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Autore: RiverSong96    23/11/2011    2 recensioni
" Percepivo uno strano rumore, un bip tipo quello delle apparecchiature degli ospedali che progressivamente acquistava velocità, la giusta frequenza di un battito cardiaco."
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

A quanto pare quello era davvero un ospedale, molto futuristico ma lo era. I corridoi puzzavano di disinfettante e pipì,il classico odoraccio degli ospedali. Mi sentivo un po' fuori posto con quegli abiti addosso, non mi sembrava consono, anche in un sogno, indossare quel particolare vestiario e la cosa strana è che non c'era neanche una finestra. Il tragitto dalla camera criogenica, che devo capire ancora cos'è, all'ufficio del signor Figal fu breve: dovemmo prendere l'ascensore e salire fino all'ultimo piano, speravo che almeno ci fosse uno specchio in ascensore...e invece no .  Le porte dell'ascensore si aprirono direttamente su un ampio vano, a far luce c'erano sempre le lampade al neon che rendevano tristissime le pareti di un verde tenue e la moquette dello stesso colore. Ci sarebbe stata sicuramente più luce se le pesanti tende blu che coprivano certamente delle finestre fossero state scostate, sembrava quasi che l'ospedale non volesse far vedere ai pazienti cosa c'era fuori.  Il dottor Figal si accomodò dietro la scrivania su una poltrona con lo schienale alto e i cuscini,mi ricordava tanto la poltrona attrezzata di cuscini per il fondoschiena di mia nonna.L'ambiente era pulito e ordinato, ma spoglio: né un quadro, né una foto di famiglia sulla scrivania e, cosa molto sconvolgente, non c'era il computer! Come diamine faceva a lavorare senza un PC!?! Anzi, piuttosto come faceva a vivere senza il PC...la gente è strana. Dopo essersi accomodato e pulito nuovamente le lenti degli occhiali, il dottor Figal indicò a me e a padre Rodri una stanza con la porta scorrevole che prima mi era sfuggita completamente. Mi avvicinai lentamente alla porta e la feci scorrere rivelando una stanza arredata finemente con poltrone e divani d'epoca, al centro c'era un tavolino molto carino con sopra una scacchiera con le pedine in vetro e , finalmente, trovai in quell'ambiente un accenno di umanità: la TV. C'era un grande televisore al plasma attaccato alla parete , mi ero anche messa a cercare il telecomando ma quando sentii sbattere la porta scorrevole alle mie spalle sobbalzai, non perchè avessi avuto paura, be', forse un po' si, ma più che altro per la violenza del colpo. Quando mi girai, alle mie spalle vidi solo padre Rodri, il dottore a quanto pare era rimasto nell'altra stanza. Non mi ero accorta che incutesse così tanto timore quel prete col suo abito nero, gli occhi infossati e la sua altezza.
-Mi dispiace, non volevo spaventarti- disse in tono di scusa.
Lentamente camminò verso la poltrona difronte al divano, si accomodò e attese. Non sapevo cosa stesse aspettando, ma forse voleva che mi accomodassi difronte a lui sul divano.
" Fantastico, mi trovo in una stanza da sola con un prete, se vuole confessarmi credo che dovrà tapparsi le orecchie..." pensai.
-Ok prete, di cosa vogliamo parlare?-buttai lì in tono stanco 
-Di te, sono qui per farti ricordare. Dimmi, ti ricordi il tuo nome?- 
-Certo che me lo ricordo! Che domande...- 
-Potresti dirlo ad alta voce? Però prima aspetta, siediti sul divano, non vorrei che ti sentissi male al centro della stanza-
Mi accomodai sul divano, padre Rodri sembrava quasi sapere cosa mi sarebbe accaduto dopo, come se non fossi la prima a parlare con lui. Era quasi inquietante...magari quando mi sveglio posso scrivere un romanzo basato sul mio sogno in chiave horror!
-Prima di dirti il mio nome, dimmi una cosa tu: dove sono gli specchi e perchè le finestre o non ci sono o ci sono ma sono coperte?- 
-Te lo dirò quando avrai ricordato tutto, e per farlo devi solo dire il tuo nome, capito? Solo il tuo nome.-
All'improvviso sentii una vocina, tipo quella del grillo parlante in Pinocchio ,che mi sussurrava
“non lo dire , ti farai male.”
-Io mi chiamo Giulia...- 
all'improvviso mi scoppiò un gran mal di testa che portò con sé un' esplosione di immagini vaghe... 
-Continua, dimmi per intero il tuo nome, non reprimere le immagini che in questo momento ti stanno esplodendo in testa, lo so che fa male ma devi farlo!-
-ehm io...io...- 
“ti prego non farlo!”
-m..mi chiamo Giulia –
Il dolore era lancinante e la tempia destra mi pulsava dolorosamente.
-Continua! Dimmi il tuo nome!- 
“Non voglio, non voglio!”
-Non voglio! Perchè mi fa male dirti il mio nome?- Cominciarono a scendere sul mio volto copiose lacrime di dolore e disperazione, non ce la facevo più, tanto che esplosi sputando quelle parole cose fossero veleno
- Mantovani, Giulia Mantovani!-
 Lanciai un urlo disperato, il dolore alla testa era troppo forte, e quel dannato prete contribuiva ad aumentarlo urlandomi le stesse parole nelle orecchie:
- non reprimere le immagini! Visualizzale!-
-Chiudi quella dannata bocca!!! -
Ero sicuramente distesa su qualcosa, credo fosse il divano, e il mal di testa continuava a torturarmi.
“Perchè l'hai fatto!perchè stai riportando alla luce tutto quello che non volevi vedere mai più!Io so che non vuoi ricordare, io sono te! Perchè l'hai fatto!”
Adesso le immagini erano più nitide, vedevo la mia meravigliosa città natale: Napoli. Vedevo il lungomare e le onde brillanti sotto il sole che si infrangevano sugli scogli alzando spruzzi di schiuma e sugli scogli vedevo delle ragazze che pranzavano allegramente. Tra quelle ragazze c'ero anche io, quelle immagini erano ricordi, i miei ricordi. 
Adesso la scena era cambiata, mi trovavo tra i banchi di scuola con un espressione annoiata intenta a disegnare un occhio...adoravo gli occhi, gli occhi per me hanno sempre avuto una certa importanza perchè ho sempre pensato che fossero il riflesso dell'anima. Quando guardavo una persona negli occhi riuscivo sempre a capire se mi stesse dicendo il vero o il falso.
Le immagini continuavano a susseguirsi freneticamente, mi bastava un attimo e mi tornava alla mente il quando e il dove di quei ricordi, ricordavo le sensazioni, e forse quella era la cosa peggiore, sentivo che stava per accadere qualcosa di veramente brutto, la cosa che non avrei voluto ricordare. Sentivo il cuore che pulsava alle tempie e, nel viaggio attraverso ai miei ricordi , mi accorsi di poter percepire anche i sapori:il sapore che avevo in bocca non era dei migliori... Un altro flash, l'ultimo e da quello identificai il sapore che avevo in bocca e in un attimo ricordai tutto.
Quello era il sapore del sangue.



   
 
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