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Autore: Sherlock_Watson    16/05/2012    0 recensioni
Questa è una storia in stile CSI, con personaggi un po' più complicati (purtroppo)... Spero che vi divertiate a sentire le loro battute idiote, ma anche a seguire le situazioni più serie u.u
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ripresi fiato, mi asciugai le lacrime e insieme tornammo nella sala grande. Oltre a Jesse e David c’erano anche Astrid, la ragazza del DNA, e Beth.
“Allora, cos’è successo?” iniziò Jesse.
“Luke non è un sospettato.” Alex si fece avanti.
“Cosa?!” rimasero tutti sorpresi.
 
Alex si mise a spiegare tutto ciò che gli avevo detto, e poi, per concludere:
“Luke si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ha trovato la vittima sdraiata ed ha provato ad aiutarla, il che spiegherebbe le sbavature di sangue, poi si è avvicinato alla cabina telefonica per chiamare l’ambulanza, come si nota dalle sue impronte e dal sangue della vittima lasciato dalle sue mani…”
“Wow! E’ incredibile!”
“A dire il vero no. Comunque dobbiamo ritrovare Luke. Qui abbiamo qualcosa di più grosso che un semplice omicidio.”
 
Adoravo il modo in cui parlava. Sarei potuta starlo a sentire per ore. Poi tutt’a un tratto, si voltò e mi fece un cenno con la testa di uscire. Feci come diceva. Aspettai fuori al sole, quando poco dopo lo vidi arrivare.
“Scusa se ti ho fatto aspettare…” cominciò mettendosi gli occhiali da sole.
“Ma figurati! E’ il tuo lavoro… non capisco perché…” mi bloccai.
“Cosa? Cos’è che non capisci?”
“Ah! No, lascia perdere.” *Perché anziché stare là dentro, sei qui con me?! Beh, non che mi lamenti, anzi! Però è strano…*.
“Ti va di prendere qualcosa? Un caffè?”
“Ti ringrazio, Alex. Ma non mi sento in vena oggi… sono in pensiero per Luke. Io… voglio aiutarvi a ritrovarlo…”
“Non devi preoccuparti. Io lo ritroverò. E troverò anche quei bastardi che l’hanno preso…”
“Grazie, capo.” lo abbracciai.
 
Lui fece la sua solita faccia sorpresa, che mi piaceva tanto, poi contraccambiò anche lui.
“Dai, ti accompagno alla macchina…”
“…” sorrisi.
“Ricominciamo?!”
“Sto solo pensando all’ultima volta che mi hai accompagnato alla macchina…”
“Beh, non è colpa mia se… adoro la tua macchina!!!” era pessimo. Ma lo adoravo!
“Ah, ah! Certo… dai, Kojak, accompagnami!” afferrai il suo braccio.
“Amy…” si bloccò improvvisamente.
“Sì?” mi voltai.
“Io… volevo dirti…”
“Cosa?”
“Io…” non riusciva a parlare.
“Dimmi, Alex…”
“…” sospirò. “Io troverò tuo fratello… per renderti felice.”
“Ed io te ne sarò molto grata.”
 
Sapevo che non era ciò che avrebbe voluto dirmi, ma non volli insistere perché mi sentivo davvero stanca. Aprii la portiera della macchina e mi voltai per salutarlo, come la notte scorsa. Lui era girato di profilo, ma si voltò appena mi vide. *Oggi niente bacino?! Beh, sarà per un’altra volta…*. Mi rivoltai facendo per sedermi.
“Amy…” mi chiamò.
“Alex?”
“Hai dimenticato una cosa…”
“Ah, sì? Che cosa?”
“Questo.”
 
Mi venne in contro dandomi un piccolo bacio. Era rischioso davanti al laboratorio, avrebbero potuto vederci. Ma lui lo fece lo stesso e questo mi piaceva. Tornai a casa e mi sdraiai sul divano, feci una dormitina fino al tardo pomeriggio. Mi svegliai quando sentii due uomini che sbraitavano nella mia via. Sbirciai dalle finestre: erano due ragazzi, sempre asiatici, sembrava avessero anche la stessa età del ragazzo deceduto, ma non volevo azzardare nulla. Si Stavano minacciando. Continuai a guardare, quando improvvisamente uno dei due sparò all’altro. Non era un proiettile, poiché non uscì nulla dal suo corpo, era un sonnifero. *Oh mio Dio! Sono… magari sono gli stessi… Luke…*. Cominciai a preoccuparmi seriamente. Chiamai immediatamente Alex.
“Amy?”
“Alex! Sì… ehm… a casa mia… ci sono due…” ero troppo agitata per parlare.
“Amy! Stai calma… che succede?”
“Devi venire immediatamente! Uno ha addormentato l’altro e ora… oh, mio Dio!”
“Amy! Mi fai paura! Arrivo subito…”
“Alex… io… voglio seguirlo! Magari troverò Luke!”
“No! Amy… non muoverti di lì!”
“E’ su un furgoncino! Devo inseguirlo…”
“AMY! Non costringermi…”
“…”
“AMYYYY!!!” riattaccai.
 
*Mi dispiace. Ho deciso. Voglio ritrovare Luke… se penso che lo hanno trattato così…*. Mi cambiai, chiusi a chiave la porta e salii in macchina. Era un peccato che non avessi un arma. Al poligono usavo la mia P128, ma non potevo ancora tenere le armi al di fuori dell’edificio. Anche se in quell’occasione avrebbero davvero fatto comodo. Mentre mettevo in moto, sentivo il telefono suonare, sapevo che era Alex… ma non volevo tornare indietro. Non risposi. Partii e mi avvicinai a quel sospetto furgone bianco.
  
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