Visto che avete fatto le brave... U_U


Cosa crediamo (e speriamo) sia successo  in quella camera…

Con un sussulto Kate reagì alla presa di Castle sulle sue cosce, mentre le portava intorno alla vita sollevando la sua musa; altrettanto sorpresa fu quando con uno scatto arrivarono fino al ciglio del letto senza nemmeno accorgersene.
Lei seduta, lui in piedi, si guardarono negli occhi, ormai entrambi erano persi, i pensieri di uno si rispecchiavano in quelli dell’altro; con gesti lenti ma decisi, Richard finì di sbottonare la camicia zuppa di lei, il giubbetto di pelle già a fare compagnia alle lamelle di parquet dello studio adiacente; allo stesso modo fece lei con lui, lasciandolo a torso nudo a contemplare il miracolo che stava accadendo. Ma la detective Beckett quella sera non aveva freni, niente muri, pareti di cartongesso o staccionate a dividerli, così osò scendere un po’ più giù, a slacciare la cintura e il bottone che tenevano su i pantaloni dello scrittore; così facendo sfiorò, forse non tanto involontariamente, il leggero rigonfiamento che già stava prendendo forma in lui.
I loro occhi si incontrarono di nuovo, mai erano stanchi di guardarsi, di osservarsi, di credere finalmente di essere lì, l’uno con l’altra, insieme, davanti a nessun’altro.
Castle si chinò per riprendere a baciarla, scivolarono sulla schiena di lei fino ad essere stesi insieme, un unione perfetta dei due corpi, come fossero stati creati appositamente per quel momento; la bocca di lui tornò di nuovo sul collo di Kate, facendo leggermente saettare la lingua per cogliere appieno la salinità della pelle della sua musa, mescolata al sapore della pioggia che si era rovesciata su di lei giusto pochi minuti prima; scese un po’ più giù, a baciare dolcemente quel marchio che già prima aveva accarezzato, e a slacciare il reggiseno di lei finendo il lavoro che aveva cominciato.
Nel frattempo Kate aveva cominciato a vagare persa nelle sensazioni che ogni singolo tocco di quell’uomo le provocava, chiedendosi come mai fosse stata così stupida chiusa, ottusa e cieca da essersi negata quel piacere per così tanto tempo. Inutile tempo sprecato dietro a fantasmi, mentre la realtà le stava urlando in faccia “I’m right here!”
Ora anche i pantaloni della donna erano stati allentati, entrambi mezzi nudi cercavano di non forzare i tempi, di lasciarsi guidare dalle loro emozioni e affidarsi solo ai sensi. Niente ragione, niente calcoli, niente logica, solo voglia e istinto.
Di conseguenza non ci volle molto affinché restassero totalmente nudi, le coperte erano state tirate giù in qualche modo e ora la leggera seta delle lenzuola era l’unica cosa che vestiva i loro corpi bagnati di sudore e amore; le loro mani continuavano a vagare sul corpo dell’altro, a cercarlo, a stringerlo, continuavano ad intrecciarsi per non lasciar finire quel bel sogno che stavano vivendo.
La passione, la voglia, l’urgenza dell’altro, si erano fatti insopportabili, la loro unione non poteva, non doveva più essere rimandata.
E fu qui che, di nuovo, Kate parlò.
“Castle” disse quasi in un sussurro.
Un sibilo rassicurante fu la risposta che ricevette.
“Castle, I…” continuò lei, la voce sempre più rotta dalla voglia che la stava attanagliando.
“Shhhh” ripeté lui. Stavolta non l’avrebbe lasciata scappar via, così come lui non se ne sarebbe mai andato.
“I’m here Kate, I’m right here, I don’t go anywhere, shhh…” continuo come cantando una ninna nanna.
“No Castle, I… I love you Rick, I love you…” riuscì finalmente a sussurrare delicatamente lei, gli occhi chiusi persi nell’oblio  del piacere che il solo essere lì le procurava.
Lui le prese il viso da sotto il mento facendole alzare lo sguardo, lei aprì gli occhi solo per ritrovarsi i due pozzi di ghiaccio fissarla con un lampo dentro che mai aveva visto.
Con un movimento gentile e deciso lui entrò in lei, il ritmo dei loro colpi scandito prima dai respiri affannati, poi direttamente dai gemiti che si sovrapponevano a formare la più bella e antica delle melodie.
L’uragano che li travolse alla fine non poté fare a meno di lasciarli estasiati ed esausti, il peso del corpo dello scrittore che premeva solo in parte sull’apparentemente fragile figura di lei, adagiato com’era sul fianco sinistro; baci e ancora baci si susseguirono, una scia infinita che serviva a recuperare tutto il tempo perduto, le lingue che lottavano per il predominio, ma giocando e accarezzando.
Restarono così per un tempo che sembrava infinito, eppure comunque troppo poco per loro due, che non osavano parlare per paura che tutto potesse scomparire in una nuvola di fumo , occhi negli occhi, mano nella mano, le loro gambe ancora intrecciate e i loro corpi che completavano perfettamente il puzzle con cui un qualche Dio aveva deciso di giocare. Fu a malincuore che dovettero accettare l’ombra di Morfeo che scendeva su di loro. In fondo era stata una lunga e dura giornata per entrambi.
Furono i meravigliosi occhi dell’uomo della sua vita l’ultima cosa che Kate Beckett vide prima di cadere addormentata.
Fu lo splendido viso della sua unica e sola musa l’ultima cosa che Richard Castle vide prima di cadere addormentato.




Ecco qua, spero di non ricevere altre minacce di morte adesso...
Ma non andatevene... non è ancora finita... non avete voglia di scoprire cosa succede dopo?!XD
Chissà cosa potrebbe succedere...
Continuate a fare le brave, perchè niente è come sembra... (Cit. Nocciolina)

P.S. per la mia sister: visto che non è rossa?! U.U