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Autore: buonanotte    04/12/2006    15 recensioni
"Chi sei?"
"Puoi chiamarmi Nemesi."
Rimasto solo nell'appartamento buio, rannicchiato con le ginocchia al petto, lacrime di agonia che gli rigavano le guance, prima di perdere i sensi il dottor House gridò nella notte.
Nessuno lo sentì.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le cose erano cambiate, da quel giorno; sembravano uguali, all'apparenza nessuno mostrava un atteggiamento molto differente da quello dei giorni precedenti, ma non erano le stesse. La differenza non stava, però, nelle occasionali occhiate astiose di Cameron, e nemmeno nei modi freddi di Foreman o di Cuddy; non stavano nemmeno nel caffè che Chase non aveva più preparato, la mattina presto; in effetti, era qualcosa di più impalpabile, di più sfuggente, ed, a dire il vero, di infinitamente peggiore.

Gregory sapeva di avere perso Chase, di averlo perso senza possibilità di scampo, e che non c'era nulla che lui potesse fare per aggiustare le cose. Non che dimostrasse meno fiducia nelle sue capacità diagnostiche, al contrario, House non aveva mai avuto vita così facile: Cameron sembrava così offesa da non rivolgergli la parola, e Chase si dimostrava apatico, deferente e lontano da ogni cosa. Erano gli occhi che gli dicevano la verità, quegli occhi azzurri che lo fissavano con rabbia, amarezza e dolore, quei due specchi rotti.

Gli piaceva davvero, Chase, provava una sorta di tenerezza dolceamara per l'uomo-bambino, a volte grande e debole, altre volte giovane e forte, lui che sembrava avere vissuto tre vite in pochi anni e che non voleva parlare di nessuna di esse, del padre tirannico, della malattia della madre. Per Greg, tuttavia, era sempre stato come un libro aperto, ne conosceva l'idea, quella metafisica, la forma che di sè lasciava nel mondo circostante, quella che prima sembrava somigliare ad House almeno un po', ed ora era confusa, informe, indecisa: aveva perduto il proprio contatto con la realtà.

Da parte di House non c'erano mai state nè gentilezze nè premure, ma credeva che dopo tre anni di convivenza quotidiana Chase avesse colto che, sotto il sarcasmo velenoso, sotto le parole dure e l'ironia tagliente, c'era, ci doveva essere qualcos'altro, un legame, alla maniera di House ma pur sempre un legame, ed ora invece era andato a sbattere contro una dura parete, scoprendo, o credendo di scoprire, di non essere altro che un giocattolo divertente, un passatempo rompicapo e nulla di più. Non c'era rimedio.



Era una notte come tante, e quella notte, mentre House se ne stava coricato a fissare il soffitto, le voci della tv che tentavano senza successo di colmare qualcuno dei suoi silenzi, lui tornò.

Greg stava per addormentarsi, quando una stretta salda gli afferrò il collo, momentaneamente impedendogli di respirare.

-Come sei entrato?-

-Faresti meglio a chiederti se uscirò, dottore.-

-Cosa vuoi da me?-

Rise, una risata crudele, e folle.

-Conoscere- sibilò, avvicinando la propria bocca alle sue orecchie

-il dolore e la paura- sussurrò tirando fuori dalla cintola un coltello dalla lunga lama affilata e lucente

-attraverso di te.- e detto questo, inaspettatamente, conficcò la lama in profondità nel suo costato.

Fu allora che House si rese conto di non avere a che fare con uno sprovveduto. Quella ferita gli avrebbe fatto molto male, è vero, forse gli avrebbe provocato la perdita di molto sangue, ma non avrebbe prodotto danni seri. Quell'uomo era un professionista, anche se la lucidità della psicosi brillava nei suoi occhi.

-Perchè io?- domandò allora House.

-Perchè io sono Nemesi, e nella vita ognuno ha ciò che merita.-

Inaspettatamente, l'uomo si voltò ed assestò nello stomaco della sua vittima un colpo violento, dopo di che, di nuovo, percosse la sua povera gamba, un poco con le mani, un poco con un oggetto freddo che House non seppe identificare. Pochi minuti dopo, il dottore, stremato, non potè impedirsi prima di gridare e poi di piangere, in agonia, fino a che non perdette i sensi.

Quando si riebbe, l'uomo, grazie a Dio, si era allontanato, e volteggiava canticchiando per la stanza, le braccia sollevate come a cingere una fantomatica dama.

Ta na na na Ta na na na Ta na na na na na na na Ta na na na na na na na Ta na na na Ta na na na...

I suoi muscoli erano in tensione, come acciaio. Nonostante la brutalità della situazione, nonostante il dolore, House si fece rapire dalla surrealtà del momento, dalla musica. Ricordava quel motivo.

Ta na na na Ta na na na

Nella sua mente, era collegato all'Europa dell'est, a donne con lunghe gonne ed uomini con i baffi arricciati.

Ta na na na na na na na

Qualcosa di molto lontano nel tempò.

Ta na na na na na na na

Un orrore, un'atrocità.

Ta na na na Ta na na na

-Ma certo- disse a mezza voce -Rosamund.-

Quello, pare, fu il suo errore. In un'attimo l'uomo gli fu addosso, le sue ginocchia di nuovo puntate sulla sua povera gamba.

-Bravo il mio dottorino. L'hai riconosciuta.-

-Già.- disse lui, senza respiro.

-Sai da dove viene?-

-No.-

-Ti perdono, per questa volta. Rosamund è la musica dei lager. Veniva suonata prima di un'esecuzione. Accompagnava le volute.-

-Le volute?-

-Le volute di fumo, quelle del camino. Questa era la musica dei condannati.-

House tacque.

-Sai cosa avete in comune, tu e loro?-

Ancora silenzio.

-Entambi sarete puniti. Entrambi senza possibilità di appello. Le tue colpe sono troppe, il tempo troppo poco.-

Ci fu un colpo violento, un rumore sordo, e poi fu il buio.





Ciao a tutti! Devo dire che l'accoglienza è davvero, davvero calorosa in questa sezione... sono quasi commossa! Ringrazio dolcemente tutti voi che avete recensito, mi avete fatto un grande grande piacere, e spero che continuerete a farlo. Solo due avvertenze: la prima è un credit a Nathaniel che ha scritto questo capitolo insieme a me, un po' perchè più portato alla poesia, un po' perchè non riuscivo più a fargi tenere il naso fuori da questa storia (ammetto che l'idea è frutto di tutte e due); la seconda è, per chi non lo ricordasse, un'informazione su Nemesi: nell'antica Grecia era la dea della vendetta. A presto!

  
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