Fisso per l'ennesima volta la spessa pergamena tra le mani che tremano leggermente, ma vedo solo eleganti parole vuote di un brillante inchiostro verde smeraldo in netto contrasto con lo sfondo color panna. La mia mente vaga in continuazione, distratta dai ricordi che prepotentemente si affacciano nel presente. Ricordi orribili, pieni di sofferenza, angoscia, paura, che si susseguono in immagini fin troppo nitide davanti ai miei occhi. Non c'è bisogno di un Dissennatore perché siano ancora vividi: il mio bambino, il mio dolce, fragile, innocente bambino, ricoperto di sangue, che piange e grida disperato, cercando aiuto, protezione, un rifugio che nessuno di noi poteva dargli. Che nessuno ancora riesce a dargli. Il terrore nella sala d'attesa in ospedale, una paura che non voleva cedere alla disperazione, quelle urla per il corridoio, e nella mia testa, per sempre...

Lascio cadere la lettera sul tavolo, e mi prendo la testa tra le mani, scossa dai brividi. Sussulto leggermente quando sento una mano calda, confortante, posarsi sulla mia spalla sinistra, e subito i tremiti cessano, mentre sento il mio viso riprendere un po' di colore. Subito prendo quella mano e la stringo, guardando in su e cercando mio marito con lo sguardo. Eccolo. É sempre stato lì, con la sua espressione burbera che nasconde un grande cuore, e anche adesso mi è vicino. Mi stringe il braccio con quel suo fare impacciato ma affettuoso, e io non posso fare a meno di sorridere debolmente. Annuisce con volto serio, e si allontana verso l'ingresso, grattandosi nervosamente la barba folta.

A dire il vero, sorride molto raramente. Ma è sempre dolce, a modo suo, anche se i suoi modi possono sembrare un po' bruschi, da quando...

Dei leggeri colpi alla porta ci fanno sobbalzare entrambi, come colpiti da una scarica elettrica. Ci guardiamo a vicenda con apprensione, poi lui annuisce di nuovo ed esce dalla cucina verso il soggiorno, mentre io mi alzo e mi aggiusto frettolosamente lo chignon, sperando che il mio aspetto un po' trascurato non influenzi la decisione dell'uomo che sta varcando la soglia di casa nostra. Con la coda dell'occhio vedo Remus scendere ansioso le scale, aggrappandosi alla ringhiera come a voler fermare la sua curiosità. Ha appena compiuto undici anni, e sta già sviluppando un certo autocontrollo. Non posso fare a meno di incrociare i suoi occhi azzurri come quelli del padre, che vagano in una perenne ricerca di rassicurazione che cerco di trasmettergli, prima di volgere lo sguardo all'anziano mago che John ha appena fatto entrare.


Lo so. Chiedo venia per il mio mostruosissimo periodo d'assenza. Avevo perso ispirazione, tempo e voglia di scrivere, lo ammetto. Ma basta parlare di me, veniamo alla Fanfiction...
Come probabilmente avrete capito, si tratta della madre di Lupin in attesa di ricevere la visita di Silente, per sapere se e come suo figlio potrà frequentare Hogwarts. La pubblico in occasione della Festa della Mamma, anche se la avevo in mente da parecchio. Spero vi sia piaciuta e che vogliate lasciare qualche commento =)
Lo sohgh