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Autore: natsumi90    07/12/2006    11 recensioni
Era tutta colpa del cielo. Era invidioso dei suoi occhi perchè sapeva che non sarebbe mai stato così celeste.[ShikaIno]
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ShikaIno

 

 

 

Era una calda giornata d’agosto inoltrato.

Il cielo era così limpido e sereno che aveva assunto una tonalità simile al turchese, da mettere allegria al solo guardarlo.

 

 

 

 

[Perché sei così azzurro?]

 

 

 

 

 

Shikamaru alzò gli occhi.

Da tempo aveva perso l’abitudine di soffermarsi a pensare immerso in quell’oceano d’aria.

E lui ne ricordava fin troppo bene il motivo.

 

 

 

 

 

 

…………………

 

 

 

 

 

 

 

“Shikamaru!!!”

 

 

 

 

Aveva schivato appena in tempo un kunai che gli aveva sfiorato una tempia.

Era quasi impossibile muoversi con il corpo inanimato dell’amica tra le braccia e quel dolore lancinante proveniente dalla gamba rotta.

Ino l’aveva avvertito appena in tempo.

Quell’arma sarebbe andata a segno se non si fosse scansato al momento giusto.

Nonostante cercasse di concentrarsi per elaborare una strategia difensiva, il suo quoziente intellettivo da 200 non gli suggeriva alcuna alternativa.

 

 

 

 

[Merda]

 

 

 

 

Sentiva che questa volta non l’avrebbero scampata.

 

Se solo Choji si fosse sbrigato ad arrivare con i rinforzi:

era partito da quasi una settimana per chiamare la squadra di soccorso al villaggio, lasciando i suoi due compagni feriti e impossibilitati al viaggio in balia di un eventuale attacco dei nemici.

Che non avevano tardato a scovare il loro rifugio improvvisato.

 

 

 

 

 

“Si può sapere che stai facendo?? Che aspetti a fuggire e a mettere in salvo il mio corpo, io intanto lo distraggo!!”

 

 

 

 

 

La kunoichi era entrata nel corpo di uno degli avversari, che fortunatamente erano solo in due, e stava combattendo con l’altro, ma era chiaro che non avrebbe retto ancora per molto.

Era esausta.

 

Shikamaru guardò la bionda tra le sue braccia e vide che la  macchia rossa sulla fasciatura provvisoria sull’addome si allargava a dismisura.

Quei maledetti l’avevano conciata proprio male.

 

Qualcosa che non distinse subito sfrecciò davanti ai suoi occhi e si andò a conficcare dritto nel collo della compagna.

Inorridì quando rielaborò nella sua mente la figura di uno spiedo infilzato nella gola di Ino.

 

 

 

 

[Carotide recisa di netto.

Morte istantanea]

 

 

 

 

Si era sempre chiesto che cosa sarebbe successo a chi usa la Shintenshin no jutsu se il suo corpo fosse morto mentre l’anima  era in possesso di quello di qualcun altro.

Avrebbe preferito rimanere con il dubbio, visto il prezzo con cui l’aveva scoperto.

 

 

 

 

[Bel genio del cavolo]

 

 

 

 

Aveva commesso l’imperdonabile errore di non pensare che i nemici erano in numero superiore e che i rinforzi erano sempre nelle vicinanze.

Era infatti stato un terzo ninja a scagliare l’arma che aveva colpito la compagna.

Si riscosse solo quando sentì un tonfo sordo: il corpo del ninja posseduto da Ino era caduto improvvisamente come in preda a uno svenimento.

 

 

 

 

[Vorrei che fosse solo uno svenimento]

 

 

 

 

 

Shikamaru tornò a guardare pietrificato la compagna, rendendosi conto che il suo torace non faceva più quel naturale movimento di gonfiarsi e sgonfiarsi.

Non respirava più.

 

 

 

 

[Non è vero.

Qualcuno mi dica che non è vero]

 

 

 

 

 

Iniziò ad ansimare violentemente, incapace di formulare un qualsiasi pensiero.

I suoi sensi sembravano non rispondergli:

si era scagliato con tutte le sue forze contro i nemici.

Non aveva la lucidità per impastare il chakra e mettere a punto dei jutsu più fini e adatti a un chunin.

Aveva semplicemente dato sfogo alla furia più pura e li aveva stesi tutti e tre, uno dopo l’altro, a suon di calci e pugni sferrati quasi alla cieca, ma che i ninja non erano neanche riusciti a vedere.

Shikamaru infierì su quei corpi ormai privi di vita ancora un po’ dopo averli stesi:

imprecava contro di loro e contro le loro famiglie e li percuoteva, quasi credesse che potessero ancora provare dolore.

Aveva sfigurato talmente tanto i loro volti da renderli quasi inumani, neanche la madre più amorevole avrebbe riconosciuto il proprio figliolo sotto quell’amalgama di sangue e ossa scomposte.

Quando finalmente la ragione tornò a farsi strada nella sua mente era buio e si diresse nel luogo dove aveva lasciato il corpo dell’amica.

Guardò per un secondo la sua figura dall’alto in basso, per intero.

Non era stato un sogno.

 

 

 

 

 

[è tutto reale]

 

 

 

 

 

C’era ancora la macchia di sangue sull’addome, che aveva smesso di allargarsi.

 

 

 

 

[il cuore ormai non pompa più]

 

 

 

 

E lo spiedo era ancora lì, infilzato nel suo collo.

 

 

 

 

[come una bandiera]

 

 

 

 

 

Cercò di mettersi in ginocchio, quando un dolore intenso gli ricordò della gamba rotta.

Si sdraiò, constatando che quella era la posizione che gli provocava fitte meno intense, seppur forti.

Rivolse lo sguardo al volto di Ino, che ormai non esprimeva più alcuna emozione.

Si sistemò come meglio poteva su quel terreno duro, nell’attesa dell’arrivo della squadra medica.

Si diceva che i medici di Konoha facevano miracoli.

 

 

 

 

[Ed è proprio un miracolo

quello di cui ho bisogno]

 

 

 

 

 

Poggiò la testa sul suo petto, nella speranza di sentire qualcosa, un rumore, un movimento, un segno qualunque,

che non arrivò mai.

 

 

 

 

La mattina seguente, quando Choji finalmente arrivò con la squadra di soccorso, lo trovarono ancora in quella posizione, accoccolato come un cane fedele insieme al proprio padrone negli ultimi istanti della sua vita.

Non ci volle molto al robusto compagno di squadra per capire che non era arrivato in tempo.

 

 

 

 

 

[Non è stata colpa tua]

 

 

 

 

 

 

………………………

 

 

 

 

 

 

 

Tornò a guardare la strada.

Da quel giorno un’ombra scura incombeva su di lui.

Un’ombra che nemmeno lui poteva controllare.

In nessun modo.

 

 

 

 

[Sei così azzurro.

Eppure non rischiari]

 

 

 

 

C’era troppa ingiustizia in quel cielo.

 

 

 

 

 

 

[Cosa ci trovavo di bello in te.

Sei solo un arrogante]

 

 

 

 

 

 

Era tutta colpa del cielo.

Era invidioso dei suoi occhi perché sapeva che non sarebbe mai stato così celeste.

Così dall’alto della sua posizione aveva guardato soddisfatto quello che era successo quel giorno, e ne aveva gioito.

Ma era inutile, perché nonostante quelle iridi non si sarebbero più mostrate al mondo, Shikamaru ne avrebbe sempre ricordata quell’ineguagliabile intensità.

Neanche il cielo l’avrebbe mai raggiunta.

 

 

 

 

 

 

[È inutile che ti sforzi tanto.

Non mi incanti più]

 

 

 

 

 

Perché si ostinava tanto a volerle assomigliare.

Che c’era di male nell’essere grigio, magari con qualche nuvola vaporosa, o arancione, come quando il sole sta per tramontare.

Perché proprio celeste?

 

 

 

 

 

[Perché sei così azzurro?

Mi fai male]

 

 

 

 

 

Era giunto nel luogo dove era diretto e che aveva sempre sperato di dover visitare il più tardi possibile.

 

 

 

 

 

[Ma il cielo non ascolta le mie preghiere]

 

 

 

 

 

 

Guardò quella lastra di pietra levigata che in troppi a Konoha conoscevano bene.

Pensò a quanto fosse disarmante che qualsiasi cosa accadesse a coloro che vivevano entro quelle mura, tutto aveva la sua fine lì.

Chi per un amico, chi per un parente, chi per un innamorato, tutti nel villaggio prima o poi conoscevano o avrebbero conosciuto quella lapide.

Shikamaru ancora non voleva credere che fosse già arrivato il suo turno.

 

 

 

 

 

[“Yamanaka Ino”]

 

 

 

 

 

Quelle lettere scolpite non lasciavano speranza.

Ma dopotutto lui ormai aveva smesso di cercarla.

Diede uno sguardo ai fiori che adornavano la pietra.

Una cosa era sicura: da quando Ino era lì i fiori non mancavano.

Per lo più erano cosmee, le famose cosmee di Konoha, ed era Sakura a portarle.

Quotidianamente.

 

 

 

 

-Buongiorno Shikamaru. Ero sicura di trovarti qui.-

 

 

 

 

Il giovane si girò, nonostante avesse già riconosciuto quella voce.

 

 

 

 

-Salve Sakura. Vieni a cambiare i fiori?-

 

 

 

 

-Come sempre! Ino non mi perdonerebbe mai se non le portassi fiori freschi tutte le mattine. Sua madre si ostina a non farmi pagare il conto, dice che le faccio un favore visto che lei non riesce a venire così spesso come vorrebbe per colpa del negozio. Tanto io verrei comunque, anche se non avessi i fiori.-

 

 

 

 

La ragazza non riusciva a dimenticare  la scena di quando era arrivata con Choji e la squadra medica in soccorso di Ino e Shikamaru: l’iniziale sollievo nel vedere i due che sembravano dormire beatamente dopo lo scontro, si era tramutato in orrore nel rendersi conto che la bionda non respirava più.

Non aveva neanche provato a rianimarla: ormai conosceva bene il suo mestiere, e per lei non c’era più niente da fare.

Sakura era migliorata tanto da quando era rimasta l’unica rappresentante della squadra 7 a Konoha.

Eppure in quell’occasione si era sentita nuovamente inutile.

 

 

 

 

 

-Non immaginavo che quella scrofa mi sarebbe mancata tanto. Avrei voluto poter fare di più quel giorno.-

Avrebbe desiderato con tutto il suo cuore di poter fare di più.

 

 

 

 

-Non è stata colpa tua.-

 

 

 

 

 

 

[Non è stata colpa di nessuno.

Solo di questo cielo che vede tutto

ma non fa niente perché certe cose non accadano]    

 

 

 

 

 

 

Per il tempo che Sakura dispose i fiori davanti alla lapide cadde un silenzio pieno di parole pensate ma troppo amare per essere dette.

Fu la ragazza a interromper quella quiete.

 

 

 

 

-Shikamaru, sei sicuro di non voler cambiare idea. La Godaime vorrebbe che ci ripensassi: sei uno dei ninja più promettenti di Konoha, non puoi buttare via anni di allenamenti così.

Ino non avrebbe voluto.-

 

 

 

 

-Io ero un ninja, Sakura, e non torno sui miei passi. Ormai ho abbandonato quella vita e non ho intenzione di ripensarci. Non è per lei che ho preso questa scelta.-

 

 

 

 

 

[O almeno non solo per lei]

 

 

 

 

Quell’avvenimento gli aveva aperto gli occhi.

 

 

 

 

 

[Lei non li aprirà più]

 

 

 

 

 

Nei primi giorni che seguirono il suo ritorno al villaggio dopo quella missione aveva riflettuto molto.

Era diventato ninja perché lo credeva divertente.

Ma cosa c’è di divertente in dei bambini che passano dall’altalena alle armi?

Che perdono la vita ancor prima di sapere che cosa voglia dire viverla?

Che uccidono per non essere uccisi?

 

 

 

 

[Bel genio del cavolo]

 

 

 

 

Aveva un quoziente intellettivo di 200, eppure si era sentito un ignorante.

 

 

 

 

 

 

[Era tutto così evidente,

ma non me ne sono mai accorto]

 

 

 

 

 

Fino a quel giorno.

 

 

 

Sakura capì che non era il caso di insistere sull’argomento e ricadde di nuovo il silenzio.

Quando fu soddisfatta della composizione si alzò in piedi, per vedere nell’insieme il risultato.

Poteva andare, non era certo all’altezza dei capolavori di Ino, ma aveva fatto del suo meglio.

E lei lo avrebbe apprezzato.

Si asciugò il sudore dalla fronte, faceva davvero caldo.

Si riparò gli occhi dai raggi del sole con una mano e guardò verso l’orizzonte.

 

 

 

 

-È davvero una bella giornata. Hai visto che cielo? È fantastico, mi ricorda tanto lei.-

 

 

 

 

-Già, anche a me.-

 

 

 

 

 

 

[Ed è per questo che lo odio]

 

 

 

 

 

 

 

 

********** 

 

 

 

 

 

Era un sacco di tempo che mi ronzava in testa questa storia e alla fine l’ho scritta.

Mi sembra di avere uno stile scadente, però l’idea mi piaceva così l’ho pubblicata lo stesso.

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