Anime & Manga > Ranma
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Autore: Sakura00    17/05/2012    3 recensioni
Ok, ora basta prendere frammenti dai capitoli che scrivo! Non troverò mai una intro per questa maledetta fan fiction. Mi toccherà scriverla di mio pugno! (*tossisce*)
Questa è una storia molto complicata, i cui fili si districheranno molto lentamente. Ci sono Ranma e Akane, ci sono il loro amici, c'è anche Soun, c'è Ranko, c'è Ryoga e un sacco di altre persone. Personalmente la storia mi piace dal capitolo 10, ma lascio a voi commenti ;)
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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cap. 11






Due ottobre.


Non ricordo il momento che ho cercato di dimenticare. Mi sono perso, si, è meglio che non venga rivelato. Adesso sono più vicino al limite.


I don't remember the moment I tried to forget. I lost myself, yes, it's better not said. Now I'm closer to the edge.”

[Closer to the Edge - 30 Seconds to Mars]


«Mmff...»

Fu tutto ciò che riuscii a esprimere quando suonò la radiosveglia. La misi a tacere con un pugno e il tepore del sonno ricominciò ad avvolgermi.


Dopo cinque minuti ripartì a tutta carica, più alta e penetrante di prima a mio parere.

«Mmm... 'apito. Ho capito» Farfugliai al fastidioso oggetto. Stavolta la presi e aprendo un occhio solo, misi la sveglia su “off”.

Mi trascinai a sedere sul letto e con i piedi ancora caldi saggiai il parquet. Ripoggiai la radiosveglia sul comodino e nascosi il viso tra le mani. Mi strofinai la faccia e aprii gli occhi con lentezza, grattandomi infine il naso. 

Battei i palmi sulle cosce, andai a scostare le tende e aprii la finestra. Inspirai soddisfatto l'aria mattutina, non ancora del tutto sveglio e consapevole di me stesso. Per questo amavo il tepore del risveglio, era come un caldo abbraccio che, finché non ti lasciava, non t'importava di ciò che la giornata prospettava.

Strusciai i piedi fino in bagno e, facendo attenzione a non guardarmi allo specchio, mi preparai per l'impatto con la realtà, non ancora del tutto pronto a farmi lasciare dal tepore del sonno. 

Presi acqua in abbondanza con le mani a coppa dal rubinetto e senza preoccuparmi degli schizzi mi ci immersi col viso. Solo a quel punto azzardai ad alzare lo sguardo sul mio familiare, ma sconosciuto riflesso. 

Familiare perché era l'unica cosa che, una volta aperti gli occhi all'ospedale, sentissi mia e che riconoscessi come me stesso.

Sconosciuto perché c'era qualcosa. Era nei tratti del viso, nella forma del naso e della bocca, nella luce degli occhi, nello sguardo e nelle espressioni. Un particolare che non riuscivo a inquadrare, ma che sentivo che era importante ricordare.

Come ogni mattina cercai di ricollegare qualcosa, qualunque cosa, ma niente. Mi sentivo così vuoto, avevo solo undici giorni di memoria.

Mi concentrai.

Ascoltai le goccioline d'acqua che mi scendevano dal viso infrangersi sul lavandino, il mio respiro lento e profondo e dei rumori estranei provenienti da fuori la finestra.

Mi riapparve il viso della ragazza del giorno prima, con mia sorpresa.

Il fatto strano non era tanto che l'avevo sognata quella notte, quanto piuttosto come l'avevo sognata. Avevo avuto una specie di flash che più che un sogno sembrava un ricordo. In quel “sogno” era molto vicina, in un'angolazione mai vista. E in sottofondo c'era un battito sordo, che cresceva sempre più di intensità. Sembrava un cuore, ma non capivo se era mio o suo. A quel punto mi ero svegliato.

Comunque non riuscivo a estrarre nient'altro da quel garbuglio della mia mente. Ma se quella ragazza avesse avuto a che fare con me? Non ero riuscito ad arrivare a sapere nulla. A parte la signora proprietaria del mio appartamento in affitto, che aveva detto di sapere solo che mi ero trasferito da poco, non avevo conosciuto nessuno che mi conoscesse. Non era strano che nessuno mi cercasse?

Oddio, che casino. Cosa potevo fare? Andare da quella ragazza a dirgli: “senti che per caso mi conosci?”?

Il mio sguardo cadde sull'orologio del cellulare, che avevo in mano, trovando così una distrazione. Dai Ranma, che fai tardi. È scuola, quella la puoi affrontare no?


«No, cazzo!» Imprecai a denti stretti mentre il professore di storia fissava un compito in classe per il giorno dopo.

La campanella suonò e ricevetti uno scappellotto da Daisuke.

«Ehi, Ranma, ma che linguaggio scurrile. Datti un contegno, siamo a scuola!» Fece sarcastico, scatenando le risate di Hiroshi, accanto a lui.

Ghignai. «Ah, certo. Perché tu invece hai studiato in questi giorni, no? Quindi sei prontissimo per domani.»

Alzò un sopracciglio, pensieroso. «Mmm, vediamo... No, non lo sono. Ma non quanto te, Ranma! Perché oggi pomeriggio studierò!»

Risi, insieme a Hiroshi, che disse: «Si, come no! Studierai come hai detto che avresti fatto ieri, l'altro ieri, il giorno prima, il giorno prima ancora-»

Daisuke lo interruppe, agitando le mani in aria in segno di resa. «Va bene, va bene! Avete vinto voi!»

Il professore raccolse le sue cose e uscì dall'aula per godersi anche lui la pausa pranzo. Qualcuno circondò le mie e le spalle di Hiroshi.

«Allora, Ranma, oggi da chi scrocchi il pranzo?» Fece Fukuya con la sua solita aria da scaltro.

Mi scrollai di dosso il suo braccio. «Tsk, da nessuno.»

«Vuoi forse dirmi che oggi è uno degli apocalittici giorni in cui lo porti!?»

Feci una smorfia. «Ah-ha. Sei simpaticissimo.»

Sviai la domanda, per non far capire che in realtà non lo avevo.

Vivevo a casa da solo, perché ero maggiorenne, ma con queste "cose" non me la cavavo, non mi ricordavo neanche di prepararlo, figuriamoci farlo realmente. Di comprarlo poi, non ne parliamo neanche. In casa avevo un po' di soldi, ma a quanto pare mi ero trasferito da talmente poco da non aver trovato neanche un lavoro. Risparmiavo quanto potevo e in più il fatto che dimenticassi accidentalmente di comprare cose come il pranzo, aiutavano nell'intento.

Infilai le mani in tasca.

Daisuke diede gomito a Fukuya. «Ah! Sai che Ranma si è trovato un'altra ammiratrice?»

«Ranma, hai stufato! Chi ci ha provato stavolta?»

Sbuffai. Diciamo che avevo un “discreto” successo tra le ragazze della scuola. Ricevevo bigliettini anonimi nella scarpiera, per i corridoi mi seguivano non pochi risolini e le più temerarie ci avevano provato “apertamente”. Sinceramente, la mia vita sembrava già un casino ora, figurarsi con una ragazza pressoché sconosciuta come fidanzata.

Rispose Hiroshi per me. «Non sai come lo fissava! Praticamente lo mangiava con gli occhi!»

Ridemmo e poi continuò. «Ma il bello è che questa ragazza è Akane Tendo!»

Akane. Qualcosa dentro di me sussultò. Il suo nome sibilava nella mia mente, provocandomi quel leggero mal di testa che avevo avuto quando la avevo vista in classe.

Provavo una sensazione strana riguardo quel sostantivo. Non quella di quando ne ascolti uno nuovo, ma piuttosto di quando te ne ricordi uno che avevi sulla punta della lingua. Una sorta di soddisfazione e certezza.

I miei amici mi riscossero da quelle inquietanti congetture.

«No! Aspetta, parli di quella del quarto anno?»

«Si! Incredibile no? Per quanti ragazzi ha rifiutato cominciavo a pensare fosse lesbica! Ma dopo ieri-»

Hiroshi fu interrotto da un pugno in testa di Fukuya. «Non dire queste cose di Akane-chan in mia presenza!»

«Ah, sei un fesso!» Ribatté l'altro.

«Ma state parlando della ragazza di ieri, quindi?» Li distrassi da quella che poteva diventare una bella zuffa.

«Si! Quanto ti invidio, Ranma!»


La vidi per la seconda volta nella mia vita – a quanto ricordassi – appena fuori da scuola, per andare a casa pensai. Molleggiai un po' sui piedi preso dall'indecisione. Alla fine mi lanciai verso la sua figura con un po' troppo slancio, fermandomi all'ultimo momento e urtandola.

«Ehi, stai più atte-» Le morirono le parole in gola mentre si girava verso di me.

Senza rendermene conto legai il mio sguardo al suo e mi ci persi. Era differente sia dalla sensazione di ieri, sia da quella di stamattina che da quella a pranzo. Per un attimo non sentii più me stesso, o meglio sentii di non essere il foglio bianco che ero da qualche settimana. Sentivo di appartenere a quel luogo che si srotolava immenso nella mia mente, ma talmente lontano e veloce a svanire che ebbi la sensazione di correre. Se non per prenderlo per toccarlo. Ero un passo, sentivo quasi il peso dei ricordi che stavo riacquistando, quando una feroce emicrania mi assalì.

Di riflesso mi toccai la fronte. «Ah...»

Akane Tendo sembrò riprendersi. «Ehi, ti senti bene?»

Con la stessa velocità con cui mi ero fiondato da lei, mi ripresi, con la sensazione di quando metti i piedi per terra dopo un gran volo.

«Si.» Tenni la mano sulla fronte. Il mal di testa era ancora lì, ma almeno c'ero pure io. «Si, sto bene.»

Corrugò le sopracciglia, provocandole un'espressione stranamente tenera e che mi fece arrossire lievemente. «Ok...»

Si girò per andarsene. No! Non le avevo ancora parlato!

«Ehi, aspetta! Senti che per caso mi conosci?» Rimasi sbigottito da solo. Non erano forse le parole di cui avevo riso stamattina? Dio, Ranma. Stai pesantemente male. Rincoglionito.

Si girò verso di me con un'espressione tra il divertito e... lo spaventato?

Fece una risatina nervosa. «Ma cos'è? Un modo per rimorchiare?»

Ma bravo Ranma. Continua pure a fare le tue belle figure.

«N-no! Cioè... no! Cosa dici? Ah, voi donne pensate sempre male!»

Alzò un sopracciglio, irritato. «Sentiamo, allora cosa dovrei pensare di una frase come la tua?»

Mi prese in contropiede.«Beh...Che... Che sia la verità!»

Finii non troppo soddisfatto di me stesso.

«Certo, certo.» Si girò per andarsene. Era malinconia quella che avevo visto?

La raggiunsi e poi rallentai il passo al suo. Mi guardò di sottecchi. «Che stai facendo?»

«Sto andando a casa non posso?»

«Beh, non hai mai fatto la strada con me.»

Già, stavo allungando un bel po', ma non ce la facevo a lasciarla andare così.

Feci spallucce. «Non mi avrai notato.»

Sentivo una sorta di confidenza e cameratismo tra noi che tra due sconosciuti non dovrebbe esserci. Stavo con lei solo perché sembrava nascondermi qualcosa. Solo per quello.

Sospirò rassegnata.

Tornò il silenzio come terzo incomodo tra noi. Mi accorsi che mi piaceva bisticciare con lei. Non riuscivo a non assumere un tono canzonatorio per parlarle.

«Ti chiami Akane Tendo, giusto?»

«Si..» Sospirò pizzicandosi la parte superiore del naso. «...Puoi chiamarmi solo Akane se vuoi.»

Ma perché dal suo tono sembrava una concessione? Stupida, criptica ragazza, perché mi confondi?

«Allora... puoi chiamarmi solo Ranma... se vuoi.»

Già. Solo Ranma. Cos'altro ero? Da troppo tempo mi ripetevo che ero solo un nome e nient'altro. Eppure quando ero vicino a lei sentivo di avere qualcos'altro. Alle spalle. Nascosto lì da qualche parte, che non voleva essere trovato.

Arrivati di fronte casa sua ci salutammo con un cenno della mano e me ne andai subito. Attanagliato dalla fame correvo a casa a raccogliere qualche soldo per comprarmi da mangiare.

Quella sera avrei aspettato come in ogni altra il tepore del sonno avvolgermi. Ma non avrei avuto così paura di lasciarlo, la mattina dopo.





Ehi!! Per perdonarmi del ritardo dell'altro capitolo vi ho scritto questo fresco fresco e tutto alla Ranma! Forse non succede molto, ma è comunque abbastanza carino credo. Volevo solo presentare questo “nuovo” Ranma, che tanto nuovo non è!

Perdonatemi per il linguaggio un po' volgare, ma volevo ricreare l'atmosfera che si ha tra i banchi di scuola e si sa tra amici le imprecazioni scappano veramente spesso, ma comunque il coso è arancione quindi chi legge sa che non si può lamentare su questo! :P

Passiamo a rigraziare:


verycoc: Grazie per la recensione! Sono contenta che ti abbia preso così la storia. Ti prometto altri colpi scena, ma su alcune cose dovrai aspettare non poco per saperle ;) Spero saprai perdonarmi!


Rafxsulfusxsempre: Ehi ciao! Grazie per il commento! Mi spiace, ma è proprio quello che successo, Ranma ha dimenticato tutto come puoi vedere... Perdonami anche tu!! XD


caia: Ehilà! Spero che continuerò ad alimentare la tua curiosità, perché è solo con la curiosità dei lettori che le fic vanno avanti :)


apochankenshiro: Ciao Federica! Spero che ti vada meglio con tutto quel casino del computer e ti ringrazio del tempo che lasci alle mie storie da pazzi XD

Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo, per la cosa di Kuno (se ho inteso bene quello che volevi dire) non doveva essere esauriente, al contrario doveva dare meno particolari possibili alla ragazza, ma siccome parla sempre un po' romanzato si è lasciato leggermente andare (non so se mi sono spiegata :S)


Mando un bacio a tutti e a presto!


Sakura*

  
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