Finalmente giunsi davanti alle ampie e prorompenti colonne bianche di casa Mikaelson. Era bellissimo l’esterno incorniciato da alti e verdi pini e dalla bellissima e sgorgante fontana. La casa dei sogni, insomma. Peccato che dentro ci abitavano i cattivi. Suonai ripetutamente senza ottenere risposta così entrai argutamente dalla finestra della living room.
-Klaus! –Urlai.
Era tutto spento e il camino ardeva debolmente. Mi girai attorno e vidi dei mobili lussuosissimi presi chissà quando e chissà dove. Luccicavano seppur nulla, se non il legno stesso, potesse farli splendere. Fantastici.
Per terra c’era il parquet, degli eleganti tappeti e un… foglio?
Lo afferrai e notai immediatamente la sua firma. Il disegno mi raffigurava nel prato del giardino mentre annusavo una rosa rossa, appena sbocciata. C’era scritto “To Caroline, Klaus” a destra.
-Che ci fai qui? –La sua voce echeggiò nel buio pesto. Mi voltai ma non c’era. Poteva trasformarsi in lupo e uccidermi o semplicemente spezzarmi il collo da un momento all’altro. Dovevo scappare.
-Caroline, non sai che non si entra nelle case degli altri senza invito? Non te l’hanno insegnato? –Era alle mie spalle, sentivo il suo fiato sul collo e tremavo dalla paura così tanto che il foglio cadde per terra, esanime. La sua voce era così inquietante da far paura anche ad un potentissimo cacciatore di vampiri.
Improvvisamente lo trovai davanti a me, a due centimetri dal mio viso. Sembrava che il male incorniciasse i suoi sinuosi e famelici lineamenti, nel buio vagava perfettamente, senza paura e senza sosta. Si orientava e si destreggiava perfettamente fra le ombre che non lo risucchiavano, ma lo accarezzavano. Era il Sire del male. Delle vibrazioni percorsero inaspettatamente il mio corpo che, seppur pronto all’azione, non mosse un dito.
-Cosa vuoi? –Mi chiese, stufato.
-Tyler! Dov’è? Cosa gli hai fatto? –Ero decisa a sapere che fine avesse fatto fare al mio uomo e l’avrei saputo, a costo della mia stessa vita.
-Sai, non capirò mai tutto questo interesse nei suoi confronti! E’ una nullità, Caroline! E’ una causa persa!
Quasi come se non comandassi il mio corpo, gli sferrai uno schiaffo.
Il suo sguardo penetrò il mio e, in quel momento, capii che era necessario scappare. Ma ancora una volta non lo feci perché fu lui, come sempre, a precedermi. Era sparito.
-Klaus! Dimmi dov’è! –Ormai la ferrea voce aveva lasciato spazio ad un tono passivo. –Ti prego.
Prese il cellulare e me lo passò.
-Caroline! –La voce di Tyler, era la sua!
-Oh mio Dio! Tyler! Tyler oh… oddio! Come stai? Perché non torni? Perché non rispondi alle mie chiamate!
-Cosa ci fai lì, Caroline? Non devi andarci! E’ un mostro, mi ha asservito… un’altra volta! Non posso tornare a Mystic Falls e neanche tu! Il consiglio ti prend…
Klaus riprese il cellulare e chiuse la linea mentre lui parlava.
Scoppiai a piangere, senza che in realtà volessi farlo. Era un pianto di sfogo, di felicità e commozione. L’avevo sentito e stava bene.
-Contenta, adesso?
Non mi importava di quell’idiota e dovevo andarmene, come Tyler aveva detto ma….