Storie originali > Azione
Segui la storia  |       
Autore: RiverSong96    17/05/2012    3 recensioni
" Percepivo uno strano rumore, un bip tipo quello delle apparecchiature degli ospedali che progressivamente acquistava velocità, la giusta frequenza di un battito cardiaco."
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 3 . (Napoli, Italia, 21 Novembre 2011 )

Waking up ! Waking up! Non c'era niente di più traumatico che svegliarsi la mattina con gli Skillet che ti urlavano nelle orecchie. Erano le sette meno dieci del mattino e tra dieci minuti mi sarei alzata, vestita e andata a scuola...che palle. Quel giorno per fortuna era assemblea d'Istituto, quindi sarei stata tutto il tempo ad ascoltare musica e a guardare gli unici cinque o sei ragazzi presenti che si sbattevano per stronzate varie, facendo credere agli stupidi che ogni cosa che usciva dalle loro bocche era oro colato. Appena sveglia, il caffè era d'obbligo, poi cominciavano le varie peripezie di ogni mattina come trovare i vestiti nell'armadio, i calzini ( è incredibile quanto sia raro trovare la coppia nel cassetto ), e poi i venti minuti buoni in bagno per rendersi ehm... “presentabile”. Erano già dieci minuti che aspettavo la metro...maledetta anm ( azienda napoli mobilità ), quando finalmente arrivò il treno, saltai su una carrozza e mi avviai verso scuola.


 

Un'ora e dieci dopo...


 

-Buongiorno ragazze- dissi entrando nel cortile.
Loro erano il mio gruppetto, eravamo un quintetto carino e, già dal primo giorno di scuola, noi eravamo diventate amiche . Con Gisa, Valentina e Claudia era difficile incontrarsi oltre gli orari scolastici, tranne il sabato sera, poiché loro abitavano in provincia e con i mezzi d'oggi gli appuntamenti saltano peggio della nonnina dei quattro salti in padella... . Con Chiara invece era diverso, abitavamo entrambe in città e il più delle volte uscivamo solo noi due, magari a prendere un gelato sul lungomare o a fare una gita nella Villa Comunale. Iniziata l'assemblea, ci accomodammo in una stanza che quasi cadeva a pezzi e, dopo una ventina di minuti dall'inizio dell'assemblea mi squillò il telefono. Non c'era motivo di chiamarmi a quell'ora, risposi ugualmente e il telefono mi rimandò la voce arrabbiata di mio padre. A volte capitava che avesse i “cinque minuti” e , il più delle volte, erano solo sfuriate e insulti , ma , a volte, chi gli capitava sotto tiro faceva una brutta fine, e io ne so qualcosa. Dopo l'assemblea saremmo dovute andare al Bosco di Capodimonte, ma , dopo quello che mio padre mi aveva detto a telefono, non ce la facevo psicologicamente, avevo una tale stanchezza addosso e una tale voglia di piangere e sfogare tutta la rabbia repressa... . Non mi piaceva essere trattata come lo scopettino del cesso e con le altre persone mostravo un carattere ribelle e strafottente, ma con lui dovevo fare attenzione, dovevo stare in silenzio altrimenti sarebbe finita molto, molto male...come l'anno scorso. Le altre andarono al bosco, io tornai a casa e mi rinchiusi nella mia stanza a piangere con la mia cagnolina Jen. “Succederà di nuovo come l'anno scorso”...pensavo. “No, non deve succedere!” Sebbene stessi piangendo dalla rabbia, avevo la mente abbastanza lucida, e non era la prima volta che formulavo quei pensieri. Non erano certo adatti ad una ragazzina di quindici anni, ma nella mia condizione erano quasi...confortanti. Avevo deciso, o me, o lui. “Finirò all'inferno per questo, ma preferisco mille volte andare all'inferno dopo la morte che viverlo sia prima e ...dopo.” Mi calmai un attimo e andai a rifarmi il trucco, aveva un effetto rilassante su di me quest'azione … Scesi di casa e feci una corsa fino alla funicolare che portava vicino casa di mio padre, ero quasi impaziente. Avevo anche le chiavi di casa sua, quindi non fu necessario bussare, entrai in casa e andai vicino la cassaforte. Ecco ciò che mi avrebbe portato la libertà, caricai la pistola e la nascosi sotto il giubbino.
<< Ciao papà >> dissi
<< Che diavolo vuoi a quest'ora?!? >> ribattè con la voce intossicata
<< Solo farla finita >>
Tirai fuori la pistola in un istante. Mio padre rimase sconvolto.
<< Sai, non avresti mai dovuto insegnare a tua figlia a tenere un'arma e soprattutto a saperla usare. >>
<< Ma per favore! Sei troppo codarda per farlo, non hai il coraggio, anzi, lo hai avuto solo su un piccolo animale indifeso, credo fosse un gatto non è così? >> e scoppiò a ridere.
<< Forse hai ragione, ma io non intendo più sopportare questa vita ormai di merda per causa tua, non posso sopportarlo, e non voglio! >>
Svelta puntai la pistola contro la mia tempia destra, un ultimo addio e tutto si tinse di rosso.


 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Azione / Vai alla pagina dell'autore: RiverSong96