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Autore: Nina Rigby    16/05/2012    2 recensioni
Non ero più Jimmy, il bambino che ha sofferto e che si è gettato nell’autodistruzione.
 
Sono il figlio della rabbia e dell’amore,
sono il Gesù di Periferia.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EXTRAORDINARY GIRL
 
 
 
 
Non so se c’è un preciso momento in cui ti rendi conto di essere innamorato di una persona.
Forse quando le tue giornate iniziano a girare attorno a lei.
Forse quando il mondo diventa così diverso, ora che la conosci.
Forse quando tutto riprende ad avere un senso, e vorresti migliorare le cose, vorresti essere migliore per farti amare.
Forse quando cerchi i suoi occhi ovunque, anche la sera sotto le coperte, accendi la luce per vedere se è al tuo fianco.

 


Per me è stato un po’ così. Ogni notte cercavo i suoi lineamenti delicati tra le costellazioni. Ogni pomeriggio rimanevo ore a fissare quel balcone, e se lei usciva, ci limitavamo a guardarci negli occhi.
Ero così felice la prima volta che mi vide, il solo fatto che lei sapesse della mia esistenza, il solo fatto che lei restasse lì a fissarmi con un mezzo sorriso sulle labbra. Dio che sorriso!
Iniziai a pensare che forse l’amore esiste, che ora come ora l’avrei sposata, e l’avrei resa felice e sarebbe stata così bella in costume al mare o mentre passeggiava al mio fianco tra le vie incasinate della città. Sarebbe stata così bella mentre telefonava alle sue amiche e si rigirava il filo del telefono tra le dita, o mentre appoggiava la testa sulla mia spalla guardando qualche stupido film alla tv, ma comunque io avrei guardato lei.
Volevo fare tutte quelle cazzate inutili che fanno le persone innamorate e per bene. Per lei l’avrei fatto, avrei fatto di tutto.



Sono sempre stato fisicamente resistente, ma quella volta ero sull’orlo dell’infarto. Era pieno inverno, si gelava da rimanerci secchi. Erano passati mesi ormai da quando vivevo a San Diego.
Ed erano cambiate molte cose.
Quel pomeriggio d’invero erano passati due mesi e 23 giorni dall’ultima volta che:
-avevo visto Saint Jimmy
-mi ero ubriacato
-mi ero fatto di Novocaina.
Ed erano passati anche due mesi e 23 giorni dalla prima volta che l’avevo vista.
Stavo tornando da lavoro (ebbene sì, avevo iniziato a lavorare come commesso nel supermercato dove prima rubavo ogni giorno). Adoravo lavorare. Immaginavo Whatsername che mi chiedeva come era andata a lavoro o che mi faceva trovare la cena pronta.
Beh ma questo non vi interessa.
Stavo passando davanti a quel benedetto balcone per tornare alla macchina, come tutti i benedetti giorni, quando vidi che un pezzo di stoffa era legato leggermente al poggiolo.
D’impulso lo strappai. C’era scritto qualcosa:
“Stavo per scoppiare a ridere quando mi hai chiamata Giulietta. Sì, l’hai detto ad alta voce.
Scommetto pensavi non ti avessi nemmeno notato. Ti sbagli, e di grosso.
Comunque non so se hai mai letto Shakespeare, ma Romeo e Giulietta non passavano le giornate a fissarsi. E Romeo ci saliva su questo fottuto balcone. Fa niente, sono scesa io da te. Ci vediamo alla tua macchina (lo ammetto una volta ti ho seguito). A dopo”
 

Mi accasciai a terra, il mio cuore sembrava volesse uscire a tutti i costi dal petto da quanto spingeva sulle costole. Mi mancava il fiato, credevo stessi per morire, eppure contemporaneamente ridevo così sinceramente. Lanciai un’ ultima occhiata al pezzo di stoffa bianco: le scritte per l’emozione erano diventate un groviglio scuro. 
Tre secondi dopo stavo correndo come un dannato verso la mia macchina. Tre secondi dopo la trovai seduta vicino alla ruota, mentre si girava una sigaretta.
Sei una ragazza straordinaria- fu tutto ciò che riuscii a bisbigliare. Tra la corsa e l’emozione avevo perso l’uso dei polmoni.
-Non è vero- disse ridendo, ma lo sguardo che riservava alla sua sigaretta era di una serietà inquietante.
-Dimostramelo allora, perché al momento penso tu sia ciò che di più straordinario ci sia al mondo riunito in una sola persona. Anzi non puoi…non sembri nemmeno una persona, devi essere un angelo o qualcosa del…-mi interruppi. Stavo parlando a vanvera come un perfetto ritardato.
-Senti Jimmy…
-Come sai il mio nome?
- La targhetta sulla tua camicia. Pagano bene a quel supermercato?
Tolsi la mia targhetta da commesso imbarazzato, poi la incitai a continuare.
-Jimmy non so perché pensi questo di me. Non mi conosci nemmeno. Io sono una stramba, lo possono vedere tutti. Sono una che sbatte la testa sul muro per cercare di cambiare le cose, perché tutto non faccia costantemente così schifo. Io voglio cambiarlo sto mondo, io voglio essere coraggiosa, voglio camminare per la strada a testa alta. Passo le giornate chiusa da sola in quella schifo di casa, sempre sola…sono sempre stata sola. Non ho una famiglia. Non ho amici. Sono debole Jimmy, non faccio altro che consumarmi sulle mie lacrime. E..
 

Stava piangendo, era scossa dai singhiozzi. Mi sedetti vicino a lei. La sua testa scura era affogata tra le ginocchia magre, le gambe fasciate dai jeans strappati tremavano impercettibilmente. Lei non se ne rendeva conto, ma era la persona più forte che avessi mai conosciuto. Le accarezzai il braccio e lei allora alzò la testa per avvicinarla alla mia. La abbracciai appena, temevo di spezzare quelle braccia così magre. E così stretti aspettammo la notte.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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