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Autore: Cimmino    18/05/2012    1 recensioni
Capitolo 13 modificato e terminato.
Salve salvino! Sto lavorando con un mio amico ad una sorta di crossover tra le vite dei nostri due PG di Skyrim. La storia ha luogo circa 15 anni prima degli eventi conosciuti. Per ora i capitoli sono poco più che brevi sommari delle vicende e col tempo li migliorerò.
Un assaggio:
In una notte buia, senza luna e senza stelle solo il tenue limpido di una candela posta fuori dalla cancellata illuminava i volti della due prigioniere.
Erano due donne, poco più che ragazze, una Bretone e un Elfo Alto. La prima armeggiava cautamente con un grimaldello. Erano entrambe molto belle, la Bretone aveva un viso affilato e si suoi occhi verdi erano seri e concentrati, illuminati dalla fioca luce dalla candela, i suoi capelli, una lunga chioma rossa come il fuoco cadevano morbidi sulle sue spalle mentre una ciocca sul viso scendeva descrivano dei dolci boccoli.
Questo è l'inizio del prologo.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11. L’Accordo
 
Non appena i due rientrarono a Riften  il padre di Yangin decise che era ormai tempo di aprire le botteghe di copertura a Skyrim.
La ragazza non prestava più attenzione al progetto che era stato la sua vita fino ad allora. Si disinteressò di tutto, eccetto far coppia con Malo e pensare all’Accademia.
Arrivati alla Caraffa d’Oro trovò ad attenderla in camera furente come non lo era mai stato il suo stesso padre, Edmuhund. Questi allontanò Malo dalla figlia con la forza di un solo braccio, poi chiuse la porta della stanza con foga inaudita ed iniziò a sbraitare contro la ragazza:
<< Tu! Mia figlia, sangue del mio sangue, colei che metteva anima e corpo nel mio progetto e che lo sentiva suo, ridotta a fare la sgualdrinella per conto di un uomo di cui non so niente! E come se non bastasse… >>
<< Basta. >> Lo interruppe calma Yangin, sapeva che sarebbe stato inutile alzare la voce con lui e sapeva anche che aveva sbagliato.
<< Basta farmi la predica padre. Sì, hai ragione, ho sbagliato a farmi prendere troppo dalle mansioni della Gilda dei Ladri. Ma visto che sei qui vuol dire che le cose stanno andando bene e che stai verificando l’apertura ed il guadagno a partire dalla Skooma. In ogni caso volevo avvertirti di un accordo, che sto portando avanti con il referente di tutti i Khajiti di Skyrim. Il suo nome è Ma’jaaz e tutti i khajiti di Skyrim si riforniscono da lui e come se non bastasse gli pagano volontariamente un lauto dazio. Se ti mi avessi dato il tempo di parlare senza urlarmi addosso te lo avrei detto subito. Arriverà domani e si aspetta un carico di Skooma da smerciare. Sono stata brava o no? >> Chiese in fine la ragazza con uno sguardo teneramente malizioso. Edmuhund, fiero di lei, dimenticò il motivo della sua ira, in fondo Yangin era grande abbastanza per frequentare chi le pareva.
<< C’è un’altra cosa… >> Disse lei con un filo di voce. << Sono riuscita ad entrare in Accademia! Ti rendi conto? Potrò studiare magia all’Accademia di Wintherhold! >> Aggiunse piena di felicità.
Il padre sapeva quanto  lei ci tenesse alle arti Arcane e quanto avesse faticato da piccola ad iniziarsi leggendo libri su libri tra un cliente e l’altro, allora l’abbracciò con amore e le sussurrò
<< Sono fiero di te tesoro. >>
 
 
 
 
Capitolo 12. Inizio di una nuova avventura
 
Il viaggio verso Wintherhold fu lungo, ma Yangin ci era abituata, ormai aveva fatto l’abitudine a viaggiare da un luogo all’altro della fredda provincia di Skyrim ma ogni volta il trasferimento verso la città dell’Accademia la spossava ed il freddo le sembrava che la uccidesse.
Wintherhold era la città più a settentrione di quella terra e dal suo porto sul Mare dei Fantasmi si poteva raggiungere l’isola di Solstheim, isola avvolta da mistero e popolata da sconosciute e pericolose creature.
Quando finalmente Malo e Yangin arrivarono alla città i cavalli erano stanchi e, se possibile, più infreddoliti dei due.
La coppia si fermò per la notte in una locanda prospera ed accogliente poiché solo il giorno successivo Yangin sarebbe potuta entrare nell’Accademia ed iniziare a studiare. Malo era felice per la sua compagnia ma d’altra parte soffriva a doversene separare e per tutto il viaggio fu taciturno ed imbronciato. Yangin, che se n’era accorta lo consolò:
<< Su! Fatti forza omone! >> Disse sorridendo.
<< Questo non è mica un addio, avrò molte occasioni per viaggiare e anche qualche permesso per venirti a trovare. Quindi sorridi, augurami buona fortuna e vieni a letto a riposare che domani dovrai riaffrontare un lungo viaggio. >>
La ragazza faticò come non mai a prendere sonno, d’altronde era normale essere tesi, ma lei non lo era, era turbata ed irrequieta, sentiva che qualcosa non sarebbe andata per il verso giusto. Cercò di non pensarci più su, abbracciò il suo amato e si assopì.
Il sole si levò lento e pallido quella mattina, quasi non avesse voglia di sorgere. Yangin al contrario era sveglia e mangiava con calma seduta su di una panca di legno grezzo. Malo sopragiunse rumoroso mugugnando qualcosa sul fatto che non era possibile svegliarsi tutti i giorni così presto. La ragazza sorrise e fece posto all’uomo che non appena toccò la panca si assopì sul tavolo borbottando qualcosa. Yangin accarezzò i capelli corvini e si diresse verso l’uscita. Nonostante la neve si sta davvero bene sotto questo pallido sole. Mi ci potrei quasi abituare. La bretone si diresse a grandi falcate verso un ruscello gelido. Provò un nuovo incantesimo: evocò una debole fiamma e ne controllò la forma, la fece adattare al suo corpo e quando fu pervasa dal fuoco si svestì ed entrò nell’acqua prossima a ghiacciare. La sensazione fu bellissima, era scaldata dal suo fuoco e al contempo bagnata dall’acqua. Quando si sentì appacificata dal contrasto di caldo e freddo riempì un secchio d’acqua fredda e tornò con tutta calma alla locanda dove trovò Mala ancora assopito sul tavolo di legno. Gli si avvicinò furtiva, tese le braccia e svuotò il contenuto del secchio sull’uomo ignaro di tutto.
Subito scattò in piedi con un urlo di sorpresa portò la mano alla cintura, dove era solito collocare il suo pugnale ma non appena si accorse di Yangin la sua espressione divenne da stupita e spaventata, allegra e sorridente. I due iniziarono e ridere e quando Malo fu pronto si diressero con calma verso l’Accademia.
Oltrepassato l’imponente ponte sospeso Malo si fermò, abbracciò Yangin e la tenne stretta a se con un presa forte ma dolce, la guardò negli occhi e le diede un bacio sulla fronte e stringendole le mani le diede qualcosa
<< Io non posso varcare questo cancello e lo sai bene. Partirò domani mattina e lascerò il tuo cavallo alle cure dell’oste. Appena puoi vienici a trovare o almeno trova un modo per farci avere notizie. Intesi? >>
L’uomo si voltò mostrando a Yangin la sue imponenti spalle e si allontanò lentamente salutandola con un gesto della mano.
La ragazza rimase qualche istante ferma a vedere la schiena di Malo allontanarsi, poi guardò fra le sua mani e una lacrima di felicità mista a rammarico scese dai suoi occhi. L’uomo le aveva donato un ciondolo che raffigurava una Y ed una M che si abbracciavano morbidamente, era un gioiello splendido e la pietra azzurra di cui era composto scintillava allegramente.
L’espressione di Yangin cambiò velocemente, il suo tenero sorriso sparì dal viso e le labbra si tirarono in un espressione seria. I suoi occhi cambiarono luce, abbandonarono quello scintillio commosso e si illuminarono di una fiamma decisa pronta ad divamampare.
Entrò nel cortile dell’Accademia e lo trovò insolitamente calmo. Si aspettava una cerimonia sfarzosa con tanti aspiranti maghi e maghe e una serie di discorsi sulla Magia e sulla storia dell’Accademia. Invece solo silenzio e calma alcuni maghi più anziani erano seduti a chiacchierare allegramente su una panchina di pietra soleggiata.
La statua del mago al centro del cortile si ergeva fiera come sempre ed alla sua base una ragazza sedeva tranquilla con le gambe incrociate, era un giovane Elfo Alto, portava chiari capelli corti e leggeva con calma un tomo di magia. Essa sollevò lo sguardo mostrando chiarissime iridi color ambra, aveva due occhi sorridenti e pieni di vita. La ragazza sorrise a Yangin e la invitò ad avvicinarsi, la bretone accettò sorridendo e in un attimo le fu di fronte.
<< Il mio nome è Sephiae, Elfo Alto di Solitude. Sono una nuova apprendista dell’Accademia e dalle tue vesti direi lo stesso di te. Qual è il tuo nome? >> Disse la sconosciuta riponendo il libro in una borsa di cuoio scuro.
<< Mi chiamo Yangin e provengo da High… >>
<< E’ il mio primo giorno. >> La interruppe lei << come lo è per altri allievi e presumo anche per te. Mi fa piacere conoscerti Yangin. Il maestro Tolfrid dovrebbe arrivare a momenti con gli altri nuovi allievi. >>
Come anticipato da Sephiae, Tolfrid arrivò qualche istante dopo con altri cinque novizi al suo seguito, tra questi Yangin riconobbe Faralda, l’Elfo Alto che aveva incontrato nella sua prima visita all’Accademia.
Il maestro esordì con un lungo e noioso discorso di benvenuto e poi continuò ad annoiare gli allievi con una lezione prettamente teorica sulla storia della Magia e sui suoi usi sicuri.
Nonostante la tediosità delle sue parole Tolfrid era un forte uomo Nord con lunghi capelli bruni ed una folta barba che iniziava a striarsi di bianco, il suo fisico non si sarebbe detto da mago: atletico, slanciato e muscoloso. I suoi occhi erano pieni di vita e di curiosità e spaziavano continuamente da un volto all’altro, da un dettaglio all’altro captando ogni piccolezza. Yangin era affascinata dal suo maestro e, come gli altri novizi, venne incantata dalle sue parole quando iniziò la vera lezione.
Dopo qualche giorno di lezioni teoriche e poca pratica Tolfrid portò i suoi allievi in un viaggio a Witherun dove si esercitarono con la Magia della scuola dell’Evocazione. Yangin capì di essere un disastro nell’Evocazione e negli incantesimi che richiedevano lunghe ore di studio e molta concentrazione ma era abile come pochi negli incantesimi di Distruzione e di Difesa. Sephiae al contrario mostrava una certa capacità naturale per la scuola di Illusione, mentre sembrava già un maestro nell’arte dell’Evocare.
Di ritorno all’Accademia Yangin si sentì fortemente intimorita dalla capacità di apprendimento della giovane Elfo Alto, Sephiae era l’allieva più giovane e più dotata  di tutta l’Accademia, aveva solo diciassette anni e padroneggiava egregiamente una moltitudine di incantesimi. Ma non era solo l’invidia a preoccupare la bretone, sentiva un certo pericolo provenire da Sephiae, una sorta di segreto pericoloso ma cercò di non darci peso e velocemente le due divennero grandi amiche.
Si spalleggiavano a vicenda in qualsiasi prova e in caso di necessità non esitavano a chiedere consiglio ai Maestri o ai loro compagni novizi. Despos, l’Arcimago, notò il loro affiatamento quasi tre mesi dopo il loro primo incontro e ne fu felice. Assegnò alle due giovani apprendiste una missione particolare: recuperare un anello incantato da un’antica rovina.
Yangin fu molto felice di questa decisione, aveva bisogno di scendere sul campo e mettersi alla prova, Sephiae al contrario avrebbe preferito continuare a studiare ma venne velocemente convinta da Tolfrid a partire.
  
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