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Autore: EvgeniaPsyche Rox    16/05/2012    6 recensioni
«In breve io ho combinato un casino, e il preside, per punizione, mi ha ordinato di farti da tutor.Got it memorized?», accidenti, alla fine si era lasciato sfuggire il suo marchio di fabbrica.
Roxas assottigliò gli occhi, assai perplesso; un pò per la sua affermazione, e un pò per quella domanda finale in inglese.Decise di lasciare perdere, dedicandosi al vero argomento della conversazione.«Mi stai prendendo in giro?»
«No.»
«Non ho alcun problema a scuola, quindi ti risparmio la fatica di perdere tempo.», affermò schiettamente il biondino, spostando lo sguardo verso il suo interlocutore, il quale aveva sospirato.
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[Questa storia ho iniziato a scriverla quando avevo tredici anni e, contando che adesso ne ho quasi diciassette, è normale che io abbia cambiato modo di scrivere, anche perché mi sto dedicando a generi differenti. Da un lato preferirei eliminarla perché i capitoli, soprattutto i primi, non sono scritti esattamente bene (Almeno, per quanto riguarda la punteggiatura e la grammatica). Ma ragazzi, le recensioni sono tante; questa è la prima long che ho pubblicato e mi sono affezionata.]
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Tutor And Boyfriend.

 

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11.Soup of emotions 

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Fece scorrere per l'ennesima volta la propria mano lungo quei morbidi capelli dorati, udendo solamente i suoi lievi singhiozzi che sembrarono placarsi lentamente; avvicinò furtivamente le proprie labbra sulla testa dell'altro, lasciandovi un delicato bacio.
«Ehi, tranquillo, va' tutto bene.», sussurrò dopo qualche secondo, interrompendo il silenzio durato quasi cinque minuti, facendo scivolare l'altra mano lungo la schiena del giovane.
Quest'ultimo, nel frattempo, alzò timidamente lo sguardo, mostrando i suoi grandi occhi blu cobalto arrossati; tentò di asciugarsi impacciatamente le ultime lacrime con la manica della felpa, sussurrando un veloce 'Grazie.'
Axel accennò un caldo sorriso, scompigliandogli i capelli ribelli con aria allegra; certo, vedere quel piccoletto in quello stato non gli andò di certo a genio, però, nonostante ciò, averlo stretto tra le proprie braccia per consolarlo era stato qualcosa di eletrizzante.
Sì, insomma, aveva sentito una miriade di emozioni mescolarsi dentro sé e non era ancora riuscito a capirne esattamente il motivo.

«Ti senti meglio?», chiese con dolcezza, senza staccare gli occhi dal primino che era arrossito appena, annuendo lentamente in risposta.
«Meno male.», commentò con un sospiro il fulvo, stiracchiandosi; intanto Roxas si era alzato, riafferrando il proprio zainetto prima di voltarsi.
«Dove vai?», il più grande immitò il suo gesto, analizzando ogni più piccolo movimento dell'altro che voltò di scatto lo sguardo, scuotendo la chioma bionda.«Devo...Devo andare.»
«Non mi hai ancora spiegato perchè sei scoppiato improvvisamente a piangere.», gli fece notare con un soppraciglio alzato il tutor, incrociando le braccia al petto per poi appoggiare la schiena contro la corteccia dell'albero.
«Non sono obbligato a farlo.», replicò apaticamente il giovane, sistemandosi la cartella sulle spalle dopo aver' lanciato una fugace occhiata al diavolo dai capelli fiammeggianti, il quale sospirò, infilandosi una mano tra la folta chioma.«Credo che me lo devi, dato che sono stato io a consolarti.»
«Ma io non ti avevo chiesto di consolar-», non ebbe nemmeno il tempo di ribattere nuovamente che il più grande lo aveva improvvisamente afferrato per il polso sinistro, impedendogli di andarsene; lo strattonò appena, costringendolo a voltarsi di scatto con le iridi blu sgranate e spaurite.

«Voglio sapere il motivo per cui sei scoppiato a piangere, Roxas.Non ti chiedo altro.», se c'era una cosa che il primino detestava era la velocità con cui l'altro riusciva a cambiare tono di voce, riuscendo in qualche modo ad assumere un'aria più autoritaria, facendolo sentire più piccolo di quello che già era.
Rabbrividì, accorgendosi che il vento stava iniziando a rendere l'ambiente un pò troppo freddo per una semplice giornata di Aprile; si irrigidì, cercando in ogni modo di reggere lo sguardo del rosso che non aveva alcuna intenzione di lasciare la presa.
«Allora?», e strinse un poco la presa, facendo sussultare il biondo che si decise finalmente a parlare.«Mi...Mi mancano i miei migliori amici, ecco tutto.», bisbigliò così a fior' di labbra, abbassando il volto con aria sconsolata e lasciando che la propria mente potesse immergersi in numerosi ricordi.
Improvvisamente l'espressione del rosso mutò, lasciando trapelare un lieve sorriso comprensivo; lo trascinò lentamente verso la moto, aiutandolo nuovamente a salire, nonostante la sua aria confusa.
«C'è qualcuno a casa tua?», chiese improvvisamente il tutor, controllando il trucco nello specchietto dopo essere salito, accendendo successivamente il motore della vettura.
«No, solo...Solo Sora.», farfugliò con esitazione il biondo, stringendosi le spalle; ma insomma, lo obbligava a rivelare il motivo del suo pianto e poi cambiava improvvisamente argomento?
«Bene, allora starai un pò da me.», concluse Axel con un sorrisetto sghembo dipinto sul volto, allontanandosi velocemente dal parco, sorpassando diverse automobili.
«Preferirei tornare a casa.», si sforzò di dire l'altro, stringendosi il più possibile al rosso, cercando di non mostrare l'ennesimo senso di paura a causa dell'estrema velocità del motorino.
«Oh', andiamo, non fare lo scassaballe.», lo schernì il ragazzo dagli occhi smeraldini, accelerando il più possibile, ignorando un semaforo rosso e i diversi clacson delle macchine, facendo impallidire l'altro presente che si era messo a pregare, immaginando già la sua prossima morte.



Si aggrappò ad un palo con il fiatone, gli occhi terrorizzati e il respiro affannoso.«Tu...Tu s-sei pazzo!Si può sapere chi ti ha dato la patente?!», tuonò un Roxas alquanto infuriato, lanciando numerosi sguardi omicida al più grande che era scoppiato in una grassa risata, chinando la testa all'indietro con aria fiera.
«Stai calmo, primino.Ogni tanto ci vuole un pò di velocità.V.E.L.O.C.I.T.A'.Got it memorized?», e si picchiettò la fronte con l'indice, mentre l'altro sospirò, roteando lo sguardo da una parte all'altra dell'ambiente circostante, insultandolo diverse volte a bassa voce.
La verità è che lui aveva solo desiderato avere un pò di contatto fisico con quel biondino; ogni volta che accelerava di scatto, quest'ultimo si affrettava a rafforzare la presa sulla sua schiena, tremando appena.
Il problema era capire il motivo per il quale provava quel forte desiderio.
Scosse la testa, cercando di spostare i propri pensieri altrove, preoccupandosi piuttosto di tirare fuori le chiavi di casa, infilando poi quella giusta all'interno della serratura; imprecò un paio di volte dopo aver' sbagliato direzione, sbuffando ripetutamente.
«Ri-benvenuto a casa mia!», lo accolse allegramente il fulvo dopo essere riuscito ad aprire finalmente la porta, facendo entrare per primo il biondo, il quale, dopo aver' fatto un passo avanti e alzato lo sguardo, arrossì di colpo, irrigidendosi.
Axel, nel frattempo, si tolse gli stivali con aria stanca, lanciandosi una veloce occhiata allo specchio; successivamente riconcentrò la propria attenzione sull'ospite e seguì il suo sguardo scandalizzato, sgranando poi anch'egli gli occhi.
Merda.
Sdraiato sulla sua ragazza, la quale era distesa sul divano rosso in soggiorno, Reno sembrò essere particolarmente concentrato a baciarla con estrema foga, sghignazzando di tanto in tanto mentre infilava le mani in posti proibiti.
«Ma che cazzo stai facendo?!», l'improvviso urlo di Axel fermò quello che sarebbe potuto trasformarsi in una scena hard vietata ai minori di diciotto anni, facendo voltare i due protagonisti; la giovane ragazza dai capelli castani arrossì violentemente, affrettandosi a spingere appena il petto del ragazzo che sbuffò, scocciato dall'indesiderata interruzione.
«Non si vede per caso?», chiese retoricamente con evidente irritazione, per poi spostare lo sguardo verso l'altro presente, cambiando immediatamente espressione in un sorrisetto divertito.«Oh, ma chi si vede!Roxas!»
Il diretto interessato si sforzò in ogni modo di scuotersi e di non mostrarsi shockato in alcun' modo, senza grandi risultati.«C-Ciao, ehm...»
«Ah, non preoccuparti, piccoletto; ti fa bene agli occhi guardarci mentre lo facciamo!», lo prese allegramente in giro il fratello maggiore, sistemandosi gli strambi occhiali da pilota sulla testa.«Almeno, quando arriverà il tuo momento, saprai già come comportarti!», a quelle parole il primino si sentì avvampare violentemente le guance e voltò istintivamente lo sguardo altrove, arricciando il naso e mugugnando qualcosa in segno di totale disapprovazione.
«Reno, piantala.», lo rimproverò il fulvo, riducendo gli occhi a due fessure, per poi afferrare il giovane studente per le spalle, spingendolo appena verso la propria stanza.
La ragazza del fratello maggiore, nel frattempo, tentò di ricomporsi, alzandosi velocemente dal divano per poi accostarsi al più piccolo, chinandosi verso di lui con un candido sorriso dipinto sul volto, porgendo successivamente la mano.«Piacere piccino, io sono Tifa.»
Il diretto interessato storse le labbra in una smorfia infastidita dall'ennesimo appellativo sulla propria 'altezza', allungando però a sua volta la mano, stringendo quella dell'altra.«Piacere, mi chiamo Roxas.»
«Mi dispiace di averti obbligato ad assistere ad una scena così imbarazzante.», tentò di scusarsi con aria mortificata la ragazza, accennando un sorriso impacciato, mentre il biondo scosse la testa.«Non...Non importa, davvero.»
E prima che lei potesse aggiungere altro, il diavolo dai capelli fiammeggianti afferrò il primino per il polso, trascinandolo in camera.«Adesso dobbiamo andare», spiegò con aria sbrigativa, «Cercate di non farvi sentire, voi due.», borbottò indirizzando la frase sopratutto al fratello maggiore, lanciandogli un'occhiataccia, entrando poi nella stanza e chiudendo così la porta dietro di sé.
«Ah', Reno è sempre il solito.», brontolò Axel con una smorfia, infilandosi una mano tra i capelli rossi come il fuoco, concentrando nuovamente la propria attenzione sul primino.«Bene, baby', e adesso passiamo a noi.», annunciò infilando come suo solito una parola inglese a casaccio, spogliandosi poi in un nanosecondo della propria maglietta a causa dell'estremo caldo.
Roxas, per la seconda volta in quella mattinata, arrossì come un pomodoro: voltò di scatto lo sguardo, stringendosi impacciatamente le spalle, mentre l'altro presente lo osservava con aria divertita.«Vorrei sapere il motivo per cui mi sei stato affidato, novellino.», affermò dopo qualche secondo di silenzio il fulvo, mettendosi le mani dietro la testa prima di lasciarsi cadere a peso morto sul morbido letto, osservando il soffitto con aria assorta.
«Io...Io non...Non lo so...», farfugliò con evidente incertezza il giovane dagli occhi blu cobalto, lasciando che il proprio sguardo vagasse verso la finestra.
L'altro sembrò infastidito da quella risposta dubbiosa e ringhiò qualcosa a denti stretti.«Come sarebbe a dire 'non lo sai'?»
«Sei tu il tutor, non io.»
«E questo cosa c'entra?»
«Tu dovresti sapere tutto.»
«Ma che cazz...», Axel si morse il labbro inferiore per evitare di continuare l'imprecazione poco elegante; sicuramente, se sarebbe andato avanti, avrebbe fatto scoppiare l'ennesima discussione e questa era sicuramente l'ultima cosa che desiderava; sospirò, massaggiandosi le tempie.«Poco tempo fa mi avevi detto che andavi bene in tutte le materie, giusto?»
Quell'improvvisa domanda sembrò turbare il giovane che aveva iniziato a guardarsi attorno con aria allarmata, senza degnarsi di rispondere.
«Roxas?», lo chiamò sollevando istintivamente un soppraciglio, assumendo un'espressione indagatoria.
«Che c'è?»
«Esigo una risposta.», replicò fermamente il diavolo dai capelli fiammeggianti con le braccia conserte al petto, senza distaccare lo sguardo dall'altro che, nel frattempo, cercava in ogni modo di guardare altrove.
«Roxas, sono il tuo tutor.Ho il diritto di sapere queste cose.Muoviti e rispondimi.»
Il biondo sbuffò dal naso e strinse i pugni, irritato da tutte quelle domande.«No, non vado bene in tutte le materie.»
Sul volto del fulvo si stampò un sorriso divertito e si mise a sedere sul materasso; faceva tanto il perfettino, ma, a quanto pare, anche lui aveva le sue debolezze scolastiche.«Beh?E in quali materie non vai bene?Matematica?Italiano?Inglese?Scienze?», azzardò ripetutamente, mentre l'altro aveva abbassato improvvisamente lo sguardo.
«Sai, non è un dilemma andare male in una materia.Capita a tutti, eh.», proseguì poi notando il suo disagio, aspettando ansiosamente un cenno di vita da parte dell'altro.
«Lo so.», brontolò in un sussurrio il più piccolo, stringendosi le spalle in una smorfia terribilmente adorabile, a parere di Axel; quest'ultimo però sospirò per l'ennesima volta, scuotendo la chioma rossa.«Ecco, siccome lo sai, vuoi farmi la grazia di dire in quale cavolo di materia non vai bene?»
Il primino si torturò le mani, mantenendo lo sguardo fisso sulle proprie All Star viola; si guardò nuovamente attorno con aria persa prima di degnarsi di rispondere una volta per tutte.«Nell'orale.»
«Mh?»
«Non vado bene nell'orale in generale.», riformulò meglio la frase il giovane dagli occhi blu cobalto, senza alzare minimamente lo sguardo.
«che strano», riflettè ad alta voce il rosso, «Solitamente vanno tutti meglio nell'orale.Comunque, posso sapere il perchè?»
A quella domanda l'altro serrò istintivamente le labbra, sentendosi ulteriormente a disagio; arricciò il naso in un broncio, sperando davvero che Axel cambiasse immediatamente argomento.
Era stufo del fatto che quel ragazzo continuasse a bombardarlo di domande.
«Va bene, ho capito; ti girano le palle, quindi cambiamo argomento.Che ne dici di un bel gelato?»

 

«E' la fine!La fine, la fine!Non poteva succedere niente di peggiore!Siamo finiti, rovinati, distrutti!»
Axel aveva sempre pensato che la gente in quella scuola fosse un pò ritardata mentalmente, sopratutto dopo l'arrivo di Sora in compagnia del suo fratello-schizofrenico-amante dei libri.
Ma nessuno batteva il professore di teatro.
«Il dilemma più grande della storia di questa scuola!», continuò con aria afflitta, manco fosse una tragedia di Shakespeare; si mise una mano sulla fronte, afferrando un fazzoletto per asciugarsi delle finte lacrime.
«E' finita!», ripetè infine, sotto lo sguardo stralunato dei ragazzi di quarta e di quinta.
«Questo è tutto fumato.», commentò seduto in prima fila il giovane dagli occhi smeraldini, scuotendo l'imponente chioma rossa.
«Ma povero!E' così simpatico!», affermò con sicurezza il ragazzo dai capelli a spazzola, seduto accanto al rosso, ottenendo un'occhiataccia da quest'ultimo e da Zexion, alla sua destra.
«La nostra situazione è un dramma!», proseguì gesticolando animatamente il professore, sospirando pesantemente prima di appoggiare il peso del proprio corpo sulla parete.
«Se lo ripete un'altra volta giuro che gli prendo la testa a morsi.», la minaccia di Axel sembrò essere giunta fino alle orecchie dell'uomo che si schiarì la voce, infilandosi una mano tra i capelli rosa.«Il nostro rappresentante di Istituto, ahimè, ha avuto ieri un'incidente con la moto e si è rotto la gamba», si interruppe un attimo, mentre nella sala si riempì un brusio sommesso, seguito dal raffinato pensiero di Axel: ''E a noi che cazzo ce ne fotte?''
«Poveretto.», commentò Demyx con aria afflita, mentre il rosso si limitò a rispondere con un falso ''Già.''
«E, come tutti voi sapete, l'assemblea di Istituto è tra venti minuti esatti.»
«Quindi uno di noi dovrà sostituirlo, giusto?», il giovane ragazzo amante dei libri intuì subito dove voleva parare il professor' Marluxia.
«Esattamente.Qualche volontario?», e, come aveva sospettato l'uomo, il silenzio più totale avvolse l'immensa aula.
Demyx tentò in ogni modo di soffocare una risata, immaginandosi di sentire il canto delle cicale.
«Prof', io credo che a nessuno freghi qualcosa di essere rappresentate.», si intromise improvvisamente con un sorrisetto ironico il diavolo dai capelli fiammeggianti, facendo ridacchiare i due amici.
E, dopo quella affermazione, l'uomo sospirò, afferrando cinque piccoli sacchetti; gli studenti, seduti dall'altra parte, rabbrividirono, riconoscendoli immediatamente.
Erano i piccoli sacchetti che contenevano i nomi di ognuno di loro, per estrarre durante le interrogazioni.
Li aprì accuratamente, rovesciando quei piccoli foglietti maledetti, mescolandoli con le sottili dita.«Vediamo un pò chi sarà il o la fortunato/a...», mormorò con un'allegra cantilena, accennando un sorrisetto divertito.
«Siamo fottuti.», l'apatica voce del giovane dai lunghi capelli celesti fece voltare di scatto Axel; notò dietro di sé la presenza di un suo vecchio compagno di medie, Saix, il quale lo salutò con un cenno della testa.
Eppure, nonostante la tensione fosse palpabile nell'aria, il rosso non era preoccupato; insomma, c'erano almeno una quarantina di nomi tra quei foglietti, era impossibile che uscisse proprio lui.
«Sappiate che abbiamo tutti la stessa probabilità.», Zexion sembrò aver' letto nel pensiero del fulvo, ma, quest'ultimo si limitò a fare cenno con la mano di stare tranquillo.
Si mise le mani dietro la testa, iniziando a dondolarsi sulla sedia, mentre il professore aveva afferrato un fogliettino, iniziando ad aprirlo lentamente.
«Axel, ho paura.», sussurrò con voce tremante il chitarrista, deglutendo rumorosamente.
«Non hai nulla di cui preoccuparti, Dem'; vedi, è praticamente impossib-»
«Oh, ma guarda un pò chi è spuntato fuori!Axel Turks.»
E il diretto interessato cadde rumorosamente dalla sedia, lasciandosi sfuggire un'elegante bestemmia che scandalizzò il professore, facendo scoppiare in una rumorosa risata il resto degli studenti.
«Dicevi, Axel?», lo schernì con un sorrisetto divertito Zexion, incrociando le braccia al petto.



«Signori e signore!»
«Axel, ma sei proprio sicuro che sia una buona id-»
«Sta' zitto.Stiamo già per fare la figura di merda più colossale della nostra vita, cerca di non peggiore la situazione.», sibilò a denti stretti il fulvo verso il castano, seduto accanto a lui; successivamente si schiarì la voce, ottenendo la completa attenzione dell'intero Istituto scolastico.
Nelle prime file c'erano sopratutto i ragazzi più grandi; non perchè avessero voglia di ascoltare una noiosissima assemblea, ma semplicemente perchè i posti dietro erano occupati dai più piccoli, di prima e di seconda, intimiditi da mostrarsi apertamente al resto della scuola.
«Sicuramente vi starete chiedendo dove sia finito il vero rappresentante», iniziò Axel, cercando di non mostrarsi irritato come realmente era, stringendo il microfono tra le mani.«Bene, purtroppo non è qui con noi perchè si è rotto...Boh, cosa si era rotto?Beh, si è rotto qualcosa.», borbottò con aria vaga, facendo ridacchiare qualcuno.«E, di conseguenza, la sfiga ha voluto che lo sostituissi io.»
«E io lo aiuterò!», si intromise improvvisamente il suo migliore amico, avvicinando il volto al microfono con aria allegra.
«Sìsì, va bene, va bene.», sospirò il ragazzo dagli occhi smeraldini, cercando poi di allontanare l'aggeggio e di rivolgersi esclusivamente al castano.«Sei riuscito a trovare gli appunti dove il rappresentante aveva segnato gli argomenti di cui parlare?»
«Ehm, veramente, ecco...», cercò di spiegare l'amico con aria imbarazzata, torturandosi le dita, mentre l'altro intuì già che non si era procurato nulla e si tirò una manata in faccia.«Okey, niente panico, cercherò di arrangiarmi.»
«Allora, ehm...A causa di una testa di caz-, ehm, volevo dire, di problemi tecnici non sono riuscito a trovare i veri argomenti da trattare in questa fottut, interessantissima assemblea.», si corresse successivamente con un colpo di tosse.«Quindi, vedrò di improvvisare.», e, detto ciò, si alzò, scendendo dal piano rialzato e trascinando con sé il microfono; sorpassò la parte dei più grandi, notando i volti imbarazzati dei ragazzi di seconda e, sopratutto, dei primini.
Un'improvvisa idea gli attraversò la mente; si lasciò sfuggire un allegro sorriso e si guardò attorno, alla ricerca di un volto in particolare.
«Da poco due gemelli sono entrati a far' parte della nostra amatissima scuola e avevo appunto intenzione di intervistare uno di loro.», spiegò il fulvo, senza smettere di sorridere: i suoi occhi smisero improvvisamente di saeattare da una parte all'altra dell'aula, focalizzandosi sull'esile figura del biondo che, come al solito, era intento a divorarsi un libro.
«Ehilà, Roxas!», gridò così il rosso al microfono, stordendo metà degli studenti; il diretto interessato al sentirsi chiamare, sobbalzò, chiudendo di scatto il libro e voltandosi verso il rumoroso ragazzo.
Oh, no.
«Su', coraggio, vieni qua a parlarci delle tue prime impressioni riguardo la nuova scuola!», continuò con aria gioiosa il più grande, afferrando immediatamente l'altro per il braccio, costringendolo ad alzarsi dalla piccola sedia di plastica.
«Allora?Cosa ne pensi?E' bella, fa schifo o cosa?», gli chiese scherzosamente, tirandogli una gomitata sulla pancia, mentre gli altri presenti osservavano con aria divertita e interessata la scena.
Eppure Roxas non sembrò divertirsi particolarmente.
Ma proprio per nulla.
I suoi grandi occhi blu cobalto rimbalzavano da una parte all'altra dell'immensa aula; ad un certo punto alzò lo sguardo anche verso il soffitto, che gli sembrò così alto da fargli venire un improvviso senso di vertigini.
Tremò appena, guardando ossessivamente i volti degli studenti che avevano gli occhi puntati su di lui, aspettando che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.
Sentì il proprio cuore martellargli violentemente nel petto; deglutì rumorosamente, temendo davvero per un momento che potesse salirgli in gola.
«Roxas?...», lo chiamò improvvisamente il tutor, osservando con aria preoccupata il giovane studente che era diventato incredibilmente pallido.
«Roxas?Roxas, ti senti bene?», abbassò il microfono, impaurito che l'altro potesse seriamente svenire sul posto, ma, fortunatamente -O forse sfortunatamente-, non fu così.
Il biondo schiuse le labbra e sembrò voler' dire qualcosa, qualcosa di importante.
Ma non disse nulla.
Semplicemente si voltò e corse verso l'uscita alla velocità della luce, lasciando la grande aula in cui si era improvvisamente creato un silenzio agghiacciante.
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*Note dell'autrice*
OhPorcaMiseriaSiamoGiàAlCapitoloUndici?!
Va bene, sì, tralasciando questo dettaglio, mmmh...Mi pare che, per ora, questo sia il capitolo più lungo in assoluto.
E chissenefrega.
Anyway, scusate per il mega-ritardo; ci ho impiegato più di una settimana a scrivere il capitolo ;_; Il fatto è che, come ho già detto nell'altra storia, sono impegnata a scrivere più fan fiction contemporaneamente D:
Allora, vorrei, prima di tutto, scusarmi; forse alcuni di voi non avranno gradito l'accoppiamento (?) di Reno & Tifa; il fatto è che quest'ultima è l'unica ragazza decente che conosco di Final Fantasy .w.
Oddio Marluxia come insegnante di teatro D:
Mah, spero che, tutto sommato, il capitolo sia stato di vostro gradimento e mi auguro di ricevere delle recensioni =w=
Alla prossima!
E.P.R. 

   
 
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