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Autore: snowfeather    15/05/2012    5 recensioni
La sua stanza era sempre stata il luogo che più rispecchiava la sua idea di calore, pace, sicurezza… intimità.
...
La notte che si erano incontrati era il 31 Dicembre del suo secondo anno di università e aveva organizzato insieme ai suoi più cari compagni di corso il tradizionale cenone di capodanno...
[Merlin x Arthur]
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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capitolo 4

I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. Essa è stata creata esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.


Dedicato ad Anna. Grazie di tutto.



My Home Rooms

Capitolo 6

Si svegliò con uno sbadiglio, un raggio di sole ad illuminare la stanza, la voglia di fare l'amore.

Non sapeva cosa significasse, non aveva ancora conosciuto la sensazione della fusione perfetta con un altro corpo. Eppure sapeva che aveva voglia di lui, di Arthur, vicino a sé, accanto a sé, dentro di sé... i sogni non lo avevano aiutato a raffreddare lo spirito attivo che lo aveva colto all'improvviso la sera precedente, scoprendo un Merlin malizioso e disinibito, quasi ribelle.

L'immagine di Arthur in armatura, ammantato da un mantello rosso fuoco, che lo baciava con foga in una radura verde, circondati solamente dal suono del vento forte fra le fronde umide e da sbuffi di nebbia sottile che lasciava penetrare a tratti pallidi raggi di un sole fioco, si fece prepotentemente largo nella sua testa ancora mezza addormentata, svegliandolo completamente.

Spalancò gli occhi, rendendosi cosciente di un calore sconosciuto contro il suo corpo, avvertendo un braccio attorno al suo fianco che lo stringeva mollemente, un fiato caldo che gli solleticava l'orecchio con un ritmo lento e regolare.

Richiuse gli occhi lentamente, sentendosi avvolgere da un languore diffuso, avvertendo le membra risvegliarsi gradualmente... tutte le membra, anche quelle che avrebbero dovuto continuare a dormire.

Si strusciò lievemente, con un po' di timore, sul ragazzo che lo abbracciava da dietro, nel sonno: avvertiva il bisogno di sentirselo addosso, di sentirlo vicino, di sapere che non era ancora nel suo sogno, ma che quella era la realtà. Non lo vedeva, ma lo sentiva, lo percepiva, lo avvertiva con ogni singola fibra del suo essere.

Così, affogato nei suoi pensieri, si riaccoccolò nei meandri della sua fantasia, ritornando a crogiolarsi in quelle immagini vivide e luminose, colorate, che si accavallavano e si rincorrevano come api sui fiori della primavera.

Lui che sorrideva e deglutiva mentre lavava la schiena ad un Arthur sdraiato in una tinozza.

La sua voce allegra che gli gridava da dietro un paravento di prepararsi per una cavalcata.

"Ma sta per piovere..."
"Fa' come ti dico, Merlin."

L'aria fra i capelli e i chiaroscuri della foresta che gli coloravano gli occhi di toni di blu frenetici, vibranti e caleidoscopici, mentre osservava la schiena possente del cavaliere biondo che galoppava dinnanzi a lui.

"Merlin, lega i cavalli e poi raggiungimi più avanti."
"Sì, sire..."

La figura nobile del giovane in armatura che sembrava aspettarlo teso nella radura, fissandolo negli occhi.

Il viso concentrato del suo signore, mentre gli teneva le mani sulle guance, arrossendo furiosamente.

Il profumo delle sue labbra e la sorpresa di trovarle così incredibilmente morbide contro le sue.

La visione fugace della cotta di maglia intrecciata alla sua casacca marrone e alla sua maglietta azzurra, mentre il mondo gli rotolava intorno e sentiva l'erba pizzicargli la pelle nuda della schiena.

Merlin sospirati nell'orecchio, gli Arthur mugolati urgentemente con il viso affondato nel suo petto.

Arthur e l'azzurro dei suoi occhi che lo osservavano lascivi, eccitati.

Arthur su di lui, il respiro spezzato, i muscoli guizzanti.

Arthur teso allo spasimo, gli occhi ora chiusi, la bocca spalancata in un urlo silenzioso e la testa rovesciata all'indietro, le ciocche bionde appiccicate alla fronte imperlata di sudore.

Arthur steso accanto a lui, proprio come ora, con le mani affondate nei suoi capelli, le dita attorcigliate ai suoi corti boccoli d'ebano.

Arthur ansimante.

Arthur sconvolto.

Arthur arrossito.

Arthur caldo.

Arthur, Arthur, Arthur...

Arthur tutto.

Arthur sempre.

Ed eccolo lì, accanto a lui per davvero, che si muoveva stringendolo un po' a sè, bisbigliandogli con la voce ancora roca di sonno un "Buongiorno..." da fargli rizzare i peli sulle braccia.

"Ti ho sognato stanotte" bisbigliò Merlin, girando appena il viso all'indietro verso di lui.

"Ed ero bello, aitante e assolutamente meraviglioso come nella realtà?" biascicò Arthur, la voce impastata.

"Che asino sei... ti mancano giusto le orecchie e poi sei perfetto" sbuffò Merlin, non irritato veramente.

"A quelle pensi tu. Accidenti, sono davvero enormi! E sono così morbide..." abbassò drasticamente il volume della voce, sfiorandogli con le dita fresche la linea bollente dell'orecchio sinistro.

"Sei davvero un idiota, Arthur Pendragon" disse Merlin. Ma si accorsero entrambi che la sua voce era incrinata e leggermente tremolante... ed entrambi sorrisero restando così, in silenzio, abbracciati.

La domanda di Arthur spezzò il silenzio dopo qualche minuto: "Cosa hai sognato?"

"... Top secret" rispose sornione Merlin, mordicchiandosi le labbra e incastrando una caviglia gelata fra i suoi polpacci caldi.

"Eddai Merlin, non farti pregare. Adesso sono curioso."

"La curiosità uccise il gatto" ridacchiò.

"Altro che gatto, se non ci fossero altre persone nella stanza te la farei vedere io..." sbuffò Arthur a bassa voce, sentendo Merlin irrigidirsi sotto le sue mani e un dubbio improvviso gli fulminò i neuroni. Facendo forza sul braccio destro si alzò di qualche centimetro, giusto quel tanto che bastava per controllare il grande divano letto all'altro lato della stanza.

Vuoto.

"Sei morto, ragazzino..." ghignò diabolicamente, stringendoselo un po' di più addosso.

Sentendo la pressione maggiore delle braccia di Arthur su di sé, Merlin iniziò a divincolarsi, cercando una via di fuga da quella morsa forte e preoccupantemente efficace. Si accorse di non poter muovere le braccia, il busto e neppure le gambe, prigioniere delle cosce forti dell'avversario.

"Lasciami andare" gracchiò, con una punta di isteria nella voce.

"Non ci penso proprio. Mi vuoi raccontare il tuo sogno?"

"Mai."

"Allora... soccombi!" E iniziò a stringere e pizzicare i fianchi del ragazzo che cercava inutilmente di divincolarsi sotto il suo peso.

"No! Il solletico no! ... aiuto! Basta basta!" urlava Merlin tra le lacrime. Non sapeva se piangere dal fastidio o ridere per la situazione insolitamente piacevole nella quale si trovava.

Arthur si fermò. "Me lo dici adesso cosa facevo nel tuo sogno?"

Merlin riprese fiato "... non me lo ricordo. ...no! No! Fermo!" ansimò, scosso da una nuova ondata di solletico.

"Dimmelo, o continuo fino a domani" rise Arthur, ormai troppo divertito dalla situazione per fermarsi veramente.

"Ok, ok, hai vinto!" ululò Merlin in preda a un nuovo spasimo.

"Ho sognato che eri un bellissimo, educatissimo, simpaticissimo, intrepidissimo..."

"... principe?" domandò Arthur compiaciuto.

"... asino!" rise Merlin, riprendendo a contorcersi sghignazzando, per cercare di liberarsi.

"Te la sei cercata. Sei morto" ripeté Arthur, il tono ufficiale, lievemente sadico.

Non riusciva più quasi a respirare, Merlin, fra gli spasmi dovuti al solletico, il peso del corpo di Arthur schiacciato completamente su di lui e la paura sempre crescente di dover rivelare il suo sogno, per poter far cessare quella dolce tortura. Dannata lingua lunga e dannata disarmante onestà che non si facevano mai i fattacci loro!

Merlin non ce la faceva più e inizio inconsapevolmente a piangere fra le risate e i tentativi, spesso inefficaci, di riprendere fiato. Arthur si fermò solamente quando fu scosso da una serie di singhiozzi più violenti. Ansimava, era rosso in viso, sudato e stravolto. La bocca leggermente socchiusa, i capelli sconvolti sparati in tutte le direzioni, gli occhi chiusi, le ciglia vibranti, le guance rigate di lacrime.
Non aveva mai visto niente di più bello ed eccitante in vita sua.
Era il ritratto della dolcezza più sconvolgentemente erotica che potesse immaginare.

Si ritrovò a deglutire a vuoto un paio di volte, quando vide gli occhi di Merlin socchiudersi e la sua bocca distendersi in un sorriso timido. E si sentì sciogliere il cuore quando quel cucciolo d'uomo fra le sue braccia ruotò su se stesso fino a trovarglisi di fronte con il viso a pochi centimetri dal petto. Non lo guardava negli occhi, anche se lui avrebbe tanto voluto riflettersi ancora una volta in quei due specchi blu. Ne sentiva inspiegabilmente nostalgia. Li voleva suoi ancora, ancora una volta almeno.

"Mi prometti di non ridere e di non prendermi in giro?" chiese Merlin con una voce sottile sottile, rompendo il filo dei suoi pensieri.

"Parola d'onore, sarò muto" rispose lui. E non era mai stato più serio in vita sua.

"È stato un sogno strano" pigolò. "Eravamo in un castello bianco, pieno di torri, in una stanza con le tende rosse e io... bè, ti stavo facendo il bagno in una tinozza, ti lavavo la schiena." Merlin sentì il corpo di Arthur fremere tutto, ma, rispettando il patto, non parlò. Si sentì spinto a proseguire.

"Poi mi avete detto di prepararmi per andare a fare una cavalcata ed io ho il ricordo di un paravento... che avrei voluto non ci fosse". Merlin arrossì di colpo, ma continuò. "Stavamo cavalcando e io guardavo i vostri capelli dorati mossi dal vento, sentivo la vostra risata felice nella libertà della corsa, sentivo anche a distanza la potenza del vostro corpo che guidava il cavallo con facilità ed eleganza. E poi siamo arrivati in uno spiazzo e voi mi avete detto di legare i cavalli e di raggiungervi. Allora vi ho seguito nella foresta e voi eravate lì, al centro di una radura nebbiosa ed eravate l'unico raggio di sole in tutto il reame, mio signore."

Arthur immobile ascoltava il racconto, non osando quasi respirare, per paura di interromperlo. Ad occhi sgranati aveva sentito la voce dolce e appassionata di Merlin passare inaspettatamente dal Tu al Voi, raccontare di immagini che aveva focalizzato nella sua testa con una chiarezza disarmante, chiamarlo inspiegabilmente mio signore.

"E poi... poi vi siete avvicinato e..." Merlin deglutì ed inspirò profondamente. "Arthur, non ci riesco a raccontarlo... te lo posso mostrare, se vuoi" e nel dirlo alzò improvvisamente gli occhi nei suoi, spalancati per la sorpresa e scuri d'emozione. Non poté fare altro che annuire, nessuna parte del suo corpo rispondeva, tanto era in tensione.

Merlin si mosse leggermente, con timore, arrampicandosi su di lui, portando le mani sulle sue guance e il naso a contatto con il suo. Respirava velocemente quando posò le labbra sulle sue, schiudendo di poco la bocca e i denti, accarezzandogli lievemente la lingua con la propria.

Dopo qualche minuto e parecchi fremiti, Merlin si staccò da quelle labbra di pesca e "Questo eri tu" disse.

"E poi che ho fatto... Merlin?" Arthur portò due dita sotto il mento di quel ragazzino tremante che gli stava incollato, ma non lo guardava negli occhi. Applicò un po' di forza alzandogli la testa e facendo scontrare nuovamente le sue iridi di cielo con le sue di mare: non voleva più lasciarle andare, le voleva sue per sempre.

"Ho paura" sussurrò Merlin, guardandolo spaesato.

"Hai paura... di me?" mormorò Arthur, lo sguardo ferito.

"Non di te. Ho paura di quello che sta succedendo. Ho paura di quello che provo in questo momento. E ho paura che se dovessi dirlo a voce alta, i miei pensieri se ne volerebbero via e non tornerebbero più da me. Mai più..."

Merlin era così terrorizzato che Arthur non poté fare a meno di stringerlo a sé, mormorandogli più volte "va tutto bene", accarezzandogli la testa e dandogli piccoli baci sugli occhi e sulle guance. Quando smise di tremare e si riprese un po', Merlin si sentì un perfetto idiota.

"Possibile che con te debba sempre fare figure di merda? Ma perché non imparo a starmene zitto?" e fece una faccia talmente afflitta e buffa che Arthur non riuscì a trattenere un sorriso.

"Sei adorabile quando fai queste facce, Merlin. Ti terrei abbracciato stretto tutto il giorno."

"E non si può proprio?" quasi supplicò lui.

"Se dipendesse da me, guarda, anche tutta la vita..." Arthur accese il cervello un secondo dopo aver acceso le corde vocali e si accorse un istante troppo tardi di ciò che aveva detto.
"Ehm... forse è meglio che raggiungiamo gli altri... " borbottò imbarazzato, cercando di mettersi a sedere.

Il peso leggero di un corpo gracile, ma sorprendentemente forte, lo costrinse nuovamente con la schiena sul letto.

Ora era Merlin a guardarlo con occhi sbarrati, le lunghe ciglia quasi sfioravano l'arcata sopraccigliare, tanto erano aperti.

Si osservarono per un paio di secondi, incredulità e speranza sul volto del moro, imbarazzo e passione su quello del biondo.

"Non vuoi sapere come finiva il mio sogno?" domandò Merlin rompendo il silenzio.

"Ho paura di saperlo."

"E io ho paura di raccontarlo, ma è stato bellissimo. E non parlo solo del sesso," disse arrossendo furiosamente "parlo di tutto quello che è venuto dopo. Della vita insieme di quell'Arthur e quel Merlin del mio sogno. Del principe e del servo. Del più grande re che la storia abbia mai conosciuto e del suo stregone di corte, nonché migliore amico, nonché amante fedele. Questa notte io ho visto la loro prima volta, quando è sbocciato il loro amore, ma ho visto anche tutte le altre volte, tutto quello che hanno costruito insieme. E, chiamami pazzo, Arthur, ma loro avevano le nostre facce. Loro eravamo noi. Noi siamo loro. Puoi non credermi, se vuoi..."

"Ti credo" disse solamente, interrompendo il flusso delle sue parole. E non sapeva neppure lui perché. Era tutto talmente assurdo, ma sapeva di credergli sin dalla prima parola, sin dal primo tocco. Ora era lui ad avere una paura fottuta, dannazione.

Con la paura nel cuore, si ritrovarono abbracciati, come se il pensiero di separarsi nuovamente dall'altro, dopo una vita, dopo secoli passati a cercarsi e a rincorrersi fra le pieghe del destino, fosse semplicemente inconcepibile. Le labbra di Arthur cercarono febbrilmente quelle di Merlin, come se volesse bere tutto di lui, anche il più profondo granello della sua anima. Ne aveva bisogno per continuare a vivere. Ne aveva bisogno più dell'aria stessa.

Spinse il bacino verso di lui, agognando una completezza che sapeva Merlin non era ancora pronto a concedergli.

Lui mugolò e si contorse fra le sue braccia, andandogli incontro per quanto riusciva, appiccicandosi alla sua pelle calda e continuando a cercare una maggiore superficie di contatto.

"Arthur, ho paura..."

"Non ti preoccupare, piccolo, non farò niente che tu non voglia" gli sussurrò sulla bocca. Fu una frase di tre secondi, ma riprese a baciarlo con irruenza e necessità dopo quel tempo che gli parve infinito, corrisposto dall'altro con altrettanta passione.

"Oddio, lo stai facendo di nuovo... Arthur... mi ecciti da morire" gemette Merlin sentendosi avvolgere da un calore assurdo.

"Questa volta non c'è nessuno qui, sono tutti giù a fare colazione..."

"E le pareti sono insonorizzate, sai, per via della chitarra" mormorò malizioso.

"Quindi se io ti facessi così"

"Ah!"

"... o così..."

"Arthur, cazzo, ah..."

"... non ti sentirebbe nessuno" disse lui con un sorriso da diavolo e gli occhi luccicanti come quelli dell'angelo più luminoso.

"Oddio... no, non mi sente nessuno ma... ah! Arthur... oddio, oddio..." Merlin stava impazzendo sotto i suoi tocchi. Si agitava come un gatto e Arthur si stava eccitando sempre di più a vederlo contorcersi così grazie a lui. Perché era lui, Arthur Pendragon, che stava guardando, toccando, amando Merlin Emrys. Era sotto le sue mani che la creatura più perfetta al mondo stava perdendo il lume della ragione, annebbiato dal desiderio. Era sotto il suo tocco che sentiva esplodere la vita della sua anima gemella. Le sue mani, sue e di nessun altro. E per questo si sentì in paradiso, privilegiato. E sentì veramente di poter toccare il cielo con un dito quando sentì che Merlin, pur perso nei suoi gemiti, lo ricambiava, cercando di copiare i suoi gesti. Fu un cambiamento improvviso, e per questo ancora più piacevole.

Non riuscì a non emettere un lungo lamento nel momento in cui si accorse che Merlin era veramente vicino e pulsante e vivo di passione.

Ed era suo.

E lui era di Merlin.

Era sempre stato così e sempre lo sarebbe stato.

"Arthur, muoio... Toccami, ti prego." Merlin doveva essere veramente eccitato perché una frase simile gli scivolasse fuori dalla bocca con quella lascivia disarmante. Era oscenamente bello e Arthur sentì una scossa elettrica scorrergli nel sangue dai piedi fino alla testa, fermandosi nel bacino, molto, molto vicino alla mano di Merlin che si muoveva a ritmo con la sua.

"Merlin, sei mio" ringhiò imprigionandogli la bocca con le labbra e, con una carezza più forte delle altre, lo sentì contrarsi, bloccarsi, inarcarsi e infine rilassarsi sotto di lui. La vista di Merlin così vulnerabile ed eccitato dette il colpo di grazia al giovane biondo, che sentì con un colpo al cuore tutta la sua eccitazione riversarsi nei boxer che ancora l'altro stringeva.

"Sei pazzo e farai impazzire anche me..." ridacchiò Merlin con il viso arrossato nascosto nell'incavo del suo collo.

"Se questo è essere pazzi, allora rinchiudetemi in manicomio perché è esattamente così che vorrei..." si interruppe di colpo, memore della dichiarazione imbarazzante di poco prima.

"... sì, anche io passerei volentieri così la mia vita" lo tolse Merlin dall'imbarazzo, con un sorriso sincero che gli illuminava il volto felice e radioso.

Arthur sorrise e pensò, ancora una volta, che veramente non aveva mai visto nulla di più bello al mondo.

E per Merlin quella fu casa.


*Angolo dell'autrice*

Carissime tutte, ecco qui il nuovo capitolo. Non ho molto da aggiungere se non che all'inizio questa scena non era assolutamente prevista, ma, sapete com'è, una lezione noiosa, il Merthur nella testa che non andava via, l'ispirazione che arriva improvvisa e... quei due matti hanno fatto come diavolo gli pareva. Non che mi dispiaccia, eh? Un capitolo solo su di loro avevo proprio voglia di scriverlo.
Gli altri hanno avuto la sensibilità di lasciarli da soli, senza disturbarli, quando hanno visto che erano insieme. Che bravini!
*pat pat sulla testa ai suoi pg*
Boh, non so se è un buon lavoro, io mi sono divertita a scrivere questa parte e Merlin e Arthur si sono divertiti a recitarla, quindi direi che l'unica speranza che mi rimane è che a voi sia piaciuto leggerla!
Se avete voglia di lasciarmi un commentino, come sempre, mi fareste felice. ^^
un abbraccio,
snowfeather
  
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