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Autore: larz    05/12/2006    7 recensioni
Perchè dopo tutti quegli anni gli riveniva sempre in mente quel giorno? Per una volta non aveva una risposta certa. Forse si sentiva in colpa per non aver capito prima cose che oggi riteneva importanti.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era ancora buio, quando si svegliò di colpo

Era ancora buio, quando si svegliò di colpo. Tentò invano di riaddormentarsi.

La stanza era illuminata solo dalla luna piena che c’era fuori. Cominciò a pensare, come gli capitava spesso negli ultimi tempi.

Vedeva ancora i suoi occhi vuoti e bianchi e la sua bocca che faceva una smorfia che assomigliava ad un sorriso.

Perchè dopo tutti quegli anni gli riveniva sempre in mente quel giorno?

Per una volta non aveva una risposta certa. Forse si sentiva in colpa per non aver capito prima cose che oggi riteneva importanti.

L’aveva odiato e chiamato codardo quando non se lo meritava. Aveva fatto la scelta giusta, adesso lo sapeva. Ma all’epoca era solo un ragazzino egoista e viziato. Si ricordava perfettamente ogni attimo.

Il cielo si stava schiarendo.

Tra poco sarebbe stata l’alba. Alle 8 aveva un appuntamento con i suoi allievi.

Non gli interessava. Voleva lasciarsi trasportare dai ricordi, anche se gli facevano male.

Quella mattina era contento. Aveva appena saputo che la settimana dopo avrebbe ripreso gli allenamenti con dei nuovi compagni. Il suo maestro era Yondaime, un grande amico di suo padre.

Decise di andarsi ad allenare in un boschetto appena fuori dal villaggio. Lì incontrò suo padre. Era più serio del solito e gli sembrava triste.

Kakashi! Che ci fai qui?”

“Ero venuto ad allenarmi.”.

Il padre gli sorrise dolcemente. Ultimamente sorrideva di rado.

“Sono contento che t’impegni tanto! Ormai stai crescendo, sono sicuro che diventerai un ottimo ninja!”.

Il ragazzo annuì. L’uomo gli mise una mano sopra la testa e lo guardò dritto negli occhi.

“Nella vita si devono fare delle scelte e non sempre la cosa giusta è la più ovvia. A volte la gente non capisce perchè ti sei comportato in un certo modo, ma tu devi fare le tue scelte per stare bene con te stesso e non per fare piacere agli altri. Ricordati che non sempre quello che t’insegnano o in cui credi è giusto.”. Poi s’inginocchiò e con le mani strinse le spalle del figlio.

“Spero che un giorno capirai le mie scelte e mi perdonerai. Mi raccomando, non deludermi!”. Detto questo si alzò e se ne andò.

Ormai il sole era sorto. Diede uno sguardo all’orologio. Erano le sette e mezza. Si alzò e si mise seduto vicino alla finestra.

Il suo sguardo era perso nel vuoto. Guardava le foglie d’autunno che lentamente cadevano in terra. I suoi pensieri ritornarono subito a quel giorno.

Non riusciva a capire le parole del padre. Cosa doveva perdonargli?

Il fatto di aver ritenuto i suoi compagni più importanti della missione?

Da quando era successo tutto era cambiato. La gente iniziò a chiamarlo codardo e cominciò ad odiarlo. Altri lo continuavano a chiamare eroe e lo ammiravano ancora di più. Ma questi erano solo la minoranza.

Quando suo padre camminava per strada non aveva più il suo sguardo fiero, ma guardava in basso come se si vergognasse di farsi vedere. Tutti lo insultavano e suo padre non faceva niente. Si era chiuso in se stesso e soffriva in silenzio.

Il rapporto che aveva con lui era cambiato. Non sapeva cosa dirgli. Non sapeva cosa pensare.

Gli avevano sempre insegnato che la cosa più importante per un ninja era di portare a termine la missione. Ma suo padre aveva messo in primo piano la vita dei suoi compagni.

Lo conosceva bene e sapeva che non era un codardo.

Che quello che gli avevano sempre insegnato era sbagliato? O era il padre che aveva sbagliato? Non lo sapeva. Quante volte aveva voluto chiedergli perchè aveva fatto quella scelta, ma non ne aveva avuto il coraggio!

Questa volta però era deciso! Tornato a casa si sarebbe fatto forza e gli avrebbe finalmente posto quella domanda.

Le otto erano passate da un pezzo. Non aveva ancora voglia di andare all’appuntamento. Si vestì e si diresse verso la tomba di Obito.

Quel posto lo aiutava spesso a trovare risposte alle sue domande.

Ma aveva imparato che a non tutte le domande c’è una risposta.

Per strada iniziò a leggere il suo libro preferito. Era così che faceva svagare la mente dai suoi pensieri. Finalmente era arrivato davanti alla tomba dell’amico e riprese a ricordare quel giorno. Il sole stava per tramontare e decise di tornare a casa. Arrivato aprì la porta.

“Papà!”, cominciò ad urlare.

“Papà? Ci sei”. Nessuno gli rispose.

Strano! A quell’ora suo padre era sempre in casa! Forse stava dormendo e non l’aveva sentito! Camminò piano cercando di non fare rumore. Il suo cuore batteva forte da quando era arrivato a casa.

Non sapeva perchè, era come se avesse una brutta sensazione.

Tirò giù la maniglia. Aprì la porta cercando di non fare rumore. Entrò nella stanza e vide la figura di suo padre sdraiata per terra.

Subito corse verso di lui.

Il suo corpo era ricoperto dal sangue. In mezzo al suo petto c’era una spada.

I suoi occhi erano vuoti e bianchi. Sulla sua bocca c’era una smorfia che sembrava un sorriso. Perchè suo padre rideva? Lui era già da un che aveva iniziato a piangere.

Un ninja non deve mai mostrare quello che prova. Come poteva nascondere il suo dolore in un momento come questo? Forse suo padre non aveva torto.

Ma allora perchè si era ucciso? Non ce la faceva più a restare in quella stanza a guardare il padre ormai morto.

Corse via. Non sapeva dove andare. La testa gli scoppiava. Non pensava a niente.

Voleva andarsene da lì. Senza farci caso arrivò al bosco dove si era allenato tutto il giorno.

Era quello l’ultimo posto dove aveva visto suo padre ancora vivo.

Si mise a sedere sotto un albero. Aveva lo sguardo spento e perso nel vuoto.

Adesso capiva le sue parole. Era stato egoista! Non doveva andarsene per sempre in quel modo. Lui era un eroe e gli eroi non muoiono così. Era stato un vigliacco. Doveva affrontare la gente come gli aveva sempre insegnato. E invece... si è lasciato andare dalle dicerie.

Ormai era buio pesto. Se ne stava là, seduto sotto quell’albero con i suoi pensieri. Kakashi, finalmente ti ho trovato!”.

Yondaime si avvicinò lentamente al ragazzo. Anche lui era triste.

Cosa vuoi?” disse bruscamente il ragazzo.

“Ero preoccupato per te! Va tutto bene?”.

Che domanda stupida! Come poteva andare tutto bene in un momento come quello?

Kakashi non rispose e si limitò soltanto a fissare il suo maestro. I suoi occhi erano pieni di lacrime. Non riusciva a parlare dal dolore. Il suo maestro lo abbracciò e iniziò ad accarezzargli i capelli. “Perchè? Perchè l’ha fatto?”. Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare.

“Non devi pensare che tuo padre era un debole. Ti ha voluto bene. Se lo ha fatto un motivo ci sarà, ma forse solamente con il tempo riuscirai a capirlo”.

Kakashi si strinse forte al petto di Yondaime e si addormentò.

Quando la mattina seguente si svegliò si ritrovò nel suo letto. Doveva essere stato il suo maestro. Si alzò e andò in bagno. Il suo sguardo si posò sullo specchio.

Nuove lacrime ricoprirono il suo volto. Non si era mai accorto di quanto assomigliasse in maniera impressionante a suo padre. Una volta ne sarebbe stato fiero, ma adesso non più.

Come poteva guardare tutti i giorni la sua faccia senza pensare a suo padre? Come poteva assomigliare ad un uomo che l’aveva abbandonato e che si era dimostrato un codardo?

Decise così di portare una maschera per coprire il suo volto. Così la gente non avrebbe potuto identificarlo come il figlio di un codardo.

Si era promesso che sarebbe andato per sempre in giro con quella maschera.

Quante cose erano cambiate da allora! Ma quella promessa l’aveva sempre mantenuta.

"Fra i ninja, quelli che infrangono le regole sono considerati feccia. Ma chi non si occupa dei propri compagni, è feccia della peggior specie.".

Queste furono le parole di Obito. Le aveva impresse bene nella mente e se le ripeteva sempre, ad ogni missione.

All’epoca era veramente la feccia della peggior specie.

La morte di Obito gli fece capire la scelta del padre. Era stato coraggioso e si sentiva in colpa per averlo odiato.

Ormai si erano fatte le dieci e mezza e decise di andare all’appuntamento.

Kakashi-sensei sei in ritardo!”, lo rimproverarono i suoi allievi.

“Scusate! Sapete è successo che ho dovuto aiutare una vecchietta ad attraversare la strada...”. Le sue solite scuse! Proprio come quelle di Obito!

I tre ragazzi erano felici perchè una nuova missione li attendeva, mentre il loro maestro li seguiva nascondendo il dolore che aveva dentro.

Questa è la mia prima fan fiction. L’ho voluta fare su Kakashi perchè è il mio personaggio preferito. È un malinconica, visto che in questi giorni sono un triste. Mi raccomando ditemi come vi sembra e dove posso migliorare! Ps:ho lasciato gli spazi visto che era troppo attaccata.Ciaoooooooo ^__^!!!!!!

  
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