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Autore: Sneja    18/05/2012    1 recensioni
questa è la prima storia originale che faccio, spero che vi piaccia... i personaggi sono intentati tutti da me! ^-^
p.s- tornerò con il capitolo della fic!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                           CELLAR DOOR

di

Sneja

 

 

Un famoso linguista un giorno scrisse che fra tutte le espressioni della letteratura inglese, fra tutte le infinite combinazioni di parole utilizzate nella storia, “cellar door” è senz'altro la più bella. [ D. Darko]

 

1.

 

 

Ogni giorno mi sentivo sempre più sola e più spenta, ero debole, triste e per di più avevo ancora gli scatoloni da sistemare.

A Volterra non avevo amici...come se tutti mi stessero alla larga, come se tutti conoscessero il mio segreto ma in realtà nessuno sapeva, escludendo mia madre e mia sorella Claire, e nessuno doveva venirlo a sapere. I soliti pensieri mi torturavano ma quando la debolezza si faceva sentire io ne avevo bisogno...per non soffrire dovevo far soffrire gli altri... suonava alquanto male detto così, ma era l'unica cosa che mi rendeva davvero fiera di me stessa. Ero una ladra di lacrime.

 

< < Ingrid! Hai finito con gli scatoloni? > >

Dovevo trasferirmi a Roma e mia madre era pronta a mettermi su un aereo e trascinarmi in giro per l'Italia da un momento all'altro, quindi non disfacevo mai del tutto le valigie perché sapevo di non restare in un posto più di un mese o due e per questo non avevo amici, quindi il mio compito tornava difficile, sperando di trovare qualche sciocco pronto a bersi tutte le bugie che raccontavo...adoravo essere cattiva, adoravo essere me stessa.

< < Sì mamma, ho finito li porto in macchina > >.

Mentre percorrevo il lunghissimo corridoio mi sentivo più debole ad ogni passo e i ritratti alle pareti diventavano sempre più noiosi. La macchina di mia madre aveva ancora l'odore di cadavere, da quando era morta mia sorella Claire mamma era fredda come il ghiaccio e ogni volta che parlavo di Claire gli occhi le diventavano di un giallo sbiadito come se tutta la felicità del mondo sparisse in un istante...forse era proprio così.

Montai in macchina e nel giro di qualche ora mi ritrovai sul sedile dell'aereo; vicino a me sedeva un ragazzo alquanto carino e non sapendo cosa fare cercai di attaccare bottone, ma lui era completamente concentrato su un fumetto giapponese dall'aspetto noioso e con i bordi consunti. Ero convinta che con la coda dell'occhio quel ragazzo stesse guardando me, così cercai di indurlo a rivolgermi uno sguardo diretto ma prima che potessi aprire bocca l'aria si riempì di una voce melodiosa .

<< Perchè ti ostini a fissarmi? >>, accidenti che voce che aveva, una voce bellissima, una di quelle che pronunciano il tuo nome come se fosse una preghiera e sentire una voce così implorare perdono sarebbe stato un privilegio, quel ragazzo non dovevo farmelo scappare.

<< Non ti sto fissando, io stavo guardando... > > Te.

I nostri sguardi si incrociarono e i suoi occhi lucidi mi attraevano e mi rendevano vulnerabile allo stesso tempo perché uno sguardo così penetrante non lo avevo mai visto.

<< Comunque sono Ingrid, molto lieta, e tu sei? >> dissi continuando a fissare il fumetto per camuffare la debolezza che mi assaliva in quell'ultimo periodo.

Lui rimase immobile e non si degnò neanche di rispondermi mandandomi ancora più su di giri, se la mia prossima preda era così difficile da catturare chissà che soddisfazione vederlo piangere una volta che la sua felicità potesse dipendere dai miei occhi.

<< Io sono Skey >>.

Accennai un sorriso compiaciuto tanto per fargli credere che fossi una ragazza forte ma ultimamente tutto si stava complicando.

<< Ti piace leggere vedo >> era la cosa più stupida che potessi dire in quel momento nonché l'unica cosa che uscì dalla mia bocca.

<< Sì, adoro leggere >> non mi serviva vederlo in faccia per capire il motivo per cui era su quell'aereo.

<< Io sto andando a Roma, sai mia madre ed io ci trasferiamo di continuo >> i suoi occhi però erano fissi sul fumetto, era come se sapesse tutto di me e fossi invisibile allo stesso tempo.

<< Io vado vivere con mio padre >>.

Non sapevo cosa rispondergli per non essere troppo invadente ma il fato mi aiutò e atterrammo in aeroporto, il volo era durato solo venti minuti ma avrei voluto ripetere quei venti minuti all'infinito

solo per poter scambiare un'altra parola con Skey o magari chiedergli il numero di telefono oppure potermi fermare a guardarlo. Senza nemmeno salutare, lui andò diretto verso l'uscita.

 

 

<< Allora tesoro, come ti è parso il volo? >> la voce di mia madre era sempre confortevole; mentre guidava sembrava particolarmente felice e quindi era un buon momento per parlarle di lui.

<< Tutto bene, vicino a me c'era un ragazzo >> mia madre frenò di scatto e io sbattei la testa al sedile poi la vidi che mi fulminava con lo sguardo come se avessi fatto qualcosa di sbagliato.

<< E com'è questo ragazzo? >> perfetto.

<< E' carino, con gli occhi azzurri e i capelli neri, si chiama Skey e da quanto ho capito era solo in aereo, sembrava molto triste >>

<< Fai il tuo gioco piccola >> ecco, lo sapevo, la mamma credeva che volessi farlo piangere. In effetti il mio intento inizialmente era quello, ma non potevo parlare con lei che subito fraintendeva.

 

 

 

2.

 

Dalla finestra della mia nuova camera riuscivo a vedere solo un prato malconcio e una staccionata vecchia di cento anni, i pezzi di vernice bianca si staccavano e cadevano sporcando l'erba.

Non mi ero mai sentita così debole e sola, il posto più sicuro al mondo in quel momento sarebbe stato su quell'aereo, vicino a Skey...

Mi chiedevo come fosse la nuova scuola, magari sarei riuscita a resistere a qualche tentazione oppure avrei ceduto.

L'unico scatolone che avevo portato con me conteneva il computer e così lo accesi, erano mesi che non aggiornavo il mio profilo Facebook ed avevo solamente dodici amici, di cui conoscevo solo sette ed erano tutti miei parenti, questo mi faceva sentire ancora più sola e la voragine che avvertivo prima di vedere Skey era tornata. Avevo solo una notifica, era di mia cugina Giada:

Ciao Ingrid, mia madre vuole venire a trovarti quando

sarai a Roma e magari vengo anche io.

Almeno qualcuno si ricordava di me, tutti i miei “amici” erano a Volterra e da quando sospettavano il peggio per quanto mi riguardava nemmeno loro mi parlavano più; mi tenevano sempre in disparte. Io non capivo perché fossi destinata a vivere così, era nella mia natura e questo lo sapevo, ma la mamma non mi aveva mai spiegato molto riguardo il nostri...vizietto, e sicuramente era il momento giusto di chiederglielo ed intendevo farlo a cena.

La mia stupida camera era piccola quanto un armadio, le pareti puzzavano di bruciato e una vecchia mensola era appesa ad una parete con la carta da parati arancione sbiadita e piena di crepe che ricordava la staccionata vecchia e consunta del giardino, il letto di ferro battuto scricchiolava ogni volta che mi ci sedevo. Era peggio della stanza di un motel. Chiusi il computer senza neanche spegnerlo e mi sdraiai sul letto pensando a Skey e al fatto che probabilmente non lo avrei mai più rivisto e se mai lo avessi incontrato ero sicura che riconoscerlo sarebbe stato facile perché avevo stampato bene il suo viso in ogni angolazione e i suoi occhi azzurri brillavano come stelle. Avrebbe avuto molte lacrime da versare e chi meglio di me poteva approfittare della situazione?

Avevo esaurito tutte le mie energie ma proprio mentre stavo per addormentarmi mia madre entrò con degli scatoloni enormi e li posò sul letto facendomi spalancare gli occhi per la paura.

<< Potresti aiutarmi con queste, per favore? >> mia madre era molto gentile e chiedeva sempre le cose “per favore” ma aveva un tono pretenzioso per rendersi superiore e ci riusciva anche molto bene.

<< Non ora mamma, mi sento debole >> mia madre mi guardò posandomi una mano sulla fronte.

<< Vedrai che troverai qualcuno anche qui pronto a darti energia, te lo posso assicurare tesoro >>

<< Perché dobbiamo fare questo? Non avrò mai amici in questo modo >>

Mia madre mi guardò con compassione e forzava un sorriso, lei si era sempre data la colpa di tutto ed era sempre pronta a difendermi, ma alcune volte pareva quasi che non gliene fregasse niente di me e questa era una di quelle volte.

<< Vedi... ci serve per vivere tesoro, e non sempre le persone sono disposte a versare lacrime e se le persone non piangono allora... dobbiamo essere noi a far sì che questo accada >>

La sua voce si era fatta fredda e piatta, direi quasi preoccupata e questo non mi confortava affatto ma era il massimo che poteva uscire dalla sua bocca ed io ne ero consapevole.

<< Ora riposati che domani devi andare a scuola >> e senza neanche darmi la buona notte se ne andò in cucina lasciandomi con la mia solitudine.

La notte arrivò prima del previsto e la mia mente fu appannata da qualcosa che non avevo mai provato ma questa cosa, qualsiasi essa fosse, mi rendeva felice e mi abbandonai ai sogni.

 

 

 

3.

 

La scuola era enorme e io mi perdevo tra i corridoi e le aule, essendo arrivata a metà quadrimestre dovevano ancora assegnarmi alla mia classe e la mattinata l'avevo passata su una poltrona nell'ufficio del preside. Quando finalmente si decisero ad assegnarmi ad una classe mi sentivo elettrizzata all'idea di conoscere nuove persone. Allo stesso tempo ero anche seccata di dover ricominciare di nuovo tutto daccapo e ogni volta speravo in un'annata migliore di quella precedente ma ogni volta era sempre peggio.

Appena entrata in classe la reazione non fu quella che aspettavo, ognuno stava pensando ai propri affari e nessuno seguiva il professore.

<< Allora ragazzi, lei è Ingrid Carolis e sarà la vostra nuova compagna di classe >> .

Naturalmente nessuno si degnò di prestare ascolto, così mi andai a sedere in silenzio vicino a una ragazza con il piercing sulla lingua e una maglietta zebrata che si intratteneva disegnando sul banco delle rondini decorate.

<< Perchè disegni delle rondini? >> non mi degnò di uno sguardo e continuò a giocare con il piercing che aveva sulla lingua.

<< Perchè è l'animale preferito di Truss >> lo sguardo che aveva era senza dubbio innamorato di chiunque sia stato Truss.

<< E chi è Truss? >> la confusione generale che regnava nella classe nascondeva il mio completo imbarazzo e la mia scarsa voglia di seguire la lezione.

<< Si vede che sei nuova.. Comunque Truss è il ragazzo più bello della scuola, del mondo a parer mio! >> un sorriso si spalancò sul suo viso mostrando una dentatura impeccabile.

Non conoscevo nemmeno il nome di quella ragazza ma già l'adoravo perché mi piacevano i pettegolezzi e lei aveva tutta l'aria di essere una di quelle che passa il pomeriggio al telefono a spettegolare e parlare di ragazzi e poi ormai aveva suscitato la mia curiosità e volevo saperne il più possibile su questo Truss.

Le cinque ore di scuola sembrarono volare; avevo trascorso tutto il tempo a parlare con la mia vicina di banco di Truss e all'uscita forse sarei riuscita a vederlo.

Driin Driin.

Il portone della scuola era pieno zeppo di ragazzi e ragazze che spingevano per uscire ma io e la mia compagna aspettammo che la folla si placasse e quando riuscimmo finalmente a riunirci fuori dal portone lei aveva assunto l'aria di una ragazza apparentemente più grande con grossi problemi di vanità.

<< Eccolo, quello è Truss! >> la sua voce si era fatta acuta per l'emozione e il suo dito puntava verso un ragazzo bellissimo.

Skey !!!

<< E' lui? Si , è carino >> Appena lo vidi la mia debolezza aumentò come se lui mi togliesse le ultime energie, eppure dopo quegli indimenticabili venti minuti in aereo non era mai uscito dalla mia mente nemmeno per un attimo e averlo davanti agli occhi di nuovo mi provocò agitazione. Era magnetico.

<< Carino ? Ma è bellissimo! >> Avvicinati e ti ammazzo. La mia compagna si affrettò a correggermi però aveva ragione, era bellissimo.

Mi guardò per un istante e poi rivolse lo sguardo verso il vuoto.

Stavo diventando un peso per me stessa e la debolezza si faceva sentire sempre di più, dovevo trovare qualcuno pronto a gettare lacrime per me e al più presto possibile.

Lo zaino di scuola iniziava a pesarmi e il vialetto che portava alla fermata dell'autobus sembrava sempre più lungo ad ogni passo, più mi avvicinavo e più avrei voluto essere lontana.

<< A proposito, io mi chiamo Martina >> lo disse con noncuranza, come se fosse una premessa che era obbligata a fare e io ovviamente ero obbligata a rispondere.

<< Io Ingrid, ci scambiamo i numeri di cellulare? >> più diventavo amica di Martina e prima sarei stata di nuovo forte ed attraente e non c'era un attimo da perdere.

<< sei su facebook? Se mi aggiungi ti invio un messaggio con il numero di cellulare >> era ovvio che lei passava tutto il giorno a limarsi le unghie mentre aggiornava il suo profilo facebook con tutto ciò che faceva, cose del tipo: “ mi si è rotta un'unghia” oppure “ che colore potrei mettere di smalto?”

<< Mi chiamo Ingrid Carolis, aggiungimi >> e mi avviai alla fermata .

Dopo sette minuti che aspettavo in piedi sull'autobus finalmente si liberò un posto e io mi sedetti facendo attenzione a nascondere bene la mia stanchezza. Fuori dal finestrino vedevo le case passare velocemente e in quel momento mi parve di vedere mia cugina Giada vicino a una vetrina...tutto si muoveva in velocità tranne lei eppure l'avevo vista chiaramente, chiusi gli occhi e cercai di fare il punto della situazione. Non ce la potevo fare.

 

4.

 

La richiesta di amicizia da parte di Martina non tardò ad arrivare e lo stesso pomeriggio appena giunta a casa trovai la sua richiesta. Accettai.

Allo specchio vedevo riflessa una ragazzina con i capelli castani crespi che ricadevano sulle spalle, dalla pelle cadaverica con qualche cicatrice qua e là. Io.

Iniziavo ad odiare me stessa per come mi stavo riducendo e mia madre avrebbe pensato la stessa cosa di me se solo non fosse così gentile e premurosa nei miei confronti, ero una ragazza con un carattere molto forte e se volevo qualcosa in un modo o nell'altro l'avrei ottenuta.

Uscii di casa senza neanche avvisare mia madre e mi diressi dritta verso la scuola mani in tasca, con passo lesto e senza guardare in faccia nessuno. Cercavo di fare tutto il possibile per passare più inosservata possibile.

Missione fallita.

<< Perchè mi guardavi fuori scuola? >> quella voce l'avrei riconosciuta tra mille, lui era lì vicino e io per nascondere l'aspetto poco presentabile aumentai il passo senza degnarlo di uno sguardo. Come aveva fatto lui.

<< Perchè ti ho riconosciuto >>

<< Io sono Skey Truss >> si mise davanti a me porgendomi la mano.

<< Ingrid Carolis >> gli strinsi la mano e continuai per la mia strada.

<< Sbaglio o mi stai evitando?>> Si, ti evito perchè non ho il coraggio di guardarti in faccia.

<< Però...furbo il ragazzo! >> Probabilmente sbagliavo a trattarlo così, ma non volevo avvicinarlo subito.

<< Allora ci vediamo a scuola Ingrid >> un sorriso. A mister cuore di ghiaccio era scappato un sorriso.

Non risposi e dopo essermi assicurata che avesse svoltato l'angolo iniziai a imprecare contro di lui. Quel tipo di atteggiamento non mi piaceva proprio, come se quella volta in aereo non gliene fregasse niente e ora che stavo nella sua stessa scuola gli convenisse essermi amico e così aveva messo la definizione “ bello e impossibile” dentro un cassetto e era diventato quello “bello e gentile”.

Lo odiavo.

 

La prima impressione sulla città non mi parve affatto negativa. Le foglie cadevano dagli alberi davanti alla panchina del cortile della scuola dove stavo seduta. Iniziai a pensare a quello che avevo appena combinato: wow Ingrid, sei proprio una stupida! Se lo allontani non potrai mai farlo piangere.

I pensieri più giusti mi venivano sempre dopo avere parlato.

Notai con invidia che tutte le ragazzine della mia età aveva un piercing e si vestivano tutte in modo uguale. mi sentivo un pochino esclusa.

Il vento faceva alzare le foglie sui sanpietrini e mi scompigliava i capelli; sentivo i brividi del freddo salire piano piano sul mio braccio e poi accarezzarmi il collo fino a interrompersi e farmi tremare.

<< Hei novellina! >> No,ti prego.

Un ragazzo con dei jeans larghi probabilmente di tre o quattro taglie in più della sua e un cappello appoggiato sulla testa, con la visiera schiacciata agli estremi, stava venendo verso di me seguito da un gruppetto di altre tre ragazze. Tutte uguali agli stereotipi di moda.

<< Che vuoi? >> risposi bruscamente, dovevo far capire chi ero.

<< Calmati piskelletta >> le tre ragazze sghignazzavano e mi guardavano con disprezzo.

<< Hei...ma come ti sei vestita? >> la prima ragazza mi chiese con tono superiore. Ma chi si crede di essere.

<< Tu non sei meglio >> e avevo fatto centro.

<< Ma sta parlando con me questo scaldabagno spento? >> ribadì la ragazza guardando le altre.

<< Almeno io sono diversa da te, te sei uguale a lei e lei è uguale all'altra >>

<< “More” digli qualcosa a 'sta piskella >> disse aggrappandosi al s braccio del ragazzo, ma lui restò fermo e mi sorrise. La faccia della ragazza alla reazione del suo ragazzo era inimitabile. Mi allontanai cercando di non farmi seguire da quel gruppo fotocopiato.

Pensa,Ingrid,pensa... ora te ne torni a casa cercando di non farti vedere da nessuno.

Mi allontanai passando dal lato destro della strada ma, ovviamente, qualcuno mi aveva riconosciuta.

<< Ingrid! Ma che ci fai a quest'ora in giro? >>

<< Ciao Martina! >> Lasciatemi stareeeeeeeee.

<< Andiamo a fare shopping? >> non ce la facevo, ero troppo debole e sentivo la stanchezza salirmi dalle gambe e delle fitte potentissime mi colpirono all'altezza del pancreas.

Caddi a terra.

<< Ma che hai Ingrid!? >> non riuscivo a vedere niente...solo figure sfocate.

<< Ho solamente un...un...calo di zuccheri >> mi appoggiai al muretto ansimando e toccandomi i capelli.

<< Martina posso chiederti una cosa? >> mi dispiaceva farlo...ma dovevo.

<< Certo, dimmi tutto >>

<< Tu sei innamorata di Skey Truss?>> mi sentivo male, lei non lo meritava però non potevo evitare di farlo.

<< Io? Beh...sì, sono innamorata di lui da quando l'ho conosciuto >> aveva uno sguardo particolare, era lo sguardo di una sognatrice.

<< Lo sai, l'altro giorno l'ho visto baciarsi con una ragazza davanti scuola >> mi guardò come se fosse una persona sconosciuta che ti fissa dall'autobus.

<< Dimmi che non è vero!? >> Non è vero.

<< Mi dispiace dirtelo ma è così, era un bacio serio, passionale, sincero. >> avrei voluto chiederle di non credermi.

<< Non ci posso credere! >> Scoppiò in lacrime e sulle mie labbra si dipinse un sorriso.

<< Lui diceva di amarla sopra ogni cosa >> iniziai a ridere in modo isterico e ad asciugarle le lacrime con il dorso della mano e con fare quasi satanico mi leccai il dorso della mano ridendo.

<< Che stai facendo!? >> urlò Martina guardandomi con gli occhi rossi di lacrime.

<< Lascia che ti aiuti....povera ragazza >> continuai a asciugarle le lacrime e a ridere istericamente. I passanti mi guardavo curiosamente.

<< Ingrid! Ma che fai? Smettila!! >> mi sentivo bene, non mi fermavo e continuavo a ridere mentre la mia amica piangeva.

<< Come il sapore dell'acqua, buono, ma da trovare impossibile >> borbottai mentre cadevo per terra graffiandomi il palmo della mano destra sull'asfalto, ma ero euforica, non ero più io. Ero una ladra delle lacrime altrui. Quando si apre quella porta segreta nel mio essere... cellar door...

<< Tu sei matta >> mi aiutò ad alzarmi e mi abbracciò...avevo trovato un'amica.

Ci avviammo verso casa mia e lei mi strinse la mano. Non la lasciò più.

Lei non si rendeva conto di quello che avevo appena fatto e sicuramente era meglio così; era lei a tenermi conforto ora.

Appena arrivate a casa la feci accomodare sul divano e presi un album fotografico, iniziai a sfogliarlo per distrarla ma proprio in quel momento mia madre scese dalle scale e ,vedendo Martina con gli occhi rossi di lacrime e le guance ancora bagnate e lucide, mi lanciò uno sguardo compiaciuto e io dovetti ricambiare anche se dentro stavo morendo...era la prima volta che mi succedeva eppure stavo bene, benissimo e non cadevo nel rimorso ora ero forte e pronta a tutto e io ero così.... cellar door...

Le foto di quando ero piccola mi avevano sempre divertito molto e a quanto pareva anche Martina si stava divertendo. Notai che in tutte le foto io ero sempre sola e non avevo nessun amico, quindi avrei dovuto fare una foto insieme a lei e aggiungerla nell'album, finalmente sulla mia bocca era tornato il sorriso e nello schermo del televisore si specchiava una ragazza forte e sicura di sé... Vicino a lei ce n'era un'altra con la manicure perfetta e i capelli lucidi e voluminosi ed il mio stesso sorriso; in quel momento non avevo bisogno d'altro se non di una persona al mio fianco e non avrei potuto desiderare persona migliore di lei.

 

 

 

 

5.

 

La sera iniziava a calare e vedevo il sole pian piano tramontare dalla finestra della mia stanza, il sole rosso era l'unico tocco di colore sgargiante in quella camera e avrei voluto immortalarlo con una fotografia e stamparlo su tutte le pareti, i mobili avevano preso un colore rossiccio che rendeva l'ambiente più accogliente e meno freddo del solito.

Con la mente ero ancora su quell'aereo cercando di capire chiaramente chi davvero fosse Skey Truss e soprattutto cos'era quella sensazione mai provata in vita mia che travolgeva ogni angolo di me quando lo guardavo... probabilmente era solo curiosità ma lui era così magnetico. Mi sentivo attratta come una calamita da lui e quando gli ero vicina l'unica cosa che volevo fare era lasciare l'impronta di un bel pugno in faccia e farlo rimanere con il dolore per tutta la vita, era come se sapessi tutto di lui e fosse invisibile allo stesso tempo per me e questa cosa mi mandava fuori dai gangheri.

Io che di solito sapevo sempre cosa fare e avevo la situazione in pugno adesso mi sentivo talmente disorientata temendo che niente e dico niente avrebbe potuto tirarmi fuori da quella situazione.

Riposare mi sembrava l' opzione migliore e così mi sdraiai sul letto e la notte inghiottì ogni pensiero.

 

5,5

 

Era bella come un passero che canticchia al calar del sole prima di coricarsi, profumata come una rosa e i suoi occhi risplendevano di spirito libero e di voglia di vivere.

Era sola,in una stanza e gridava di paura e improvvisamente fu accecata da una luce che si estendeva sulle pareti e i suoi capelli si ricoprivano di una coltre dorata e fungevano da specchio. Un ragazzo era nella stanza e la prese per mano portandola in un corridoio che pareva quasi infinito, loro correvano più veloce che potevano ma le pareti sembravano non scorrere mai e la porta alla fine del corridoio si faceva sempre più lontana ma la ragazza si sentiva bene perché il ragazzo era vicino a lei.

 

 

6.

 

 

 

Mi svegliai di botto facendo traballare il letto e un quadro appeso alla parete, avevo il respiro affannoso, quel sogno sembrava esageratamente reale...come se avessi vissuto davvero tutto questo...

Il sole sorgeva dietro il tetto della casa e io lo vedevo salire piano piano contando i secondi prima che arrivasse a illuminare la mia stanza. 1...2..3...

Provai a richiudere gli occhi ma ogni cosa pareva una distrazione che mi impedisse di dormire: anche quel brutto quadro che raffigurava un albero in autunno e le foglie se si accasciavano al suolo dando l'impressione che l'erba si muovesse al tocco della foglia leggera e fresca. Appena arrivata la mattina la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata togliere quello stupido quadro e al suo posto mettere un poster del ragazzo nella pubblicità del profumo.

Driin,Driin.

Ero quasi riuscita a sognare nuovamente quando il mio cellulare squillò disturbando la quiete della stanza e del mio cervello. Ma quale razza di idiota poteva telefonare alle dieci del mattino!? E poi io non mi ricordavo di aver dato il mio numero a nessuno!

<< Mamma mia che emozione! !>> certo, chi se non Martina, la sua voce era emozionata e impaziente...la mia invece era assonnata, ma non potevo dirle di richiamarmi dopo perché era già partita in quarta.

<< Che succede? >>

<< Mamma mia, mamma mia, non sai chi è venuto a trovarmi! >> sicuramente si trattava di un ragazzo, o non sarebbe mai stata così energica di prima mattina.

<< Chi? Brad Pitt? >> dissi con un tono ironico, ma conoscendola avrebbe potuto prendermi sul serio!

<< Te lo dirò solo se vieni >>Cosa? Ma stai scherzando?!

<< Veramente io stavo ancora... >> non feci neanche in tempo a finire la frase.

<< Ci vediamo tra dieci minuti al parco, non fare tardi!! >> e riattaccò.

Sarei volentieri rimasta a letto ignorando Martina e i suoi ragazzi ma ero troppo curiosa e facendo il punto della situazione ricordai il sogno...ma non avevo tempo di pensarci troppo.

Dieci minuti dopo al parco Martina stava correndo verso di me agitando le mani come una teenager impazzita che corre e assale il suo attore preferito.

<< Mamma mia, mamma mia >> non faceva altro che ripetere questo mentre strizzava gli occhi e saltellava sul posto.

<< Che succede? >>

<< Oggi è venuta la ragazza di mio fratello e insieme a lei ci stava anche suo fratello, e tu lo sai chi è? >>

<< E'.... >> ancora una volta, non feci neanche in tempo a rispondere.

<< Skey Truss!!! >> iniziò a cacciare degli urli assordanti che mi facevano salire il nervoso poco a poco.

<< E...ti ha parlato? >> che domanda ovvia, e stupida.

<< Certo! Mi ha anche invitata a una festa...vieni con me alla sua festa vero? >> già immaginavo la scena...io che cercavo di farmi notare e lui che mi ignorava. No, assolutamente no.

<< Veramente non me la sento proprio...e poi son nuova e non conosco nessuno >>

<< Sarà una buona occasione per conoscere gente!! E poi che razza di amica sei se mi lasci da sola a una festa? >> dopo quello che le avevo fatto non potevo certo lasciare che andasse da sola.

<< E va bene >> sbuffai. << verrò con te >> i suoi occhi si illuminarono e temevo sarebbe scoppiata in lacrime.

<< Ti voglio bene! Grazie mille! Vestiti bene, ci vediamo sta sera sotto casa tua alle otto >> mi girai un istante e quando tornai a guardarla lei era già sparita.

Prima di tornare a casa mi fermai un attimo a pensare seduta su una panchina e notai un albero...la scena sembrava uguale a quella raffigurata nel mio quadro.

Il pomeriggio lo passai a svuotare gli scatoloni in cerca di un vestito decente da mettere ma riuscii a trovare solo un vestitino nero con uno scalda cuore in coordinato, trovai dei vecchi stivali che avevo messo solo un paio di volte e un cerchietto per capelli con un fiocco nero attaccato. Rubai un lucidalabbra a mia madre e pettinai i capelli raccogliendoli con un fermaglio nero.

<< Sei pronta? >> mi disse Martina prima di entrare alla festa.

<< Si...credo >> il cuore mi batteva a mille: una sala con la musica a palla, i ragazzi più belli del mondo, e il pensiero di fare brutta figura. No, non ero assolutamente pronta.

<< Uno...due...tre >>.

La sala era completamente fatta di specchi e la postazione del dj di trovava al centro, intorno ad essa una quarantina di ragazze e ragazzi ballavano vicini con bottiglie di alcolici in mano.

Io non ero mai stata ad una festa del genere e mi parve esageratamente eccentrica. Martina andò a ballare mentre io rimasi ferma sulla porta cercando di fare il punto della situazione progettando un piano mentale riguardo a come sarebbe andata la serata. Eccolo. Lui era circondato da un gruppo di ragazze ma io non feci nemmeno in tempo a notare le minigonne delle ragazze...ero troppo concentrata su di lui con il suo solito sguardo magnetico pareva che volesse sfidarmi ed io sapevo che a quel gioco era più bravo lui. I capelli lucidi riflettevano la luce rossa della sala. Non si degnò neanche di salutarmi.

Martina si avvicinò di nuovo a me con una bottiglia di vodka in mano.

<< Ehi Ingrid, mi ha detto l'amico di Truss che dopo la festa ci sarà una sorpresa >>

<< Sorpresa? Che sorpresa? >> ero curiosa ma allo stesso tempo anche preoccupata perché pensavo che da lui ci si poteva aspettare di tutto.

<< Non lo so >> e si allontanò di nuovo barcollando, quella ragazza si divertiva troppo a parer mio.

La festa fu una noia mortale e la musica che metteva il dj non mi piaceva affatto ma forse ero io troppo complicata e per quanto cercassi di divertirmi e di ballare mi sentivo un'intrusa.

Dopo tre ore di musica a tutto volume finalmente gli invitati iniziarono ad andarsene e dopo neanche un'ora aravamo rimasi io, Skey, Martina, Edoardo e un'altra ragazza della quale non conoscevo nemmeno il nome.

<< Avanti ragazze, mettevi in cerchio per terra >> e ci sedemmo tutti per terra facendo un cerchio e al centro Skey aveva messo una bottiglia di birra vuota. La girò facendo rotolare il vetro sul pavimento.

La bottiglia puntò su Martina.

<< Allora Martina...tu devi fare un complimento a Edoardo >> lei lo guardò incerta ma Edoardo la guardava con speranza.

<< E va bene... mi piacciono i tuoi capelli >>

L'espressione profondamente delusa di Edoardo era evidente. Stavolta toccò a Martina girare la bottiglia...pregai che passasse oltre e invece si fermò proprio su di me.

Lei mi guardò con aria di sfida e con soddisfazione decise che per penitenza dovevo baciare Skey, a lui non sembrò importargliene più di tanto.

<< Ma devo farlo davanti a tutti? >>chiesi.

<< Se preferisci potete andare in bagno >> con il cuore in gola mi avviai verso il bagno, non avevo opposto resistenza ma una cosa era certa: io non avrei mai baciato Skey Truss. Entrò anche lui in bagno e mi guardò con disinvoltura chiudendosi la porta alle spalle.

L'aria si fece pesante e ogni secondo parve sempre più lungo. Ogni passo sempre più lontano, come dentro al mio sogno.

<< Non vorrai farlo veramente?! >> credo di no. La sua voce si fondeva con la musica degli elementi e combaciava perfettamente con la mia.

<< Certo che no, facciamo finta di averlo fatto >> ero insicura di quello che avevo appena detto ma non volevo fargli vedere che ero una di quelle ragazze che cadeva ai suoi piedi perché così non era, non ero innamorata di lui. Assolutamente no.

<< Sbava il lucidalabbra,così sembrerà che ti ho baciata >> passai il braccio sulle labbra e nel frattempo lui aveva già aperto la porta tenendola con un piede. Mentre uscivo dal bagno gli lanciai uno sguardo penetrante che parve metterlo in suggestione.

Tornai a sedermi al mio posto e notai che stavano tutti guardando me, tutti tranne Skey.

Pensavo a quel bacio non dato...

 

 

7.

 

Il giorno dopo Martina non esitò a chiedere ogni minima cosa riguardo a quel “bacio” e io non potevo dire che non l'avevo baciato altrimenti mi avrebbe presa per una sfigata e in effetti lo ero stata.

<< Ma 'hai baciato davvero? >>

<< Certo! >> forse sbagliai a dirlo, diventò viola di rabbia e le si gonfiarono le vene sul collo.

<< Vuoi dirmi che tu hai veramente baciato il ragazzo di cui sono innamorata io? >>

<< E' solo uno stupido gioco...non è stato un bacio vero >> che cosa avevo combinato? Non avrei mai dovuto mentirle.

<< Non avresti dovuto farlo lo stesso! Non si baciano i ragazzi delle amiche >> aveva ragione io ero stata una completa idiota ad averle mentito ma sarebbe stato peggio dire la verità.

<< Ma sei stata tu a decidere la penitenza e poi non è nemmeno il tuo ragazzo >>

<< Questo non significa niente, non dovevi farlo e poi ho scelto quella penitenza per metterti alla prova e vedere se l'avresti fatto o no. Se non l'avessi fatto saresti stata una buona amica ma visto che così non è stato...io ti odio >> il cuore mi si gelò nel petto e le mie gambe si irrigidirono.

<< La verità è che non abbiamo fatto nulla >> non pareva affatto convinta ma capiva che ero davvero dispiaciuta.

<< Lo dici solo perché non vuoi farmi arrabbiare sei un'ipocrita! >>

Non mi uscirono altre parole di bocca mentre la vedevo allontanarsi...avevo voglia di piangere ma se avessi pianto dopo mi sarei dovuta procurare un'altra vittima per recuperare le forze e sarebbe stato alquanto difficile, perciò mi sforzai di trattenere le lacrime, però avevo gli occhi rossi.

Passai l'intera giornata a scrivere le mie scuse sulla sua bacheca di Facebook, non mi sarei sorpresa se quando si fosse connessa mi avesse cancellato dagli amici.

Considerato tutto quello che era successo avrei almeno potuto baciarlo...

Continuavo a immaginare come sarebbe potuto essere quel bacio..le mie labbra che quasi si scioglievano sulle sue e il mio cuore che non voleva stare fermo. Niente avrebbe potuto rovinare quel momento così perfetto.

<< Ingrid, c'è un tuo amico alla porta >> non aspettavo nessuno,forse era Edoardo che era venuto per investigare i gusti di Martina per cercare di risultare il suo ragazzo ideale. In quel caso avrei mentito raccontando che le piacevano i ragazzi con i capelli verdi che andavano in giro in mutande.

Scesi lentamente le scale facendo attenzione a non inciampare,ok, l'idea di Edoardo era possibile ma mai mi sarei immaginata di trovare Skey Truss sulla porta di casa che mi sorrideva con quel sorriso involontariamente seduttivo e suggestivo e mai avrei voluto arrossire davanti a mia madre che sicuramente stava pensando a cosa avrei voluto fargli.

<< Ciao Skey >> dalla mia bocca non uscì altro.

<< Ti posso parlare un attimo Ingrid? >> mia madre ci lasciò uscire di casa rivolgendomi uno sguardo curioso e si passò il dorso della mano sulla fronte.

In giardino il vento tirava piano, piccole gocce di rugiada cadevano dalle foglie delle piante e io non riuscivo a notare altro che i disegni che facevano quando si infrangevano sulle mattonelle del gazebo.

<< Volevo dirti una cosa riguardo a ieri sera alla festa >> ci sedemmo entrambi su una panchina. Lui sembrava estremamente calmo e questo mi faceva venire i nervi, non riuscivo a sopportare che lui mi mettesse in suggestione perché non ero abituata a non avere la situazione in pugno e avevo sempre temuto ciò che non riuscivo a controllare e lui era impercettibile...non potevo controllare nemmeno il mio umore quando ero con lui. Lo odiavo più di prima.

<< Anche io volevo dirti qualcosa >> in realtà non avevo niente da dirgli e non mi sarei mai aspettata una sua risposta così pronta.

<< Dico prima io. Volevo chiederti scusa per aver promosso un gioco stupido come quello della bottiglia >> quell'affermazione non mi era piaciuta per niente, in quel mi cadde il mondo addosso e ripensai a quanto avessi fatto soffrire Martina e a quanto stessi male io stessa.

<> non riuscivo a collegare il cervello con la bocca, ma il cuore era ben connesso e lo guardai dispiaciuta, lui si fece triste e sembrava sull'orlo delle lacrime. Io non avevo aspettato altro per tutto quel tempo ma dopo tutto quello che avevo fatto non meritavo nemmeno che lui piangesse per me.

La situazione si fece pesante e la distanza tra noi due era corta, troppo corta.

Si stava avvicinando.

Mi guardava negli occhi, quegli occhi azzurri come il cielo e la bocca leggermente aperta.

La nostra distanza fu colmata da una sensazione di calore e paura allo stesso tempo, mi sentivo vulnerabile al suo tocco. Le sue labbra erano morbide e avevano un buon sapore si fondevano con le mie come il burro sul pane tostato caldo; prima mi sfiorò il collo con le labbra baciandomi dietro l'orecchio poi tornò alla bocca e iniziò a fare sul serio leccandomi le labbra tenendo il braccio intorno alle mie spalle. Chiusi lievemente gli occhi e lui si scansò subito.

<< Scusa, non volevo, l'ho fatto perché avevo voglia di sapere cosa avrei provato >> ero delusa dalla sua risposta ma in quel momento non pensavo ad altro che a quel bacio dato troppo tardi.

<< E cos'hai provato? >>

<< Piacere, come se non aspettassi altro che un tuo bacio >> gli scese una lacrima e io dovetti trattenere l'impulso stringendo i pugni fino a far diventare le nocche bianche.

<> si girò di scatto dandomi le spalle e si abbracciò le ginocchia.

<< Sì che lo è, non sai quanto ti ho aspettata >> Non mi interessa, baciami e basta. Stava piangendo...per me.

<< No, non piangere ti prego! >> appoggiai la testa alla sua schiena e quasi riuscivo a sentire il suo cuore battere.

<< Credo di amarti Ingrid >> Io no. Ancora quel modo pretenzioso di dire le cose. Non avevo mai insinuato di amarlo ma se glielo avessi detto poi lui sarebbe scoppiato a piangere sempre di più e io non avrei mai potuto trattenermi a lungo.

<< Mi dispiace >>

Si girò verso di me e mi strinse a sé, stava piangendo a dirotto ma in quel momento pensai che a reggere il mondo con me ci sarebbe stato lui.

Mi nutrivo di lacrime altrui e lui stava piangendo. Ed io non riuscivo a essere felice...solo triste, tanto triste e vuota. Dio mio! Perché?

Ad un tratto ciò che avevo pensato a lungo era diventato realtà, anzi, verità.

Ero innamorata di lui.

Cellar door resterà chiusa. Per sempre.

 

 

 

 

*****

 

NOTA BENE:

 

 

spiegare una storia così lunga e così poche pagine è stata un'impresa.

Ho ovviamente tralasciato qualche particolare e qualche dettaglio.

L'idea della storia mi è venuta per esperienza personale,molto spesso auguro il peggio alle persone che mi hanno fatto soffrire...questo mi rende cattiva?

Non Credo.

Credo più che altro che prima di arrivare ad una conclusione così affrettata dovrei fare più esperienza.

Ci sono cose che non riesco ad esprimere a parole ma scrivendole si. Tutte le ragazze desidererebbero conoscere un ipotetico “ Skey” ma non tutte sanno che una persona è bella se ti fa star bene e mentre descrivevo questo personaggio io stavo bene...benissimo e sono certa che arriverà anche il mio Skey prima o poi.

 

Scrivere è sempre stato il mio sogno e solo chi sogna può avere percezione del reale,spero da grade,di poter realizzare un vero e proprio romanzo basato su questa storia e divertire il lettore proprio come mi sono divertita io a scriverla.

  
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