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Autore: FairySweet    16/05/2012    1 recensioni
Perché ora? Perché proprio in questo momento? Che aveva fatto di male a Dio per ritrovarsi incastrata in un mondo che non le apparteneva più?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cristina Yang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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HHHHH                                                              Restare









Era rimasta tutta la notte a fissare quella maledetta busta, era sfinita, massacrata da decisioni che non aveva scelto lei e che ora, le piombavano addosso alla velocità della luce.

I primi raggi di sole invadevano la stanza allontanando le ombre della notte, non aveva dormito, non era nemmeno riuscita a chiudere gli occhi per qualche ora, inchiodata lì dalla consapevolezza di dover stringere la mano ad un ricordo e trascinarlo via dalla vita.
Dio quanto odiava scegliere, quant’era tutto più facile da single, niente mariti o fidanzati, niente decisioni importanti da prendere, solo chirurgia e il bar di Joe e sesso a volontà.
Già, ora però era tutto più complicato, era sposata e non sapeva nemmeno come diavolo era arrivata fino a lì.
Sapeva che Meredith aveva ragione, sapeva di aver detto si ad una velocità terrificante ma era terrorizzata, spaventata dal poter restare sola di nuovo, dal poter vedere di nuovo Owen steso sul pavimento di una sala chirurgica mentre un pazzo le puntava alla testa una pistola.
Si era sposata credendo di curare sé stessa e invece, era più a pezzi di prima.
Forse era giusto così insomma, non era desiderio di tutti non avere figli no? Era giusto odiare una persona per aver scelto da sola ma non lo era punirla in quel modo, allontanarla così tanto da lui, lasciarla sola troppo a lungo e ora, ora c’era di nuovo Burke, il suo maledetto sorriso che in realtà, mascherava la paura e la rabbia.
Chiuse gli occhi nascondendo la testa nel cuscino, che diavolo doveva fare? Fingere che tutto fosse uguale a prima o sconvolgere di nuovo tutta la sua vita? Il suono della sveglia la riportò alla realtà, allungò un braccio cercando di spegnerla ma urtò una foto e il rumore dei cocci rotti fu l’unica cosa che riuscì a sentire.
Non sollevò nemmeno la cornice, che senso aveva farlo? Conosceva a memoria ogni linea, ogni colore di quella foto e forse, non vederla per un po’ le avrebbe fatto solo bene.
Ci aveva messo un’ora solo per fare la doccia e poi il caffè e quel continuo senso di nausea che le saliva alla gola ogni volta che pensava al lavoro.
Afferrò la tazza dalla credenza senza scomporsi minimamente per quell’improvvisa intrusione nella sua routine, Owen le sorrise posando sulla sedia la giacca “Sono passato a casa solo per qualche minuto, ho bisogno di fare una doccia e ...” “Fa pure, io esco tra cinque minuti” mormorò sorseggiando di tanto in tanto il caffè, poi il trillo del telefono e la voce della segreteria “Al momento non siamo in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico”  la voce di Burke a riempire l’aria “Ehi guerriera, lo so che sono le cinque e mezza, d’accordo, ammetto che è presto ma ti alzavi sempre alle cinque meno venti quindi lo so che sei sveglia e so anche che mi stai ascoltando ... ”  Owen si voltò lentamente verso di lei cercando nel suo sguardo risposte ma i suoi occhi erano concentrati sul liquido scuro nella tazza, lontano da lui, lontano da qualsiasi domanda “Probabilmente stai già bevendo il tuo orribile caffè terribilmente dolce ma sono sotto casa tua tra cinque minuti, ricordi? Oggi il notaio ha bisogno di rettificare i documenti e ho bisogno che tu sia lì quindi, beh, ti aspetto qui giù”  un debolissimo sorriso a incresparle le labbra, posò la tazza sul tavolo e infilò la giacca “Aspetta ...” la mano di Owen stretta con forza attorno al suo polso “ ... Cristina cosa stai ...” si voltò di colpo, gli occhi piantati nei suoi mentre dal cuore un’unica parola rimbombava violenta “Va tutto bene?” sfilò la mano e senza dire una parola se ne andò lasciandolo immobile nel silenzio.
Lasciarla andare? Gran bella mossa! Aveva la testa invasa da mille pensieri, un vortice orribile di supposizioni, di rabbia, un vortice che non gli lasciava scampo.
Avrebbe voluto fermarla, tirarla tra le braccia, supplicarla di non andare, di restare lì, ad ascoltarlo a perdonarlo e invece, tutto quello che riusciva a fare, era restare immobile mentre metà del suo cuore si allontanava da lui.


“Hai intenzione di guardare fuori dal finestrino per due ore intere?” “E tu?”  domandò sospirando “Hai intenzione di farmi domande per due ore?” ma lui sorrise tornando a concentrarsi sulla strada “Sei cambiata sai?” non rispose, si limitò ad annuire tornando a guardare la folle corsa dell’acqua sul vetro “Sei cambiata insomma, sei riflessiva, concentrata su qualcosa che continui a tenere lontano da me” “Puoi biasimarmi?” “È tuo marito non è vero?” “Cosa?” balbettò confusa voltandosi verso di lui “Pensavi davvero che non lo sapessi?” un tuono a squarciare l’aria “Hai un marito, una casa, un lavoro, hai tutto quello che non avresti avuto con me” “Tu credi?” si voltò qualche secondo verso di lei studiandone il volto “Non ho detto che sei cambiata in meglio sai?” “Meno male” ribatté ironica “Dove sei sparita?” mormorò all’improvviso “Io sono sempre la stessa” “No, sei simile a te stessa ma non lo sei realmente. Avevo lasciato una specializzanda ostinata, caparbia, maledettamente competitiva e così dannatamente intrigante da mandarmi in confusione, torno indietro e trovo una ragazza in lacrime, fragile, diversa da quella che ricordavo” si fermò ad un semaforo, le mani strette con forza attorno al volante mentre gli occhi di Cristina cercavano i suoi “Sei cambiata ancora e l’hai fatto per tuo marito. Non so il perché e non voglio saperlo a meno che non sia tu a dirmelo però vedi,  rinunciare di nuovo a quello che sei non ti fa bene” lei sorrise giocando con una ciocca di capelli “Ho abortito” “Uao” esclamò ridendo “Divertente?” “No, solo, beh ecco, è strano” “Davvero?” Burke annuì appena “Conosco l’amore che sei capace di dare Cristina, quando ami lo fai con tutta te stessa e ora sei sposata. Hai abortito? Ok, ma non l’hai fatto da sola vero?” nessuna risposta “Già, lo vedi? Non è questo che ora ti passa per la testa” “Parliamo di te vuoi?” buttò lì massaggiandosi il collo “Di che ha bisogno il notaio?” “Che tu firmi dei documenti, per l’esattezza la copia di quello che abbiamo fatto tre anni fa” “Ma che ... a che serve? Ho già firmato una volta e ora devo farlo di nuovo?” l’uomo annuì tossicchiando “Serve solo per controllo, sai, nel caso avessimo cambiato idea negli anni” “Oh questo spiega tutto” “Ehi!” esclamò dandole un buffetto sulla guancia “Dico solo che non ha senso” “Lo so ma ai fini della legge ne ha quindi, possiamo far finta che lo abbia anche per noi?” un debole sorriso a colorarle il volto “Grazie” riprese ironico “Devo firmare anche io?” “Cosa?” domandò confusa “Devo firmare anche io per te? Ora sei sposata e hai un marito e se mai ti accadesse qualcosa lui avrebbe ...” “No” mormorò scuotendo leggermente la testa “Cristina tu hai ...” “Ho solo bisogno che almeno questo resti com’è ti prego, non cambiare tutto di nuovo” l’auto si fermò, pochi secondi per guardarsi negli occhi e poi l’acqua gelida a colpire le loro pelli.

  
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