Quando
il sole sorse li trovò abbracciati.
Si
erano addormentati poco dopo essersi baciati, sfiniti ma felici. Non erano
nemmeno sicuri di non stare sognando.
La luce
che entrò dalla grotta svegliò Rea, che aprì un occhio, confusa. Non sapeva dove fosse, con chi o perché.
Si mise
a sedere e si stropicciò gli occhi.
“Che ore sono?” si chiese assonnata. Guardandosi
intorno si ricordò dov’era, con un certo dispiacere. Aveva
fame.
Si alzò
in piedi e si stirò, cercando di svegliarsi un po’. Rin non si era accorto di nulla. Lo fissò sorridente e si
sfiorò le labbra con un dito, ripensando alla sera prima.
Un
bacio così dolce non l’aveva mai avuto. Poi le venne in mente una cosa.
“Ma quindi adesso stiamo insieme?
Oppure no?” si
chiese.
Avrebbe dovuto domandarglielo? O era fuori luogo? Scacciò quei pensieri e si
concentrò solo sulla felicità che stava provando, non voleva e non doveva
distruggere quel momento.
Una
mezz’ora dopo, quando era finalmente cosciente, si mise su uno scoglio in riva
al mare. L’acqua era invitante.
Guardò
il ragazzo e fece spallucce. “Tanto questo dorme per
le prossime due ore come minimo” si disse. Prese un bel respiro e si
tuffò.
Le
sembrò di rinascere: il mare era sempre stato una seconda casa, sott’acqua quasi
riusciva a respirare. Vide i pesci nuotare sotto di sé, il blu tutto intorno e
si sentì bene. Tornò in superficie.
“Cavolo, è bellissimo!” esclamò.
Fece
qualche bracciata per allontanarsi ancora un po’ dalla grotta e cercò intorno a
sé la spiaggia che aveva detto Rin la sera prima. La
vide esattamente dietro alla caverna. “Ormai siamo
qui” pensò.
Il
ragazzo aprì gli occhi quando il caldo fu insopportabile. Sentiva la pelle
bruciare per colpa del sole.
“Yukio, chiudi la finestra” disse mezzo addormentato.
Si girò
e sentì la roccia dura sotto di sé.
“Che roba è?” si chiese. Aprì gli occhi e si mise a
sedere. Era solo nella grotta.
“Rea?” chiamò a voce alta. Non rispose nessuno.
Si
erano addormentati insieme e adesso si risvegliava da solo. Non era un buon
segno. Si affacciò sul mare e scrutò l’orizzonte. Vide qualcosa muoversi una
decina di metri più a largo e strinse gli occhi per distinguere la
figura.
“Rea!” gridò di nuovo. Il profilo si fermò e si voltò.
Qualcuno mosse il braccio in segno di saluto e poi scomparve sotto la
superficie.
Un
minuto dopo la ragazza tornò in superficie sorridente.
“Buongiorno!
Ho visto che dormivi tanto bene e ti ho lasciato stare, ma
avevo troppo caldo per rimanere dentro e mi sono tuffata” gli disse. Si
sedette sulla riva e strizzò i capelli.
“Quanto tempo è che sei
sveglia?” le domandò Rin, mettendosi di
fianco a lei.
“Non saprei.
Un paio d’ore, penso” rispose
lei, facendo spallucce.
“Ho fatto in tempo ad arrivare in spiaggia e tornare indietro
prima che tu ti accorgessi che me n’ero andata, quindi
è un po’ che nuoto. A proposito, abbiamo intenzione di
rientrare in albergo prima che ci diano per dispersi oppure facciamo casa
qui?” s’informò. Il ragazzo
si avvicinò un po’ di più e l’abbracciò.
“Hai così tanta fretta di tornare nel caos del mondo
civile?
A me qui piace” le
rispose.
“Hai ragione, però io ho fame, mi piacerebbe pranzare senza
doverti veder prendere fuoco.
È un po’ inquietante sapere che il tuo migliore amico può
incendiarsi ogni dieci minuti, sai com’è”
disse.
Quelle
parole lo lasciarono un attimo perplesso.
“Allora?
Forza, forse facciamo in tempo anche a cambiarci prima di
mangiare” lo
incoraggiò. Si
gettò di nuovo in acqua, rimanendo sotto per un minuto buono. Quando uscì,
vedendo che non si muoveva, gli si avvicinò e lo schizzò.
“Muoviti, lumaca!” lo prese in giro.
Lui fu
felice che lei sorridesse così e stette al gioco. Avevano ancora un intero
giorno per parlarne, no?
“Terraferma!” esclamò Rin
quando arrivarono in spiaggia. Nonostante tutto era felice di essere
tornato.
“Finalmente!
Ho bisogno di riposarmi in un letto vero!” disse Rea. Aveva
la schiena a pezzi anche se aveva dormito abbracciata a lui. Però ci era stata
proprio bene.
“Andiamo, l’albergo non è lontano” la spronò. Ormai
erano quasi arrivati.
Dato
che circa ventiquattr’ore prima un mostro enorme aveva
attaccato il litorale, non c’erano bagnanti in giro.
“E’ un po’ triste, qui, senza bambini che nuotato e
giocano” osservò la ragazza mentre camminavano.
Arrivarono
davanti alla porta dell’hotel ed entrarono. L’impiegato al bancone li salutò
senza nemmeno alzare gli occhi, così proseguirono per la loro
stanza.
“Secondo te se n’è accorto qualcuno che siamo mancati per un
giorno intero?” gli chiese. Rin fece
spallucce.
“Non credo che sia la prima volta che due ragazzi non tornano
la notte” rispose.
“Cioè?”
“Bé, sì insomma… ecco… due ragazzi da soli al mare…”
iniziò a balbettare imbarazzato. Quando Rea capì divenne rossa come un
pomodoro.
“Che cosa?
No! Non è questo che è successo!” ribatté.
A lui
parve che la cosa le desse molta noia e se ne chiese il motivo. Era così
strano?
“Sì, io lo so e tu lo sai, ma hai intenzione di spiegarlo a
tutti?” le chiese.
“Se serve, certamente!” rispose.
Iniziava
a chiedersi se la sera prima si fossero veramente baciati.
Entrarono
in camera e si guardarono intorno: era tutto esattamente come l’avevano
lasciato.
“Ascolta, ti va se ci cambiamo e poi andiamo a cercare un
posto per mangiare?
Facciamo tutto velocemente e poi torniamo a riposarci” propose Rea.
Rin
annuì.
“Mi va bene” decise.