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Autore: Zomi    18/05/2012    4 recensioni
Tamburellava nervosamente il suo piede sul marciapiede, stringendo le braccia al petto e mordendosi rabbiosa un labbro.
-Allora noi andiamo…- la salutò Robin, accarezzandola sul viso con tocco leggero.
-S, si… voi andate pure… io, quando arriva, l’ammazzo e poi vi raggiungo…-
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL’AUTORE:

Per la mia Jess, che ha ragione:a volte essere secondi non è così negativo. Guarda Vegeta, è sempre stato secondo a Goku, ma almeno lui non muore ogni santa volta che combatte
 

Zomi
 

 
 
 

 

THE NUMBER ONE IN MY HEART
 

 
 
Tamburellava nervosamente il suo piede sul marciapiede, stringendo le braccia al petto e mordendosi rabbiosa un labbro.
-Allora noi andiamo…- la salutò Robin, accarezzandola sul viso con tocco leggero.
-S, si… voi andate pure… io, quando arriva, l’ammazzo e poi vi raggiungo…- grugnì rabbiosa Nami, infuocando un punto non ben preciso dell’asfalto scuro che aveva di fronte.
-Ok!!! A dopo allora Nami!!!!- gridò sopra la cagnara della sua combriccola Rufy, incamminandosi con i suoi amici.
Nami, occhi color cioccolato che scintillavano per la rabbia, sbuffò alzando la mano in loro direzione salutandoli. Li vide scomparire oltre il bordo del muretto a cui era addossata, diretti verso il loro Pub preferito. Sospirando, la rossa, abbandonò il capo ramato all’indietro, posando stanca la sua borsa e la cartellina dei disegni a terra, vicino ai suoi sandali. Puntò lo sguardo sul firmamento bluastro, che iniziava ad illuminarsi di stelle e dove, un piccolo spiraglio di luna, le sorrideva dolcemente tentando di addolcirla.
-Questa non dovevi farmela buzzurro…- mormorò al vento -… e no, proprio no…-
 
 
Accelerò con grinta, ruotando frenetico la manopola dello sterzo e spingendo la sua moto oltre i cento. Una macchina, accanto a lui, strombettò infastidita dallo stridore dei pneumatici che slittavano sull’asfalto e per la grigia nuvola di smog che aveva alzato superandola.
Zoro non si scompose e, capo basso e sguardo oscurato dalla visiera nera del casco, impennò la ruota anteriore della sua Ducati, scalando marcia dopo marcia per arrivare in tempo. Era in ritardo di appena 5 minuti, ma sapeva bene quanto Nami ci tenesse a quel concorso, e soprattutto, ci teneva davvero ad esserci accanto a lei, in orario almeno una volta tanto.
Svoltò rapido verso destra, non accennando nemmeno a mettere fuori uno straccio di freccia, per poi svicolare tra due macchine e sfrecciare lungo la strada. Mancava poco ormai alla sala municipale dove si teneva la gara di dipinti e arte grafica a cui la sua mocciosa partecipava. Ghignando, il verde strinse maggiormente nel palmo della mano destra l’acceleratore, spingendolo al massimo e infrangendo una decina di codici stradali. Nami partecipava ad ogni tipo di competizione artistica che si tenesse nella loro città, cercando sempre di raggiungere il gradino più alto del podio, ma dovendosi sempre accontentare del secondo.
Aveva partecipato a non sapeva più nemmeno lui quanti concorsi, ritrovandosi sempre seconda a qualcuno. Certo, nonostante quel fastidioso secondo posto lei era riuscita ad aggiudicarsi un ambito posto di lavoro come disegnatrice in una importante azienda di illustrazioni grafiche, ma quella piccola persistenza di “Seconda arrivata”, nei concorsi artistici, punzecchiava spesso e volentieri l’orgoglioso carattere della ramata.
Concentrato, Zoro svoltò ad un incrocio, inclinando pericolosamente il dorso della moto verso il marciapiede che quasi riuscì ad accarezzare con il casco, per poi dirigersi ghignando verso il Municipio giallo e rosso che si ergeva a fine strada.
Frenò bruscamente proprio davanti all’entrata dell’edificio, parcheggiando di volata il bolide rosso vicino al marciapiede che seguiva il basso muretto di mattoni rossi che costeggiava il verde prato all’inglese che abbelliva l’entrata del palazzo cittadino.
Si tolse rapido il casco, stringendolo nella mano e correndo in contro alla figura addossata alla recinzione a capo chino che, evidentemente, lo aspettava.
Nami era lì, minigonna bianca a pieghe e camicia blu scuro, concentrata a contare i sassolini sparsi sul marciapiede, il viso nascosto oltre i lunghi capelli rossi che le ricadevano sul viso.
-Si, si lo so: sono in ritardo…- si avvicinò sghignazzando a Nami, passandosi la mano libera dal casco tra i capelli verdi -Però almeno stavolta sono in ritardo di soli 5 minuti e non di 3 quarti d’ora come il solito, no?-
Nami, braccia incrociate al petto e labbra serrate, alzò lo sguardo su di lui, smettendo di tamburellare con il tacco del suo sandalo. Zoro la guardò imbarazzato per quel suo sguardo cupo e serio.
-Che c’è? E dai mocciosa!!! Non sono poi così in ritardo… su, andiamo dentro a sta mostra e…-
Si voltò sicuro verso l’edificio colorato, certo di vederlo gremito di gente e illuminato a giorno per il concorso, ma rimanendo visibilmente sorpreso di trovarlo invece buio e silenzioso come un cimitero. La porta d’entrata era serrata e le finestre chiuse da enormi balconi scuri. Nessuna luce o rumore di persone proveniva dall’interno.
-Ma che succede? Hanno rinviato il concorso?- chiese guardando l’amica.
Lei non aprì bocca, fissandolo con il suo sguardo cioccolato triste.
-E dai mocciosa!!!- sbottò irritato lui –Mi vuoi dire che cavolo succede?!?-
Nami, sospirando pesantemente, ri-abbassò lo sguardo sui suoi piedi, distogliendolo da quello nero e profondo del verde.
-Zoro che ore sono?- chiese trattenendo in gola tutta la sua rabbia.
-Le 9 e 35…- biascicò quello, guardando di sfuggita l’ora sul suo orologio da polso.
-E a che ora era l’inizio del concorso?- domandò ancora la rossa.
-Alle 9 e mezza, si lo so… ma dai, sono solo 5 minuti di ritardo, non farne una tragedia…- alzò le braccia al cielo.
-Non sono 5 minuti di ritardo, idiota…- ringhiò -… e la gara non iniziava alle 9 e mezza ma alle 19 e mezza…-
Iraconda, sciolse l’intreccio delle sue braccia, voltandosi con le lacrime agli occhi verso il ragazzo.
-Sei in ritardo di 2 ore e 5 minuti, razza di babbeo da allevamento!!!!-
Zoro boccheggiò dubbioso, cercando di ricordare il volantino che settimane addietro Nami gli aveva dato per invitarlo a quell’evento. Era un semplice foglietto bianco, con disegnato un pennello e una tela da pittore, dove era indicato luogo e orario d’inizio competizione. Ricordava perfettamente che esso si sarebbe tenuto al Municipio, ma ora, l’orario sottolineato mille volte per non dimenticarlo, gli sembrava leggermente offuscato nella memoria.
-Bhè, ecco… forse, forse mi sono confuso…- si grattò il capo cercando di ridere per l’incomprensione.
Nami distolse lo sguardo da lui, storcendo le labbra in una smorfia di delusione. Tornò a incrociare le braccia al petto e a incendiare l‘asfalto.
Il verde arrossì imbarazzato, non sapendo bene che dire. Accidenti, ancora una volta non era riuscito ad essere presente a un suo concorso. C’era sempre qualcosa che non andava: o si perdeva non raggiungendo mai il luogo dove si tenesse l’evento, o era in un ritardo colossale o si dimenticava del tutto il giorno in cui si teneva.
Era un vero e proprio caso disperato!!!
Accidenti, eppure lei c’era sempre alle sue gare di scherma. Non se ne perdeva mai una, non si perdeva mai o non era mai in ritardo. Mai!!!
Invece lui…
-Ehm… scusa…- mormorò cercando di trovare un modo decente di farsi perdonare -… io ero sicuro che fosse alle 9 e non alle 19… ho cercato di impegnarmi per non perdermi per strada e non ho più pensato all’orario… scusa…-
Nami non si degnò di ascoltarlo, mantenendo lo sguardo dritto sull’asfalto scuro e grigio. Traballante e singhiozzante, un lampione lì vicino si accese, illuminandoli.
-Ehm… comunque, come ti sei qualificata?- chiese sperando di non aver pronunciato una domanda tabù.
La ramata tremò un po’, chiudendo le mani a pugno e intirizzendole lungo il busto, alzando furioso il volto su di lui, staccandosi dal muretto ed ergendosi nella sua piccola ma terrificante mole.
-SECONDO TE?!?- urlò con le lacrime agli occhi –SECONDA, SECONDA, SECONDA!!! SEMPRE E SOLO SECONDA!!!-
Zoro chiuse un occhio stordito dall’urlo, coprendosi il viso con le mani per paura che la rossa lo picchiasse per la rabbia.
-Scusa io volevo solo…-
-TACI!!!- ordinò lei –Zitto!!! Non emette una sola parola!!! È tutta e sola colpa tua, buzzurro dalla memoria microscopica!!!-
-Che?!? Mia?!? E perché?- si stupì il verde, spalancando gli occhi.
-Perché… perché… perché… oh!!! È colpa tua e stop!!!- arrossì l’altra, dandogli le spalle e mettendo il broncio.
-Ma io…-
-Ti ho detto di tacere…- mugugnò Nami -… e ora andiamo che gli altri (che non si sono sbagliati sull’orario e c’erano!!!!) ci aspettando al Pub di Brook…-
Zoro alzò un sopracciglio per l’irritazione del carattere dispotico e intrattabile di Nami, trattenendosi dal strozzarla solo perché le voleva un gran bene.
-Aspetta!!!- la richiamò –Tu ora mi spieghi perchè cavolo è colpa mia che sei arrivata seconda, e poi andiamo dagli altri…-
-Tanto non capiresti…- soffiò nell’aria Nami, cacciando indietro negli occhi quelle stupide lacrime che le pizzicavano l’iride nocciola. Ma perché quell’idiota non riusciva mai a venire ai suoi concorsi? Che nella testa aveva un cricetino che correva su una ruota o neuroni funzionanti?
No, no… decisamente nella sua verde testa bacata c’era una mentina umida e semi mangiata, altro che criceti vivi e pensanti o neuroni!!!
Per fortuna che gli voleva bene, altrimenti lo avrebbe già ucciso e donato il cadavere alla scienza.
-E perchè non dovrei capire?!?- sbottò l’altro, facendola voltare verso di lui strattonandola per una spalla.
-Perché si!!!-
-Perché si non è una risposta, mocciosa!!!-
-Piantala di rompere e andiamo… gli altri ci staranno aspettando…- cercò di spegnere ogni avvisaglia  di litigata la ramata, afferrando da terra la sua borsa e la cartellina con i disegni. Ma Zoro non era d’accordo con la sua scelta, e prendendo la tracolla del porta schizzi, la fermò.
-Parla mocciosa o ti trattengo qui a forza per tutta la notte!!!-
-Idiota!!! Molla!!!!- prese l’altro capo della sacca lei, tirandola nella parte opposta a cui si aggrappava il ragazzo.
-No!!! O parli o parli!!!- minacciò ancora lui, strattonando il cinturino di cuoio della cartellina.
-Così rompi tutto!!! Molla!!!!-
-Parla e io mollo la presa!!!- si oppose con forza agli strattoni di Nami.
-Buzzurro: o molli o ti picchio!!!- ringhiò la rossa, fulminandolo con l suo sguardo. Zoro, per nulla intimorito ma anzi lievemente divertito dalla situazione, ghignò assottigliando lo sguardo.
-Ma sentitela questa mocciosa!!! Tu picchiarmi?!? Ma se non riesci nemmeno a riprenderti il tuo porta disegni…-
Rabbiosa, la rossa strinse maggiormente la presa attorno al lato di borsa che strattonava, tirandolo con forza a se, contro la presa muscolosa del verde, che con un ghigno strafottente aumentò l’appiglio delle sue mani attorno al cinturino.
-Buzzurro!!!- urlò ancora Nami -… molla o rompiamo tutt…-
Non riuscì a concludere la frase, che, con un sonoro e secco crepitio, la sacca si aprì nell’aria, rovesciando tutto il suo contenuto di schizzi e disegni sul grigio e polveroso marciapiede.
-Idiota!!!- sbottò furente Nami contro il ghigno divertito del verde, mentre si chinava a raccogliere tutte le sue opere.
-E su dai, mocciosa…- cercava di metterla su ridere -… almeno sorridi…-
La ragazza gli concesse un occhiataccia nera, raccogliendo veloce i vari fogli dipinti che coloravano il suolo ghiaioso. Sbuffando, anche il verde si piegò a terra, aiutandola nel raccogliere i vari disegni.
-Se solo mi dicessi che hai…-mugugnò alzando lo sguardo sul suo capo rosso, chino verso i fogli bianchi, non ricevendo però risposta.
Soffiando, raccolse gi ultimi tre fogli impolverati rimasti sull’asfalto grigio, alzandosi da terra. Con una rapida occhiata gli guardò, notando che uno dei tre era il modulo d’iscrizione al concorso di quella sera. In grassetto e a caratteri cubitali, nel centro del foglio, era riportata la traccia da seguire e riprodurre per parteciparvi: FELICITA’.
Con gesto veloce, Zoro osservò il disegno a cui era pinzato il modulo, di certo quello proposto da Nami e decretato dalla giuria come seconda miglior opera della serata. Era il semplice ma incantevole ritratto della madre della ragazza, scomparsa ormai anni prima, che sorrideva celestiale all’osservatore, reggendo in mano un arancione e maturo mandarino.
Il ragazzo abbozzò un sorriso, pensando a quanto poco ci volesse per prendere felice la sua mocciosa e a che tenero e dolce sentimento ella stessa aveva racchiuso in quel semplice foglio di carta. Rigirò nelle sue enormi mani i tre pezzi di carta, posando gli occhi distrattamente sul terzo.
Su esso, con scrittura rapida e sbarazzina, vi era appiccicato un post-it giallo con su scritto “ A Zoro che verrà di certo”. Un piccolo smile sorridente era disegnato alla fine della frase, indicando la contentezza dell’autrice nello scrivere su carta quel piccola speranza futura. Curioso, il verde esaminò il disegno a cui si riferiva il foglietto giallo, arrossendo imbarazzato ritrovandosi immortalato su carta e inchiostro.
Proprio sotto i suoi occhi, sfoggiando il suo ghigno più bello e solare, vi era lui, con occhi chiusi a mezza luna e zazzera verde scintillante, che stingeva in una delle sue mani una di quelle piccole e delicate di Nami, che lo fissava sorridente con le gote imporporate d’imbarazzo e occhi scintillanti.
Era lampante come il sole che la visione del suo sorriso rendesse felice la ragazza, che stringeva innamorata la sua mano.
Zoro deglutì stupito, spostando lo sguardo dal disegno al capo rosso, ancora chino a terra, intento a controllare di aver recuperato ogni opera. Sentiva borbottare Nami, mentre contava i vari fogli e, cercando di essere naturale, gli porse quelli che teneva in mano.
-… dieci… undici… dodici… eh?- alzò lo sguardo Nami, verso la mano tesa in sua direzione del verde -… ah… grazie… tredici, quattordici e quindici… si, ci sono tutti…-
Si alzò da terra, chiudendo la cartellina e prendendola in braccio.
-Bene, ora andiamo dagli altri…- decise incamminandosi.
-Perché non l’hai presentato?- chiese brusco Zoro, facendola votare indietro.
-Eh?!?-
-Il disegno…-
-Ah… Eh?!?-
Nami arrossì spalancando gli occhi, accorgendosi solo in quel momento che il ragazzo le aveva passato i disegni preparati per il concorso e che di certo aveva letto il suo appunto.
-Allora? Perché?- insistette il verde.
-Non… non… non dovevi vederlo…- sbottò imbarazzata.
-Mi è capitato in mano… allora? Perchè?-
-Non… non ha importanza…-
-Si invece!!! Rispondi mocciosa!!!!- la prese per un gomito, avvicinandosela.
Nami tremò per il contatto, perdendo ogni facoltà cognitiva e abbassando lo sguardo sui suoi piedi intrecciati tra loro nervosamente.
-Ecco, io… io volevo… volevo solo dimostrarti… visto che a parole non ci riesco… io volevo dimostrarti quanto tu sia… quanto tu sia importante per me… è per una volta non m’importava arrivare seconda perché l’importante era che tu capissi… ho preparato quel disegno per te, sperando che tu riuscissi a venire… e invece… invece non arrivavi mai, e ho avuto paura di mostrare a tutti, amici e sconosciuti, i miei sentimenti per te e ho presentato quell’altro disegno che avevo tra gli schizzi finiti…-
Nami abbassò lo sguardo imbarazzata, riprendendo fiato e stringendosi nelle spalle. Zoro sorrise, allentando la presa sul gomito della ragazza e avvicinandola a lui, stringendola dolcemente tra le braccia.
-Anche tu sei importante per me… molto… e sappi, che se anche tu dovessi arrivare sempre seconda in questi concorsi, per me invece sarai sempre la prima… sempre e solo tu, mocciosa mia…-
Le alzò il viso facendo leva con la punta delle dita sul suo mento, costringendola ad alzare lo sguardo sul suo e a mostrargli il suo rosso imbarazzo. Sorridendo, socchiuse i neri occhi, baciandola teneramente. Nami, tremante per la sorpresa, rispose timidamente al bacio, chiudendo gli occhi e aprendo le labbra contro quelle del verde.
Dolcemente, lo abbracciò per le spalle, alzandosi sulla punta dei piedi per assaporarlo meglio, mentre Zoro le accarezzava teneramente una guancia e sorrideva compiaciuto di essere ricambiato nel suo amore.
Quella sera, i loro amici, gli aspettarono inutilmente al loro Pub preferito, inconsci di dove cavolo si fossero cacciati, e non immaginando nemmeno che quei due si fossero diretti, in sella alla veloce moto di Zoro, verso la casa di lei, dove si erano amati incuranti di avvertirli che non li avrebbero raggiunti.
Ansimando, Zoro si sdraiò sul materasso del morbido letto di Nami, riprendendo fiato dopo l’atto d’amore. La ragazza, ancora a corto di fiato per quella sana attività, posò il capo ramato sul torace di lui, venendo abbracciata per le spalle da un muscoloso braccio, che la strinse protettivo, mentre i loro cuori riprendevano a battere regolarmente.
-Ma si…- ansimò baciandolo sul collo, mentre lui ghignava compiaciuto -… non m’importa arrivare sempre seconda in quei concorsi… l’importante è essere la numero uno nel tuo cuore…-
Zoro la riportò sotto di se, baciandola con passione sulle labbra, suggellando quella piccola promessa che sul gradino più alto del suo cuore, ci sarebbe sempre e solo stata lei. 

 

   
 
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