“Sulle mie labbra”
Capitolo 1:
La pioggia
rendeva impossibile distinguere i contorni delle cose, delle persone…non
riusciva ad orientarsi e rischiò più di una volta di perdersi nell’oscurità
assoluta…poi, finalmente, vide la sua figura, il profilo tanto amato, e seppe
cosa fare. Sfoderò la bacchetta e senza alcuna esitazione esclamò
“stupeficium!”, sorridendo nel vedere l’ennesimo mangiamorte crollare a causa
di un suo incantesimo. L’entusiasmo durò poco, perché un lampo di luce verde
attirò la sua attenzione su una persona, il cui corpo senza vita era appena
precipitato ai suoi piedi…Severus Piton intanto correva sempre più veloce verso
la salvezza…la rabbia era così forte che avrebbe voluto urlare, ma provava solo
un immenso dolore, il suo cuore batteva e…si svegliò, nel suo letto a Hogwarts,
accanto al quale Luna Lovegood dormiva tranquilla. Era stato il sogno a
svegliarla? O forse il suo stesso sudore? Era completamente spugnata, come
appena uscita dalla doccia, e non aveva altra scelta: doveva cambiarsi. Così si
alzò, aprì il baule ai piedi del letto a baldacchino e cominciò a cercare una
veste da camera…ne trovò una a suo parere bruttissima, ma si rallegrò del fatto
che fosse asciutta e la indossò. “Che stupida!” pensò subito dopo “avrei potuto
asciugarla con la magia”. Ma era così distratta in quei giorni…il suo sesto
anno era iniziato in maniera così strana che non riusciva a trovar pace: la Mc
Granitt era ancora la preside (nonostante continuasse ad insegnare la sua
materia: trasfigurazione), Lumacorno oltre a pozioni insegnava anche difesa
contro le arti oscure, il campionato e gli allenamenti di Quiddich erano stati
sospesi a tempo indeterminato e tutto il regolamento sulle case di appartenenza
era cambiato. Lo smistamento era avvenuto regolarmente, come tutti gli anni, ma
gli studenti avevano saputo solo dopo che i dormitori non erano più quelli di
sempre: Corvonero e Grifondoro avrebbero avuto spazi comuni nella storica
sede di questi ultimi, mentre Tassorosso
e Serpeverde avrebbero dovuto convivere al terzo piano, che una volta era
proibito agli studenti. Tutto ciò era conseguenza dell’incredibile ma in parte
giustificata riduzione del numero degli iscritti, che erano meno della metà
degli anni precedenti, e che per ragioni di socializzazione e sicurezza erano
tenuti a stretto contatto tra loro. Le camere dei professori, infatti, non
erano più decentrate, bensì situate a metà strada tra le due sale comuni, il
che gli consentiva di dormire sonni più tranquilli. Tuttavia tutti questi
cambiamenti non erano ben tollerati dagli studenti ( in particolar modo dai
Tassorosso, e come biasimarli?), e il morale era piuttosto basso. In più tutte
le lezioni supplementari di difesa contribuivano a sfiancarli e stressarli
sempre di più, ma erano necessarie…se i mangiamorte avessero attaccato di
nuovo…sarebbe stata la fine, e dovevano essere in grado di difendersi.
Tra i tanti
che si erano ritirati tornando dalle proprie famiglie c’erano tre persone che
avevano scritto la storia degli ultimi anni di Hogwarts: Ron Weasley, Hermione
Granger e Harry Potter. Pensava spesso a loro, e a cosa stessero facendo…erano
mesi che non riceveva più notizie (la posta era controllata e sarebbe stato
troppo rischioso), anche se la rassicurava sapere che l’Ordine della Fenice
l’avrebbe avvisata in caso di disgrazia. Si, senza dubbio i suoi genitori
sarebbero venuti a scuola ad avvisarla. Questo era l’unico pensiero che le
donava un po’ di tranquillità, anche se continuava a fare quel terribile sogno
e a svegliarsi all’improvviso come se fosse stata davvero per ore sotto la
pioggia battente. Forse avrebbe dovuto parlarne con la Mc Granitt, ma aveva
passato abbastanza tempo con Harry da essere contagiata dalla sua pessima
abitudine di non riferire le cose potenzialmente importanti finché non riteneva
di non avere scelta.
Richiuse le
tende, si sistemò sotto le coperte, chiuse gli occhi…pioggia, mangiamorte,
quella figura nell’ombra, quel corpo senza vita…li riaprì all’istante. Non
voleva più fare quel sogno. Dato che uscire dal castello era contro il
regolamento si limitò a vestirsi, e a scendere nella sala comune, che
stranamente non era vuota: uno strano uccello dall’aria selvaggia la attendeva
alla finestra, cosa un po’ insolita in verità, e ancor più stranamente volò via
senza neanche bere un po’ appena lei prese la lettera. Evidentemente scritta
con una penna alteragrafia, brevettata da Fred e George, era breve ma
importante:
“Va tutto
bene, mi manchi, vorrei poterti dire di più ma davvero non posso. Lo sai…avrei
tanto bisogno di parlarti, sento che sto cambiando e vorrei che tu potessi
starmi accanto. Saluti dagli altri.”
Era perplessa,
ma comunque felice…Hermione, la sua migliore amica, le aveva finalmente fatto
avere sue notizie! Aveva detto che andava tutto bene, quindi poteva stare un
po’ più tranquilla di prima…quanto al cambiamento che stava avvenendo in lei,
beh, era facile immaginarlo. Erano mesi che vagava con Harry e Ron alla ricerca
degli horcrux nascosti da Voldemort, chissà in quali condizioni viaggiavano e
dormivano, sperava che almeno gli eventuali combattimenti non fossero stati
troppo duri. Queste esperienze cambiano le persone, lo sapeva anche lei, non
era più stata la stessa dopo il suo primo anno ad Hogwarts, quando aveva
riaperto la Camera dei Segreti perché manovrata dallo stesso Voldemort. Anzi,
da uno dei suoi horcrux…maledetti, dovevano essere trovati e distrutti.
Non sapeva di
preciso quanto tempo aveva trascorso su quella poltrona a pensare al biglietto
ricevuto, ma ben presto si rese conto che il sole era alto nel cielo ed era
senza dubbio ora di colazione. Senza particolare entusiasmo si recò in Sala
Grande, dove i cinque lunghi tavoli erano stati sostituiti da tre di forma
circolare e misura piuttosto ridotta, uno era riservato agli insegnanti, gli
altri erano per gli studenti di tutte le case. L’unica cosa che era rimasta
invariata, con grande piacere dei commensali, erano la quantità e la bontà del
cibo che veniva servito…le tavole erano imbandite e stracolme di ogni genere di
alimento adatto per la colazione, e Ginny si servì porzioni piuttosto generose:
le giornate erano sempre più impegnative, e aveva bisogno di energie.
Nonostante i dolci esercitassero una buona attrazione, non riusciva a smettere
di pensare a quel sogno che continuava a occupare le sue ore di sonno, non
sapeva come spiegarlo, e forse non voleva neanche. Decidendo che era meglio
fingere che non fosse mai accaduto si alzò, e raccolte le sue cose si avviò
pigramente con Neville verso l’aula della professoressa Mc Granitt. Anche quel
giorno era cominciato…