Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: suni    16/05/2012    2 recensioni
Quattro step per finire un'amicizia complicata e iniziare qualcosa di ancor più complesso. Post season seven e oltre, senza troppi spoiler, Dean, Castiel, un televisore, un licantropo, un trickster, un Sam e un vecchio detto che scandisce gli eventi.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Something old, something new, something borrowed, something blue

 

Some time in the future

Something borrowed

Il tavolino del motel è troppo piccolo per la mole ingombrante di Sam: chinato lì sopra a fare colazione sembra essere stato invitato a casa dei sette nani per un rinfresco. Ma sta sbranando il suo spuntino con gusto e pare di ottimo umore.
“Bella giornata?” s’informa Dean, ancora sbadigliando.
“Già,” risponde Sam senza nemmeno smettere di masticare. “Sai… Quelle mattine in cui ti svegli e ti sembra fantastico?”
A Dean piace vedere suo fratello allegro. Non succede così spesso come vorrebbe, anche se ultimamente è molto più frequente. Gli sorride di rimando e scrolla la testa.
“No, rebus, cosa intendi?” scherza.
Sam lo guarda storto per gioco e prende un’altra cucchiaiata.
“Beh, quando… Quando ti alzi dal letto e pensi che ti aspetti solo una normale giornata da cacciatore,” spiega distrattamente, prima di sorridere. “Sì, non dovrebbe sembrare normale ma ehi… E’ la nostra vita, no?” aggiunse con una scrollata di spalle.
“L’hai detto,” risponde Dean, sporgendosi a rubargli un paio di cereali. “Quindi cosa prevede la nostra normale giornata, dottor Xavier?”
Sam soffoca una risata e si schiarisce la voce per farsi serio.
“Ho trovato un possibile caso,” annuncia, allungandosi a prendere il giornale sulla sedia accanto per poi passarglielo.
“Vediamo…”
“Ah, potremmo avere bisogno di un terzo uomo, per questo,” aggiunge Sam, mentre lui legge avidamente un trafiletto piuttosto inquietante sul terzo morto sventrato dentro una stanza chiusa in una ridente cittadina del Michigan.
“Hai qualche idea su cosa sia a uccidere?” s’informa sollevando lo sguardo.
Sam si stringe nelle spalle, prima di piegarsi verso di lui.
“Ho trovato l’e-mail di questo tizio sul suo profilo Facebook e l’ho piratata,” inizia serio.
“Wow, Gates, sei sempre più sveglio.”
“Seriamente, Dean,” lo riprende Sam, che sembra aver perso la voglia di scherzare. “Ha mandato una mail a un amico. Indovina cosa raccontava?”
Dean lo guarda interrogativo e Sam ricambia con aspettativa.
“Cosa, pensi di dirmelo o dobbiamo passare la giornata così?” sbotta Dean dopo un lungo silenzio.
Indovina significa che… Ok, allora,” sospira Sam con un cenno vago della mano. “Sostiene di essere stato pedinato da un pellerossa con tanto di copricapo piumato e tatuaggi tribali che brandiva un tomahawk, da cui sarebbe sfuggito per un caso fortuito perché nella corsa si è imbattuto in un gruppo di persone. Il pellerossa è sparito.”
Dean sgrana gli occhi.
“Quindi cos’abbiamo, il fantasma di Toro Seduto?”
“Stavo pensando a un trickster. Uno vero,” ribatte Sam senza assecondarlo.
Dean aggrotta la fronte.
“Vuoi dire uno che in realtà non è un Arcangelo in incognito?”
Sam stringe le labbra e non risponde, con espressione eloquente.
“Potrebbe farci comodo un aiuto ultraterreno,” aggiunge poi. “E a questo proposito, Cas si è fatto vivo solo due volte in tre settimane, ed è rimasto pochissimo. Credi che ci siano problemi in Paradiso?”
Dean torna a osservare il giornale, vago.
“Ce l’avrebbe detto,” risponde sbrigativo.
“Cas? Quello che non racconta le cose nemmeno sotto minaccia?” ribatte Sam scettico. “…Voi due non avete discusso, vero?” aggiunse sospettoso.
Dean quasi sussulta e solleva lo sguardo di scatto, cercando di sembrare stupito e non colpevole.
“Discusso? Perché mai?”
Sam sbuffa sgranando gli occhi.
“Oh, non saprei,” commenta. “Magari perché ci ha venduti a Crowley e ha tentato di sbaragliare il mondo, perché un paio d’anni fa ha tolto il muro nella mia mente o per un’altra delle cose di cui non avete mai parlato mentre lui era sano di mente.”
Dean si schiarisce la voce e scuote decisamente la testa.
“E’ acqua passata. Io e Cas siamo ok,” afferma.
Anche troppo.
“Bene,” conclude Sam soddisfatto. “Allora direi che è ora di chiamarlo.”
 
 
“Sono felice che continuiate a pensare che io non abbia niente da fare se non accorrere a ogni vostro appello.”
La voce di Castiel non è né ironica né risentita, ma perfettamente piatta. Sam ridacchia nel piatto d’insalata. Il diner è mediamente affollato e loro tre passano perfettamente inosservati.
“Lo sappiamo, Cas,” commenta Sam pacifico. “Ora, dopo mangiato io andrò a fare un giro a casa di Michael Johnson, l’ultima vittima, e tu e Dean andrete a trovarlo in obitorio.”
Dean vorrebbe dire che ci può andare lui, a casa della vittima. Vorrebbe, ma sa benissimo che non può. Sam si insospettirebbe ulteriormente e sicuramente Cas si offenderebbe ancora di più.
“Non ho più fame,” borbotta, allontanando da sé il piatto con la bistecca.
Sam lo guarda come se avesse appena annunciato di voler prende i voti, ma lui si stringe nelle spalle con noncuranza.
“Devo aver mangiato troppo ieri sera.”
“Sei sicuro?” interviene Castiel e, al suo rapido cenno affermativo, allunga la mano e trascina il piatto verso di sé per poi impugnare la forchetta.
“Hai cambiato dieta, Cas?” chiede Sam, sorpreso.
L’angelo aggrotta la fronte, pensoso.
“Ho una specie di fame, ultimamente. Dev’essere di nuovo la passione del mio tramite per la carne rossa.”
“Quant’è che non lo fai mangiare?” s’informa Sam, comprensivo.
“Non lo so,” risponde Castiel, prendendo un primo sostanzioso boccone. “Non dovrebbe essere un problema.”
“Beh, non credo che Carestia sia nei paraggi, quindi forse è solo che Jimmy si annoia,” commenta Dean, tanto per non restare zitto. “Diamogli qualche soddisfazione.”
“Credo ne ordinerò un’altra,” afferma Castiel quasi tra sé, ingoiando la carne.
Dean lo guarda di sfuggita e poi sposta gli occhi in direzione di Sam, che ricambia con vaga perplessità.
“Bene,” sbuffa poi questi, pulendosi le labbra. “Io comincio ad andare a casa di Johnson. Ci sentiamo più tardi, ok?”
Dean lo osserva alzarsi e sparire con il profondo desiderio di implorarlo di rimanere lì. Poi sposta l’attenzione su Castiel che, testa nel piatto, finisce la bistecca. Sospira, alza la mano in direzione della cameriera e indica il tavolo.
“Un’altra… grazie.”
Castiel pulisce il fondo del piatto con un dito e se lo porta velocemente alle labbra. Dean distoglie lo sguardo con una smorfia.
“Quello non è un comportamento socialmente appropriato,” gli fa notare.
“Mi dispiace,” risponde Cas automaticamente, riabbassando la mano. “Non ho resistito.”
Dean aggrotta la fronte, appoggiandosi contro lo schienale.
“Cos’è questa storia della fame improvvisa, Cas? Pensi sia un problema col tuo tramite?”
L’angelo si volta verso di lui, perplesso.
“Cosa intendi?”
“Forse occupi Jimmy da troppo tempo e c’è una specie di reazione di rigetto,” ipotizza Dean facendo spallucce.
“Questo è impossibile,” replica Castiel sicuro. “Non ho la sensazione che si tratti di qualcosa di preoccupante. Ho solo fame. Molto obbligato,” conclude, avventandosi sul piatto che la cameriera gli sta porgendo prima ancora che lei abbia il tempo di emettere verbo.
“Che appetito!” ridacchia la donna, prima di allontanarsi.
Imbarazzante, constata Dean.
“Questo ti sembra normale?” commenta invece, sarcastico.
Castiel dà un morso un po’ troppo feroce.
“Non saprei, Dean,” risponde con tono privo di cadenza. “Tradire il Paradiso? Abbandonare la mia guarnigione? Questo ti sembra normale?” gli rigira contro con calma estrema. “Credo smetterò di chiedermelo, dopotutto. Mi passi la salsa?”
La domanda fuori argomento disorienta Dean per qualche secondo.
“Eh?” farfuglia, prima di allungare la mano verso il contenitore. “Tieni.”
 
 
La terza vittima, Johnson, è stata fatta a pezzi con un’arma da taglio. Se non fosse un’idea assurda, il coroner giurerebbe che si tratta di un tomahawk, l’arma tipica dei nativi americani.
“Coincide con la nostra ipotesi, Sam,” sta spiegando Dean al telefono. “Ora noi cerchiamo di andare a casa delle altre due vittime. Purtroppo i corpi non sono più visibili.”
Va bene. Io vado a parlare con l’amico di Johnson cui era indirizzata la mail,” risponde Sam spiccio. “…Come sta Cas?”
Dean si volta automaticamente verso Castiel, sul punto di dire che è tutto sotto controllo se si esclude che si è mangiato altri due hamburger lungo la via, soltanto che l’angelo non è più di fianco a lui.
“Dove ca…?” sbotta allarmato.
Dean? Che c’è?”
Lo vede un paio di secondi dopo, impalato davanti alla vetrina di una pasticceria.
“Oh, bene,” commenta, raggiungendolo velocemente. “Sembra che ora siamo passati alle voglie di dolciumi. Ci sentiamo dopo, Sammy.” Si caccia il telefono in tasca e agguanta il braccio di Castiel per tirarlo via. “Cas, non è il momento. Abbiamo del lavoro da fare, non puoi fermarti ogni dieci metri.”
“Ho davvero fame, Dean,” ribatte l’angelo, quasi mortificato.
“Beh, controllala,” esclama Dean spazientito. “Questo è il tuo corpo, sei tu che decidi.”
“Tecnicamente non è il mio vero corpo,” gli fa notare Castiel quietamente.
“Certo che lo è!” sbotta Dean, caparbio.
Sa che quelle sono le spoglie mortali di Jimmy Novak e che il vero aspetto di Castiel è un altro, uno che lui non può vedere senza morire – perché quei pidocchiosissimi angeli possono essere guardati solo da alcuni eletti di cui lui non fa parte e no, non gliene importa un accidenti.
Ma quello è Castiel. È così che l’ha conosciuto ed è così che l’ha sempre visto. Quegli occhi, quei capelli, quelle mani, quel naso sono ciò che gli viene in mente se pensa a Castiel, e non gliene importa niente di Jimmy. Quello è Castiel, tutto intero. Con quelle sembianze è venuto a lui, e il fatto che il suo sia un corpo in prestito per Dean non ha più alcun senso.
“Non ho mai assaggiato una torta,” dice l’angelo con tutta innocenza.
Dean quasi cede a quelle parole. Non aver mai mangiato una torta è una cosa estremamente triste. Ma non è il momento.
“Dopo i nostri sopralluoghi ci fermeremo a mangiarne. Ora andiamo, Cas.”
“Sono serio, Dean. Devo mangiare.”
Castiel fa resistenza. Non serve a niente tirare il suo braccio, perché oppone resistenza e Dean sa che non potrebbe mai avere ragione della forza di un angelo.
“Senti, Jimmy non può avere tutta questa…” tenta ancora per farlo ragionare.
“Questo non riguarda Jimmy,” replica Castiel controvoglia. “Non c’entra niente. Sono io. Ho fame.”
Dean socchiude le labbra, allibito.
“Co… Cosa? Credevo gli angeli non avessero queste necessità,” osserva perplesso.
“Anche io,” conferma Castiel senza particolare apprensione. “Ma ho fame e nelle ultime due ore non ha fatto che peggiorare.”
Dean si stringe nelle spalle, rassegnato, prima di irrigidirsi colto da un insano dubbio. Insano, agghiacciante, folle e stupidissimo dubbio. Le ultime due ore: quelle che sono passate da quando Sam se n’è andato per conto suo e loro sono rimasti soli.
“Credo che sia il mio turno di diventare psicopatico,” commenta, preda di quel presentimento sinistro.
Castiel non gli dà nemmeno retta, preso com’è dalla sua attenta osservazione della vetrina. Dean lo osserva un po’ più attentamente, adesso. Nei suoi occhi puntati su un grosso dolce di frutta al cioccolato c’è qualcosa di completamente inedito: bramosia.
E qualcosa gli dice che il recondito obiettivo della fame di Castiel non sono le torte né la carne rossa. Non quella bovina, per lo meno.
Molla di scatto il suo braccio, arretrando.
“Oh… Va bene, Cas,” afferma ragionevole. “Una fetta veloce.”
Castiel gli rivolge un sorriso accennato che sembra emettere luce divina prima di avventurarsi oltre la porta vetrata del negozio, e Dean pensa che forse dopotutto è stato accontentato: quel corpo non è di Jimmy Novak, non più. È di Castiel, ed è Castiel che lo fa reagire.
E Castiel esce dalla pasticceria con la fetta di torta in mano e la dà un morso sproporzionato prima ancora che la porta si sia chiusa alle sue spalle.
“Non è sgradevole,” commenta deglutendo, ed ha uno sbaffo di cioccolato sul mento e a Dean si stringe lo stomaco, mentre si fa forza e gli sorride.
“Benvenuto nel mio mondo, Cas.”




_______________________________________



Penultima parte, fatto.
(Non mi offenderò se vorrete darmi un'opinione, sappiatelo.)
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: suni