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Autore: CamilleLT    16/05/2012    2 recensioni
Anche se siamo ormai abituati ad ogni genere di fantasia è risaputo che "Gli dei non esistono"; le ultime parole famose. Una ragazza si ritrova a contatto con il Dio del Tuono, bloccato sulla terra per l'ennesima volta. Ritrovarsi davanti a colui che riteneva una finzione, ma che aveva sempre ammirato come personaggio attraverso i fumetti e il cinema, sconvolgerà inequivocabilmente la sua esistenza... e il suo cuore.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Con tanta emozione, ma anche tanta tristezza, vi presento l’ultimo capitolo della mia storia. L’ho amata dalla prima all’ultima parola, perché c’ho messo dentro tanto impegno e passione, perché ci ho sempre creduto. Devo ringraziare Fran & Sonia che hanno sempre creduto in me e mi hanno dato l’ispirazione, ma anche un ragazzo molto speciale, che nonostante lo abbia trattato male, mi è rimasto sempre vicino ed ha anche seguito la storia. Come ispirazione musicale mi sembra giusto che io ringrazi un po’ di artisti, come Lana Del Ray, Madonna & i Linkin Park (questo capitolo è basato interamente su delle loro canzoni). Ho già in mente due nuove trame per delle prossime storie, la prima si tratta del continuo di questa, ambientata però durante il futuro seguito degli Avengers (ah, avete saputo che gireranno anche il 2?), l’altra è una originale, come protagonista ci sarà una sexy assassina. Continuate a seguirmi se volete avere dei dettagli. Per quanto riguarda “Real God” invece, posso dire ufficialmente che il nostro viaggio insieme termina qui per ora. Un abbraccio.

“Un vero eroe non si riconosce dal coraggio, ma dalla forza del suo cuore.”
From Film {Hercules

12.Real God

Sembrava esser passata un’eternità, invece erano solo due giorni che Thor era scomparso insieme a Loki. Non mi ero mossa da quella sedia davanti alla finestra, che era rivolta verso il fuori. Avrei potuto morire lì se lui non fosse tornato, avevo una tenacia incomparabile. Fran veniva da me ogni mezz’ora, portandomi da mangiare o per farmi compagnia, ma era cosciente del fatto che nulla avrebbe potuto tirarmi completamente su. Era strano. Io che avevo sempre criticato le deficienti che si facevano buttare giù dall’amore, come se fosse un sentimento realmente importante, divenivo oggetto delle mie stesse critiche. Forse non lo avevo mai provato con quella enfasi, con quel trasporto.

La radio che si trovava sulla mia scrivania iniziò a far passare la nuova canzone dei Linkin Park, un gruppo che mi era sempre piaciuto.

Il suono della tastiera elettronica mi folgorò, trafiggendomi in pieno il cuore. Era di una profondità assurda. La voce del cantante di punta, Chester, aumentò quel senso di buco nel petto. Era struggente. Mi colarono di nuovo le lacrime dagli occhi, mi incazzai perché avevo appena smesso da pochi istanti. Mi alzai dalla sedia e mi diressi in direzione della radio, che sparava quella canzone meravigliosa canzone a tutto volume. Iniziò il rapper di Mike Shinoda e mi tremarono le mani. Afferrai l’apparecchio e lo sbattei contro il muro, mandandolo in mille pezzi.

Uscirono tanti luccichii di elettricità e mi tornò in mente l’inizio di pianola della canzone. Caddi a terra e mi rannicchiai. Mi sentivo tanto devastata senza di lui. Poi d’un tratto sentii il rumore di alcune macchine, molto strano, perché di solito ci stavamo solo noi su quella strada. Mi misi in piedi di scatto, rischiando di sbattere a terra e corsi verso la finestra per vedere.

Delle macchine nere ed enormi si erano appena parcheggiate sotto la nostra abitazione, dietro di loro gli si aggiungeva un piccolo furgone altrettanto nero. Feci due più due e afferrai la situazione. Corsi verso la porta della mia stanza e scesi le scale di corsa, urlando a Fran di non aprire ma era inutile … i servizi segreti avevano già spaccato la porta. Entrarono in fila, con passo veloce. Ian si alzò di scatto dal divano e si mise sulla difensiva ma subito dopo fu bloccato da quelle persone. Fran cercò di difendersi ma venne presa anche lei. Indietreggiai di un passo ma quelli mi avevano già presa. La cosa che mi colpì era il fatto che fossero tutti a viso coperto, mi chiedevo se fossero davvero agenti o semplici ladri.

Ad un tratto una donna varcò la soglia della nostra casa, con in mano uno strano aggetto che dava l’idea di un localizzatore. Avrei potuto riconoscerla fra mille, io e lei avevamo un rapporto controverso nella mia mente. Lei aveva avuto per molto tempo colui per cui avrei potuto fare di tutto. Feci un sorriso amaro.

«E così Jane Foster, si è unita ai servizi segreti. » dissi con amarezza ma con altrettanta ironia.

Lei si bloccò di scatto, girando il viso verso di me, aveva appena iniziato a parlare con altri suoi collaborati ma io l’avevo distratta. Si avvicinò a me, con aria spaventata. Non le avrei detto il motivo per cui la conoscevo.

«Chi sei? E come fa a conoscere il mio nome? » chiese prendendomi il viso fra le mani.

Io dirignai i denti e sorrisi perversamente, ero certa che tutta quella depressione mi avesse fatto leggermente svalvolare un pochino. Lei si innervosì e mi diede un calcio sullo stomaco, gemetti a bocca chiusa. Ian scattò ma venne subito ripreso, era molto protettivo sia con Fran che con me. Iniziai a ridere nervosamente.

«Ti ho odiata per tutta una vita e finalmente ora ti ho davanti. Lascia che ti omaggi per bene. » sentii il sangue risalirmi in bocca, a causa del calcio che avevo ricevuto. Le sputai in faccia e risi ancora.

«Stupida ragazzina. DATEMI QUALCOSA PER PULIRMI! » sembrava decisamente alterata, subito qualcuno le passò uno straccio e si pulì. Tornò a guardarmi con più disappunto.

«Dimmi dov’è lui. So che è stato in questa casa. Dimmelo o verrete tutti portati via. » Me la ricordavo diversa. Da quando era diventata così spietata e da quando si era unita ai servizi segreti? Ah giusto, aveva tentato di fare entrare Thor nel circolo segreto del governo americano, di conseguenza oramai era loro alleata.

«Stai sbagliando strada Jane, non è più qui. » dissi con un sorrisetto compiaciuto. In quel momento ero contenta che si trovasse lontano, almeno era al sicuro. Cosa voleva fargli quella gente? Voleva usarlo come cavia da laboratorio o come soldato mercenario? Ma come si permettevano di dare ordini a LUI? Un dio.

Jane mi guardò perplessa e poi comprese tutto, ma non si fidò di me fino in fondo. Ordinò di perlustrare la casa ma ogni cosa fu vana. Come potevano tentare di cercare una persona che non era su questo pianeta. Dopo un quarto d’ora di riunirono tutti in salotto per discutere, noi eravamo stati immobilizzati sul divano. Dalla finestra vedevo il furgoncino che si era trasformato in una sorta di laboratorio di comunicazione on the road. Avevano tirato su delle parabole e antenne, temevano che avrebbe potuto tornare da un momento all’altro? La donna tornò da me, incrociando le braccia.

«Per quale motivo non avete avvertito immediatamente le autorità della sua presenza qui? »chiese con tono saccente.
Io mi innervosii a tal punto che strappai a morsi lo scotch con cui ero stata mutata. Jane spalancò le palpebre.

«Non è un vostro animaletto. VI è CHIARO? Avete sempre tentato di metterlo sotto il vostro controllo, mentre dovete solo che ringraziare che lui ci offre protezione! Brutti stronzi, ma soprattutto te … tu sei la peggio stronza. Lui ti aveva donato il suo cuore e tu lo hai tradito. Putta … » mentre le urlavo contro tutto quello che mi passava per la testa fui bloccata da un suo schiaffo, che mi fece ricadere sul divano. Risi ancora. Era tutto inutile, nulla mi avrebbe fermato dal proteggerlo in qualche modo. L’oggetto che io avevo interpretato come un localizzatore iniziò a lampeggiare e Jane puntò subito gli occhi lì.

«Sta tornando. Circondatelo non appena si materializza. Qualcuno rimanga qui a badare alla pazza e agli altri. » E detto questo fui di nuovo legata e immobilizzata. Jane e i soldati uscirono di corsa e si diressero verso il campo di grano da dove era sparito l’ultima volta. Per un attimo mi concentrai su quello che aveva detto quella stronza. Lui stava tornando. Stava tornando …

{From Thor’s point of view

Mio padre mi tenne a casa per qualche giorno anche se gli spiegai l’importanza della mia imminente partenza. Ma alla fine compresi il perché di quell’attesa. Doveva spiegarmi delle faccende sul mio status, come per esempio la faccenda del semidio. Io quello lo sarei rimasto per sempre, per una questione di sangue, avevo solo rinunciato all’immortalità per sempre e al potere del martello per un po’ di tempo,  avrei potuto riacquistare quest’ultimo ad ogni momento di necessità. Io e l’arma oramai eravamo una cosa sola.

Il giorno della partenza mi svegliai di buon umore e dopo aver salutato tutti i miei compagni, incitandoli a venire a trovarmi sulla terra, mia madre, e altri amici, mi diressi nella sala del trono, pronto per essere materializzato grazie al potere di Odino. Lui era seduto e attendeva il mio arrivo. Mi abbracciò forte.

«Ricordati sempre Thor, figlio di Odino, che un vero Dio non si misura mai per la forza del suo coraggio, ma per quella del suo cuore. La ragazza ti ha dato modo di diventarlo, le devi molto.» le sue parole erano piene di affetto e di orgoglio. Gli sorrisi e annuì, sapevo quello che lei aveva fatto per me ed era per quello che non vedevo l’ora di tornare a casa … lui mi toccò la fronte ed io chiusi gli occhi.

Quella sgradevole sensazione di vuotò tornò di nuovo e mi sentii vorticare in un turbine di vento. Come quella volta … esattamente uguale. Finalmente caddi a terra, su quelle spighe di grano ormai decisamente più che familiari. Alzai lo sguardo con un sorriso raggiante, pronto a raggiungerla. Mi ricredetti non appena vidi dei tizi in nero che avevano fatto un cerchio intorno a me e feci scomparire il sorriso. Che cazzo era successo? Possibile che non ci fosse mai un attimo di tregua? Mi puntavano delle armi contro.

«Allora amici, insomma, sono di buon umore oggi. Perché dovete scassarmi il cazzo … » sbuffai, mettendomi una mano sulla fronte, decisamente scocciato da quella situazione. Poi guardai casa e la notai circondata. Camilla e gli altri erano lì dentro. Mi gonfiai di rabbia e proprio quando stavo per attaccare, dalla massa di soldati, spuntò l’unica donna che oltre a Camilla aveva mai significato qualcosa per me. Mi paralizzai. Sorrisi amaramente.

«Jane come al solito sprechi il tuo tempo. E mi fai incazzare, ora perché hai messo in mezzo anche i miei amici? » mi avvicinai a lei a passi veloci, fino ad arrivare a meno di un metro da lei. Avevo voglia di spaccarle quella faccia, la stessa che fino ad un anno fa baciavo ripetutamente. Lei mi sorrideva suadente, come al solito.

«Lo sai meglio di me a chi interessi Thor, e non ho fatto questo viaggio oltre oceano solo per farmi attaccare da una ragazzina appena ventenne. » disse con una punta di scocciatura. Io alzai un sopracciglio, decisamente più che curioso. Camilla le aveva fatto del male? Bene, la amavo ancora di più. Che donna, signori.

«Puoi dire al direttore Fury che sarò ben disposto a partecipare a nuove assemblee dei vendicatori, ma per quanto riguarda faccende minori che si fottano tutti. Io rimango qui. Ma prometto che si presenterà di nuovo l’occasione sarò decisamente più che felice di riunirmi a Banner, Stark, Rogers, Romanoff e Barton. Ora lasciatemi in pace, per cortesia.» Squadrai i soldati che si ritirarono immediatamente dentro i loro furgoni, solo Jane rimase lì davanti a me a fissarmi. Non sembrava soddisfatta della promessa che avevo fatto.

«Te l’ho detto che è inutile Jane, non ho intenzione di … » lei mi bloccò con un dito sulle labbra, io indietreggiai. Ma che cosa voleva da me? Non doveva assolutamente avvicinarsi dopo tutto quello che era accaduto.

«Perché non ci riproviamo … voglio dire. Puoi avere molto di meglio di quella ragazzina. Possiamo tornare a vivere nel New Mexico e lavorare insieme per lo SHIELD tutti i giorni. Che problema ci sarebbe? » chiese con uno dei sorrisi più finti che avessi mai visto. Quasi ringhiai dopo quelle parole.

«Prima cosa, tornatene da dove sei rispuntata. Seconda cosa, se ora sono quello che sono lo devo a lei e non a te. Terza cosa, chiedimi ancora di venire a lavorare per voi e ti giuro non prenderò nemmeno più parte ai Vendicatori. » dovevo minacciarla, probabilmente era l’unico modo ed io sapevo che avevano bisogno di me. Quella gente era diventata decisamente opportunista.

Jane si arrese e mi voltò le spalle con un’aria da donnina con la puzza sotto il naso, era incredibile ripensare a quanto fosse cambiata. Mi chiedevo seriamente se le avessero fatto il lavaggio del cervello. Rientrò nel furgone e li vidi sparire in meno di due secondi. La porta di casa si aprì e vidi Camilla correre fuori di corsa, voltarsi in ogni lato e poi illuminarsi alla mia vista. Scese le scalette del portico ed iniziò a corrermi incontro. Fran ed Ian rimasero sotto la tettoria, mano nella mano, inteneriti dalla scena. Era tutto finito. Ero con lei.


{From Camilla’s point of view

Lottai con tutte le mie forze per liberarmi da quei matti ma non ci riuscii, solo quando notai un richiamo generale capii che era tutto finito. Mi salì il cuore in gola … avevano catturato Thor? No, non potevo crederci. Ora che era finalmente tornato a casa, ora che potevo finalmente stare con lui. Uscii di scatto dalla porta principale quando vidi e sentii le auto nere andare via. Mi pulsò il cuore. Mi guardai intorno. Lo vidi. Le lacrime mi riempirono gli occhi e il cuore mi esplose definitivamente. Scesi di corsa le scalette del portico ed iniziai a correre verso lo spiazzo di grano dove si trovava.

Lui spalancò le braccia, pronto ad accogliermi. Inciampai un paio di volte, poiché mi tremavano le gambe, poi per saltargli in braccio cademmo entrambi su quel mare di spighe e lo baciai con trasporto, mentre mi portava sotto di lui, facendomi sentire le spighe fra i capelli. Era così bello, così terribilmente reale. Sentire di nuovo il suo peso sopra di me, i suoi capelli biondi strusciare contro le mie guance e i suoi occhi sorridermi a modo loro.

«Temevo che non saresti più tornato. » dissi con un filo di voce fra un bacio e l’altra, subito dopo mi asciugò una lacrima.

«Sono tornato per restare. Ti amo. E sarei impazzito un altro giorno senza dirtelo …» disse questa frase di getto e mi fece arrossire completamente. Lo abbracciai più forte, mentre continuavamo a rotolarci nel campo, come due ragazzini. Ero così dannatamente felice di riaverlo di nuovo con me. Era scontato che lo amassi anche io, alla follia, solo che non riuscii a dirglielo immediatamente, feci passare qualche minuto prima di poggiare la testa sul suo petto e sussurrarlo dolcemente. Mi baciò i capelli e mi sentii di nuovo al sicuro.



**
Quando tornarono gli agenti dello SHIELD(che io avevo scoperto da poco la sua reale esistenza) a casa, era già passato più di un anno. Noi quattro abitavamo ancora ad Oxford, ognuno di noi felice a modo proprio, amanti della convivenza. L’avventura con Loki sembrava solo un ricordo. La cosa, da come ci fu descritta, ci sembrò abbastanza grave, il mondo era di nuovo in pericolo e la gente aveva bisogno dei vendicatori. Thor accettò l’incarico, come aveva promesso. Mi prese il viso fra le mani e mi baciò a stampo, facendomi un sorriso incoraggiante. Credevo immensamente in lui. Sarebbe andato tutto bene.

 

The End. (?!)

  
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