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Autore: Kim NaNa    14/05/2012    8 recensioni
I vent'anni di una fanciulla.
Una crociera intorno al mondo
Un segreto in fondo al cuore.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Anche la terraferma ondeggia come il mare.
 
Il tempo scorreva, implacabile. Avevano visitato la soleggiata città di Canberra, la grande metropoli di Sydney, le isole Samoa e tra l’allegro vocio della Silver Millenium ripresero la rotta dirigendosi verso le isole Fiji.
Otto giorni dopo la partenza dal Giappone, la nave da crociera reggeva ritmi incalzanti, travolgendo le vite di coloro che la popolavano e portando venti di cambiamento come le brezze di fine stagioni.
Demando, con sommo rammarico, abbandonò il pensiero di corteggiare Usagi e, pian piano, si avvicinò ad una donna del Taiwan di nome Esmeraude. Dapprima Usagi provò una sorta di dispiacere nel vederlo sorridere verso due occhi che non erano i suoi, ma, consigliata dal profumo delle onde del mare, fu felice di vederlo sereno e di scorgere un piacevole bagliore nei suoi occhi.
Mamoru Chiba trascorreva la maggior parte delle sue giornate con una certa Rei Hino, visibilmente affascinata da lui, lasciando Usagi in uno sorta di stato confusionale.
Anche Mamoru sarà attratto da lei? È così bella quella Hino… I suoi capelli sono così luminosi, i suoi occhi così radiosi e poi lei è così piena di vita… Si ritrovò a pensare sospirando.
Se solo quel Chiba non fosse così enigmatico e impenetrabile…
Per dare una risposta alle sue molteplici domande, cercò di parlare con Motoki e di carpire da lui informazioni utili.
“Mamoru? Innamorato?”
La domanda fece scoppiare il ragazzo biondo in una sonora risata.
“Mai successo, Usagi. Mamoru è uno scapolo incallito!”
La notizia non la rese felice e, inquieta, continuò a guardare attentamente quel che accadeva intorno a sé.
Anche Kaede aveva trovato un accompagnatore. Era un americano vedevo con due figlie adulte, le quali decisero di mandarlo in vacanza su quella crociera per il suo compleanno.
Si sentiva sola Usagi.
Trascorreva la maggior parte del tempo in completa solitudine e aspettava con ansia l’ora dei pasti per godere di quelle preziose compagnie. Kaede era sempre simpatica e affettuosa, Motoki amichevole e discreto, persino Mamoru sembrava essersi addolcito un poco. Fedele alla promessa, aveva raggiunto qualche volta Usagi alla piscina; avevano nuotato insieme e preso qualche caffè, mai nulla di più. Per il resto del tempo lei era rimasta sola, insieme a qualche libro che, oramai, portava sempre con sé.
Si sentiva oggetto di occhiate incuriosite che le procuravano un po’ di pena, anche se si rendeva conto che era colpa sua se sollevava curiosità.
Pensò che non avrebbe dovuto imbarcarsi per quella crociera. Passare i suoi ultimi giorni di vita in totale isolamento era stata una vera follia. In Giappone avrebbe potuto continuare a lavorare fino alla fine e frequentare i pochi ma fidati amici che aveva.
Si disse che era troppo tardi per pensarci e che non poteva fare più nulla se non abbandonare la nave durante uno scalo.
Ma dove sarebbe andata, ormai senza casa e senza denaro? Poteva sempre tornare in clinica prima del tempo, ma quella prospettiva non l’allettava affatto.
“Le Fiji, domani mattina!” esclamò Kaede con la sua solita voce sonora.
“Cosa farai, mia cara? Non hai partecipato quasi mai alle escursioni sulla terra ferma, come mai?”
“Ecco, vedi Kaede… diciamo che preferisco spendere i miei soldi per una visita più interessante…”
Aveva risposto senza sorridere e si chiese come mai avesse gli occhi dei due commensali puntati su di sé.
“E domani, ci sarai? Io sono già stata alle Fiji e posso assicurarti che sono delle isole magnifiche!”
“Credo che verrò.”
“Non visiterete altro che la capitale, Suva.” Disse Mamoru intervenendo nel dialogo tra le sue donne.
“È certamente molto interessante e piena di attrattive, ma credo sia un po’ troppo caotica e piena di turisti.”
“Uhm… allora non saprei… forse andrò solo a fare un giro per conto mio domani e verrò alla prossima escursione che si terrà in India.”
“La visita a Suva non molto costosa.” Intervenne Motoki con tono di disapprovazione, poi guardò Mamoru, le cui labbra avevano assunto una piega un po’ sprezzante.
Usagi si rese conto che i due uomini avevano preso per avarizia il suo senso del risparmio. Irritata, gettò a Mamoru un’occhiata furiosa, ma si calmò subito.
Che m’importa della sua opinione? Si ritrovò a pensare.
La nave arrivò al porto alle otto del mattino seguente. Alle nove e mezzo, Usagi passeggiava già nelle strade assolate della città che rifletteva i colori del sole e del mare.
Le strade popolate di gente odoravano di sale e la flora rigogliosa primeggiava intorno alle abitazioni tipiche locali. Visitò un piccolo museo archeologico che riguardava le popolazioni malesiane e decise di riposare al bar dell’Hotel Sunshine.Era un edificio imponente, costruito all’interno della fortezza che nei secoli aveva difeso la capitale dell’isola.
Improvvisamente, nell’alzare gli occhi, vide l’alta figura di Mamoru Chiba che, a poca distanza, ispezionava la sala.
Il cuore le batté come impazzito e chinò subito la testa sul suo libro. Troppo tardi. Lui l’aveva vista e la salutava con la mano. Fu quindi costretta a rispondere al saluto con un leggero sorriso e lo vide avvicinarsi con il suo passo elegante, mentre lui, pur non riuscendo a capire cosa la rendesse così nervosa, si stringeva con forza le mani.
“Posso sedermi?” chiese amabilmente.
Senza aspettare risposta si sedette e si appoggiò con grazia indolente allo schienale della poltrona.
“Ha fatto una bella passeggiata?”
“Sì, grazie… il suo amico?”
“Ha senz’altro trovato un’amica.” Rispose cinicamente Mamoru, prima di chiamare un cameriere per ordinare un caffè. Poi si girò verso di lei e i suoi occhi seri indugiarono sul viso arrossito per l’imbarazzo.
“Dov’è andata? A vedere la famosa grotta della principessa?”
“No.” Rispose lei sorridendo. “Ho solo fatto un giro per la città e visitato un museo.”
“Davvero? Eppure la prima cosa che fanno i turisti è quella di andare nella grotta blu e fantasticare sull’antica leggenda della famosa Princess Serenity, la fanciulla che per amore di un pirata di nome Endymion si lasciò annegare nelle acque blu del Pacifico. Prima di morire, dalle lacrime della principessa si sprigionò una luce immensa che inondò l’intera grotta buia e da quel momento c’è sempre un bagliore soffuso ad illuminare le acque color del cielo. Credevo che lei fosse interessata a veder quel luogo che dicono porti fortuna agli innamorati.” Mamoru sorrise, studiando l’espressione impassibile della ragazza.
“Le ho dato questa impressione?” disse Usagi sorridendo.
“Non le piacciono le leggende?” insisté lui.
“Certo… ma non sono così infantile da lasciarmi persuadere da vecchie dicerie…”
“Lei è una ragazza strana.” Disse Mamoru con il suo solito fare sconcertante.
Usagi scoppiò a ridere così spontaneamente da esserne ella stessa sorpresa.
“Lei crede?”
Lui inarcò le sopracciglia, ironico e vagamente condiscendente.
“Lei non si considera una ragazza strana?”
Usagi si impensierì.
“Ho l’aria strana?” chiese, temendo che il suo dramma le si leggesse in viso.
“In superficie, no. Ma… non è tutt’oro quel che luccica, vero… Usagi?”
Lei aggrottò la fronte. Le parole di Mamoru la rendevano perplessa e si era accorta dell’esitazione prima di pronunciare il suo nome.
Stupido di un Chiba! Cosa diamine stai pensando? Credi forse che utilizzi un nome falso?
“Lei si esprime per enigmi, Mamoru. Non capisco proprio più niente.”
“No?” chiese lui con una luce di sfida negli occhi. “D’accordo, non parliamone più.”
E cambiò argomento. Parlò dell’isola, ma Usagi si stava ancora arrovellando sulle cause e gli scopi nascosti delle precedenti parole di Mamoru e la conversazione languì.
All’improvviso lui parve annoiato e la tensione aumentò.
“Devo andare.” Disse, alzandosi. “Non si perda e non perda la nave!”
Usagi rimase seduta ad osservarlo mentre si allontanava con il suo portamento aristocratico e i lunghi passi eleganti. Non si voltò.
Bruscamente, lei provò un insopportabile senso di solitudine. Si morse le labbra, angosciata al pensiero della lunga giornata da trascorrere… sola.
Non aveva alcuna ragione di tornare a bordo.
E se facessi un giro in taxi? Ma certo! È la cosa migliore che possa fare! Si disse e, alzandosi, uscì dall’hotel andando al posteggio dei taxi più vicino, ma non trovò macchine.
Decise allora di riprendere la sua passeggiata e, arrivata nella zona più esposta al mare, si mise a guardare i molteplici venditori ambulanti che proponevano oggettistiche di ogni genere. Constatò che i prezzi di Suva non erano affatto elevati, ma preferì non acquistare nulla.
A che servirebbe? Si chiese ripensando alla ragione che l’aveva spinta su quella nave da crociera.
Si sentì depressa e ogni energia l’abbandonò.
Sussultò per un improvviso colpo di clacson proveniente da una macchina che si accostò al marciapiede.
“Vuole salire? Ho noleggiato quest’auto per l’intera giornata.”
L’invito le veniva rivolto da Mamoru Chiba sorridente, al volante dell’auto. Gli occhi di Usagi si illuminarono.
Mamoru non poteva comprendere l’enorme peso che le toglieva dal cuore.
“Grazie, Mamoru!” esclamò con un sorriso un po’ tremante. “Grazie davvero, sono felice di venire con lei. È molto gentile ad avermelo chiesto.”
Ansimava leggermente e lui la guardò con sbalordimento mentre le apriva la portiera.
“Non occorre che mi ringrazi tanto calorosamente. Anche io sono contento di passare qualche ora in sua compagnia.”
Lei avvertì la sincerità di quelle parole e venne sommersa da un’ondata di gioia e gratitudine.
“Devo esserle riconoscente, Mamoru.” Gli disse, con un po’ di timidezza. “Non mi chieda perché, però…” aggiunse nel vedere che lui stava per parlare. “No, la prego. Non mi faccia domande.”
Non poteva dirgli che un attimo prima aveva toccato il fondo della disperazione, sola e annegata nel suo terrore. Non poteva spiegargli che il suo invito era come la scia di una stella luminosa verso la quale ci si dirige per scampare al naufragio.
Con espressione seria e senza dire una parola, lui mise in moto l’auto e uscì dalla città, dirigendosi verso le infinite dune di sabbia bianca.
“Mamoru… ma questo posto è bellissimo!” disse Usagi facendo scivolare i granelli di sabbia tra le dita.
Lui sorrise compiaciuto.
“Devi aver viaggiato molto per conoscere tutti questi posti incantevoli…”
“Sono stato qui qualche anno fa.” Fu la risposta poco compromettente che lui le diede.
Lei gli fissava le mani adagiate sulla spiaggia, quelle mani lunghe e fini. Non poteva essere un pianista, non quadrava con la sua personalità. Eppure quelle dita dovevano essere agili, esperte. Aveva le unghie tagliate corte. Un pittore, allora? No.
Improvvisamente Usagi sorrise dentro di sé.
Perché tutte quelle supposizioni? Era molto più probabile che lui svolgesse un lavoro che non aveva niente a che vedere con le sue belle mani.
 
Usagi si divertì moltissimo durante la giornata trascorsa con Mamoru nella città di Suva e si sarebbe divertita ancora di più se lui avesse assunto nei suoi confronti, un atteggiamento amichevole, meno cinico, meno condiscendente. Adesso era decisa a scoprire le ragioni di quel comportamento e, insieme, capire perché quel comportamento la feriva tanto, visto che lei ne soffriva e in un modo strano, indefinibile.
Era successo.
Non sapeva come, ne quando, ma se ne rese conto solo in quel frangente.
Sentiva una fitta al cuore ogni volta che lui le diceva, con indifferenza, qualcosa di pungente o alzava le sopracciglia brune in senso ironico a certe sue parole. Come se credesse che lei gli volesse dare un’immagine di sé non corrispondente a quella reale, che recitasse una parte. E Usagi si accorse che tratteneva le frasi che venivano spontanee e, perfino, la propria meraviglia davanti a cose che lo incantavano.
Solo talune volte smetteva di sorvegliarsi, lasciandosi andare a qualche commento ingenuo. Allora negli occhi di Mamoru tornava quella luce di disprezzo divertito e lei arrossiva. Il che non faceva altro che aumentare il divertimento del suo compagno. Per due volte gli sfuggì anche un risolino.
Un’altra volta, quando lei si entusiasmò davanti alle povere capanne, circondate di fiori tropicali dai colori tropicali, in cui qualche indigeno viveva ancora, lui girò un attimo la testa verso di lei e disse:
“C’è qualcosa d’indecifrabile in lei, Usagi!”
“Mi hai già fatto un’osservazione del genre.” Ribatté, ma, pur avendone voglia, non gli chiese una spiegazione perché era ospite nella macchina che lui aveva noleggiato.
“Ne sono convinto, infatti.” Riconobbe lui.
Poi soffocò uno sbadiglio. Ne aveva veramente abbastanza o voleva solo farglielo capire?
“Se c’è qualcosa di indecifrabile, qui” disse lei senza riflettere, “è in lei, non in me!”
Seguì un attimo di silenzio, interrotto da una risata di Mamoru.
“Allora ci sconcertiamo a vicenda!”
Lei annuì, felice che lui avesse riso: l’allegria lo rendeva ancora più affascinante. Poi si interrogò sul proprio cambiamento di opinione e concluse che Mamoru era un uomo imprevedibile: a volte brutale e cinico, a volte pieno di simpatia e gentile.
“Oh, guardi!” esclamò lei d’un tratto, dimenticando quello di cui stavano parlando per estasiarsi di fronte agli enormi cactus che costeggiavano la strada. “Sono alti almeno sei metri!”
 “Infatti… e guardi quegli alberi lì in fondo! Si è accorta che i rami formano un angolo retto con il tronco, ma da una parte sola?”
“Sì! Che strano… chissà perché poi…”
“I rami si sviluppano solo dalla parte riparata dal vento che qui soffia spesso dal mare.”
“Capisco.”
È così colto. Come fa ad avere una risposta per ogni domanda che gli pongo? Mi sembra uno di quei ragazzi che non ha mai dormito durante un’ora di lezione.Pensò, guardandolo di sottecchi.
Alla curva successiva videro una magnifica casa con un giardino colmo di fiori tropicali dai mille colori che strappò ad Usagi grida di ammirazione. Siepi di ibisco, e oleandri fioriti decoravano il loro passaggio dipingendo un sorriso disteso sulle labbra vermiglie della ragazza.
Un pomeriggio all’insegna del divertimento e della cultura, momento di tensioni compensati da attimi allegri e simpatici, ma quello ero Mamoru, almeno così lo era con lei.
Quando restituirono la macchina, Usagi e Mamoru tornarono a bordo.
“Grazie ancora per la bella giornata, Mamoru.” Disse lei con voce sommossa e gli occhi luminosi.
Lui sembrò essere in preda a emozioni contrastanti, indeciso se stimarla o tenerla a distanza.
Alla fine le strinse una mano con leggera pressione, prolungando il contatto per alcuni interminabili minuti e fissando le iridi cerulee della ragazza che lo guardava seria.
Usagi sentì la mano fremere, ma non lasciò la presa. Il suo cuore ondeggiava al ritmo delle impetuose onde del mare e sperò di tardare la tempesta che sapeva di dover affrontare, conscia del dover diventare naufraga della propria vita.


NdA: Chiedo scusa a coloro che seguono questa ff per l'attesa prolungata di questo capitolo, ma ultimamente scrivo più cose e comprenderete la difficoltà nell'aggiornare ogni scritto; c'è una fic in particolare che mi impegna tantissimo, visto l'entusiasmo e la passione con cui la scrivo e si chiama Sognando Seoul, fanfiction che sto scrivendo sull'attore/modello coreano Lee Min Ho (chi conosce il mondo dei drama può capirmi. *Q*) e che troverete al seguente link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1039384&i=1
Che ne pensate di questo nuovo capitolo? Che idee vi sono venute riguardo questa storia? Fatemi sentire... sono proprio curiosa di scoprire dove si spinge la vostra fantasia. ;)
A presto.


Kim Na Nà
   
 
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