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Autore: VirginiaRosalie    16/05/2012    3 recensioni
Una vita può cambiare a seconda di come la vorremmo noi? Voi direste di no ma io non ci credo.. perché? Perchè ne abbiamo la prova.
Lei una normale ragazza italiana, qualche parente inglese e qualche amica.
Lui un attore famoso, molto successo, molti amici e nemici.
Un amore pieno di ostacoli, paure, illusioni, pianti e tradimenti ed infine, il perdono. E' questo che accade quando lasci il tuo cuore vincere?
"L'aereo atterrò su LAX, il più grande aeroporto di Los Angeles, la città in cui mi stavo trasferendo..."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Taylor Lautner, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Pov Virginia

22 dicembre 2012

Ero appena uscita da casa mia, ero diretta sotto la metro per arrivare a 'Cinecittà Due', il centro commerciale più vicino a casa, in cui mi ero stabilita per qualche mese o forse, per qualche anno. Dovevo comprare alcuni regali per Natale.
Il mio quartiere mi era mancato, incredibile ma vero. 
Sorrisi guardandomi intorno, purtroppo la gente non era cambiata affatto, le ragazze erano sempre le solite coatte pronte a guardarti male dalla testa ai piedi. Los Angeles, per me, era il paradiso, sarei tornata volentieri lì ma sapevo bene che non era possibile.
"Virginia?" qualcuno mi chiamò e mi colpo mi girai.
"Cristina? Ciao!" salutai una mia vecchia amica.
"Dio mio, quanto tempo!" affermò.
L'abbracciai stringendola forte. Con il passare del tempo, il nostro rapporto era cambiato, quando eravamo ragazze quasi ci odiavamo.
"Sei tornata a Roma per Natale?"
"Si - dissi distrattamente - cioè, no. Sono tornata per restare, credo." 
Neanche io sapevo veramente cosa dovevo fare, era passato un mese da quando ero tornata in Italia, ancora non mi ero abituata al clima, alla lingua italiana e al ritorno alla mia vecchia vita. 
"Come mai? - domandò - Gli Stati Uniti erano il tuo sogno!"
"Si... ecco. Los Angeles è una città magnifica e le persone sono adorabili ma, ultimamente, ci sono stati dei problemi."
"Aham... le notizie arrivano anche in Italia."
Ero sicura che non avrei avuto scampo, probabilmente gli aggiornamenti su Taylor Lautner erano arrivati anche in Cina e quasi tutto il mondo sapeva della mia esistenza, beh, mica male! 
"Ah" dissi quasi sorpresa facendo una piccola pausa per respirare meglio visto che ero affannata a causa dei ricordi.
"Taylor Lautner!" esclamò entusiasta Cristina.
Non spiccicai parola poiché qualunque cosa avessi detto avrebbe fatto male. 
Tra noi calò il silenzio, di solito ero una chiacchierona ma ero troppo concentrata a far calmare il battito del mio cuore troppo accelerato.
"Per quanto siete..." bloccai la sua possibile domanda rispondendo senza che potesse finire.
"Non siamo mai stati una coppia" affermai tenendo lo sguardo basso.
In così poco tempo la mia vita era cambiata, Taylor non faceva più parte della mia vita ed io mi sentivo veramente uno schifo, non solo moralmente ma anche fisicamente visto che la pancia iniziava ad avere leggere fitte di dolore.
"Ops. - sospirò - Avanti, Virginia! Le ragazze vogliono solo divertirsi, non pensare a niente, questa sera vieni in discoteca con me e Claudia."
Scossi la testa, le discoteche di Roma non mi erano mai piaciute.
Ero un pò titubante, in cerca di una risposta che, se fosse stata negativa, non avrei saputo dare dato che la ragazza mi stava guardando con sguardo irresistibile, quasi fosse un cucciolo abbandonato. 
"Io... - mi morsi il labbro poi mise la mano sulla mia spalla - ...mi dispiace ma non credo di farcela."
"Perché?" chiese facendo il labbruccio.
"In realtà non mi sto sentendo bene.."
"Dai..." insistette.
Ecco un'altra caretteristica degli italiani, erano delle persone davvero molto insistenti e finché non ottenevano una risposta positiva, non mollavano l'osso.
"E va bene."
"Perfetto!" saltò dalla gioia.
"Parliamo di te - dissi cercando di spostare un po' l'argomento su quello che stava facendo nella sua vita - Hai un ragazzo?"
"Certo! - ridacchiò mettendo una mano davanti alla bocca - Ok, forse no."
Controllai l'orologio, erano quasi le 11 di mattina, entro l'ora di pranzo sarei dovuta tornare a casa, mia madre mi aspettava come i vecchi tempi.
"Cri, ci sentiamo su facebook dopo, ok?"
"Ok" rispose.
Le baciai la guancia e mi limitai a fare qualche passo indietro attendendo che anche lei se ne andasse.
Scesi a passo moderato le scale che conducevano alla metro. Il mezzo di trasporto arrivò dopo pochi minuti, entrai e mi sedetti attendendo l'arrivo alla fermata 'Subaugusta'.
"Ao, viè 'mpo' quà!"
Avevo dimenticato quelle urla, erano terribilmente fastidiose ed in pie' era un modo di parlare scorretto, mi mancava la parlata inglese così dolce e chiara.
"Oh amo', ce sta' la fidanzata di Taylor Lautner."
"Nce posso crede!"
Un gruppo di ragazze si precipitarono su di me proprio quando stavo attraversando il piccolo corridoio della metro che portava all'uscita. 
"Calma" dissi a voce non molto alta, di sicuro non mi avevano sentito, non ero dell'umore giusto quel giorno.
"Famme n'autografo!" gridò un'altra.
Fui costretta ad allungare il passo quando cercarono di allungare le loro mani verso la mia maglietta poi mi fecero notare che era la stessa che avevo indossato il giorno in cui avevo incontrato Taylor per la prima volta.
"A cogliona!" 
Mi voltai e, come risposta, alzai il dito medio fiera di me stessa.
Corsi verso il grande edificio, entrai nella Coin ed iniziai a mimetizzarmi tra i vestiti con ricami floreali. 
C'erano tanti modelli stupendi, qualcuno più costoso e qualcuno meno ma ciò che dovevo controllare erano i prezzi delle collane e degli anelli, avevo intenzione di comprare a mia madre qualcosa in oro. Prima, però, decisi di provare un completino rosso per la sera della vigilia che si sarebbe svolta a casa dei miei nonni materni.
Improvvisamente sentii le mie gambe cedere, il mio cuore iniziò a battere a velocità irregolare e sentivo il mio stomaco rigirarsi dalle fitte che, nel frattempo, erano aumentate.
Caddi a terra senza sensi.

Mi svegliai in un letto di ospedale, la seconda volta nel giro di un mese.
Mi alzai appena e trovai mia madre davanti a me che teneva la mia mano.
"Mamma?"
"Virginia! Come ti senti?"
"Un po' stordita..."
La testa non mi girava più però avevo la nausea, sicuramente ero svenuta per colpa di qualche alimento che avevo mangiato di troppo.
"Domani mattina dovresti uscire, stanno facendo dei controlli..." disse mi madre alzandosi dalla sedia sulla quale era seduta.
"Che hanno detto i dottori?" chiesi per tenermi informata.
Quella donna mi preoccupava a volte, il suo sguardo era serio ma non proprio duro come quando doveva sgridarmi, sembrava abbastanza serena ma allo stesso tempo preoccupata. Si alzò le maniche della maglietta e sospirò a lungo.
"Sei incinta" andò dritta al punto senza fare troppi giri di parole.
"Cosa?" chiesi innervosendomi un po'.
Come poteva essere successo? Forse i medici si erano sbagliati, avevano invertito qualche cartella clinica. Sospirai, chiusi gli occhi e scossi la testa ripetendo nella mia mente che era solo un sogno.
"Quando tu e... Taylor... avete... insomma" capii subito a cosa alludeva, era un argomento piuttosto delicato da affrontare con i propri genitori così risposi velocemente.
"No - abbassai lo sguardo verso la coperta. - Scusa!" mi rivolsi a mia madre.
"E per cosa? Per esser andata a letto con la persona che ami?"
Non mi aspettavo una reazione del genere da lei, in realtà non avevo mai pensato che ciò potesse accadere in questa età, ero sicura che Taylor avrebbe usato un profilattico ma entrambi eravamo occupati a goderci il momento, quel momento che aspettavamo da tempo. 

"Non sei arrabbiata con me?" le domandai con un pizzico di imbarazzo infatti le mie gote si erano colorate.
"Perché dovrei esserlo?"
"Per... questo" indicai la mia pancia.
"Non sono proprio esaltata, tu sei giovane e il padre del bambino o della bambina è dall'altra parte del mondo ignaro di ciò.. quindi.. - fece una piccola pausa per sospirare poi sorrise - Ho 44 anni, non si trovano nonne così giovani!"
"Aspetta.. è possibile che abbiano scambiato le cartelle cliniche.." dissi quasi con un pizzico di speranza.
Avere un figlio era la cosa più bella che mi potesse capitare, ma anche quella più complicata da gestire, i pannolini, la spesa, vivere da sola... non sapevo da dove cominciare, soprattutto non sapevo se avrei dovuto avvertire Taylor. Una volta saputa la notizia cosa dovremmo fare? Lui aveva messo incinta anche Sara quindi, in teoria, dovevamo vivere tutti e tre insieme con i rispettivi figli? 
Sbuffai e lasciai cadere una lacrima.
"No, tesoro. Sei incinta!"
"Cosa dovrei fare secondo te?" chiesi consiglio.
"Chiamare Taylor, è un mese che non lo senti.. " affermò con tono calmo e pieno di compassione.
"Forse dovrei... darlo in adozione... dopo il..."
"No! - alzò la voce mia madre - Non se ne parla, non darai via il bambino. Se Taylor non vorrà saperne niente, ti aiuterò io a crescerlo... o crescerla."
"Sei sicura?"
"Ti giuro che farò il possibile per farti stare bene."
"Grazie, mamma"
Mi alzai a sedere e con le braccia raggiunsi a fatica il corpo di mia madre che, contemportaneamente, si stava avvicinando al mio. L'abbracciai e le diedi un bacio sulla guancia mentre mi mordevo il labbro.
"Ti voglio bene."
"Anche io" risposi.
"Riposa un po', tra poco arriva il pranzo."
Rimasi sola, in quella stanza piccola e fredda. L'ospedale di Los Angeles era migliore, la camera era grande, c'erano un paio di sedie, un bagno e un armadio che riusciva a contenere il materiale necessario che serviva ad un paziente.
Presi il cellulare dal comodino, composi il numero di Spencer e attesi una sua risposta.
Sapevo benissimo che lì l'orario era diverso, di sicuro stava dormendo però era urgente, dovevo parlare con l'unica persona che mi avrebbe sempre aiutata, l'unica che non mi avrebbe mai ferita, oltre a mia madre. 


Pov Taylor

Il cellulare di Spencer squillò rumorosamente, credevo che l'avesse spento.
Aprii gli occhi e mi rigirai nel letto per controllare l'orario, erano appena scoccate le quattro mattutine.
"Spencer?"
"Si?" disse mezza addormentato.
Senza che le dissi niente, si alzò di scatto, prese il suo telefono e premendo il tasto verde, lo portò all'orecchio.
"Pronto?"
"Spencer?"
Riconobbi quella voce splendida nonostante il volume fosse basso, era Virginia.
"Cosa?" disse sorpresa la ragazza che era nel letto con me.
Io e Spencer ci frequentavamo da qualche mese, non eravamo mai andati oltre il bacio e neanche quella notte, i suoi genitori erano partiti per l'Argentina e le avevo proposto di venirmi a far compagnia nella mia piccola stanza d'albergo.
"Dio mio!" esclamò portando una mano sulla fronte che poi fece passare tra i capelli.
Impallidì. 
"Che succede?" le chiesi.
"Chi c'è lì con te?" domandò la ragazza dall'altra parte della cornetta.
Mimai con le labbra il nome di Darren. 
Virginia non avrebbe dovuto sapere cosa era successo tra me e Spencer in sua assenza, ne avrebbe sofferto tantissimo. Dopotutto l'amavo ancora, l'avevo sempre amata e niente poteva avermi fatto cambiare idea. Sì, ci avevo provato con Sara e con sua cugina, ma la mia mente era sempre soffermata sul suo sorriso fragile e sul suo corpo nudo incredibilmente perfetto per esser vero.
Una parte di me, come sempre, diceva di correr da lei, quell'altra invece mi bloccava, le bugie tra noi due erano state tantissime e tanti erano stati gli ostacoli che ci avevano impedito di unirci come coppia. 
Entrambi sapevamo ciò che provavamo, io paragonavo il suo amore ad una canzone d'amore, bella, dolce, sensuale, piena di gioia e dannatamente idonea. 
Mi lasciai uscire un sospiro di sollievo quando Spencer rispose proprio come le avevo fatto capire.
"E'.. Darren."
"Vi state frequentando?"
"In un certo senso... Virgi, ne riparliamo domani ora.." non le fece finire la frase.
Interrompere le persone non era proprio un pregio bensì un difetto, un difetto che però adoravo di Virginia con tutto il mio cuore.
"Si si, capisco, scusa e buonanotte."
"Notte!"
Spencer si rivolse a me con fare alquanto turbato.
"Virginia.. - deglutì nervosamente - Lei.."
"Le è successo qualcosa?" chiesi allarmato.
"E'.. incinta" rispose socchiudendo gli occhi e gettandosi all'indietro con la testa sul cuscino.
"Cosa?"
Dovevo esser felice? Se prima ero confuso, in quel momento ero davvero spacciato. Molte persone non facevano più parte della mia vita, la persona più importante era scappata e portava in grembo il mio bambino.
"Non possiamo continuare a frequentarci" affermò Spencer.
"Lo so."
"Il nostro amore non è reale, non lo è mai stato" ammise.
Abbassai lo sguardo annuendo con la testa.
"Darren ti ha ferita, mi dispiace tantissimo, ma ora è libero."
"E Sara?"
"Lei non è mai stata interessata al mio migliore amico!"
"Mmh.. allora sai cosa penso?"
"Cosa pensi?" ripetei sotto forma di domanda.
"Penso che tu debba andare in aereoporto, prendi un biglietto diretto a Roma e corri da Virginia."
"Come faccio a sapere dov'è?"
La ragazza si alzò dal letto, prese la sua camicietta ed un paio di jeans, l'indossò velocemente poi strappò dalla mia agenda un foglio, adeguò una penna alla sua mano ed iniziò a scrivere qualcosa. Mi avvicinai a lei notando un nome italiano 'Ospedale Sant'Eugenio'. Appena finì, piegò il pezzo di carta in due parti e me lo porse facendomelo stringere nella mano. 
"Cos'è?" 
"La via in cui si trova l'ospedale ed il nome di esso."
"E' in ospedale?"
"Non si è sentita bene..."
"Perfetto. Vieni con me?"
"No.. vado a casa mia" sorrise e s'infilò il giacchetto.
Mi guardai intorno dopo che Spencer ebbe oltrepassato la porta d'entrata della mia stanza, essa non era in perfetto ordine però ero da poco tornato dal Michigan e non avevo avuto il tempo di risistemare i bagagli. Comunque scesi al piano inferiore, mi fermai davanti alla porta della camera del mio manager Ian e in preda all'agitazione bussai un paio di volte, sicuro che in quel modo si fosse svegliato.
"Ehi, ehi, ehi!" mi rimproverò.
"Andiamo a Roma!" 
"Che? Ora?"
"Il volo più vicino è alle 6, sono appena le 4 e 20."
"Sei pazzo? Cosa devi fare? E' dall'altra parte del mondo!"
"Non m'interessa. Virginia è incinta!"
"Corro a vestirmi."
Lui adorava quella ragazza, diceva che quando ero con lei o parlavo di lei mi s'illuminavano gli occhi, come se fossi definitivamente ipnotizzato dalla sua bellezza esteriore ed interiore. Mi sentivo un uomo con lei, ora più che mai, in più lei non sapevo neanche che il figlio che Sara Hicks aspettava non era mio ma di Darren.
Ricordai il giorno in cui l'avevo cacciata di casa, non si era più fatta vedere. Ovviamente così doveva essere, mi aveva mentito spudoratamente per far separare me e Virginia, era sempre stat così possessiva e gelosa di tutte le mie amiche femmine.
"Eccomi."
"Sei un fulmine."
Portai una mano dietro al mio pantalone controllando che il portafoglio fosse lì e, frettolosamente prendemmo l'ascensore.
Sapevo benissimo che l'Italia era a nove ore di aereo da qui ma non potevo fare altrimenti, dovevo stare accanto alla donna che amavo e, per fortuna, Ian era completamente d'accordo con me. 
Attraversammo la hall e ci dirigemmo in macchina, il sole non era ancora sorto ma poco importava poiché quando arrivammo all'aereoporto non c'era molta gente che doveva partire ergo il biglietto fu fatto in una decina di minuti. 
"I passeggeri diretti per Roma - Fiumicino sono pregati di accomodarsi all'interno dell'aereo, orari anticipati a causa di una probabile perturbazione serale.
Quella sembrava decisamente la mia giornata fortunata.
Passammo il metal detector senza problemi, non avevamo alcuna valigia e tantomento oggetti metallici oltre ai rispettivi cellulari.
Avevamo preso i posti più economici poiché erano rimasti solo quelli.
Quando mi sedetti, allacciai la cintura, presi il sacchetto in caso mi dovessi sentire male e, in meno di cinque minuti, l'aereo decollò.


  
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