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Autore: Liz Earnshaw    17/05/2012    2 recensioni
La storia si concentra principalmente su Klaus e Caroline. Ci sono comunque tutti i personaggi ed Elena è ormai un vampiro. L'inizio vede Klaus infuriato per questo motivo, poi Caroline farà finalmente la sua comparsa!
Dalla seconda parte dell'8 capitolo:
-L’ho fatto perché… -Prima di continuare, scrutai ancora i suoi occhi, immersi nei miei. Erano celesti, limpidi come l’acqua e bellissimi come il cielo primaverile. Sorridevano sempre. Volevo, desideravo, speravo di vederli un giorno sorridere per me, nei cui confronti pareva riserbassero solo rancore. –Perché credo di provare qualcosa per te, Caroline. L’ho fatto perché volevo vederti felice. L’ho fatto in quel modo perché –sorrisi nervosamente, alzando lo sguardo prima di rincrociarlo al suo, spaesato-, perché io sono Klaus. –Mi fermai, ripensando improvvisamente alla mia stramba vita le cui immagini si ripresentavano, come sempre, nella mia folle testa. -Non ho conosciuto nessuno che mi abbia. –Ancora un’altra pausa, tesa a riprendere il tono della mia voce ormai troppo smozzato. Pensai a mia madre, se così potevo definirla. Accarezzai le labbra e il mento e ripresi, con calma - insegnato ad amare, ad offrirmi, a sorprendere. Non sapevo come dirti dove stessimo andando perché vedevo nei tuoi occhi l’ebrezza e l’eccitazione. Ma non avrei mai potuto colmarla, volevo vederti sorridere col cuore. Volevo vedere i tuoi occhi… brillare come le stelle, quelle che ti ho mostrato l’altra sera. Tutto ciò nonostante non lo facessero con me. Nonostante non lo facciano con me. Non mi importava, seppure non ti ignoro che me ne doleva e duole tutt’ora. Me ne sono convinto sempre più andando lì, ho capito che non avrei mai potuto organizzare qualcosa che rimpiazzasse il tuo bisogno di avere accanto qualcuno che ti ami, qualcuno che tu inspiegabilmente ami. L’ho fatto con rabbia perché… non volevo. Io non volevo farti andare lì, sapendo cosa poi sarebbe successo. –Digrignai i denti e scossi il capo, tentando di non pensarla fra le sue mani. - A cosa sarebbe servito mostrarti Los Angeles? A cosa sarebbe servito parlarti di come l’ho vissuta io, di cosa ho vissuto in tutto questo tempo. Tu pensavi continuamente a lui e questo mi ha fatto render conto della completa inutilità che rappresentavo, in quel momento. –Mollai la presa sulla porta, sedendomi sul letto. –Non potevo farlo con dolcezza, Caroline. Non potevo correre da te e dirti che mi dispiaceva vederti piangere in quel modo. Tyler stava arrivando, avrei rovinato tutto. L’ho fatto per te! –Battei i pugni sul letto. –Lo capisci? –Mi avvicinai, accarezzandole il viso troppo pallido. –Per te. –Terminai, aprendo la porta e fuggendo via da quella dannatissima stanza, evitando così la sua risposta.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente giunsi davanti alle ampie e prorompenti colonne bianche di casa Mikaelson. Era bellissimo l’esterno incorniciato da alti e verdi pini e dalla bellissima e sgorgante fontana. La casa dei sogni, insomma. Peccato che dentro ci abitavano i cattivi. Suonai ripetutamente senza ottenere risposta così entrai argutamente dalla finestra della living room.
-Klaus! –Urlai.
 Era tutto spento e il camino ardeva debolmente. Mi girai attorno e vidi dei mobili lussuosissimi presi chissà quando e chissà dove. Luccicavano seppur nulla, se non il legno stesso, potesse farli splendere. Fantastici.
Per terra c’era il parquet, degli eleganti tappeti e un… foglio?
Lo afferrai e notai immediatamente la sua firma. Il disegno mi raffigurava nel prato del giardino mentre annusavo una rosa rossa, appena sbocciata. C’era scritto “To Caroline, Klaus” a destra.
-Che ci fai qui? –La sua voce echeggiò nel buio pesto. Mi voltai ma non c’era. Poteva trasformarsi in lupo e uccidermi o semplicemente spezzarmi il collo da un momento all’altro. Dovevo scappare.
-Caroline, non sai che non si entra nelle case degli altri senza invito? Non te l’hanno insegnato? –Era alle mie spalle, sentivo il suo fiato sul collo e tremavo dalla paura così tanto che il foglio cadde per terra, esanime. La sua voce era così inquietante da far paura anche ad un potentissimo cacciatore di vampiri.
Improvvisamente lo trovai davanti a me, a due centimetri dal mio viso. Sembrava che il male incorniciasse i suoi sinuosi e famelici lineamenti, nel buio vagava perfettamente, senza paura e senza sosta. Si orientava e si destreggiava perfettamente fra le ombre che non lo risucchiavano, ma lo accarezzavano. Era il Sire del male. Delle vibrazioni percorsero inaspettatamente il mio corpo che, seppur pronto all’azione, non mosse un dito.
-Cosa vuoi? –Mi chiese, stufato.
-Tyler! Dov’è? Cosa gli hai fatto? –Ero decisa a sapere che fine avesse fatto fare al mio uomo e l’avrei saputo, a costo della mia stessa vita.
-Sai, non capirò mai tutto questo interesse nei suoi confronti! E’ una nullità, Caroline! E’ una causa persa!
Quasi come se non comandassi il mio corpo, gli sferrai uno schiaffo.
Il suo sguardo penetrò il mio e, in quel momento, capii che era necessario scappare. Ma ancora una volta non lo feci perché fu lui, come sempre, a precedermi. Era sparito.
-Klaus! Dimmi dov’è! –Ormai la ferrea voce aveva lasciato spazio ad un tono passivo. –Ti prego.
Prese il cellulare e me lo passò.
-Caroline! –La voce di Tyler, era la sua!
-Oh mio Dio! Tyler! Tyler oh… oddio! Come stai? Perché non torni? Perché non rispondi alle mie chiamate!
-Cosa ci fai lì, Caroline? Non devi andarci! E’ un mostro, mi ha asservito… un’altra volta! Non posso tornare a Mystic Falls e neanche tu! Il consiglio ti prend…
Klaus riprese il cellulare e chiuse la linea mentre lui parlava.
Scoppiai a piangere, senza che in realtà volessi farlo. Era un pianto di sfogo, di felicità e commozione. L’avevo sentito e stava bene.
-Contenta, adesso?
Non mi importava di quell’idiota e dovevo andarmene, come Tyler aveva detto ma….

   
 
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