18/05/2012
1 recensioniI'm throwing away my soul.
Ormai ne parlavano tutti: giornali, riviste, notiziari; ma soprattutto le fan. La maggior parte di loro era del tutto convinta che ci fosse davvero qualcosa fra lui e Harry. Poi ci si metteva anche quel dannato giornalista di Sugarscape, che quotidianamente pubblicava sul suo sito qualche foto in cui sembrava che fra i due ci fosse del tenero e, come se non bastasse, rincasava la dose commentando con frasi sdolcinate dedicate alla famigerata coppia “Larry Stylinson”.
Ai manager tutta quell’attenzione non dispiaceva, avevano capito che il loro essere così “gay” attirava molto l’attenzione dei fan e dei media, e per questo ogni volta prima di un’apparizione li spronavano ad abbracciarsi, a baciarsi, a bisbigliarsi cose nell’orecchie davanti alle telecamere e a poi far finta di niente se gli intervistatori se ne accorgevano, così da aumentare la curiosità della gente. In più lui e Harry condividevano l’appartamento, cosa che non aveva fatto altro che confermare tutte le voci.
Ma a Louis non piaceva mentire, avrebbe voluto gridare al mondo che quello che c’era fra lui e il compagno di band non era amore; non era nemmeno amicizia, nessuno dei due sarebbe riuscito a trovare le parole adatte per descrivere la loro situazione, ed era forse per questo che si sottomettevano ai manager e alimentavano con grande precisione tutto il gossip che si formava attorno a loro, che quasi li risucchiava, unendoli, facendo dissolvere lentamente Louis William Tomlinson e Harold Edward Styles, lasciando al loro posto un misero Larry Stylinson.
Facendo questi pensieri sembra quasi che a Louis non piacesse passare del tempo con Harry, ma la verità è che l’adorava, l’aveva adorato fin dal primo giorno al bootcamp; ma non l’aveva mai amato, Louis ne era convinto.
Avevano deciso senza esitazioni di andare a vivere insieme, non l’avevano mai programmato sul serio, ma sapevano di non poter fare a meno uno dell’altro, ormai erano la quotidianità reciproca. Ma non era amore, Louis lo sapeva.
Tomlinson ogni sabato sera si accasciava sul divano accendendo la televisione, ma senza darle importanza, solo per sentirsi un po’ in compagnia. La verità era che non vedeva l’ora che il compagno tornasse, perché lo sanno tutti che Harry non è il tipo da passare le serate a casa, e probabilmente in quel momento era in qualche locale a familiarizzare con la biondina di turno. Lou cercava di convincere se stesso che non gliene importasse niente delle ragazze che si portava a letto il suo amico, e in tutto quel auto convincersi quasi non si accorgeva dello stomaco che si stringeva nella morsa della gelosia, e lo ignorava semplicemente allo scopo di preservarsi. Ma quella era solo preoccupazione per il suo amico, non amore, e Louis ne era consapevole.
Però poi, oltre le voci provenienti dalla tv, sentiva la Range Rover fermarsi nel vialetto e, se si concentrava, riusciva a percepire anche i passi stanchi di Harry sulla ghiaia. Poi quasi gli tremavano le mani mentre lo sentiva girare con movimenti lenti e silenziosi la chiave nella toppa, come se si aspettasse che Louis stesse dormendo e non volesse svegliarlo. Allora, mentre si guardava le mani tremolanti, il ragazzo quasi si vergognava e così le infilava repentinamente nelle tasche dei jeans, dando la colpa di quella sua reazione alle due birre che aveva buttato giù nell’ora precedente.
Louis non si ubriacava mai, non perché reggesse bene l’alcool, ma semplicemente perché non gli piaceva bere. Si concedeva una birra ogni tanto, ma non era mai andato oltre, gli piaceva essere sveglio, gli piaceva pensare lucidamente e ascoltare la ragione invece che l’alcool. La ragione, la stessa che lo prendeva inesorabilmente in giro ogni volta che vedeva quelle mani tremare. Ma tremavano per la stanchezza, non per amore, Louis ne era certo.
A passi stentati Harry entrava nella stanza e poi si rilassava vedendo che l’amico era sveglio e non c’era bisogno di fare silenzio. Così, come al solito, si andava a sedere sul divano al suo fianco. Louis puntualmente veniva investito da un forte odore di alcool impastato a quello più familiare di colonia e shampoo. Allora con un movimento svogliato si alzava dal divano sul quale Harry era appena sprofondato e, con un “Puzzi di alcool, fatti una doccia” ancora più svogliato, si dirigeva nella sua camera stringendo i pugni ancora coperti dalle tasche dei jeans rossi. Arrivava a passi pesanti sul suo letto e, senza preoccuparsi di chiudersi dietro la porta, iniziava a svestirsi. Harry senza nemmeno pensarci lo seguiva e si sedeva sul letto mentre lo guardava svestirsi, non la trovava una cosa perversa, gli piaceva guardare il fisico di Louis, senza malizia né imbarazzo, lo osservava in ogni suo movimento, in silenzio, beandosi dei suoi bicipiti e dei suoi addominali poco scolpiti.
Okey, mi scuso in anticipo per questo scempio, lo tenevo nel cassetto da mesi e
oggi, in preda ad un attacco di noia, l'ho pubblicato.
Vi avverto che LA STORIA NON E' TERMINATA, però non so davvero se troverò il tempo e
soprattutto la voglia di scrivere il continuo che poi consisterebbe nel pezzo Lemon #spoiler!
Comunque qualche vostro commentino potrebbe facilitare la stesura del prossimo capitolo ;D
Baci! SomethingBeautiful, xx.
