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Autore: JustALittleLie    18/05/2012    8 recensioni
Quando Jude, cresciuta nel North Carolina, si era trasferita a New York per studiare alla Columbia, aveva pensato che quella sarebbe stata la svolta della sua vita. In una città così grande avrebbe sicuramente trovato un buon lavoro, delle persone intellettualmente stimolanti e, più importante di tutto, il suo principe azzurro.
Le cose non erano andate però secondo i suoi piani e tutto quello che aveva era un lavoro come ragazza delle consegne da Frankie's e due coinquiline alquanto strane.
Oh, ma il bello, la ciliegina sulla torta, doveva ancora arrivare ed aveva anche un nome: Andrew.
***
-ma questo è un ricatto!- si ritrovò quasi ad urlare, rossa in viso, mentre il ragazzo si allontanava
-e questa è New York, piccola- e le fece l’occhiolino mandandole un bacio, con tanto di schiocco.
  
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con aria assorta Jude continuava a fissare il cemento sotto i suoi piedi come se fosse la cosa più interessante al mondo. Poco importava in realtà quello che ci fosse attorno a lei, quel giorno la sua testa era da tutt’altra parte, tenuta in ostaggio da uno stupido, cafone, affascinante, perfetto ragazzo dal sorriso strafottente e gli occhi a mandorla.

Era spaventata dalle parole di quel ragazzo, e non poco. Aveva paura di perdere il lavoro e soprattutto aveva paura di cosa le avrebbe chiesto di fare per “mantenere il segreto”. Per quanto poteva saperne lei, poteva essere un pazzo psicopatico con tendenze al sadico e il fatto che volesse in qualche modo ricattarla non la rassicurava neanche un po’.

D’altro canto però, c’era una parte di lei che era tremendamente attratta da lui. Quei suoi modi strafottenti e distaccati la incuriosivano ed erano in totale contrasto con quegli occhi spenti, privi della vitalità che si sarebbe aspettata da uno con quel caratterino. Quegli occhi nascondevano qualcosa e Jude, abituata com’era a farsi i suoi viaggi mentali, non poteva smettere di chiedersi ossessivamente cosa.

Era talmente immersa nei suoi pensieri che non vide nemmeno Elle avvicinarsi, finché questa non le sventolo una mano avanti agli occhi.

Per qualche istante Jude si perse a fissare in silenzio l’amica che si era curvata verso di lei e la guardava con un sopracciglio alzato.

-si può sapere che hai?- borbottò

-che ho?- chiese retorica Jude, ancora tra le nuvole

Elle sospirò mettendosi in posizione eretta –non so, mi sembri più ritardata del solito oggi-

-sei sempre gentile Eleanor- alzò gli occhi al cielo chiamandola col suo nome intero e quando li riabbassò trovò John che le sorrideva con un sacchetto tra le mani

-ciao Jude- la salutò il ragazzo e lei sorrise in risposta seguendolo con lo sguardo mentre si sedeva accanto ad Elle, che intanto aveva preso posto sulla panchina alla sinistra di Jude.

John era l’ormai storico ragazzo di Elle, si erano conosciuti alla Columbia due anni prima, dove frequentavano lo stesso corso di matematica ed era stato subito colpo di fulmine, da parte di John almeno, che aveva impiegato qualche mese per riuscire a conquistare la fiducia e l’affetto di Elle. Ad ogni modo, nonostante il carattere scostante di Elle i due erano l’emblema della coppia perfetta, secondo Jude. Ad un primo sguardo non sembravano nemmeno una coppia di innamorati, Jude stessa in due anni non li aveva mai visti scambiarsi effusioni, ad eccezione di qualche carezza che ogni tanto sfuggiva, ma bastava osservarli per cinque secondi per notare il mondo in cui John osservava silenziosamente Elle con aria ammirevole o come a volte Elle gli sistemava il colletto della camicia lasciandogli, in un gesto che poteva sembrare del tutto casuale, una leggera carezza sul collo. Non si poteva dire che a causa dei continui cambi di umore della ragazza i due non litigassero spesso, ma il tutto si risolveva sempre in poche ore e con una serata in cui Jude e Lauren erano gentilmente invitate a lasciare la casa libera all’inquilina, per permetterle una degna riappacificazione.

Secondo Lauren, John aveva qualche tendenza masochista e soffriva di una sconcertante e grave schizofrenia per stare con Elle. Secondo Jude, invece, i due erano semplicemente innamorati.

-pausa pranzo anche per te?- le domandò il ragazzo estraendo dalla busta un hot dog grande come il suo viso –ne vuoi un po’?- chiese gentile allungandoglielo

A quella vista Jude non riuscì a trattenersi dallo storcere il naso, disgustata.

Elle assestò una gomitata leggera tra le costole del ragazzo, che sussultò appena –son quasi due anni che la conosci e ancora non ricordi che lei non mangia carne qui-

-oh già, dimentico sempre le sue stranezze- scosse la testa con aria affranta

Jude alzò un sopracciglio senza però rispondere. Con la ragazza che si ritrovava, proprio non le sembrava il caso che John prendesse in giro le sue di stranezze.

Però era vero, da quando era a New York non mangiava carne. Non perché fosse vegetariana, anzi, da buona ragazza del sud era stata cresciuta con bacon a colazione, costolette di agnello e hamburger a pranzo e grigliate la sera, ma quando era a casa sapeva cosa stava mangiando e da quale animale provenisse quella carne. Lì le cose erano diverse, a New York sarebbero stati capaci di usare i topi delle fogne per fare hot dog come quello che stava mangiando John e Jude proprio non ci teneva ad assaggiare carne di ratto.

-quanta bella gente!- l’urlo di Lauren distolse la sua attenzione dal calcolo mentale delle probabilità che in quell’hot dog ci fosse carne di ratto e si voltò a fissare la ragazza che con un sorriso si dirigeva verso di loro

-non dovevi andare a quel seminario sulla seconda guerra mondiale?- il sorriso di Lauren diventò una smorfia di fronte all’affermazione di Elle, che la guardava canzonatrice.

-non ne avevo voglia- sminuì il tutto con un gesto della mano prendendo posto accanto a Jude, ben lontana dalla rossa che stava prendendo una mela verde dalla sua tracolla –e poi tra mezz’ora ho la lezione di disegno, non voglio perdermela-

-oh, certo, sarebbe un’atrocità privare il mondo dei tuoi scarabocchi su tela-

Jude cercò di trattenere una risata, scambiando uno sguardo complice con John. Quelle due erano nate per punzecchiarsi.

-sei un’idiota! Sono migliorata tantissimo ultimamente- sbottò irritata Lauren

-cosa farete oggi?- chiese Jude, per nulla interessata, ma intenzionata come sempre ad evitare che una stupida discussione tra le due sfociasse in un vero e proprio litigio

Lauren parve apprezzare l’interesse di Jude e si illuminò, sorridendo contenta.

- dipingeremo la natura morta!-

-morta? Si sarà suicidata dopo aver saputo di dover posare per te- fu la triste battuta di Elle

Jude alzò gli occhi al cielo per poi posarli sulla mora, che intanto stava diventando paonazza.

-ok, io vado a lavoro!- scattò come una molla, cercando di distogliere i pensieri di Lauren dai mille modi in cui uccidere Elle

-non avevi letteratura dopo?- ci riuscì, fortunatamente

-in verità la professoressa Green ci ha dato buca per le prossime due ore- spiegò ai tre

-ho sentito dire da Matt, che segue il tuo stesso corso con la Green- cominciò John abbassando la voce, avvicinandosi con fare cospiratorio –che la professoressa abbia notizie importanti da darvi, probabilmente lo farà domani-

-notizie di che genere?- chiese Jude curiosa alzando entrambe le sopracciglia

-non lo so- il ragazzo scosse la testa –ma oggi non è qui perché doveva sistemare le ultime cose-

La professoressa Green insegnava letteratura alla Columbia, i suoi corsi erano sempre affollati tanto che gli alunni erano costretti a recarsi alle lezioni almeno un’ora prima per non rischiare di rimanere in piedi o seduti sulle scale, manco fosse un concerto degli AC/DC. D'altronde bastava seguire una sola lezione di quella donna per capire il perché di quella calca di giovani. Ogni volta che spiegava un argomento nuovo Jude pendeva dalle sue labbra, la passione, la precisione e la semplicità con cui riusciva a spiegare argomenti che a primo acchito potevano sembrare complicati era stupefacente. Inoltre aveva pubblicato qualche romanzo e Jude li aveva letti tutti, trovandoli squisitamente emozionanti.

Non vedeva l’ora di sapere cosa aveva da dire alla classe.

-beh, lo scopriremo domani allora- sorrise –ora devo andare-

-ma è presto per andare a lavoro- Lauren la guardò dubbiosa

 –ho già chiamato Frankie chiedendo se potevo andare un po’ prima, un po’ di straordinario non fa male- concluse alzando le spalle.

-rivedrai il modello psicopatico?- chiese Elle prima di addentare la sua mela

-non lo so- rispose sorridendo

Quando Jude le aveva raccontato l’accaduto, Elle l’aveva guardata sconcertata dicendole di star ben lontano da quel tipo, che da allora aveva preso a chiamare col tenero nomignolo di “psicopatico”.

- fagli vedere chi sei Jude!- Lauren agitò un pugno in aria, con fare teatrale

Jude sospirò sistemandosi la sciarpa attorno al collo –fareste meglio a rientrare, si congela qui fuori!- si avviò verso la strada

-in bocca al lupo- ridacchiò John strizzandole l’occhio

-già- si sforzò di sorridere -è proprio lì che sto andando-

 

 

 

 

 

 

La busta era arrivata, puntuale come ogni giorno, questa volta però Jude si dirigeva verso la meta con uno strano formicolio allo stomaco ed un sorriso stampato sulle labbra.

Un momento. Perché diavolo stava sorridendo? Era forse impazzita?

Si fermò al centro del marciapiede accigliandosi, mentre alcune persone la spintonavano per passare senza minimamente curarsi di lei. Stava andando diritta tra le braccia –non letteralmente- del suo sicario e lo faceva con un sorriso sulle labbra. Si, stava impazzendo, non c’era altra spiegazione.

Con un sospiro riprese la sua strada e nonostante fosse riuscita a togliersi quel ridicolo sorriso dalla faccia, il formicolio allo stomaco persisteva facendole avvertire una strana impazienza. Di certo non era impaziente di sapere come l’avrebbe ricattata il ragazzo, non era così masochista. Allora che accidenti le stava prendendo?

Piantala di psicoanalizzarti e cerca di uscire indenne da questa maledetta consegna.

Jude decise di seguire il consiglio della saggia vocina che volteggiava nella sua testa e si limitò a mettere un piedi avanti all’altro, smettendo di farsi inutili viaggi mentali sui suoi comportamenti da psicopatica.

Quando arrivò fuori al fatidico grattacielo sospirò prima di entrare e, come ormai era routine, prenotare l’ascensore che l’avrebbe portata al piano giusto. Prese a fissare i numeri in alto che si illuminavano uno dopo l’altro, mentre con un piede batteva a terra a ritmo del battito accelerato del suo cuore ed ignorando volutamente quella sensazione di claustrofobia del tutto insolita. Quando finalmente le porte si aprirono avanti a lei fu costretta a prendere l’ennesimo respiro profondo per evitare di collassare.

Uscì dall’ascensore senza nemmeno degnare di uno sguardo la ragazza seduta dietro la scrivania, dirigendosi a passo spedito verso quella porta che stava per farle venire un attacco di panico, o meglio chi che c’era dietro la porta.

Evidentemente però, quella bionda svampita doveva essere stata assunta col preciso scopo di rovinarle la giornata.

-Signorina!- la richiamò con aria indignata –dove va?-

Jude alzò gli occhi al cielo, prima di voltarsi ed alzare, per l’ennesima volta, la busta all’altezza del viso.

-devo consegnare questi- commentò con tono piatto, impaziente

-può consegnarli a me- la bionda si alzò facendo gelare Jude sul posto.

Poteva…che?

-ma ho sempre consegnato di persona…- controbatté flebilmente, confusa

-da oggi prenderò io le consegne, non si preoccupi-

Jude si avvicinò lentamente alla scrivania mentre mille pensieri le affollavano la mente. Perché quel cambiamento? La spiegazione logica ed avventata che le venne in mente fu che Andrew avesse spifferato tutto e che quindi qualcuno avesse dato preciso ordine alla bionda di non far avvicinare Jude. Ma perché l’avrebbe fatto? Il giorno prima non sembrava intenzionato a dire nulla, anzi, sembrava aver preso la cosa con sorprendente sarcasmo. Perché avrebbe dovuto cambiare idea in una notte?

Posò la busta sul bancone alzando lentamente lo sguardo verso la ragazza, forse avrebbe potuto chiedere spiegazioni. Ma quando la vide guardarla con aria incerta e di superiorità non ebbe il coraggio di proferire parola.

-può andare- infierì la bionda, con tono gelido ed impaziente

Jude balbettò qualcosa e si avviò verso l’ascensore, rifugiandosi dentro.

Era delusa e spaventata e non poté che darsi dell’idiota quando capì che la sua delusione non era dovuta al fatto che il ragazzo con ogni probabilità avesse deciso di dire tutto, ma era terrorizzata dalla certezza che ora non l’avrebbe rivisto mai più.

 

 

 

I giorni intanto passavano e Jude era sempre più intrattabile. Ogni volta che entrava in quel grattacielo e consegnava la busta tra le mani laccate di fuxia della bionda si rabbuiava, lanciando occhiate furtive e speranzose a quella porta, che però restava sempre chiusa.

Ed ora, mentre camminava in quella strada che mai aveva visto prima e che aveva un aria tetra e sinistra, una nuova consapevolezza si faceva largo dentro di lei: si era persa.

Sbuffò alzando il viso verso il cielo ormai scuro, solo quella ci mancava. Controllò di nuovo l’indirizzo segnato sulla busta ed ebbe la conferma che il nome della strada coincideva con quella in cui si trovava in quel momento, ma non c’era nessuna traccia del numero civico scarabocchiato in modo veloce. Aveva anche provato a chiamare il numero che era stato lasciato per casi di emergenza come quello, ma dopo la seconda volta che aveva aspettato inutilmente che qualcuno le rispondesse Jude ci aveva rinunciato.

Cosa doveva fare in questi casi? Frankie non le aveva detto niente a riguardo, ma le alternative erano: girovagare inutilmente per quella strada poco rassicurante o tornare indietro, probabilmente beccandosi una ramanzina da Frankie.

Restò ferma per qualche istante a pensare, ma quando vide un gruppo di ragazzi uscire da un market dal fondo della strada -che emanava un odore nauseabondo- con in mano varie bottiglie di vetro che di certo non contenevano acqua, decise che con ogni certezza era meglio sorbirsi una ramanzina da Frankie piuttosto che restare in quella strada, da sola, un minuto in più.

Si voltò di scatto dando le spalle al gruppo ed aumentò il passo cercando di tornare sulla strada principale ed uscire da quella priva di luce, era stata fin troppo coraggiosa fino a quel momento. Fece solo qualche metro però, perché una sagoma scura sbucò dall’oscurità puntandosi avanti a lei, facendola inchiodare sul posto. Jude alzò lo sguardo e trattenne rumorosamente il respirò quando vide un uomo che aveva tutta l’aria di essere un senza tetto con gli occhi rossi iniettati di sangue.

-hei, biondina, ti serve qualcosa?- biascicò barcollando e Jude rabbrividì intuendo che probabilmente l’uomo aveva fatto uso di stupefacenti o alcol

-no- abbassò lo sguardo e scattò verso destra, cercando di superarlo, ma nonostante i suoi riflessi non fossero del tutto pronti, l’uomo riuscì ad afferrarla per un braccio

-qui vendiamo di tutto bellezza, cosa ti serve? Hashish, coca, ecstasy?-

Jude spalancò gli occhi e strattonò il braccio cercando di fuggire alla presa salda dell’uomo. Dove diavolo si era cacciata, nel covo degli spacciatori?

-non mi serve nulla, mi lasci andare la prego- sentì il cuore cominciare a batterle a mille mentre la paura cominciava ad annebbiarle la mente

-e allora che ci fai qui?- sbottò l’uomo stizzito strattonandola per il braccio, attirandola più vicina a se

-mi sono persa- gemette Jude cercando nuovamente di divincolarsi senza successo

-vuoi che ti accompagni a casa?- il sorriso che le rivolse la fece gelare sul posto, quel tipo non l’avrebbe mollata tanto facilmente.

Gettò un’occhiata dietro le sue spalle sperando di intravedere di nuovo quei ragazzi di poco prima, magari avrebbero potuto aiutarla. Ma non c’era più traccia di anima viva.
Se si fosse messa ad urlare? Quante probabilità c’erano che qualcuno la venisse ad aiutare in quel posto?  

Jude sentì le lacrime pizzicarle gli occhi mentre l’uomo di fronte a lei la fissava con aria famelica. Mille scenari diversi le si pararono di fronte e tutti erano alquanto violenti e si concludevano non bene per lei. D’altronde le intenzioni di quell’uomo non erano di certo galanti e lei non avrebbe fatto una bella fine.

-Tesoro, scusa il ritardo, sono arrivato-

Jude irrigidì automaticamente le spalle sentendo quella voce dietro di lei. Stava forse sognando?

L’uomo allentò la presa sul suo braccio e Jude ne approfittò fulminea per balzare indietro voltandosi a metà tra l’uomo, che ora aveva assunto uno sguardo meno determinato, e il ragazzo che aveva parlato poco prima, liberandola da quella scomoda situazione.

Vedendola impalata e con l’espressione sconcertata, Andrew decise di afferrarle poco delicatamente un polso e trascinarla accanto a lui. Jude sentì una scarica elettrica attraversarle tutto il braccio fino alla spina dorsale mentre uno strano calore cominciava a diffondersi nel punto esatto in cui il ragazzo continuava a stingerla. Era la prima volta che lui la sfiorava e Jude non riusciva a pensare che a quello, nonostante la situazione in cui si trovassero entrambi era del tutto assurda e pericolosa.

La stretta del ragazzo si era fatta più delicata ora, dandole la possibilità di sciogliere la presa qualora volesse, ma Jude rimase immobile, si sentiva più al sicuro con quella presa salda ma gentile. Almeno questa fu la scusa che inventò per non interrompere il contatto fisico col ragazzo. Fissò gli occhi sul suo volto accigliato e teso,così diverso dall’ultima volta che l’aveva visto, ma non per questo meno perfetto.

-c’è qualche problema qui?- la domanda di Andrew la riportò alla realtà, facendole ricordare che solo qualche istante prima l’uomo di fronte a lei la stava tenendo forte per un braccio per chissà quale losche intenzioni.

-stavo solo indicando alla signorina la via di casa- borbottò l’uomo, non più sorridente come prima

-molto gentile da parte sua- commentò con tono irritato e sarcastico –ci penso io a lei ora-

E senza darle il tempo di dire niente la trascinò dietro di se, mentre la presa si era fatta di nuovo salda.

Jude si fece trascinare come un trolley mentre improvvisamente la consapevolezza di quello che era appena successo le crollava sulle spalle. Aveva rischiato davvero grosso, quell’uomo di certo non l’avrebbe lasciata andare se non fosse intervenuto qualcuno. Conoscendosi sarebbe dovuta essere già svenuta da un pezzo, invece le gambe non le tremavano nemmeno. Alzò lo sguardo trovando le spalle di Andrew avanti a se e con enorme stupore si rese conto che era merito suo, lui e la sua presa salda sul suo polso l’avevano fatta sentire istantaneamente al sicuro, protetta.

Sorrise ed arrossì quando si rese conto che in quel momento doveva essere spaventata a morte e non col cuore a mille, felice di aver rivisto il ragazzo. Tutto quello che riusciva a pensare in quel momento però era “Oddio, mi sta stringendo la mano”.

Una psicopatica, ecco cos’era.

Andrew si fermò di colpo una volta arrivati alla strada principale, piena di luci e persone e Jude ritrovò il respiro, riempiendo i polmoni.

-tutto ok?- lasciò la presa e Jude si sforzò di trattenere il broncio, come una bambina capricciosa, per l’improvvisa mancanza di quel contatto

-si- sussurrò incontrando il suo sguardo teso –grazie, io non…-

-che ci facevi lì?- la interruppe con tono brusco, sembrava irritato

-dovevo fare una consegna- bisbigliò piano intimorita dal tono e dallo sguardo che le stava rivolgendo

-lì?- chiese, questa volta lo sguardo era dubbioso

Jude annuì e gli mostrò la busta, lasciando che lui stesso controllasse il nome della strada.

-quel numero civico non esiste- commentò fissando la busta ed un campanellino d’allarme suonò nella testa di Jude

Cosa ci faceva Andrew lì? Il posto dove lavorava era lontano, quindi era improbabile che fosse lì di passaggio. Forse viveva nelle vicinanze. Le aveva fatto intuire l’ultima volta che avevano parlato che lui sapeva cosa significava dover lavorare per mantenersi, quindi forse aveva dovuto scegliere un piccolo appartamento nel quartiere più malnutrito di New York, per riuscire ad arrivare a fine mese. Ma un modello guadagnava davvero così poco da essere costretto a vivere in un posto del genere?

 -abbiti da queste parti?- chiese con naturalezza, ma il ragazzo distolse subito lo sguardo da lei, voltandolo dal lato opposto

-no- e il tono con cui lo disse le fece capire che non aveva alcuna intenzione di tornare su quel discorso

-sei capace di tornare indietro o rischi di ritrovarti di nuovo tra le braccia di qualche maniaco?-

Perché stava usando quel tono così duro e burbero? Qualche giorno prima l’aveva presa in giro e stuzzicata, ed ora la sua presenza sembrava chiaramente infastidirlo. Allora era vero, era stato lui a chiedere di non farla entrare.

-posso farcela- rispose indispettita, ma lui non le badò minimamente

-stai attenta- freddo, distaccato. Chiaramente era un ammonimento di circostanza dettato dalla situazione e non dalla sua eventuale preoccupazione.

Sparì così velocemente che Jude non ebbe nemmeno tempo di aprire la bocca per rispondere, ma probabilmente nemmeno l’avrebbe fatto.

Si guardò velocemente in giro riconoscendo la strada, fortunatamente, e prese a camminare verso Frankie’s con la testa tra le nuvole.

Altro che stare attenta, se qualcuno le si fosse avvicinato in quel momento probabilmente lei gli avrebbe consegnato tranquillamente il portafogli. Perchè Andrew era lì? Che motivo aveva di andare in quel postaccio se nemmeno ci viveva? Forse aveva qualche parente, o un’amante. Quest’ultima ipotesi la infastidì più del lecito e si morse l’interno di una guancia dandosi della stupida.

E perché si era comportato con tale freddezza dopo averla soccorsa? Il suo comportamento non aveva senso e lei decisamente non sapeva stare dietro i suoi sbalzi d’umore. Ormai era chiaro dal suo comportamento infastidito che era stato lui stesso a chiedere di non farla più entrare, ma allora perché aveva scherzato così con lei qualche giorno prima? Perché sembrava speranzoso di vederla per poterla ricattare? Forse si era immaginata tutto, forse era pazza.

Sospirò, rendendosi conto che era inutile preoccuparsi eccessivamente, perché con ogni probabilità non l’avrebbe rivisto mai più.

 

 

 

 

 

*                *                 *

 

 

 

Bene, comincio col dire che non ho il coraggio di controllare la data del capitolo precedente perchè credo che vedendo quanto vi ho fatto aspettare non riuscirei a reprimere l’istinto di prendermi a schiaffi da sola.

Vi chiedo umilmente perdono, il fatto è che proprio non voleva uscire questo capitolo, ed anche ora dopo averlo riletto non mi sembra che ne sia uscito fuori un granché. Mi dispiace davvero tanto di avervi fatto aspettare per questo. Cercherò di rifarmi col prossimo capitolo!

Detto questo, che ve ne pare? Ci siete rimaste male anche voi quando non hanno lasciato entrare Jude nella stanza per andare incontro al caro Andrew, eh? Ed Andrew versione superman con i suoi inquietanti sbalzi d’umore? Perchè si trovava in quella strada secondo voi? A VOI I COMMENTI!

AH! A proposito di commenti, allo scorso capitolo ho ricevuto 9 recensioni ed io non so quanto ghvolkjfhdkjkgbkjg *-* Non me lo sarei mai aspettata, giuro! Ero saltellante come un grillo psicopatico!

Grazie mille a tutte!

Al prossimo capitolo :)

 

 

   
 
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