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Autore: Alice_Nekkina_Pattinson    15/05/2012    6 recensioni
Storia partecipante al contest "Personaggi secondari contest- Perché non ci sono solo Edward e Bella" di Luna Ginny Jackson."
Mentre Bella li guardava sorridenti, c'era Edward che giocava con Renesmee, che la prendeva in braccio e la faceva volteggiare, Edward che era un padre fantastico per la mia bella nipotina; lui era un padre.
Il mio non lo era; non solo mi ha odiato, al punto di farmi rinchiudere, ma uccise anche mia madre per poter stare con la sua amante.
Arrivata Ottava.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga, Breaking Dawn
- Questa storia fa parte della serie 'Passato, presente e futuro.'
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Fanfic
Ciao a tutti!!! XD
Spero che vi piaccia questa storia, ha partecipato al contest "Personaggi secondari contest- Perché non ci sono solo Edward e Bella" di Luna Ginny Jackson.


Nick: Alice_Nekkina_Pattinson

Fandom: Twilight
Titolo Fanfiction: Visioni del passato
Contest: Personaggi secondari Contest - Perchè non esistono solo Edward e Bella. 
Rating: Giallo 
Avvertimenti: One-shot,
Generi: Drammatico, Malinconico, Sentimentale.
Personaggi: Alice Cullen (protagonista)
Jasper Hale, Edward Cullen, Renesmee Cullen (secondari)
James, nuovo personaggio (solo accennati).
Introduzione/Trama: Mentre Bella li guardava sorridenti, c'era Edward che giocava con Renesmee, che la prendeva in braccio e la faceva volteggiare, Edward che era un padre fantastico per la mia bella nipotina; lui era un padre. Il mio non lo era, non solo mi ha odiato, al punto di farmi rinchiudere, ma uccise anche mia madre, per poter stare con la sua amante.
ndA: Allora in questa one-shot, provo a raccontare la vita di Alice, quel poco che lei ricorda dopo aver visto il video di James.
E guardando Edward, ripensa al suo di papà, che purtroppo non fu come Edward è nei confronti di Renesmee.

 

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Banner fatto da "  Camilla L " (aggiunto il 3 novembre 2012)

Visioni del passato storia di Alice_Nekkina_Pattinson banner di Camilla L
Visioni del passato

Alice's pov


Mentre finivo di sistemare i vestiti nuovi nell'armadio, sentii la risata cristallina di Renesmee provenire dal giardino, mi affacciai e li osservai appoggiata allo stipite della finestra.
Mentre Bella li guardava sorridenti, c'era Edward che giocava con Renesmee, che la prendeva in braccio e la faceva volteggiare, Edward che era un padre fantastico per la mia bella nipotina; lui era un padre.
Il mio non lo era; non solo mi ha odiato, al punto di farmi rinchiudere, ma uccise anche mia madre per poter stare con la sua amante, con loro ci finì mia sorella, purtroppo.
Guardare quel video di James, mi fece ricordare parecchie cose della mia vita, forse era meglio se non le ricordavo.Avevo quattro anni quando ebbi la prima visione, vidi mia madre inciampare con uno dei tronchi per la legna e rompersi una caviglia, l'avvertii di fare attenzione, così lei sentendomi vide il legno e non cadde.
Un'altra volta, vidi che la nonna presto ci avrebbe fatto visita e lo dissi subito alla mamma, la quale mi sorrise e disse che non era possibile, che era fuori città, ma quando esattamente due ore dopo arrivò, si girò e mi guardò stranita.
Da lì in poi ebbi altre visioni, tutti innocenti, ma quando lo venne a sapere mio padre si arrabbiò moltissimo. Diceva che la dovevo smettere di dire bugie e che se la gente lo veniva a sapere, mi avrebbero preso per matta, ma mamma mi difendeva, dicendo che non facevo nulla di male, che non lo facevo apposta, che ero sempre loro figlia.
Con il passare degli anni le visioni aumentavano, a volte erano chiare, altre meno.
Man mano che crescevo cercavo di non dire nulla, solamente di quelle importanti ne parlavo con mia madre.
Crescendo venni vista male da tutti i parenti, non mi capivano, mi giudicavano responsabile di quello che si avverava dalle mie visioni, ma non capivano che non era colpa mia, ma era già tutto scritto, anche la gente del paese mi evitava, così come tutti i bambini della mia età, l'unica amica che avevo mi abbandonò anche lei, per tutti ero un mostro, una visionaria e presto rimasi sola.
Solamente mia madre e mia sorella ancora mi volevano bene, la mia piccola sorellina che mi chiedeva sempre, perché ero triste o altro.
Un giorno all'età di 18 anni, mentre ero in cortile a giocare con la mia sorellina Cynthia, ebbi una visione orribile:
mia madre stava camminando tra il folto fogliame e alberi nel bosco, era diretta a casa della nonna, dietro di lei silenzioso la seguiva un uomo incappucciato.Mentre avanzava estrasse un coltello da dietro la schiena, e quando fece per colpire, con il piede pesto un ramo e lo ruppe, mia madre di girò di scatto, vide il coltello e il volto dell'uomo coperto, vide solamente gli occhi, ma non fece in tempo ad urlare, che l'uomo la colpì al cuore e mia madre si accasciò a terra.

Rimasi paralizzata da quella visione, rimasi ancora per un attimo con lo sguardo vacuo, mentre mia sorella preoccupata mi scuoteva urlando.
"Alice, Alice, che cosa hai? Alice, stai bene? Che hai visto?" mi chiese.
Rimisi a fuoco la vista e la vidi davanti a me, era preoccupatissima, mi alzai e corsi in casa cercando mia madre, lei mi seguì.
Aprii di scatto la porta, "Mamma, mamma! Dove sei?" urlai spaventata nel non trovarla.
Spuntò dalla cucina con una faccia allarmata.
"Figlia mia che succede?" mi chiese guardando il mio volto.
"Mamma, in questi giorni tu hai intenzione di andare dalla nonna?" le chiesi.
"Si, il nonno sta male e io la sto aiutando, perché?"
"Non devi andarci! Ti succederà una cosa brutta nel bosco, non devi uscire, non devi andare per il bosco in questi giorni"
"Perché cosa hai visto?" mi chiese allarmata, lei era l'unica insieme a mia sorella, a chiedermi tranquilla delle mie visioni, si fidava, sapeva che non ero pazza e che ero buona, che le cose che erano successe non erano per colpa mia, ma per colpa dei parenti che non mi credevano.
"Mamma, ho visto un uomo che ti pugnalava!" mi fissò e le cadde dalle mani il sacco con la farina, si portò la mano alla bocca e mi fissò, io ero spaventata e sconvolta, mi venne incontro e mi abbracciò stretta a sè.
"Tranquilla tesoro, non andrò se è questo che hai visto" ma appena finì di dire così, sentimmo la voce di papà urlare e sbattere la porta.
"Che cosa ha visto sta volta sentiamo?" urlò, Cynthia, si spaventò e andò dietro la mamma, lei si staccò da me e papà mi fissò.
"Allora?" incalzò.
"Io… ehm… ho visto qualcuno uccidere la mamma mentre andava dalla nonna" mi guardò malissimo.
"Quando la smetterai di dire bugie eh? Hai diciotto anni e ancora non la smetti? Tutto il paese ti crede pazza, una strega, un demone! Anche la famiglia!" urlò.
"Ma è vero, io l'ho visto!" mi difesi.
"Caro, non si è mai sbagliata e.." ma non la fece finire.
"No, tu andrai come devi dai tuoi, tua madre ha bisogno di te" poi guardando me disse "Tu faresti meglio a smetterla" poi andò in camera sbattendo la porta.
Nei giorni seguenti avevo pregato con tutta me stessa la mamma, di non andare, che avevo avuto di nuovo una visione simile, ma lei sorridendomi mi disse "Stai tranquilla, farò attenzione, papà si arrabbierà se non vado, grazie tesoro", piansi quando la vidi uscire, non ero riuscita a fermarla, così si inoltrò nel fitto bosco.
Dopo due ore che vidi che non tornava, incomincia ad agitarmi, feci per uscire, ma venni bloccata da mio padre.
"Dove vuoi andare?" mi chiese.
Strattonai il braccio, ma non riuscii a liberarmi.
"La mamma…" sussurrai solo.
"Smettila!" urlò.
Ma trovarono la mamma nel bosco come avevo previsto, e io non ero riuscita a fermarla.
Qualche tempo dopo mio padre si risposò, la mia vita peggiorò ancora di più, la sua nuova moglie non faceva altro che darmi fastidio e dare attenzioni a Cynthia.
Non mi importava delle sue attenzioni, volevo solamente poter andarmene quando una visione mi sconvolse.
Mio padre che pagava un uomo.Quest'uomo che si metteva il cappuccio e si sistemava il coltello dietro la schiena, poi prendendo la mano di mio padre, sussurrò "Farò come detto, la ucciderò".

Capii che si riferiva a mia madre, non ci potevo credere, mio padre era il mandante, subito dopo un'altra visione.
Mio padre che corrompeva lo sceriffo per coprire tutto!Loro che si stringevano la mano e sorridevano, poi quando usciva dalla stazione di polizia, una donna bionda si avvicinava a mio padre e lo baciava.
Aveva un'amante, aveva deciso di uccidere la mamma per stare con l'amante, e la amante era proprio la donna con cui si era risposato.Non potevo neanche andare dallo sceriffo perché era d'accordo, non sapevo cosa fare, non ero riuscita a evitare l'uccisione della mamma.
Il giorno seguente scappai di casa e andai dagli zii, gli raccontai tutti e gli chiesi aiuto, ma loro mi rifiutarono dicendo che ero pazza e una bugiarda, che dovevo andarmene, che ero una strega, che tutto quello che era successo a loro era stata colpa mia, che portavo male.
Ero sola, sola contro tutti.
Probabilmente raccontarono tutto a papà, perché qualche giorno dopo mi trovò e mi fece rinchiudere in manicomio.
Io a diciotto anni chiusa in un manicomio, mio padre disse che ero pazza, mia sorella Cynthia non seppe mai nulla del fatto che era stato nostro padre, a far uccidere la mamma, non feci in tempo a dirglielo.
Disse ai dottori che ero pazza, che dicevo di avere delle visioni, così mi rinchiusero in una stanza da sola, mente in girò disse che ero scomparsa.
Era sporca, spoglia di qualsiasi cosa, c'era solamente una brandina in mezzo alla stanza, nulla più.
Il direttore venne a farmi visita la sera stessa, era un uomo alto, capelli neri, occhi strani, avrei giurato di averli visti rossi nei giorni avvenire, aveva la pelle pallida, sembrava quasi completamente bianca, ed era freddo.
Mi sorrise gentile e si presentò.
"Buonasera signorina Brandon, la sua cartella dice che è stata rinchiusa per delle visioni, uhm… è vero? Io comunque sono Stefan" ma io non risposi, tanto era inutile, nessuno mi avrebbe creduto.
Da quel giorno non parlai con nessuno, nessun medico era gentile con me, nessuno, solo quel Stefan, man mano incominciai a fidarmi un po', sembrava davvero gentile e interessato a me, sembrava credere alle mie visioni.
Durante uno dei controlli, successe che ebbi una visione, era su di me questa volta.

Dei dottori che mi portavano a fare l'elettrochoc, ma non capivo il perché.

Incominciai a tremare, lui se ne accorse e cercò di rassicurarmi, sembrava che ci tenesse a me, notai qualcosa di strano in lui, i suoi occhi, i suoi modi di fare.
Non capivo il perché di quella visione, non avevo fatto nulla eppure il giorno seguente, mi ci portarono.
Dolore, solamente dolore sentii in quel momento, forti scariche avvenivano nella mia testa e poi il buio.
Successe altre volte, ormai incominciavo a non ricordare nemmeno il mio nome, avevo paura, solamente paura, pregavo che tutto questo smettesse, non capivo com'era possibile che mio padre abbia potuto fare questo a me e alla mamma, non sapevo nemmeno cosa stava succedendo a Cynthia ed ero sola, sola in una stanza buia.
I secondi, i minuti, le ore, i giorni, il tempo passava inesorabile li dentro, subivo solo dolore, volevo che qualcuno mi aiutasse, Stefan si scusava, non poteva fermare le cose.
Poi un pomeriggio urlai, urlai non dal dolore, ma dalla paura, Stefan accorse in camera e mi chiese cos'era successo.
Gli raccontai della visione e si irrigidì.
C'era un uomo biondo, dagli occhi rossi che mi cercava e dopo un po' riusciva a trovarmi.Voleva farmi del male, vedevo che si avvicinava sempre più e io per quanto indietreggiassi non avevo abbastanza spazio, infatti poi sentivo una cosa dura e fredda dietro a me, il muro.
Ero in trappola.
Poi mi si avventava contro e mi mordeva il collo.
Stefan spalancò gli occhi e mi guardo serio e preoccupato."Ho capito chi è. Ma ti salverò io okay?" allora mi credeva, ma non fece in tempo a dirmi altro che mi presero e mi rifecero di nuovo quella tortura, incominciai a perdere i ricordi.
Non sentivo più nulla intorno a me, non mi ricordavo quasi nulla, neanche del perché fossi li, in quella stanza.
All'ennesima visione di quel mostro, lui che mi vedeva, che ci vedeva scappare, avvertii Stefan, allora lo sentii prendermi e portarmi lontano, ma mentre facemmo per andarcene, venne bloccato da quel mostro.
Riuscii a correre lontano con me in braccio e nascondermi in una grotta, mi sussurrò all'orecchio "Non permetterò che ti prenda, ti salverò" e poi mi sentii mordere il collo, urlai dal dolore.
Non lo sentii più, incominciai solamente a sentire dolore, molto dolore, ancora più forte di quello che avevo provato li dentro, stavo bruciando, mi sentivo bruciare all'interno.
Pregai che qualcuno lo facesse smettere, ma niente, nessuno veniva a spegnere le fiamme, com'era possibile che le sentivo ancora?
Che ero ancora viva.
Poi sentii un forte bruciore alla testa, poi buio, persi conoscenza, persi la cognizione del tempo, non ricordavo nulla, la mia vita, chi ero, solamente un nome Alice, pensai fosse il mio, poi nel silenzio che mi circondava, aprii gli occhi.
Tutto intorno a me era buio, nel momento esatto che pensai di alzarmi, mi ritrovai in piedi, non me ne capacitavo com'era possibile.
Uscii fuori dalla grotta e fui invasa dalla luce del sole, che riflettendosi sulla mia pelle, creava tantissimi piccoli diamanti, mi fissai le braccia e le mani, non capendo com'era possibile.
Ero pallida, fredda e avevo la pelle dura, oltre che continuava a brillare, ma quello che mi sembrò strano e che mi dava fastidio è che mi sentivo la gola in fiamme, bruciava e non sapevo come farla smettere, portai una mano alla gola e strinsi leggermente.
Quando feci per incamminarmi ebbi una visione…
Un ragazzo biondo che vagava da solo, aveva gli occhi rosso sangue, ma aveva il volto straziato dal dolore, dal rimorso, aveva bisogno d'aiuto, così come serviva a me.
Camminava per le strade innevate, fino a raggiungere una locanda, dove vidi me seduta ad attenderlo, poi vidi il nome della città, Philadelphia.
Poi vidi noi due insieme.
Non sapevo chi fosse quel ragazzo, ma sapevo che aveva bisogno di me, era sulla mia strada, aveva un'espressione così addolorata.Ripensai ai suoi occhi rossi, aveva anche la pelle pallida, come me, forse avevo capito cosa ero diventata, ero un vampiro, la gola bruciava, perché bruciava di sete.
Neanche il tempo di schifarmi che ebbi un'altra visione.
Vidi una casa in mezzo agli alberi, vidi una famiglia dagli occhi dorati, li vidi cacciare animali.
Li vidi felici…
Capii che c'era un altro modo per sopravvivere, così nei giorni seguenti andai a caccia di animali, mi sorpresi della mia velocità, forza, resistenza, ero cambiata, ero diversa, ma non sapevo chi era stato, non ricordavo nulla, niente del mio passato, ero sola in mezzo al nulla, nella mia testa avevo solo il viso di quel ragazzo, mancava ancora un po' prima del nostro incontro, al suolo la neve era già attaccata, in quel momento ancora doveva cadere.
Attesi che arrivasse il giorno, nel frattempo avevo avuto un'altra visione dove scoprii che si chiamava Jasper.
Man mano che il tempo passava, capivo sempre di più le mie nuove capacità, notai anche che le visioni erano molto più chiare di quando ero umana, potevo anche scavare.
Più il tempo passava, più i miei occhi da rossi, man mano cambiavano colore.
Incominciò a nevicare e capii che il giorno stava arrivando, mancava poco e avrei incontrato Jasper, il mio futuro.
Incominciai a correre verso Philadelphia, una volta arrivata entrai in quella locanda e attesi, passarono altri due giorni, poi all'improvviso sentii aprire la porta del locale.
Un profumo dolce di miele e odore di vampiro invasero le mie narici, mi voltai e lo guardai da lontano, quando si accorse di me, mi alzai e a passo lento mi avvicinai a lui, sorridendogli felice di averlo trovato.
Lui prima si mise in posizione di difesa vedendomi avvicinarmi, poi quando capì, si raddrizzò e attese, quando fui ad un palmo da lui, gli offrii la mano che lui prese e baciò.
"Mi hai fatto aspettare parecchio" dissi sorridendogli.
"Le chiedo umilmente perdono signorina" disse facendomi un piccolo inchino e sorridendomi.
Quando i nostri occhi si incrociarono, vidi la speranza, finalmente non ero più sola, lui era il mio futuro, così come io avrei aiutato lui, lui avrebbe aiutato me, ci saremmo aiutati a vicenda.
Dopo un altro scambio di sguardi, uscimmo insieme da quel posto, gli spiegai tutto, cosa avevo visto, che esisteva un altro modo per vivere, non c'era bisogno di uccidere essere umani, lui rimase incredulo all'inizio, poi felice accettò e andammo così a caccia di animali.
Passò del tempo prima di poter raggiungere quella famiglia che avevo visto nella mia visione, nel frattempo entrambi avevamo adottato quel modo di vivere, entrambi assumemmo gli occhi dorati.
Nel passare tutto quel tempo insieme, ci innamorammo, ricordo ancora il nostro primo bacio, eravamo in riva al lago, stavamo passeggiando mano nella mano, ammiravamo il riflesso della luna sull'acqua ed eravamo entrambi imbarazzati, poi mi prese il volto tra le sue mani e si avvicinò con lentezza, con dolcezza e poi posò le sue labbra sulle mie, fu il contatto più piacevole della mia vita, le nostre labbra combaciarono come pezzi di un puzzle, ricambiai immediatamente e ci sussurrammo il nostro amore.   
Io sapevo tutto del suo passato, di quello che aveva dovuto passare, si odiava per tutto, ma gli feci capire che non era colpa sua, lui non sapeva che ci fossero altri modi di vivere e che si doveva perdonare.
Ebbi un'altra visione, era arrivato il momento di andare incontro a quella famiglia, lui appoggiò la mia visione, la mia decisione, disse che se era quello che aveva visto per il nostro futuro mi avrebbe seguita, mi avrebbe seguita ovunque.
Arrivammo così davanti casa e suonammo.
Ci vennero ad aprire un uomo biondo e una donna dai capelli color del caramello.
"Salve, chi siete?" ci chiese il biondo.
"Salve, siamo Alice e Jasper, piacere di fare la vostra conoscenza, siete i Cullen vero?" dissi sorridendo e tutta entusiasta di averli trovati.
"Si, siamo noi, possiamo esservi utili?" ci chiese ancora, "Sono Carlisle comunque" e si presentò.
"Vorremmo unirci alla vostra famiglia se ci volete, possiamo spiegarvi" dissi, sentii Jasper affianco a me irrigidirsi.
"Ma certo, entrate" ci disse la donna, "Io sono Esme".
Ricordo che parlammo tanto e furono gentili, ci accolsero subito, ricordo anche la faccia di Edward quando ritornò dalla caccia e vide tutte le sue cose in garage, perché avevo preso la sua camera.
Sentii aprire la porta della camera di scatto e comparire un ragazzo dai capelli rossicci e gli occhi dorati.
"Che ci fai in camera mia?" chiese sorpreso.
"Ciao sono Alice e abiterò con voi adesso insieme a Jasper" risposi tranquilla.
"Fin li l'avevo capito, me l'hanno accennato i miei, perché sei in camera mia?"
"Bè la tua camera ha la vista migliore sul lago, così l'ho presa" risposi sorridendogli.
"Non hai pensato che forse il proprietario della camera, potesse non essere d'accordo?" mi chiese.
"Ho già visto la tua risposta" ribattei.
"Visto?" chiese perplesso.
"Si, io vedo il futuro, le conseguenze delle decisioni" risposi.
"Scusa se ti abbiamo disturbato e occupato la camera, non sono riuscito a fermarla, se vuoi c'è ne andiamo" disse Jasper uscendo dal bagno dove stava sistemando delle cose.
"No, no tranquillo, non fa nulla, lascio la camera a questa bella signorina, tanto per me è uguale, solamente poteva aspettare a mettere tutto in garage" rispose sorridendo.
"Ti darò una mano… se vuoi" propose Jasper.
"Certo, grazie, io sono Edward" e allungò la mano, Jasper la strinse e rispose "Io sono Jasper, lei penso che tu lo sappia già è Alice".
Si misero subito all'opera e fecero amicizia, così come anche io, nei giorni e mesi seguenti.
Diventammo subito molto uniti, in fondo è sempre stato il mio fratello preferito.     
Molto tempo dopo, con l'arrivo di Bella e con la scoperta di molti ricordi sul mio passato, scoprii anche che la mia vera sorella aveva avuto una figlia, che purtroppo mai avrei potuto vedere.
Ero talmente presa dai ricordi, che non sentii l'arrivo di Jasper alle mie spalle, mi sentii avvolgere da due braccia forti e il suo viso ad un centimetro dal mio, con il mento appoggiato alla mia spalla.
"Ehi, va tutto bene? Sento che sei triste" mi chiese.
"No, va tutto bene, solo brutti ricordi, almeno solo in parte brutti, per il resto da quando sei arrivato tu nella mia vita, sono sempre e solo bellissimi ricordi" dissi io girando il capo e facendo incontrare le nostre labbra, mi strinse di più a se, poi riguardando fuori, vidi Edward alzare lo sguardo e sorridermi.
Lo stesso fece Renesmee che ci urlò di scendere a giocare con lei.
"Zia Alice! Zio Jasper! Venite qui a giocare con noi? Dai!!!" sorridemmo entrambi e poi con un salto scendemmo giù."Ma certo mia piccola milady, giochiamo a prenderci?" propose scherzoso Jasper.
"Vediamo se ci riesci" lo sfidò e si mise a correre, subito Jasper la inseguì, la risata cristallina di Renesmee si diffuse per tutto il bosco, eco della nostra.
Guardai Bella, Edward e tutti gli altri, i volti della mia famiglia.
Capii che non avrei voluto mai essere in nessun altro posto in vita mia.

Giudizio della giudiciA:


Alice_Nekkina_Pattinson con “Visioni del passato”
Grammatica e Lessico 6,7/10
Originalità 9,6/10
Stile 7/10
Caratterizzazione dei personaggi 9,6/10
Gradimento personale 9/10
Punti Bonus: +1
Totale 42,9/50

 

Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, ci tengo molto visto che adoro follemente Alice :D
CiaoooooooooooooooooooooooXD

   
 
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