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Autore: Violet 95    18/05/2012    2 recensioni
Cassia disegna. Cassia crea. Cassia dipinge. E dona un cuore, una parvenza di vita ai suoi ritratti. A Radiant Garden è conosciuta solo per questo e come unici amici ha due ragazzini da lei soprannominati Rosso Veneziano e Turchese. Eppure tutti la temono per il suo dono e per una maledizione che sembra portarsi dietro da quando era piccola, dalla morte di suo padre. Un giorno, però, qualcosa sembra finalmente cambiare e la sua carriera trova uno sbocco: Ansem il Saggio le chiede di fare un ritratto ai suoi allievi, così che lui stesso possa vedere di persona il suo "dono". Niente di più semplice per lei. Finché non fa la conoscenza di Xehanort, allievo prodigio di Ansem.
Ombre da tempo assopite sembrano ridestarsi, così come sentimenti che Cassia credeva di non poter più provare. E intanto il ritratto non sembra prendere forma, né vita...
Fanfiction su Xehanort prima di diventare ciò che poi diventa e sul creatore del suo ritratto, esposto ancora nel suo ufficio.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Xemnas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Birth by Sleep
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Capitolo 4

Abbandono

 

 

 

Quando Isa si svegliò, si accorse subito che mancava qualcosa nella piccola stanza. O meglio, qualcuno.

Era vuota, silenziosa, eccezion fatta per il russare perpetuo e ininterrotto del suo amico. Avevano dormito sotto la finestra e il sole era stata la prima cosa a svegliarlo; la coperta era caduta a terra, evidentemente Lea si era agitato nel sonno.

Turchese si guardò nuovamente intorno, cercando di capire che cosa mancasse: le tele erano accatastate per la stanza, i pennelli sparpagliati per terra e in vari angoli, i libri posti precariamente sullo scaffale. Non mancava niente, era tutto in ordine. Nell’ordine prestabilito dalla pittrice, almeno.

Poi, finalmente, si rese conto che qualcosa era fuori posto.

E il pensiero lo fece per un attimo agitare, lui così calmo e serio.

 

Dov’è Cassia?

 

Di solito, quando rimanevano a dormire da lei, era solita svegliargli togliendo loro la coperta di dosso e buttandoli a terra, gridando ai quattro venti che era ora di alzarsi, che la colazione era pronta e che era il momento di mettersi a lavorare.

Quella routine era stata improvvisamente interrotta.

Si voltò per svegliare Lea, che ancora viaggiava nel mondo dei sogni, incurante di ciò che accadesse fuori dalla sua testa.

 

“Lea, svegliati!” lo incitò Isa, scuotendolo per le spalle.

 

Rosso di Venezia rispose con un mugugno confuso, e si rigirò dall’altra parte, senza smettere di russare. Isa cominciò a perdere la pazienza.

 

“Smettila di russare, Rosso di Venezia! Cassia non è in casa!”

 

Al nome della pittrice, il ragazzo si svegliò di colpo, cessando quel fastidioso russare. Strinse gli occhi e si voltò verso l’amico, cercando di capire con chi stesse parlando; quando poi lo riconobbe, spalancò i due smeraldi e saltò giù dal letto improvvisato, spingendo fuori anche Isa.

 

“Dov’è Cassia? E la colazione?” chiese frenetico Lea, ripresosi dallo stato di trance.

 

“Per la colazione dovrai attendere, adesso dobbiamo capire dov’è Cassia…” disse Isa, alzandosi da terra.

 

I due cominciarono a guardarsi intorno, frugando da ogni parte e aumentando il disordine che già popolava quella stanza. Mentre controllava sulla scrivania, Lea notò la busta di una lettera, che riportava sopra i loro nomi: la scrittura non tardò a riconoscerla.

 

“Isa, forse ho trovato qualcosa” disse prendendo in mano la busta.

 

Quando anche l’amico gli fu vicino, Lea la aprì ed estrasse il foglio ripiegato in due; riportava poche righe, indirizzate a loro, che però esprimevano un chiaro concetto che li lasciò perplessi.

 

Buongiorno Rosso di Venezia e Turchese,

il sole vi avrà appena svegliato quando leggerete questa lettera, e a quel punto io sarò già partita. Non preoccupatevi, la colazione è sul tavolo al piano di sotto, non morirete di fame – sicuramente sarà questo il primo pensiero di Lea non appena alzato.

Ho finito il Rosso Sangria, devo andare a ricomprarlo nella mia città. Farò il prima possibile a tornare, così potrò offrirvi quell’agognata cena.

Scusate se sono sparita così, ma avevo fretta.

Ci si rivede!

Cassia

 

I due fissarono ancora a lungo quella strana lettera. Il significato era chiaro, ma ugualmente non capivano: perché era sparita nel bel mezzo della notte? Perché non aveva detto loro niente?

Non li aveva nemmeno salutati.

Era scomparsa fra le ombre, senza lasciare una traccia di sé. Come aveva già fatto in precedenza.

 

“L’ha fatto di nuovo” disse Lea, diventato d’improvviso serio.

 

“Già. Ma stavolta è strano: non dava l’idea di dover tornare nella sua città” aggiunse pensieroso Isa.

 

Entrambi deposero la lettera sul tavolo e uscirono da quella stanza, ignorando perfino la colazione. Molte cose si agitavano nel loro animo, ma nessuno dei due aveva voglia di parlarne, o anche solo di confidarsi. Con l’improvvisa scomparsa di Cassia, sembrava che qualcosa che faceva parte di loro se ne fosse andata con lei.

Era una fitta al petto, proprio vicino al cuore, che li faceva soffrire a ogni passo che facevano. Non sapevano come spiegarla, ma era dolorosa: faceva male.

Erano stati abbandonati. Improvvisamente, silenziosamente.

Crudelmente.

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice:

giusto poche righe, come del resto lo è questo capitolo: all’inizio non dovevo neanche scriverlo, ma mi sembrava giusto fornire una breve spiegazione sull’ultima frase pronunciata da Cassia nel precedente capitolo. Non so quando potrò aggiornare, ma spero di farlo come al solito il più presto possibile… Secondo voi ho reso troppo umani i sentimenti di Isa e Lea? Io però li vedo così nei confronti di Cassia, poi chissà…

Vabbè, come al solito, vi aspetto al prossimo capitolo e ringrazio molto chi continua a seguirmi nonostante i ritardi!

Ringrazio per la recensione: kalea95.

See you again!

  
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