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Autore: suni    14/05/2012    3 recensioni
Quattro step per finire un'amicizia complicata e iniziare qualcosa di ancor più complesso. Post season seven e oltre, senza troppi spoiler, Dean, Castiel, un televisore, un licantropo, un trickster, un Sam e un vecchio detto che scandisce gli eventi.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Something old, something new, something borrowed, something blue

 

Some time in the future

Something new

“Cosa… Faccio ora?”
Evita di fare domande inopportune, vorrebbe rispondere Dean, stizzito.
Ci sono una marea di cose che puoi fare quando un umano maschio mezzo ubriaco decide che è giunta l’ora di piantarla con le ritrosie, i dubbi e i rigurgiti di eterosessualità oltraggiata e di comunicarti la sua intenzione di baciarti nonostante sia all’incirca maschio anche tu. E ce n’è che devi fare assolutamente. Una cosa soltanto: stare zitto.
Dean sospira, esercitando uno sforzo considerevole su se stesso per non spostare le mani dagli avambracci di Castiel, che ha stretto non sa bene se per impedire l’eventualità che quello prenda e se ne vada o se per sorreggersi, visto che gli sembra di avere poca stabilità nelle gambe.
“Magari,” mormora angosciato, “sai, taci,” scandisce.
Castiel annuisce rapidamente.
“Quindi… Sto qui?”
Dean ha un attimo di assoluto sconforto. Castiel è lì davanti con l’espressione più placida del mondo e ha lo sguardo attento: sembra il solito scolaretto nel primo banco che aspetta diligentemente di prendere appunti. Lì nella penombra della stanza, con Castiel appoggiato al muro contro cui l’ha spintonato e i suoi occhi vagamente esitanti, Dean si chiede cosa stia facendo, seriamente. È impazzito?
Oggi ha rischiato la vita, e per la verità non è ancora fuori pericolo. Non dovrebbe succedere, a uno che ha affrontato le creature più pericolose e temibili di sempre in svariate occasioni, ma si è quasi fatto ammazzare da un banalissimo licantropo. Un attimo di disattenzione che gli è valso una ferita aperta sul fianco e la quasi assoluta certezza di doversi sparare in testa o dover chiedere a Sam di farlo per lui. Cas gli aveva detto che non ci sarebbe stato per il resto della settimana e domani c’è ancora la luna piena.
L’ha comunque chiamato con tutte le sue forze, speranzoso, ma non l’ha visto arrivare e si è sentito annegare. Non ha osato rientrare in camera se non in mattinata, sapendo che Sam sarebbe stato fuori. L’ha sentito al telefono – il fratellino voleva sapere se era tutto a posto e se aveva visto tracce del licantropo nella sua ricognizione, e Dean ha risposto sì e no rispettivamente. Sapeva di doverlo richiamare per dirgli di venire prima del tramonto, ma non ci è riuscito per ore. Ha continuato a pensare che una volta avviata quella telefonata gli sarebbe rimasta forse un’ora di vita, il tempo che suo fratello smettesse di fare quello che stava facendo – il nerd occulto in cerca di collegamenti nel caso, verosimilmente – e arrivasse lì con una pistola caricata ad argento. Poi ci sarebbe stata la solita scaramuccia “non ti ucciderò, sì mi ucciderai, no non lo farò, lo farai perché non c’è scelta”, e addio per sempre Dean Winchester.
Non si sentiva pronto per morire e Castiel poteva sistemarlo. Lo aveva fatto quando era stato morso da Eve e poteva rifarlo ancora, quindi Dean aveva aspettato e invocato di nuovo. Era l’unica speranza che gli rimanesse e voleva vivere. Ora che il peggio sembrava passato, ora che le cose cominciavano ad acquistare una parvenza di senso, lui, Sam, Castiel, una sorta di trantran quotidiano – sempre in macchina per la caccia, ma senza il pensiero leggermente opprimente della fine del mondo –, non voleva proprio. Ha pensato che ha tante cose da fare, ancora.
Si è messo a bere, prendendo tempo, e più beveva più gli sembrava ingiusto. Dopo aver dato tutta la sua vita alla causa, ora doveva farsi sparare da suo fratello per non diventare un mostro. Senza nemmeno l’ultima scopata. Senza aver mai concluso davvero nulla. Senza che nessuno tranne Sam rimanesse a piangerlo, senza una scena finale strappalacrime di quelle che spettano a tutti gli eroi, stretti tra le braccia dell’anima gemella. Che schifo di vita.
Si è scolato una cassetta di birre prima che Castiel comparisse nel vano della porta.
“Dean,” ha esordito.
Lui si è voltato di scatto a guardarlo, e paradossalmente la prima cosa che ha pensato non è stata “sono salvo”. È stata “sei qui con me”. L’ha fissato quasi in tralice e si è sentito traboccare, gli è venuto in mente che la cosa peggiore di tutte nell’idea di morire prima dell’arrivo di Castiel era non chiarire niente. Non l’hanno mai fatto veramente, il tradimento, il Castiel dio, le sue proclamazioni su quanto si fosse sentito ferito e tutto quel che ne è seguito sono passati sotto un silenzio stampa imbarazzante. Non ha mai nemmeno detto quanto sia felice di averlo di nuovo lì.
“Cas,” ha biascicato alzandosi in piedi.
“Quanto alcol hai assunto?” ha domandato l’angelo senza scomporsi, avvicinandosi di un passo per sorreggerlo. Invece di appoggiarsi a lui Dean gli si è scaraventato addosso e l’ha sbattuto contro il muro alle sue spalle, per poi guardarlo in faccia con una mistica e terrificante illuminazione.
“Penso di doverti baciare.”
Castiel ha spalancato leggermente gli occhi. Non ha detto né “non capisco”, l’ipotesi che lui riteneva statisticamente più probabile, né “sono un angelo, non mi puoi baciare, né “sei pazzo”.
Ha detto:
“Adesso?”
Dean si è limitato ad annuire e avvicinare leggermente la testa. È a questo punto che Castiel ha continuato a parlare.
“Cosa… Faccio ora?”
 
 
“Lascia perdere.”
Le sue mani lasciano le braccia di Castiel, il suo torace arretra. Riporta il peso sulle gambe e scuote la testa.
“Sono ubriaco. Io… Morirò,” aggiunge serrando la mascella.
Castiel aggrotta la fronte e lo osserva perplesso.
“…Non capisco,” dice finalmente. “Perché ci devi pensare ora? Non è…”
“No,” lo interrompe Dean. “Morirò oggi. Stasera, se non fai qualcosa.”
Castiel si allontana dalla parete e lo osserva con sincera inquietudine. Appena visibile, ma autentica.
“Cosa intendi?”
Dean prende un respiro profondo, prima di sollevare la maglia e scoprire il fianco. Non è una ferita profonda, i denti della belva gli hanno a malapena scalfito la pelle. Ma è sufficiente.
Castiel si acciglia nel piegare la testa per guardarla da vicino.
“Cos’è?”
Dean serra le labbra prima di parlare.
“Licantropo. Puoi sistemar…?”
Non fa nemmeno in tempo a finire la domanda: la mano di Castiel si posa sulla sua pelle nuda e Dean avverte quella sensazione familiare di splendente pulizia che scorre quando Castiel utilizza il suo potere, e già la ferita ha smesso di bruciare. Svanita, come i brutti pensieri.
“Grazie, Cas.”
L’angelo si limita ad annuire, dargli le spalle e osservare il nulla fuori dalla finestra.
“Quella cosa è morta?” chiede.
Dean annuisce, anche se non lo sta guardando.
“L’ho ucciso subito… Dopo.”
Castiel rimane immobile per qualche lunghissimo secondo.
“Quindi… Volevi…” Sembra essere messo in difficoltà dalle scelte lessicali per questa frase. “Pensavi di morire. Era dovuto a questo il tuo tentativo di congiungere la tua bocca…”
“Santo dio!” lo interrompe Dean tra la vergogna e l’orrore. “Quello è l’alcol, Cas.”
Castiel è ancora estremamente serio e ha la fronte aggrottata, con attenzione.
“Questo significa che l’alcol ti fa fare cose completamente contro la tua volontà?”
Dean si rende conto che questa conversazione è l’ultima cosa che vorrebbe gli accadesse nella vita, e ci si è buttato con le sue stesse mani. Pensa di dover rispondere qualcosa di vago e incomprensibile ma lo sguardo trasparente di Castiel lo inchioda. Sono occhi a cui è difficile non dire la verità.
“No, è più… Una rimozione dei freni inibitori, tecnicamente.”
Castiel lo scruta, socchiude le labbra e scuote la testa.
“Questo significa che non è contro la tua volontà,” deduce, standosene lì con le mani lungo i fianchi, piantato in mezzo alla stanza.
Dean prende un respiro profondo.
“Non… Cas, possiamo saltare questa parte?” sbotta esasperato. “Sono appena quasi morto, perché non ci limitiamo a sederci e…”
“No,” lo interrompe l’angelo, stranamente brusco. Scuote la testa con un suono sconnesso. “Non capisco. Tutto questo…” S’interrompe e gli volta nuovamente le spalle, facendo un paio di passi. Sembra abbastanza inquieto, che trattandosi di lui non è mai un buon segno.
“Cas?”
“Tutto questo è nuovo, per me,” afferma Cas a voce bassa, rimanendo voltato. “Non sono sicuro di sapere come fronteggiarlo.”
Dean muove automaticamente un passo indietro.
“Questo cosa? Di cosa stai…?” azzarda allarmato.
“Non lo so,” risponde Castiel tornando a guardarlo. “Non so che cosa sia, non fa parte di me.”
Dean tenta penosamente una mezza risata nervosa.
“Cas, credo che qui ci sia un gigantesco fraintendimento e…” inizia ragionevole.
“Dean,” replica l’angelo ritrovando la calma. “Sono consapevole di non avere conoscenze empiriche sufficienti per comprendere completamente le dinamiche delle relazioni interpersonali umane,” afferma sicuro, “ma proprio per questo mi rendo conto che qui sta succedendo qualcosa e che non è previsto che succeda. Non a me.”
“I-io non…” farfuglia Dean desiderando profondamente di avere la sua stessa capacità di vaporizzarsi a suo piacimento. Adesso. “Non a te?” ripete poi con foga, quasi avesse capito le sue parole solo in questo momento. “A me sì? Mi vedi spesso attaccare bottone con gli uomini?”
Castiel sospira pazientemente.
“Non è la stessa cosa, De…”
“No! È peggio!” concorda lui enfatico. “Io qui sono quello che sa perfettamente cosa vuole! Una donna, figli… Questo è il sogno perfetto. O tante donne,” blatera agitato.
Castiel lo fissa inespressivo.
“Nessuno te lo impedisce. Questo non toglie che tu abbia…”
“Sì invece! Tu… Tu non…” Dean espira rumorosamente. “Sai una cosa? Io adesso accenderò il televisore e mi guarderò una bella partita di football aspettando che mi passi completamente la sbronza.
“Dean.”
“E non ne parleremo mai più.”
“De…”
“Mai! Più, Cas!” ripete secco, afferrando il telecomando e puntandolo verso lo schermo. “Sul serio.”
L’angelo stringe le labbra, guardandolo in silenzio per un paio di secondi.
“Bene,” commenta atono. “Se non ti serve altro, avrei cose più urgenti di cui occuparmi.”
Dean non fa in tempo né a rispondere né a salutare: Castiel è già scomparso.

 

   
 
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