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Autore: Sherlock_Watson    15/05/2012    2 recensioni
Questa è una storia in stile CSI, con personaggi un po' più complicati (purtroppo)... Spero che vi divertiate a sentire le loro battute idiote, ma anche a seguire le situazioni più serie u.u
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dov’ero rimasta?! Ah, già: il bacio. Breve, ma intenso; timido, ma pieno di passione, insomma, bellissimo. Restai immobilizzata, le sue labbra avevano preso il controllo del mio corpo. Poi aprii gli occhi: ci guardammo tutt’e due sorpresi. Era imbarazzante, cominciai a ridere.
“Cosa c’è?”
“Oh, non preoccuparti! Non è per te che rido…”
“Ah, no?!”
 
Sembrava deluso. Avevo offeso la sua autostima forse?! Continuavo a ridere, più piano questa volta, mi sedetti sul cofano dell’auto e continuai a guardarlo. Lui sorrise guardandosi intorno, poi mise le mani sui fianchi, mi guardò e disse:
“Ci metterò un po’ a capirti, Amy…”
“…” smisi di ridere, ora sorridevo guardandolo. Era così tenero con quegli occhioni!
“Vedrai, ora non ti farò ridere!” disse prendendomi lentamente i polsi.
“Cosa?” chiesi mentre si avvicinava.
 
Ma lui non rispose nulla: mi diede un piccolo bacio sulle labbra mentre stringeva le mie mani. Sembrava la scena di due bambini che giocavano ai fidanzati. Ma questo era dolce da parte sua. *Cavolo! E’ bellissimo… ma è il tuo capo, testa di rapa!*. Quel pensiero rovinò tutto. Allontanai la testa e automaticamente lui mi lasciò le mani.
“Alex…”
“Amy?!”
“Ehm… io… aspetta… tu… sei il mio capo…”
“Tecnicamente sono solo il tuo superiore… anch’io ho un capo, quindi siamo nella stessa posizione…”
“Alex. Non direi proprio… il tuo capo, che poi equivale al mio, avrà 5O anni in più di te! Ed è un uomo…”
“Amy… è solo un bacio!” disse sereno.
“Oh! In fondo hai ragione, sto impazzendo! E’ colpa dello stress…”
“Concordo. Su dai sali in macchina, io torno laggiù.”
“Bene, buona notte, capo!!”
 
Alex mi salutò con una smorfietta. Lo stavo già facendo impazzire… non sarebbe durata molto. Arrivai a casa, mi cambiai e tornai a letto, sperando di prendere sonno. Guardando il soffitto, chiusi gli occhi toccandomi le labbra: mi sarebbe piaciuto rifarlo. *Alex was here!* pensai ridendo. Mi assopii subito.
La mattina dopo mi svegliai improvvisamente a causa del cellulare: stava squillando da parecchio, siccome la canzoncina era iniziata da un bel po’. Mi affrettai a rispondere.
“Sì, pronto chi è?” dissi con la voce assonnata.
“Amy… sono Luke…” rispose lui.
“Luke! Dimmi che cosa ti è successo!”
“Io… sono nei guai…” aveva la voce indebolita.
“Questo me l’hai già detto!” dissi impaziente e preoccupata.
“Mi hanno preso… non c’entro niente! Io ho solo…” non riuscì a finire.
 
Sentii un rumore forte, come se avessero distrutto il suo telefono. *Oh mio Dio! Ma cosa ti è successo?*. Avevo dannatamente paura. Scesi le scale in fretta e furia, mi vestii e corsi sulla macchina. Stavo per mettere in moto quando squillò ancora una volta il telefono.
“Pronto?”
“Amy… sono io…” era Alex.
“Alex, adesso non posso proprio…”
“Amy, ascolta. C’è una brutta notizia al laboratorio. Devi venire immediatamente.”
“Cosa? Cos’è successo?” mi preoccupai più di prima.
“Non posso spiegartelo per telefono, devi venire…”
“D’accordo. Arrivo.”
 
Riattaccai. *A quanto pare, Luke dovrà aspettare.*. Accesi la macchina e mi diressi immediatamente al laboratorio. Entrai, vidi la squadra tutta riunita che si voltò appena sentì la porta aprirsi.
“A-allora ragazzi… cos’è successo?” chiesi ansiosa.
“Abbiamo identificato un sospettato.” mi rispose Jesse, il ragazzo seduto al computer.
“Sì?! E chi sarebbe?”
 
Continuai rimanendo in piedi. Poi Alex cominciò ad avvicinarsi, nessuno mi rispondeva. Voleva farlo lui. In fondo, la questione di Luke non dovette aspettare poi così tanto.
“Amy… è tuo fratello.”
“Cosa?!” ero sconcertata.
“Abbiamo trovato le sue impronte, quelle che hai raccolto tu, su quel telefono, inoltre, abbiamo trovato alcuni suoi capelli in mezzo al sangue perso dalla vittima.”
“Ragazzi! Non… non può essere stato Luke! Che motivo aveva?”
“Lo dobbiamo ancora scoprire…”
“E allora?”
“Dobbiamo prelevarlo dall’abitazione e portarlo qui, per interrogarlo e tenerlo sott’osservazione…”
“Mio Dio! Non lo troverete a casa sua…” non riuscii a trattenermi.
“Amy! Cosa stai dicendo?”
“Lui…”
“E’ scappato?”
“No… io… non so dove sia… ma…”
“Aspetta un secondo…” mi interruppe “… andiamo nel mio ufficio. Ragazzi, a dopo.”
 
Mi accompagnò mettendomi le mani sulle spalle. *Luke… cos’hai combinato?!*. Entrammo nel suo ufficio, mi fece sedere mentre lui restava accucciato di fronte a me.
“Amy… cos’è successo?! Mi avevi detto che prima di venire sulla scena del crimine vi eravate sentiti…” cominciò.
“Sì, esatto. Mi ha detto soltanto che era nei guai, non ho fatto in tempo a chiedergli altro che ha subito riattaccato. Come se fosse stato costretto…”
“Oh, capisco.” disse fissando il pavimento.
“Prima di venire qui, sai che ti avevo detto che non potevo…”
“Sì, me lo ricordo…”
“Ecco. Luke mi aveva appena telefonato.”
“Sul serio? E cosa ti ha detto?”
“Aveva una voce debole, ha detto di nuovo che era nei guai…”
“Nient’altro?”
“ha anche aggiunto che l’avevano preso… non so a cosa si stesse riferendo… ripeteva che non c’entrava niente… Alex, ho paura.” cominciai a piangere.
“Amy, non preoccuparti, andrà tutto bene, vedrai…” disse abbracciandomi “… credo di avere un’idea di cosa sia successo veramente.”
“Davvero?” riaccesi la speranza.
“Già. Andiamo dai ragazzi.”
  
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