è diventato pallido e scialbo. La sua chiara carnagione si avvicina più a un giallo lucido che a un rosa slavato. Ha una mano infilata nella tasca dei jeans che sembrano stringere più del solito. Le labbra sottili sono secche e quasi invisibili.
Sherlock si è seduto nel divano e sbirciando qua e là ha notato un cubo di Rubik appoggiato su una mensola. Lo sta maneggiando velocemente, o meglio, osservando. Non ha ancora mosso nessuna casella... sembra quasi di vederlo durante le indagini, prima ispeziona l'intera situazione e poi decifra le sue conclusioni con sicurezza, senza azzardare o indovinare.

La casa del signor Munro non è molto grande ma molto moderna. La maggior parte dei mobili sono nuovi e l'ordine impeccabile suggerisce l'assenza di bambini.

Chiedo al signore se posso sedermi sul divano, sono in forma ma lo stare in piedi mi imbarazza, è come se dovessi sempre trovare una nuova posa per far capire a chi ho davanti che non mi sto annoiando e mi sento a disagio. L'uomo mi risponde con un sì sbrigativo, ha ancora lo sguardo perso nel nulla e i suoi occhi sono più freddi di prima.
Probabilmente dovremo aspettare per più di 2 ore, dunque l'uomo ci chiede se vogliamo un caffè o qualcosa da bere.
-No grazie- Rispondo sorridendo gentilmente
-Un caffè nero con due cucchiaini di zucchero- proclama Sherlock con voce sicura.
L'uomo annuisce e va in cucina.

Sherlock osserva ancora quel giocattolo enigmatico.. anzi lo definirei quasi "cubo assassino". Non sono mai riuscito a risolverlo e il fatto di non saper fare nemmeno quello mi fa sentire ancora più estraneo all'intelletto. Il nuovo mondo che mi circonda e che ha preso il posto della mia vecchia vita sembra formato principalmente da persone molto intelligenti..o più intelligenti del solito.. mh.. più intelligenti di me forse è più corretto. Non che mi irriti la cosa, l'intelligenza nel campo "logico" non è la base di una vita felice, secondo il mio punto di vista. Non sono mai stato una cima nei ragionamenti e, francamente -anche se ho passato i miei brutti periodi-, posso definirmi un uomo che si accontenta di poco. Un uomo che ha sempre saputo trovare la soddisfazione nelle piccole cose che è capace di fare, che non si mette a confronto con gli altri. Un uomo che sa dire "sono abbastanza", risolvendo i problemi di tutti i giorni. A questo punto, se dovessi pensarla come la maggior parte della gente, avrei già abbandonato Sherlock, i suoi casi e questa nuova realtà. Se io non sapessi apprezzare ciò che sono mi sentirei un incompetente qui in mezzo. Ma è proprio l'essere ignorante che rende ogni momento una nuova scoperta. Ogni giornata un nuovo arrivo e ogni parola un valido insegnamento.

Il signor Munro torna dopo poco con due tazzine beige in mano, una per lui e una per Sherlock.
-Mi scusi per la mia sfacciataggine, ma a vedere dal suo stato psicologico e fisico non mi sembra il momento adatto per bere un caffè..- Deglutisco
-... sa.. sono un dottore e la caffeina solitamente non fa bene all'ansietà..-
-No, non si preoccupi.. è, è tutto okay.. sono abituato- Risponde l'uomo balbettando fastidiosamente e trasmettendo ancora più affanno.
Afferra la tazzina e si siede a tavola.
-Du.. dunque è sicuro che mia moglie mi stia tradendo- Azzarda guardando in basso e bevendo rumorosamente.
-Secondo la mia versione assolutamente sì, signor Munro. Non vedo altre vie d'uscita-
Risponde Sherlock dopo un po', senza staccare gli occhi dal cubo colorato.
L'uomo è imbarazzato e cerca di nascondere il suo disagio, ma rendendosi conto di star diventando ancora più palese comincia a parlare
-Sa, signor Holmes.. non che io pensi che le interessi.. ma.. volevo chiedere a mia moglie di crescere un bambino insieme.. avere una famiglia. Era da un po' di tempo che ci pensavo.. ma il suo.. comportamento mi ha disorientato.. avevo paura di ricevere una risposta tutt'altro che soddisfacente.
Speravo non andasse a finire così ma ho paura di dovermi sottomettere alla realtà-
-Mi dispiace molto signor Munro, non riesco a capire perché sua moglie non gliel'abbia detto. Insomma, se volevi costruire una famiglia significa che insieme stavate bene.. perché fare ciò?-

Sherlock non si aggrega alla conversazione. Non saprebbe cosa dire.. le donne non le conosce. E' come parlare di matematica a un bambino di 3 anni, riesce a captarne le basi ma non le sue complicazioni.





E' stato un pomeriggio noiosissimo e pesante. Non sapevamo di cosa parlare, Sherlock era completamente assente e io e il signor Munro abbiamo scoperto di non essere particolarmente portati alla conversazione. Abbiamo guardato la tv, e discusso sulle varie notizie e sul mondo che ci circonda ma per poco tempo e accennando qualche frase. Ora sono le 21 e 18. Guardo di continuo il cellulare e non mi perdo nessun cambio di cifra da minuto a minuto. A momenti dovrebbe arrivare Effie.. lo spero vivamente perché la noia mi sta divorando. Sherlock ha completato una volta il cubo di Rubik ma nonostante ci abbia riprovato per tutto il tempo non è arrivata una seconda.
Un lieve rumore si fa sentire vicino alla porta. Una chiave sta girando dentro la serratura, ci voltiamo tutti e tre di scatto. Nessuno si era accorto dell'arrivo della donna e veniamo catturati dall'agitazione. Sappiamo che la donna si spaventerà nel vederci in casa sua.. due estranei insieme a suo marito in uno stato penoso.
La donna entra e si blocca sulla pedana mentre aveva già cominciato a pulirsi i piedi. Ci fissa a bocca aperta. Tiene la borsa pendente nel braccio teso e l'altro è allacciato alla maniglia della porta. E' spaventata e preoccupata, l'abbiamo scoperta.
- Grant che sta succedendo? - chiede la donna con voce tremolante
- Effie, io mi fidavo di te. Io non capisco. Perché torni sempre così tardi la sera? Perché parti presto al mattino anche se entrambi sappiamo che cominci a lavorare nella tarda mattinata? Effie io voglio la verità. Non mi hai mai mentito, mai. Io credevo di potermi fidare ti te, credevo che tu mi amassi Effie- L'uomo ha sparato fuori dalla bocca queste disperate parole in una manciata di secondi per giustificare la situazione. Preferirei non esserci in questi momenti, ma la nostra presenza è essenziale. Sia perché la donna si sente in trappola ed è obbligata a dire la verità, sia perché Sherlock possiede abbastanza prove per incastrarla.

La donna ha un'espressione indecifrabile. E' più perplessa che spaventata.. ma allo stesso tempo sembra voler nascondere qualcosa.
Ma ormai è arrivato il momento di sputare il rospo e illuminare le tenebre che abbracciano i suoi segreti.
-Effie chi è? con chi mi tradisci?- chiede l'uomo con voce seria e pesante.
-Grant di cosa stai parlando? chi sono questi due?-
-Ho chiesto a quest'investigatore e il suo collega di scoprire cosa facevi quando eri fuori casa nei momenti sbagliati.. Effie questa situazione andava avanti da troppo tempo. Chi è l'uomo?-
-Io, io non esco con nessun uomo Grant. Io non mi vedo con nessuno.- Risponde la donna sinceramente, quasi offesa.
-A questo punto sono costretta a dirti la verità, la verità che per te sarà vergognosa ma che ha cambiato il mio modo di vivere le giornate.- Afferma spaventata.
-Avevo intenzione di dirtelo un giorno Grant. Volevo dirtelo ma mi vergognavo troppo.-
La donna si ferma.. si stropiccia la faccia per prepararsi a raccontare la verità
-Devi sapere che ho sempre amato suonare la chitarra da quando avevo 13 anni. Ti ho sempre nascosto questa mia passione, ma involontariamente.. il mondo del lavoro e tutti i miei pensieri mi avevano fatto scordare di ciò che amavo davvero, dunque non te ne ho mai parlato. Ma recentemente ho ritrovato la mia chitarra, a casa di mio padre.. e ho cominciato a strimpellare qualcosa, mi ricordo ancora tutto sai.. mi sono accorta di aver tralasciato una parte di me, di averla fatta morire nel mio passato.

Mentre vado al lavoro passo sempre per la metropolitana e ci sono persone che suonano e cantano per ricevere qualche moneta in cambio del loro talento regalato ai passanti. Quella realtà mi ha affascinata, li vedo come persone che vivono il giorno.. che vivono grazie alla loro passione e mangiano grazie a lei. Io ho un lavoro, e non ho bisogno di vivere sostenuta da due note suonate e una canzone cantata, ma non guadagnando molto ho deciso di provare.. suonando come loro avrei vissuto la mia passione al pieno e avrei anche preso qualche soldo in più.. e la cosa credo non guasti. Qualche mese fa decisi di provare, andai in metropolitana, entrai in bagno, mi sciolsi i capelli, indossai un cappellino e qualche vestito che non uso più.
Mi misi a suonare in mezzo alla gente e a cantare le note delle mie canzoni preferite. Le emozioni che provai mi segnarono, come potevo evitare esperienze del genere? come potevo se ogni giorno mi si presentava l'occasione? Sai Grant, io ti conosco.. so che non sei amante della musica e l'arte in generale e so che non puoi capirmi, e non ti incolpo di niente. Ammetto che la mia decisione è stata una decisione folle, ma così splendida e inevitabile-

I nostri visi non si possono definire simili. Il signor Munro vuole essere sorpreso ma allo stesso tempo sollevato e felice, io sono solo scioccato e confuso e Sherlock.. Sherlock è cupo.

-Effie potevi dirmelo, dovevi dirmelo! Io ho pensato il peggio e anche il signor Holmes e il signor Watson! Non che questa situazione non mi abbia
lasciato perplesso, ma scoprire che non mi stai tradendo è un sollievo enorme.-
-Scusami Grant, scusami. Lo so che tra noi non ci sono mai stati segreti, ma qualche volta le cose è meglio non farle sapere di getto...-

Io e Sherlock usciamo dalla casa e io saluto la coppia ora felice. Sherlock è muto, fa quasi paura.
-Sherlock, è tutto ok?-
Non mi risponde, sembra quasi sul punto di una crisi di nervi.
-Sherlock?-
-John, sai benissimo quanto mi irriti il fatto di non risolvere casi del genere. Avresti dovuto capirlo ormai.. non ci vuole intelligenza no? Era in bagno, ERA IN BAGNO! quando l'abbiamo persa di vista. Tutte le mattine si slegava i capelli per non farsi riconoscere, si vestiva comoda per prendere la parte di un cantante di strada.. come ho potuto farmi fregare da un caso del genere? era tranquilla perché non tradiva il marito, era tranquilla perché un giorno gliel'avrebbe detto..-
Parla veloce, e ripete le stesse cose di continuo.. non riesco più ad ascoltarlo, mi infastidisce e mi preoccupa il fatto che non si fermi.
Camminiamo verso la macchina e decido di fermarmi.
Gli afferro la testa con le mani
-Fermati! ok? piantala! stai calmo e taci un po'. Sto impazzendo!- gli sussurro a tono fermo e deciso per sgridarlo.
Sherlock è sbigottito e ferma quel flusso di parole insopportabili. Non lo lascio, non stacco le mie mani dai suoi capelli questa volta. Non mi muovo e continuo a guardarlo negli occhi.
Senza paura, senza vergogna.. sento il suo respiro sulla mia bocca e sul mio naso.
-Fermati- sussurro ancora senza rendermene conto. In un istante mi torna in mente la scena dell'hotel, quando eravamo circa nella stessa situazione ma la mia paura e la sua vergogna ci hanno divisi. Mi viene in mente ciò che ho scoperto e ciò che ha scoperto.
Stringo più forte i suoi soffici e densi ricci. Voglio essere me stesso.
Mi avvicino al suo viso e appoggio le mie labbra sulle sue. Sherlock mi stringe a sè, e possiamo udire solo il rumore delle nostre carezze e delle nostre labbra che si incontrano. C'è silenzio nella strada notturna ma per noi è il momento più assordante della giornata. Affondo le mie mani nei suoi scuri ricci, forse è davvero quella la cosa che preferisco di Sherlock.. i suoi capelli.. così soffici ma consistenti e spessi allo stesso momento. La delicatezza delle sue labbra è unica, carnose e lisce.
Accarezzo col viso la sua guancia e gli bacio il collo.. ma Sherlock si sottrae, mi guarda con occhi stupiti.. come quelli di un bambino che assaggia per la prima volta qualcosa da mangiare e si accorge di adorarlo. E' stupito per ciò che ha fatto, è stupito per ciò che ha provato.. queste cose lo imbarazzano ancora.
Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra: - Tutte le volte in cui sarò troppo sicuro di me stesso e finirò per sbagliarmi. Tutte le volte in cui le mie osservazioni non saranno abbastanza e mi peseranno come un pugno allo stomaco.. aiutami con questo. Intendo dire questa cosa.. che, insomma.. la cosa che noi abbiamo appena.. John, usa questo metodo. O..ok?-

Mi lascio scappare una risatina acuta e Sherlock mi guarda perplesso. Voglio dire, parlava sul serio.. parlava come se si stesse riferendo ad una medicina da somministrargli! La sua ignoranza in questo campo, in questa realtà.. lo rende ancora più dolce e divertente.

Continuiamo il nostro cammino verso la macchia. Penso che, infine, questo caso è stato il più interessante anche se ha fatto deviare la mente del mio amico.
Sarà sempre il sottofondo dei ricordi che vivranno nella mia mente. In un futuro ripenserò a questo nostro cambiamento, a questa mia apertura ed immensa scoperta e questo caso darà colore a questi fatti. Anche se il nostro aiuto non è stato utile e il lavoro di Sherlock irrilevante per la faccenda del signor Munro io non riuscirò mai ad associare questi momenti ad istanti infelici. Solo tanta confusione, imbarazzo, sorrisi, contentezza e dense emozioni.

Sherlock ha acceso il motore della macchina che ci sta per riportare al nostro appartamento a Londra.
Il 221b di Baker street.. un appartamento rimasto identico dalla nostra partenza fino al nostro ritorno..
ma che dovrà essere pronto ad accogliere due nuove persone.
  
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