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Autore: Jameela    14/05/2012    2 recensioni
"Che poi guardandolo negli occhi mi resi conto di quante volte avevo perso il mio tempo a piangermi addosso e a pensare sempre all'amore come a un mostro mitologico a più teste. Ero stanca del mio cinismo, come lui lo era di me... Lo sentivo salire piano dal petto fin sopra alle labbra, e me ne liberai con un sospiro lungo e disperato. Ma quel sospiro stava a rappresentare anche una resa: si, io mi ero arresa all'amore.
Ma all'improvviso fui interrotta e mi sentii assalita da un'ondata di calore che mi lasciò impassibile..."
Mi chiamo Noemi e ho 15 anni: nelle pagine seguenti vi parlerò della mia vita, dei cambiamenti che io e lei abbiamo subito in pochi mesi grazie a una persona...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattina uggiosa e la giornata pareva iniziare col piede sbagliato, così decisi di prendere la mia bici e di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia. Durante il tragitto pensai che sarebbe stato giusto rispondere all'invito, come fanno tutte le persone normali... Così mi fermai a pensare, parcheggiai la bici vicino al marciapiede e mi sedetti: mi guardavo intorno e tutto mi sembrava nuovo, quasi irreale. Le nuvole grigie, il cielo scuro, le onde del mare che si infrangevano sugli scogli... Tutto sembrava richiamare il mio stato d'animo! Decisi di mandare un messaggio a Gabriele, giusto per fare qualcosa...

- Ehi...

- Ciao!

- Che combini?

- Niente, mi annoio tu?

- Sono vicino la spieggetta...

- Capisco... Ma non eri tu quella impegnata?

- Si, ero impegnata ad autocommiserarmi.

- Bene, allora facciamo una cosa: torna a casa, fai una doccia e fra un'ora sono da te...

- ...Ok...

Diedi un'ultima occhiata al cielo e una goccia cadde sulla mia guancia, scoppiai in un pianto liberatorio che non aveva motivo di esistere. Sentivo come un masso sul petto, così iniziai ad urlare come a volerlo spostare, ma il dolore era lancinante. Indossai il capuccio e iniziai a pedalare il più veloce possibile come per sopprimere la rabbia e il dolore, le lacrime rigavano il viso e mi annebbiavano la vista, la pioggia picchiava sempre più forte sull'asfalto e inzuppava i miei vestiti. Non vedevo più niente quando ad un tratto persi il controllo della bici e mi ritrovai stesa sull'asfalto... Non riuscivo a muovermi, o forse non volevo e chiusi gli occhi: passarono dei minuti o forse delle ore, quando squillò il cellulare:

Noemi dove sei finita?? Perché non sei ancora tornata?

...Sono a terra... Non riesco a muovermi...

O mio Dio! Dove ti trovi di preciso??

A dieci minuti dalla spiaggia, sulla strada di campagna... Corri ti prego!

Arrivo non ti muovere!

E chi si muove... Non riesco a capire cosa ci sia di sbagliato in me... Pagherei fior di quattrini per capire quello che mi frulla in testa! Voglio andare a casa, voglio stare tra le mie calde coperte e dormire... Dormire tutto il giorno... Vorrei una vita normale... Perché non posso averla? Cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Se devo credere nella visione Umanistico-Rinascimentale dell'Homo faber, sono io che ho voluto tutto questo e di conseguenza sono io l'artefice del miglioramento o del declino del mio destino: in fin dei conti é tutto nelle mie mani no?

  
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