Troppo
e tutto insieme
di
slice
I capelli neri le
cadono in avanti quando si ferma e scende dal sellino. Velocemente se
li porta dietro l'orecchio per avere la visuale libera e legare la
bicicletta al palo, con una catena. C'è silenzio per essere una
strada trafficata, si sente il cinguettio degli uccellini e le foglie
degli alberi frusciare. Alza gli occhi per vedere quel movimento
ondeggiante, scomposto eppure armonioso, come le onde del mare.
Sorride. Le voci degli studenti la irretiscono, i suoi compagni
attirano la sua attenzione dall'altra parte della strada. Kiba la
chiama prima di voltarsi a parlare con il suo cane bianco e con
Shino, che se la prende sempre per essere messo sullo stesso
piano.
Qualcosa si sovrappone tra quegli schiamazzi e quei colori
vivaci. Lo segue con gli occhi mentre plana maldestramente a terra,
sull'asfalto: è un uccellino, un pulcino, piccolo e spumoso,
arruffato e scoordinato. Hinata sorride ancora accennando un passo
verso quella piccola vita, la strada è un posto pericoloso.
Non fa in tempo a pensarlo che con la coda dell'occhio vede arrivare
una macchina.
Si blocca, indecisa e in quel poco tempo che ha a
disposizione decide di far passare l'auto. Dato che l'uccellino è
piccolo e fermo al centro, la macchina passerà sopra senza
fargli male, pensa.
Vorrebbe solo portarlo al sicuro dove può
provare a volare quanto gli pare, lontano dalla strada, dalle
macchine, dai ragazzini meschini.
L'auto passa e l'uccellino si
muove esattamente un momento prima, finisce proprio nella traiettoria
delle gomme e viene arrotato con un piccolo schioppo.
Hinata
rimane a bocca aperta con il respiro incastrato da qualche parte
nell'esofago, probabilmente il cuore le si è spezzato, ma
sembra che battano entrambe le parti, dal fracasso che sente nelle
orecchie. Immobile, fissa quello che rimane del piccolo volatile senza
riuscire a sbattere le palpebre. Lentamente si mette a sedere sul
marciapiede. Continua a fissare quel punto, gli occhi bruciano, il
naso pizzica e lei si sente stupida.
Resta lì a sedere, non
entra, non fa lezione, sembra tutto molto poco importante se non
riescono ad avere rispetto della natura, della vita. Sembra tutto
davvero molto poco importante adesso che la sua indecisione ha ucciso
quel povero uccellino. Rimane lì, a sedere, per ore. Il sole
si muove, la giornata scorre e lei rimane lì.
Deidara scorge
Hinata all'uscita da scuola, sull'altro lato della strada, e non si
lascia sfuggire l'occasione di schernire miss perfezione. La conosce
perché è in classe dell'odiosissimo fratello
dell'odiosissimo Itachi e ha sentito dire che è un'inutile
secchiona. Certo, non la conosce e non ha confidenza, ma ha avuto una
mattinata difficile e da qualche parte deve pur rifarsi. Il suo
collaudato sorrisino, però, si congela e poi svanisce man mano
che si avvicina, notando che la ragazza è assorta. Deidara si
ferma, si guarda intorno un momento, scrutando anche i suoi amici,
poco lontano, scopre così che nessuno sta seguendo i suoi
movimenti.
Quando le arriva a fianco inclina la testa e cerca di
seguire la traiettoria del suo sguardo. Trova una
macchia rossa sull'asfalto e i resti di quello che sembra un
uccellino. Guarda la ragazza, i suoi capelli neri, i suoi occhi
chiari, la curva morbida della spalla, la clavicola e il collo
sottile. Hinata gli piace. Ha gli occhi lucidi e le guance arrossate
dallo sgomento, ha pure un leggero affanno e sembra sia lì da
molto tempo. Hinata gli piace, ma non gli piace l'espressione che le
vede in volto. Si accuccia quindi accanto a lei.
“È
durato giusto un attimo, non trovi che sia meglio così?”
Hinata
sbatte le palpebre e deglutisce, come unico segno di vita.
“Sì,
insomma, la vita fa davvero schifo, no?” continua intanto
Deidara, senza ricevere risposta.
Lei distoglie finalmente lo
sguardo dall'asfalto, guarda il sole, il cielo limpido, sente il
vento addosso e ode le chiacchiere serene dei ragazzi. No, non è
meglio così. La vita non fa schifo. Poi guarda verso il
cortile, incontrando un gruppo di suoi compagni; c'è Naruto,
c'è Naruto con Sakura, che parla con Sakura, che vede solo
Sakura. Ok, sicuramente è dura, ma ne vale la pena, giusto?
Giusto?
Le viene un attimo di
panico: gli occhi di Naruto non guardano mai nient'altro che Sakura e
suo padre non guarda che sua sorella e gli uccellini muoiono appena
fuori dal nido... Aggrotta la fronte, deglutendo a fatica, mentre si
volta verso quel ragazzo. Rimane un'altra volta interdetta, a bocca
aperta. Gli occhi che incontra sono azzurri come quel cielo, brillano
come quel sole e stanno guardando proprio lei.
Owari
Sal? Sal? Dove sei, Sal?
Ebbene
sì, è tutta colpa di Salice.
Lo so che ultimamente
dico sempre che è colpa degli altri, ma è davvero così.
u.u' In pratica col poco tempo che ho devo per forza continuare le
long, procedono a rallentatore ma non sono ferme, almeno - colgo
l'occasione per scusarmi delle ere geologiche che sto impiegando.
Perciò ho accumulato richieste tipo dall'anno scorso e quando
scrivo shot in mezz'ora, prima di andare a letto, è perché
finalmente mi è venuta un'idea fulminante per una richiesta.
Altrimenti non mi metto là, col documento aperto, a pensare
per ore; non ce le ho, le ore. ^^'
Comunque. Salice! Mi scuso per il ritardo accumulato anche con te. Almeno non sei l'eccezione, consolati, -.- faccio ritardo con tutte. *si spara* Magra consolazione. (Il ritardo! Non io che mi sparo.) Inoltre scommetto che volessi qualcosa di sensato invece qui c'è uno squarcio nel mezzo al niente, una mattina presa a caso da non so dove. XD Spero possa piacerti anche se la Deidara Hinata è davvero vaga. u.u'
I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.