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Autore: Darling Eleonora    14/05/2012    1 recensioni
MirabellCity, una girovaga che dall’apparenza non sembra, un desiderio espresso da una moneta fatta cadere in acqua, un negozio di souvenir, un cannocchiale, il guardiano di un faro, le campane della chiesa vicina, due conchiglie identiche. Una storia da raccontare...
Espresse il suo desiderio; l’unico che avesse mai voluto realizzare davvero. In realtà non le era mancato mai nulla, tutto quello che le serviva era la sua piccola valigia e sé stessa. Ma la cosa che crescendo aveva iniziato a bramare era diversa, ne parlavano tutti con una strana cadenza dolce da lei incomprensibile.
Mentre stava per lanciare nella fontana il simbolo del suo prezioso desiderio, sentì il giovane stringere la mano ancora intrecciata alla sua, alzando la voce:
-Sei pronta? Adesso!
Così facendo lanciarono le monetine che volarono in cielo a rifletterne la luce per poi far sentire il loro schiocco a contatto con l’acqua della fontana alle loro spalle, lei si voltò stupita.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo Diciannovesimo
 


 Sai cos'è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia,
e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia
e non ci sarà più nulla, un'orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte.
La marea nasconde. E' come se non fosse mai passato nessuno.
E' come se noi non fossimo mai esistiti.
Se c'è un luogo, al mondo, in cui puoi non pensare a nulla, quel luogo è qui.
Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera.
E' tempo. Tempo che passa. E basta...
[A. Baricco, Oceano Mare]


Il vento gli carezzò i capelli che ormai andavano a coprire i suoi occhi, con un gesto del braccio che si potrebbe definire involontariamente sensuale, andò a spostare le ciocche scure dalla fronte. Quel senso di familiarità lo invase portandolo a guardare quella piccola cittadina di mare e tutte quelle cose a cui non aveva mai dato credito e che invece, stando lontano, gli erano mancate terribilmente. Due anni potevano sembrare talmente brevi, ma per lui erano valsi molto di più rispetto ai suoi quindici anni di vita che avevano preceduto quella separazione.
Era cambiato, lo sapeva. Non solo fisicamente ma anche mentalmente, ricordava che all’inizio di quell’esperienza si era sforzato per risultare una persona diversa, ma quando si era accorto che il mondo scarseggiava di sincerità si era definito stupido e aveva riconosciuto il suo comportamento immaturo. Era stata proprio questa sua autovalutazione il primo passo per il vero cambiamento. 
Sentì qualcosa scontrarsi con il suo piede, abbassò lo sguardo e vide una palla colorata, un bambino poco lontano da lui sollevò in alto la mano per attirare la sua attenzione. Con agili mosse dei piedi palleggiò la palla andando incontro a quei bambini che lo acclamarono per la sua destrezza. Iniziò a giocare con loro attirando l’attenzione di tutte le persone che sostavano in quella piazza ma, accidentalmente andò a scontrarsi con un passante:
-Aiho!
Si voltò per scusarsi e fu sorpreso di ritrovare una vecchia conoscenza sotto un grande cappello femminile. La ragazza si strofinò il piccolo naso con il dorso della mano e quando alzò il mento apparentemente infastidita la sua espressione cambiò radicalmente. Non riuscendo a nascondere l’apprezzamento per l’aspetto del giovane, si bloccò e curvò la tonda e rosea bocca in un’espressione di sorpresa mentre due rosselli le si formarvano sulle guance:
-Scusami…
Disse con un’espressione persa piuttosto stupida.
Fece per risponderle ma vide che qualcuno la strattonò improvvisamente per un braccio.
 
-Vanille, ma dove ti eri cacciata? Ti ho cercato dappertutto!
-Oddio, giuro che non stavo facendo niente di impuro!
Lui, che aveva intrecciato una mano tra quelle di lei, la guardò incredulo:
-Perché, che hai combinato?
Chiese non potendo fare a meno di guardare stralunato lo sconosciuto. Dopo averne analizzato i tratti riscoprendoli familiari si bloccò interdetto.
Quello gli sorrise come conferma a ciò che stava pensando.
-Non ci credo!
Disse andando a scompigliare i capelli del ragazzo che conosceva da una vita e che ormai era alto quasi quanto lui.
-Hei, non è educato!
Si lamentò Vanille confusa al suo fianco.
-Sono contento tu sia tornato.
Gli disse sinceramente, abbracciandolo.
La ragazza, sempre più perplessa osservò come aveva fatto lui il giovane che aveva davanti: il fisico era snello e dalla pelle scura che, provvista da armonici muscoli, andava contrastando con gli occhi verdi azzurri e questi, in quel momento erano sfiorati dalle ciocche lisce e lunghe di capelli neri.
-Caramel?!
 
Poco dopo i tre stavano percorrendo la lunga battigia della spiaggia di MirabelCity.
Vanille affondava i piedi nella sabbia che era appena stata bagnata dall’acqua salata, notando quanto ne rimaneva delle impronte una volta che una millesima onda si protendeva a cancellarle.
Niente, ne rimaneva il niente, neanche una cicatrice.     
-…in poche parole, hai realizzato il tuo sogno?
Chiese Juice al ragazzo.
-Sì. Se il mio era quello di viaggiare l’ho realizzato in tutto e per tutto, due anni sono più lunghi di quanto sembrino. Ma i sogni sono ancora tanti…
Disse il giovane alzando lo sguardo e ammirando il panorama nostalgico: il mare leggermente mosso, la schiuma sulle sue increspature, le conchiglie pastello che lo solleticavano sotto i piedi scalzi, le nuvole che soffocavano l’azzurro del cielo, il vento che faceva ondeggiare le vesti e i capelli dei ragazzi che camminavano con lui. Non era l’unico a esser cresciuto.
-…ma ora basta parlare di me, avrò tempo per raccontarvi meglio tutto. Sono impaziente di sentire come stanno tutti quanti, incominciate a raccontarmi di voi…
Disse fissando le loro mani ancora intrecciate con un’espressione gioviale che sotto nascondeva un ghigno malizioso che fece imbarazzare entrambi. Non ricevendo risposta li precedette iniziando a parlare di spalle.
-Vediamo…l’ultima volta che vi ho visto, se non sbaglio, è stata alla festa della Fondazione di due anni fa: mi avevate chiesto di andare a prendere i bastoncini scintillanti e quando sono tornato ricordo voi due sotto quel portico che stavate per baciarvi ma poi è crollato tutto.
Rise sguainatamente e Vanille lo rimpreverò rossa in faccia:
-Carmel!
-Comunque...lo sapevi che Icing ha deciso di cambiare percorso di studi?
Lui rise ancora di più per il tentativo da parte di Juice nel cambiare argomento.
-Sì lo so, in questi anni ci siamo tenuti in contatto. Sono contento che abbia incominciato a scrivere, lo sapevamo tutti che prima voleva diventare medico solo perché lo erano i suoi genitori.
Detto questo, da lontano il campanile segnò l’ora in una breve melodia acuta, come a voler confermare la sua presenza.
-Già, anche se continua comunque a far risuonare le campane di Mirabel.
Disse Vanille con un sorriso a fior di labbra, mentre chiudeva gli occhi per ascoltare.
Nella mente del ragazzo, invece, un pensiero si fece largo con insistenza. Da quando era tornato, o da quando era partito, quel pensiero faceva capolino ogni momento in cui era distratto, e il tornare a casa aveva reso ciò ancora più inevitabile. Icing non ne aveva mai fatto parola nelle lettere che gli inviava, e lui aveva sempre avuto paura a chiedergli qualcosa.
-Per quanto riguarda Fennel, invece, si sta veramente impegnando per rivestire un giorno una qualche carica politica o amministrativa. Prima era sempre in conflitto con il padre ma poi ha capito che quel mondo non gli dispiace affatto.
Gli disse Juice distraendolo.
-Penso si sia trovato addirittura la ragazza, lo vediamo sempre a passeggio con Sugary, è così graziosa e la sua famiglia è benestante quindi piace ancora di più al sindaco!
Scherzò Vanille.
Lui alzò lo sguardo che fino a prima era posato sulla chiara e umida sabbia, e ciò che trovò dinnanzi a sé fu il faro di quella piccola cittadina.
-Almond…come sta?
Chiese senza fermarsi a riflettere. Che domanda stupida, non era di certo di lui che gli premeva. Appena subito dopo la sua partenza, lo aveva addirittura odiato inutilmente, illudendosi di riuscire a capire i sentimenti d’odio di Icing. Ma poi, crescendo, aveva capito che alla lunga l’odio corrodeva le persone, era una cosa infantile la sua, che il vecchio e fragile Carmel avrebbe sicuramente fatto, ma non la persona che era diventato.
Ma in un modo o nell’altro chiedere di lui era un modo per sapere di lei. Forse era partita per non tornare più e, cosa veramente lo spaventava, forse si era persino dimenticata di loro, di lui.
-Lei è ancora qui Carmel.
Disse ad un tratto Vanille, frantumando tutte le sue aspettative e interrompendo la sua passeggiata e così anche la formazione di impronte da fornire alle voraci onde. Lui si voltò di scatto stupito, un bagliore di speranza negli occhi:
-Davvero?
Vanille annuì sorridendo.

  
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