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Autore: Phantasmagoria    15/05/2012    4 recensioni
[THE PHANTOM OF THE OPERA - Christine/Phantom]
- Cosa ci facciamo qui, mio dolce Angelo? - chiede allora Christine, guardandosi attorno alla ricerca di quel corpo etereo, sperando in quella vista divina che, al solo pensiero, le fa salire lacrime di gioia agli occhi. Suo padre ha mantenuto la promessa e l'Angelo della Musica è qui soltanto per lei.
- Qui Christine... mia Christine... il tuo Angelo libererà la Musica che possiedi. - ed è solo per un breve, istantaneo, momento che Christine si sente sfiorare la mano fredda da qualcosa di morbido come soltanto può esserlo un'altra mano. Ma non si ritrae né si spaventa, anzi dirige lo sguardo sorpreso verso quel flebile contatto, trovando le proprie dita sorrette da una mano guantata che spunta dalle tenebre. - Qui diventerai la mia Musa, la mia ispirazione. Qui la tua voce crescerà e diventerà mia, mia più di quanto tu non lo sia già Christine. Mia per la mia arte, per la mia musica, per il mio teatro! -
Genere: Dark, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Father once spoke of an Angel
Father once spoke of an Angel
I used to dream he'd appear
Now as I sing I can sense him
And I know he's here
Here in this room, he calls me softly
Somewhere inside, hiding
Somehow I know he's always with me
He, the unseen genius
La piccola Christine Daaé singhiozza stringendosi appena nelle spalle sottili.
Ha ancora il viso di una bambina sotto quei lunghi capelli ricci e scuri coi quali cerca di nascondere le lacrime che da ore le gonfiano gli occhi stanchi, incapace di smettere. Le sembra di rivivere la stessa scena di nove anni fa, con lo stesso dolore e la stessa attanagliante sensazione di impotenza che le fredda le ossa.
Gustave Daaé sta morendo. Suo padre sta morendo.
E lei ancora non l’ha sentito dire chiaramente da nessuna di quelle affaccendate donne che entrano ed escono dalla sua stanza, ma pur nella sua puerile innocenza, dai loro volti scuri sa già che il violinista se ne sta andando.
Era malato, Gustave Daaé. Troppo malato persino per racimolare i soldi necessarie a pagarsi un buon medico con qualche esibizione fugace in una delle tante fieri parigine. E buon Dio, il suo lavoro non pagava neppure abbastanza, per quanto la musica che quel leggero pizzicore sulle corde produceva fosse meravigliosa.
La più bella melodia mai ascoltata, secondo Christine.
Singhiozza ancora e piangere in silenzio, la ragazzina.
Ormai è quasi l’alba ed è rimasta a sedere tutta la notte fuori dalla stanza del padre stringendosi in quello scialle rattoppato che le ha gentilmente prestato un’infermiera.
Ti prego Signore, lascia vivere mio padre, prega muovendo impercettibilmente le labbra ormai salate per le troppe lacrime. Non ha ancora superato la morte della madre avvenuta alla tenera età di sei anni ed ora, ormai quindicenne, sa che la morte dell'uomo che l'ha allevata a suon di musica e favole sin da quel giorno la distruggerebbe.
Quand'ecco che alza lo sguardo umido e vede camminare nella sua direzione una donna dall'aspetto austero, vestita impeccabilmente d'un lungo abito nero, che avanza scandendo ogni suo passo con un bastone altrettanto scuro. Si accorge solo in un secondo momento della testolina biondo grano che spunta da dietro alla sua gonna, appartenente ad una ragazzina magrolina che deve avere la sua stessa età.
- Christine... Daaé? - parla poi la donna, fissandola dall'alto in basso senza flettere un muscolo. La bambina al suo fianco le pianta addosso un paio di occhioni azzurri spalancati, e già il suo solo sguardo sembra provare per le una pena infinita.
- S-sì, sono io m-madame. - risponde con incertezza, pulendosi come meglio può il viso impiastricciato di lacrime per poter fissare quella donna sconosciuta. Non l'ha mai vista prima, nemmeno in uno dei tanti viaggi in compagnia del padre. Ma questa sembra conoscerla bene, a giudicare dall'impercettibile sorriso che le rivolge poggiandole allo stesso tempo la mano leggera libera dal bastone sulle spalle.
- Io sono Madame Giry, e questa e mia figlia, Meg. - si presenta, facendo poi lo stesso indicando con un fluido movimento della mano dalle lunghe dita la ragazzina bionda dietro di sé. E questa, muovendosi avanti di un passo incerto, si flette in un minuscolo inchino e azzarda un sorriso.
- Sono la direttrice del corpo di ballo del Teatro dell'Opera qui a Parigi, e conosco tuo padre da che ne ho memoria, oltre che per la sua incredibile fama. E' stato un mio caro amico e... -
Le donne escono ad una ad una dalla stanza e Christine non può fare altro che ricominciare a piangere osservando le loro espressioni prive di speranza.
 
- B-bambina mia... -
Gustave Daaé appare pallido e più vecchio di quanti siano realmente i suoi anni sulla carta. Come se, in punto di morte, tutta la stanchezza per una vita passata in bilico tra musica e povertà stia prendendo il sopravvento sulle sue membra malate. Fa cenno a Christine di avvicinarsi al suo capezzale, e la ragazzina ubbidisce cercando di trattenere i singhiozzi.
- M-mia dolce, t-talentuosa, b-bambina... - mormora l'uomo carezzando il viso della figlia quando questa si siede al suo fianco, cercando di sorriderle nonostante la Morte che percepisce avvicinarsi ad ogni istante.
- Mia b-bellissima Christine... - e poi, un colpo di tosse che sembra quasi privarlo del respiro. E Christine spera invano in un miracolo, in un qualcosa che permetta all'uomo di rimanere al suo fianco, di non abbandonarla.
- P-padre no, non parlate, non affaticatevi inutilmente. - lo rimprovera col cuore in mano mentre l'uomo le fa dolcemente segno di tacere e le lacrime ricominciano a rigarle il viso.
- Dolce Christine, p-perché piangi? -
La ragazzina emette un sospiro tremulo. - Ho p-paura di perdervi e r-rimanere sola, p-padre... -
- Che paura sciocca, p-piccola Christine. Tu non potrai m-mai essere sola. - e tossisce appena, mentre sente le forze abbandonarlo lentamente. - R-ricordi la storia che ti piaceva tanto a-ascoltare ogni sera, b-bambina mia? -
- La f-fiaba dell'Angelo della Musica. - risponde Christine, con occhi sognanti, perché anche il solo sentire il nome di quel racconto le scalda il cuore.
L'uomo annuisce appena. - Ecco Christine, tu n-non temerai mai la s-solitudine perché ti prometto che, quando sarò in Cielo, chiederò d-di persona all'Angelo della Musica di s-scendere sulla Terra e di vegliare su di te da parte mia. Lui ti proteggerà e ti guiderà, e tu dovrai affidarti completamente a lui per non aver paura e p-per essere sicura di non cadere in e-errore. F-farà risplendere la tua musica, b-bambina adorata, e per t-te il dolore e la solitudine saranno solo un brutto ricordo. -
- Oh p-padre... -
Gustave Daaé morì quella mattina stessa.
Parigi, Opera House
Christine Daaé segue a tempo le altre ballerine, faticando giusto un po' per mantenere il ritmo e per apparire allo stesso tempo aggraziata ed elegante. Fin da bambina ha sempre e solo studiato canto, esercitandosi di tanto in tanto in quello lirico, e la danza, sebbene ormai sia passato un anno dal suo ingresso ufficiale nell'ensemble del Teatro dell'Opera, le rimane ancora un po' difficile.
- Gamba, braccio, gamba e rond de jambe, Miss Daaé! - la rimprovera Madame Giry battendo più volte il bastone a terra, facendo fermare le ballerine che puntano immediatamente i loro occhi su Christine, sbuffando spazientite.
Nessuno gradisce la sua presenza, a parte Meg e sua madre.
L'orfanella sgraziata la chiamano e questo la ferisce nel profondo, facendole passare la voglia di cantare o anche soltanto di sorridere. Ma per quanto difficile la vita in teatro, non ringrazierà mai abbastanza Madame Giry per averla accolta come una figlia dopo la morte del padre anziché lasciarla in qualche orfanotrofio.
- S-scusate, i-io... -
Ma non ce la fa e scappa, abbandonando le prove senza che nessuno, neppure Meg fermata dalla madre, le corra dietro.
Christine Daaé è sola. Triste e sola. E mentre corre senza metà per il maestoso teatro privo della sua sfarzosa illuminazione serale col volto rigato dalle lacrime non può fare a meno di rivolgere il proprio pensiero al padre morente ed alle sue ultime parole.
Ti manderò l'Angelo della Musica così da non soffrire più la solitudine, diceva.
Ma dopo un anno la ferita che la ragazza ha nel cuore non si è ancora sanata ed ogni notte si sveglia piangendo e singhiozzando al pensiero del padre morto e della sua sfortuna.
- Christine! Christine dove sei non nasconderti! - chiama Meg Giry da chissà dove, evidentemente riuscita a sottrarsi dalla madre solo per accettarsi dalla sua salute. Meg è la persona per cui ormai nutre più affetto. Una amica fidata, leale e preziosa con la quale è sempre disposta a confidarsi. Ma non in quel momento, mentre piange tutte le sue lacrime e si rifugia nell'oscurità del Box Cinque, nascondendosi nell'ombra per non farsi trovare.
Padre mio, come mi mancate, pensa. E' così difficile non avervi accanto, non ascoltare i vostri consigli e non ricevere il vostro affetto.
 - Christine. -
Ed è solo un soffio. Un tremulo, melodioso, spostamento d'aria che le fa venire la pelle d'oca ed alzare lo sguardo alla ricerca della voce che ha pronunciato in quella maniera il proprio nome, ritrovandosi poi a fronteggiare soltanto il buio del nascondiglio scelto col cuore in gola per lo spavento. Quella non è la voce di Meg, pensa Christine. Quella voce profonda provenite da chissà dove, quella voce senza padrone che conosce e sibila il proprio nome.
La voce di un angelo.
- A-... a-angelo della Musica sei p-proprio tu? -
Silenzio. E Christine ha paura, vorrebbe scappare, correre incontro a Meg ed andare a scusarsi con Madame Giry per la sua debolezza. Ma quella flebile, insana speranza che ha cominciato a crescerle in testa basta ad inchiodarla sul posto e a farla tremare.
- Sì Christine, sono il tuo Angelo. -
Christine cammina coi piedi scalzi per il palco illuminato dalla tremolante luce di una dozzina di candele, chiedendosi se si tratti di sogno o realtà senza però fermarsi. E' stato il suo Angelo a chiamarla, a farle abbandonare il proprio letto con quella voce suadente e rassicurante a cui non può fare a meno di ubbidire.
Ed ora si trova lì, tra quelle luci distorte, con addosso la sola camicia da notte e la pelle d'oca che le fa battere appena i denti, aspettando pazientemente la venuta del proprio Angelo in quella dimensione ovattata nella quale è ormai sprofondata.
- Christine, sei venuta. -
Un movimento fugace, un fruscio di stoffe, un tremolare di candele.
E l'ombra del suo Angelo, priva di corpo, si staglia sul pavimento ligneo sotto ai suoi piedi, facendola sussultare per lo spavento.
- No, non aver paura. Sono solo il tuo Angelo, mia Christine. - sente dire da quella voce vibrante, capace di sciogliere la propria mente da dubbi e paure che sino a poco prima l'opprimevano come un macigno.
- Cosa ci facciamo qui, mio dolce Angelo? - chiede allora Christine, guardandosi attorno alla ricerca di quel corpo etereo, sperando in quella vista divina che, al solo pensiero, le fa salire lacrime di gioia agli occhi. Suo padre ha mantenuto la promessa e l'Angelo della Musica è qui soltanto per lei.
- Qui Christine... mia Christine... il tuo Angelo libererà la Musica che possiedi. - ed è solo per un breve, istantaneo, momento che Christine si sente sfiorare la mano fredda da qualcosa di morbido come soltanto può esserlo un'altra mano. Ma non si ritrae né si spaventa, anzi dirige lo sguardo sorpreso verso quel flebile contatto, trovando le proprie dita sorrette da una mano guantata che spunta dalle tenebre. - Qui diventerai la mia Musa, la mia ispirazione. Qui la tua voce crescerà e diventerà mia, mia più di quanto tu non lo sia già Christine. Mia per la mia arte, per la mia musica, per il mio teatro! -
E Christine sviene per le troppe emozioni, mentre quella mano, anziché abbandonarla, rivela un corpo che la sorregge e la stringe a sé con dolcezza prima di poggiarla a terra ed allungare due dita per carezzarle la fronte.
- Christine... Christine... - canta, in una sorta di litania che carezza i timpani della giovane a terra. E' lei, lo sa. E' Christine Daaé la sua Musa, l'unica che può dar vita e giustizia alla propria musica geniale senza ritrarsene inorridita. E prima di andarsene via la copre col proprio mantello dai colori della notte, sparendo poi nell'ombra portandosi via la luce delle candele prima che questa possa lasciar intravedere il volto demoniaco nascosto per metà da quella maschera bianca.
- Christine! -
Sta cantando. E la sua voce è così limpida e perfetta che Gustave Daaé sarebbe fiero di lei. E l'Angelo della Musica è lì, a vegliare su di lei senza però esserci realmente, intento ad ascoltarla e a correggerla; a trascinarla sempre più a fondo in quel vortice di musiche e melodie di cui ormai è completamente succube.
- Christine svegliati mi stai facendo paura! -
Ma quella voce, quel delizioso stridio, non appartiene al suo Angelo.
E quando Christine Daaé apre gli occhi, ritrovandosi nel proprio letto con due enormi occhi azzurri che la scrutano preoccupati, capisce che si è trattato nuovamente di un sogno. Di uno dei tanti che, da alcuni mesi a questa parte, le invadono il sonno e fanno tanto allarmare Meg.
- Meg, calmati, io... sto bene. - rincuora l'amica sorridendole con dolcezza, mettendosi poi a sedere sul materasso con ancora in testa le musiche ultraterrene cantatale dal suo Angelo, stringendosi appena nelle spalle. Non ha paura di lui, sa che non le farebbe mai del male. Ma quella sua presenza continua, quel totale controllo che esercita sulla sua persona al solo far risuonare quelle note la fanno sentire vulnerabile.
Meg piega appena il capo, facendosi scivolare la chioma biondo segale su una spalla, prendendogli poi entrambe le mani e stringendosele al petto.
- Christine Daaé, una di queste notti sarai la causa della mia morte! Dovresti sentirti come parli nel sonno, come chiami un certo Angelo senza ottenere risposta. Sembra quasi che tu deliri... come una pazza. -
E Christine fissa l'amica scoppiando poi in un pianto disperato, perché da quando gli attori del Teatro dell'Opera l'hanno ritrovata addormentata nel bel mezzo del palco col corpo ancora caldo e lei non ha saputo spiegare il motivo del perché si trovasse lì, tutti la credono un po' tale.
Ma Christine non può rivelare quello che le succede.
Perché ha promesso, e tradire una promessa fatta al suo Angelo è impensabile poiché sarebbe un po' come smettere di avere fiducia nelle parole di suo padre.
E per quanto sia terrorizzata da quello che le sta accadendo, ogni notte accetta di assecondare quella voce e di farsi insegnare, lasciandosi plasmare e dominare da quella presenza indistinta che ormai percepisce ovunque.
- Non posso cantare al posto della signora Giudicelli! Non ne sono in grado, non ci riesco, sono sempre stata una ballerin-... -
Il bastone di Madame Giry batte a terra ben due volte e Christine smette di parlare all'istante, piantando i grandi occhi spaventati sulla donna. Non possono averla veramente scelta come sostituta alla prima dell'Annibale, e per di più della prima donna Carlotta Giudicelli. Lei non ne è in grado, non si è mai dedicata seriamente al canto lirico e non può credere di trovarsi in quella situazione.
- Per prima cosa, Miss Daaé, la smetta di comportarsi con così tanta ineleganza. - la rimprovera con freddezza Madame Giry, per poi addolcirsi e sfiorarle una spalla. - E non essere così tanto priva di fiducia in te stessa... - continua, abbassando poi la voce sino a ridurla ad un sibilo. - ... ho saputo che hai avuto un buon insegnante e non hai nulla da temere. -
Christina allora spalanca lo sguardo e, smettendola di stringere convulsamente la gonna variopinta del proprio costume di scena, concentra interamente la propria attenzione su Madame Giry e le sue enigmatiche parole.
Che lei... sappia dell'Angelo della Musica?
- Ricorda Christine, lui vuole solo il tuo bene. E il tuo successo. E tu non devi fare altro che mostrare ciò che ti ha insegnato e smetterla di avere paura. -
Ma prima che Christine possa chiederle spiegazioni, Madame Giry ha lasciato la stanza a lei osserva la propria immagine radiosa nello specchio.
Gustave Daaé l'ha sempre saputo che la sua dolce Christine fosse destinata al teatro.
E quando la candele tremano appena per poi lasciare che la stanza sprofondi nel buio, Christine sussulta senza però troppo spavento. Sa che è lui, e in un certo senso lo aspettava.
- Che trionfo che sarà Christine, la platea è gremita di spettatori! - esclama con quella voce ammaliante, che pare accarezzarla ad ogni parola. E all'improvviso si sente più tranquilla, più sicura, immersa in quell'oscurità intossicante che ormai domina il suo sonno e la sua veglia. Ed è nuovamente il suo tocco - il tocco del suo Angelo - quello che sente sfiorargli le dita tremanti, e da come si appropria della sua figura stringendola al petto senza ancora averle fatto scorgere il suo viso.
- Canterò per te questa sera, mio Angelo. - gli dice, con occhi umidi, stringendo per la prima volta il guanto scuro che riveste la sua mano. E sente che l'Angelo è lì per dirle qualcosa quando poi si ferma e, ritornando completamente nell'ombra, rifugge nuovamente la curiosità del suo sguardo che cerca il suo viso nello specchio.
- Potrai vedermi in volto, Christine. Potrai vedermi in volto se canterai. -
E poi Meg arriva ad avvertirla che mancano cinque minuti alla sua entrata in scena e nel risponderle, la stanza torna ad illuminarsi quasi per magia, rivelando una rosa dai petali rosso scuro e il lungo stelo poggiata di fronte alla specchiera.
Rosa che Christine Daaé afferra delicatamente senza pungersi, osservando incantata il nastro di raso nero che le scivola tra le dita e che sa essere suo.
Dell'Angelo di cui suo padre le parlava sempre. 

Father once spoke of an Angel


F
ather once spoke of an Angel
I used to dream he'd appear
Now as I sing I can sense him
And I know he's here

Here in this room, he calls me softly
Somewhere inside, hiding
Somehow I know he's always with me
He, the unseen genius
(Angel of Music - The Phantom of the Opera)




La piccola Christine Daaé singhiozza stringendosi appena nelle spalle sottili.
Ha ancora il viso da bambina sotto quei lunghi capelli ricci e scuri coi quali cerca di nascondere le lacrime che da ore le gonfiano gli occhi stanchi, incapace di smettere. Le sembra di rivivere la stessa scena di nove anni fa, con lo stesso dolore e la stessa attanagliante sensazione di impotenza che le fredda le ossa.
Gustave Daaé sta morendo. Suo padre sta morendo.
E lei ancora non l’ha sentito dire chiaramente da nessuna di quelle affaccendate donne che entrano ed escono dalla sua stanza, ma pur nella sua puerile e benevola innocenza, dai loro volti scuri sa già che il violinista se ne sta andando.
Era malato, Gustave Daaé. Troppo malato persino per racimolare i soldi necessari a pagarsi un buon medico con quale esibizione fugace in una delle tante fiere parigine. E buon Dio, il suo lavoro non pagava abbastanza, per quanto la musica che quel leggero pizzicore sulle corde produceva fosse meravigliosa.
La più bella melodia mai ascoltata, secondo Christine.

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Singhiozza ancora e piange in silenzio, la ragazzina.
Ormai è quasi l’alba ed è rimasta a sedere tutta la notte fuori dalla stanza del padre stringendosi in quello scialle rattoppato che le ha gentilmente prestato un’infermiera impietosita.
Ti prego Signore, lascia vivere mio padre, prega muovendo impercettibilmente le labbra ormai salate per le troppe lacrime. Non ha ancora superato la morte della madre avvenuta alla tenera età di sei anni ed ora, ormai quindicenne, sa che la morte dell'uomo che l'ha allevata a suon di musica e favole sin da quel giorno la distruggerebbe.
Quand'ecco che alza lo sguardo umido e vede camminare nella sua direzione una donna dall'aspetto austero, vestita impeccabilmente d'un lungo abito nero, che avanza scandendo ogni suo passo con un bastone altrettanto scuro. Si accorge solo in un secondo momento della testolina biondo grano che spunta da dietro alla sua gonna, appartenente ad una ragazzina magrolina che deve avere la sua stessa età.
- Christine... Daaé? - parla poi la donna, fissandola dall'alto in basso senza flettere un muscolo. La bambina al suo fianco le pianta addosso un paio di occhioni azzurri spalancati, e già il suo solo sguardo sembra provare per lei una pena infinita.
- S-sì, sono io m-madame. - risponde con incertezza, pulendosi come meglio può il viso impiastricciato di lacrime per poter fissare quella donna sconosciuta. Non l'ha mai vista prima, nemmeno in uno dei tanti viaggi in compagnia del padre. Ma questa sembra conoscerla bene, a giudicare dall'impercettibile sorriso che le rivolge poggiandole allo stesso tempo la mano leggera libera dal bastone sulle spalle.
- Io sono Madame Giry, e questa è mia figlia, Meg. - si presenta, facendo poi lo stesso indicando con un fluido movimento della mano dalle lunghe dita la ragazzina bionda dietro di sé. E questa, muovendosi avanti di un passo incerto, si flette in un minuscolo inchino e azzarda un sorriso.
- Sono la direttrice del corpo di ballo del Teatro dell'Opera qui a Parigi, e conosco tuo padre da che ne ho memoria, oltre che per la sua incredibile fama. E' stato un mio caro amico e... -
Le donne escono ad una ad una dalla stanza e Christine non può fare altro che ricominciare a piangere osservando le loro espressioni prive di speranza.

*

- B-bambina mia... -
Gustave Daaé appare pallido e più vecchio di quanti siano realmente i suoi anni sulla carta. Come se, in punto di morte, tutta la stanchezza per una vita passata in bilico tra musica e povertà stia prendendo il sopravvento sulle sue membra malate. Fa cenno a Christine di avvicinarsi al suo capezzale, e la ragazzina ubbidisce cercando di trattenere i singhiozzi.
- M-mia dolce, t-talentuosa, b-bambina... - mormora l'uomo carezzando il viso della figlia quando questa si siede al suo fianco, cercando di sorriderle nonostante la Morte che percepisce avvicinarsi ad ogni istante.
- Mia b-bellissima Christine... - e poi, un colpo di tosse che sembra quasi privarlo del respiro. E Christine spera invano in un miracolo, in un qualcosa che permetta all'uomo di rimanere al suo fianco, di non abbandonarla.
- P-padre no, non parlate, non affaticatevi inutilmente. - lo rimprovera col cuore in mano mentre l'uomo le fa dolcemente segno di tacere e le lacrime ricominciano a rigarle il viso.
- Dolce Christine, p-perché piangi? -
La ragazzina emette un sospiro tremulo. - Ho p-paura di perdervi e r-rimanere sola, p-padre... -
- Che paura sciocca, p-piccola Christine. Tu non potrai m-mai essere sola. - e tossisce appena, mentre sente le forze abbandonarlo lentamente. - R-ricordi la storia che ti piaceva tanto a-ascoltare ogni sera, b-bambina mia? -
- La f-fiaba dell'Angelo della Musica. - risponde Christine con occhi sognanti nonostante la tristezza, perché anche il solo sentire il nome di quel racconto le scalda il cuore.
L'uomo annuisce appena. - Ecco Christine, tu n-non temerai mai la s-solitudine perché ti prometto che, quando sarò in Cielo, chiederò d-di persona all'Angelo della Musica di s-scendere sulla Terra e di vegliare su di te da parte mia. Lui ti proteggerà e ti guiderà, e tu dovrai affidarti completamente a lui per non aver paura e p-per essere sicura di non cadere in e-errore. F-farà risplendere la tua musica, b-bambina adorata, e per t-te il dolore e la solitudine saranno solo un brutto ricordo. -
- Oh p-padre... m-ma ora riposate, ne avete b-bisogno... -
Gustave Daaé morì quella mattina stessa.

*

Parigi, Opera House

Christine Daaé segue a tempo le altre ballerine, faticando giusto un po' per mantenere il ritmo e per apparire allo stesso tempo aggraziata ed elegante. Fin da bambina ha sempre e solo studiato canto, esercitandosi di tanto in tanto in quello lirico, e la danza, sebbene ormai sia passato un anno dal suo ingresso ufficiale nell'ensemble del Teatro dell'Opera, le rimane ancora un po' difficile.
- Gamba, braccio, gamba e rond de jambe, Miss Daaé! - la rimprovera Madame Giry battendo più volte il bastone a terra, facendo fermare le ballerine che puntano immediatamente i loro occhi su Christine, sbuffando spazientite.
Nessuno gradisce la sua presenza, a parte Meg e sua madre.
La chiamano l'orfanella sgraziata e questo la ferisce nel profondo, facendole passare la voglia di cantare o anche soltanto di sorridere. Ma per quanto difficile la vita in teatro, non ringrazierà mai abbastanza Madame Giry per averla accolta come una figlia dopo la morte del padre anziché lasciarla in qualche orfanotrofio.
- S-scusate, i-io... -
Ma non ce la fa e in quel momento scappa e crolla, abbandonando le prove senza che nessuno, neppure Meg fermata da un cenno del capo della madre, le corra dietro.

Christine Daaé è sola. Triste e sola. E mentre corre senza meta per il maestoso teatro privo della sua sfarzosa illuminazione serale col volto rigato dalle lacrime non può fare a meno di rivolgere il proprio pensiero al padre morente ed alle sue ultime parole.
Ti manderò l'Angelo della Musica così da non soffrire più la solitudine, diceva.
Ma dopo un anno la ferita che la ragazza ha nel cuore non si è ancora sanata ed ogni notte si sveglia piangendo e singhiozzando al pensiero del padre morto e della sua sfortuna.
- Christine! Christine dove sei non nasconderti! - chiama Meg Giry da chissà dove, evidentemente riuscita a sottrarsi dalla madre solo per accettarsi dalla sua salute. Meg è la persona per cui ormai nutre più affetto. Un' amica fidata, leale e preziosa con la quale è sempre disposta a confidarsi. Ma non in quel momento, mentre piange tutte le sue lacrime e si rifugia nell'oscurità del Box Cinque, nascondendosi nell'ombra per non farsi trovare.
Padre mio, come mi mancate, pensa. E' così difficile non avervi accanto, non ascoltare i vostri consigli e non ricevere il vostro affetto.
- Christine. -
Ed è solo un soffio. Un tremulo, melodioso, spostamento d'aria che le fa venire la pelle d'oca ed alzare lo sguardo alla ricerca della voce che ha pronunciato in quella maniera il proprio nome, ritrovandosi poi a fronteggiare soltanto il buio del nascondiglio scelto col cuore in gola per lo spavento. Quella non è la voce di Meg, pensa Christine. Quella voce profonda provenite da chissà dove, quella voce senza padrone che conosce e sibila il suo nome.
La voce di un angelo.
- A-... a-angelo della Musica sei p-proprio tu? -
Silenzio. E Christine ha paura, vorrebbe scappare, correre incontro a Meg ed andare a scusarsi con Madame Giry per la sua debolezza. Ma quella flebile, insana speranza che ha cominciato a crescerle in testa basta ad inchiodarla sul posto e a farla tremare.
- Sì Christine, sono il tuo Angelo. -

*

Christine cammina coi piedi scalzi per il palco illuminato dalla tremolante luce di una dozzina di candele, chiedendosi se si tratti di sogno o realtà senza però fermarsi. E' stato il suo Angelo a chiamarla, a farle abbandonare il proprio letto con quella voce suadente e rassicurante a cui non può fare a meno di ubbidire.
Ed ora si trova lì, tra quelle luci distorte, con addosso la sola camicia da notte e la pelle d'oca che le fa battere appena i denti, aspettando pazientemente la venuta del proprio Angelo in quella dimensione ovattata nella quale è ormai sprofondata.
- Christine, sei venuta. -
Un movimento fugace, un fruscio di stoffe, un tremolare di candele.
E l'ombra del suo Angelo, priva di corpo, si staglia sul pavimento ligneo sotto ai suoi piedi, facendola sussultare per lo spavento.
- No, non aver paura. Sono solo il tuo Angelo, mia Christine. - sente dire da quella voce vibrante, capace di sciogliere la propria mente da dubbi e paure che sino a poco prima l'opprimevano come un macigno.
- Cosa ci facciamo qui, mio dolce Angelo? - chiede allora Christine, guardandosi attorno alla ricerca di quel corpo etereo, sperando in quella vista divina che, al solo pensiero, le fa salire lacrime di gioia agli occhi. Suo padre ha mantenuto la promessa e l'Angelo della Musica è qui soltanto per lei.
- Qui Christine... mia Christine... il tuo Angelo libererà la Musica che possiedi. - ed è solo per un breve, istantaneo, momento che Christine si sente sfiorare la mano fredda da qualcosa di morbido come soltanto può esserlo un'altra mano. Ma non si ritrae né si spaventa, anzi dirige lo sguardo sorpreso verso quel flebile contatto, trovando le proprie dita sorrette da una mano guantata che spunta dalle tenebre. - Qui diventerai la mia Musa, la mia ispirazione. Qui la tua voce crescerà e diventerà mia, mia più di quanto tu non lo sia già Christine. Mia per la mia arte, per la mia musica, per il mio teatro! -
E Christine sviene per le troppe emozioni, mentre quella mano, anziché abbandonarla, rivela un corpo che la sorregge e la stringe a sé con dolcezza prima di poggiarla a terra ed allungare due dita a carezzarle la fronte.
- Christine... Christine... - canta, in una sorta di litania che carezza i timpani della giovane a terra. E' lei, lo sa. E' Christine Daaé la sua Musa, l'unica che può dar vita e giustizia alla propria musica geniale senza ritrarsene inorridita. E prima di andarsene via la copre col proprio mantello dai colori della notte, sparendo poi nell'ombra portandosi via la luce delle candele prima che questa possa lasciar intravedere il volto demoniaco e ripugnante nascosto per metà da quella maschera bianca, da quella menzogna.

*

- Christine! -

Sta cantando. E la sua voce è così limpida e perfetta che Gustave Daaé sarebbe fiero di lei. E l'Angelo della Musica è lì, a vegliare su di lei senza però esserci realmente, intento ad ascoltarla e a correggerla; a trascinarla sempre più a fondo in quel vortice di musiche e melodie notturne di cui ormai è completamente succube.

- Christine svegliati mi stai facendo paura! -
Ma quella voce, quel delizioso stridio, non appartiene al suo Angelo.
E quando Christine Daaé apre gli occhi, ritrovandosi nel proprio letto con due enormi occhi azzurri che la scrutano preoccupati, capisce che si è trattato nuovamente di un sogno. Di uno dei tanti che, da alcuni mesi a questa parte, le invadono il sonno e fanno tanto allarmare Meg.
- Meg, calmati, io... sto bene. - rincuora l'amica sorridendole con dolcezza, mettendosi poi a sedere sul materasso con ancora in testa le musiche ultraterrene cantatale dal suo Angelo, stringendosi appena nelle spalle. Non ha paura di lui, sa che non le farebbe mai del male. Ma quella sua presenza continua, quel totale controllo che esercita sulla sua persona al solo far risuonare quelle note la fanno sentire vulnerabile.
Meg piega appena il capo, facendosi scivolare la chioma biondo segale su una spalla, prendendogli poi entrambe le mani e stringendosele al petto.
- Christine Daaé, una di queste notti sarai la causa della mia morte! Dovresti sentirti come parli nel sonno, come chiami un certo Angelo senza ottenere risposta. Sembra quasi che tu deliri... come una pazza. -
E Christine fissa l'amica scoppiando poi in un pianto disperato, perché da quando gli attori del Teatro dell'Opera l'hanno ritrovata addormentata nel bel mezzo del palco col corpo ancora caldo e lei non ha saputo spiegare il motivo del perché si trovasse lì, tutti la credono un po' tale.
Ma Christine non può rivelare quello che le succede.
Perché ha promesso, e tradire una promessa fatta al suo Angelo è impensabile, poiché sarebbe un po' come smettere di avere fiducia nelle parole di suo padre.
E per quanto sia terrorizzata da quello che le sta accadendo, ogni notte accetta di assecondare quella voce e di farsi insegnare, lasciandosi plasmare e dominare da quella presenza indistinta e geniale che ormai percepisce ovunque, specialmente nella propria testa.

*

- Non posso cantare al posto della signora Giudicelli! Non ne sono in grado, non ci riesco, sono sempre stata una ballerin-... -
Il bastone di Madame Giry batte a terra ben due volte e Christine Daaé smette di parlare all'istante, piantando i grandi occhi spaventati sulla donna. Non possono averla veramente scelta come sostituta alla prima dell'Annibale, e per di più della prima donna Carlotta Giudicelli. Lei non ne è in grado, non si è mai dedicata seriamente al canto lirico e non può credere di trovarsi in quella situazione.
- Per prima cosa, Miss Daaé, la smetta di comportarsi con così tanta ineleganza. - la rimprovera con freddezza Madame Giry, per poi addolcirsi e sfiorarle una spalla. - E non essere così tanto priva di fiducia in te stessa... - continua, abbassando poi la voce sino a ridurla ad un sibilo, come colta all'improvviso da chissà quale timore. - ... ho saputo che hai avuto un buon insegnante e non hai nulla da temere. -
Christina allora spalanca lo sguardo e, smettendola di stringere convulsamente la gonna variopinta del proprio costume di scena, concentra interamente la propria attenzione su Madame Giry e sulle sue enigmatiche parole.
Che Madame... sappia dell'Angelo della Musica?
- Ricorda Christine, lui vuole solo il tuo bene. E il tuo successo. E tu non devi fare altro che dimostrargli la tua lealtà mostrando ciò che ti ha insegnato e smettendola di avere paura. -
Ma prima che Christine possa chiederle spiegazioni, Madame Giry ha lasciato la stanza e lei osserva la propria immagine radiosa riflessa nello specchio.
Gustave Daaé l'ha sempre saputo che la sua dolce Christine fosse destinata al teatro.
E quando la candele tremano appena per poi lasciare che la stanza sprofondi nel buio, Christine sussulta senza però troppo spavento. Sa che è lui, e in un certo senso lo aspettava.
- Che trionfo che sarà Christine, la platea è gremita di spettatori! - esclama quella tenebrosa presenza con quella sua voce ammaliante, che pare accarezzarla ad ogni parola. E all'improvviso si sente più tranquilla, più sicura, immersa in quell'oscurità intossicante che ormai domina il suo sonno e la sua veglia. Ed è nuovamente il suo tocco - il tocco del suo Angelo - quello che sente sfiorargli le dita tremanti, e da come si appropria della sua figura stringendola al petto senza ancora averle fatto scorgere il suo viso.
- Canterò per te questa sera, mio Angelo. - gli dice rapita dalla sua presenza e con occhi lucidi, stringendo per la prima volta il guanto scuro che riveste la sua mano. E sente che l'Angelo è lì per dirle qualcosa quando poi si ferma e, ritornando completamente nell'ombra, rifugge nuovamente la curiosità del suo sguardo che cerca il suo viso nello specchio di fronte.
- Potrai vedermi, mia Christine. Potrai vedermi in volto se canterai. -
E poi Meg arriva ad avvertirla che mancano cinque minuti alla sua entrata in scena e nel risponderle, la stanza torna ad illuminarsi quasi per magia, rivelando una rosa dai petali rosso scuro e il lungo stelo poggiata di fronte alla specchiera.
Rosa che Christine Daaé afferra delicatamente senza pungersi, osservando incantata il nastro di raso nero che le scivola tra le dita e che sa essere suo con certezza.
Dell'Angelo di cui suo padre le parlava sempre.


-
Beeene, come definire questa cosa?
Ora, parto col dire che amo visceralmente The Phantom of the Opera.
E che per scrivere questa cosa mi sono presa un bel po' di licenze poetiche, riprendendo un po' alcune cose dal libro (vedi l'odio delle ballerine per Christine, che ricordavo essere lì.) Poooi, non so che età avesse Christine quando il padre è venuto a mancare. Licenza poetica pure quella, seh.
E niente, detestavo che non ci fosse nulla su POTO in italiano e ho voluto rimediare con questa sottospecie di flashback pre-Think of Me sul rapporto/ossessione Christine/Phantom-Erik
Ah, immagino Christine sia col volto di Emmy Rossum che con quello di Sierra Boggess (anche se come voce, nessuno batte Sierra), mentre per il Fantasma solo ed esclusivamente Ramin Karimloo. CIOE' 
http://www.youtube.com/watch?v=-ibWT4x84s4

   
 
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