Capitolo 4
Abbandono
Quando Isa si svegliò, si accorse
subito che mancava qualcosa nella piccola stanza. O meglio, qualcuno.
Era vuota, silenziosa, eccezion fatta
per il russare perpetuo e ininterrotto del suo amico. Avevano dormito sotto la
finestra e il sole era stata la prima cosa a svegliarlo; la coperta era caduta
a terra, evidentemente Lea si era agitato nel sonno.
Turchese si guardò nuovamente intorno,
cercando di capire che cosa mancasse: le tele erano accatastate per la stanza,
i pennelli sparpagliati per terra e in vari angoli, i libri posti precariamente
sullo scaffale. Non mancava niente, era tutto in ordine. Nell’ordine
prestabilito dalla pittrice, almeno.
Poi, finalmente, si rese conto che
qualcosa era fuori posto.
E il pensiero lo fece per un attimo
agitare, lui così calmo e serio.
Dov’è Cassia?
Di solito, quando rimanevano a dormire
da lei, era solita svegliargli togliendo loro la coperta di dosso e buttandoli
a terra, gridando ai quattro venti che era ora di alzarsi, che la colazione era
pronta e che era il momento di mettersi a lavorare.
Quella routine era stata
improvvisamente interrotta.
Si voltò per svegliare Lea, che ancora
viaggiava nel mondo dei sogni, incurante di ciò che accadesse fuori dalla sua
testa.
“Lea, svegliati!” lo incitò Isa,
scuotendolo per le spalle.
Rosso di Venezia rispose con un
mugugno confuso, e si rigirò dall’altra parte, senza smettere di russare. Isa
cominciò a perdere la pazienza.
“Smettila di russare, Rosso di
Venezia! Cassia non è in casa!”
Al nome della pittrice, il ragazzo si
svegliò di colpo, cessando quel fastidioso russare. Strinse gli occhi e si
voltò verso l’amico, cercando di capire con chi stesse parlando; quando poi lo
riconobbe, spalancò i due smeraldi e saltò giù dal letto improvvisato, spingendo
fuori anche Isa.
“Dov’è Cassia? E la colazione?” chiese
frenetico Lea, ripresosi dallo stato di trance.
“Per la colazione dovrai attendere,
adesso dobbiamo capire dov’è Cassia…” disse Isa, alzandosi da terra.
I due cominciarono a guardarsi
intorno, frugando da ogni parte e aumentando il disordine che già popolava
quella stanza. Mentre controllava sulla scrivania, Lea notò la busta di una
lettera, che riportava sopra i loro nomi: la scrittura non tardò a riconoscerla.
“Isa, forse ho trovato qualcosa” disse
prendendo in mano la busta.
Quando anche l’amico gli fu vicino,
Lea la aprì ed estrasse il foglio ripiegato in due; riportava poche righe,
indirizzate a loro, che però esprimevano un chiaro concetto che li lasciò
perplessi.
Buongiorno Rosso di Venezia e Turchese,
il sole vi avrà appena svegliato quando leggerete questa lettera,
e a quel punto io sarò già partita. Non preoccupatevi, la colazione è sul
tavolo al piano di sotto, non morirete di fame – sicuramente sarà questo il
primo pensiero di Lea non appena alzato.
Ho finito il Rosso Sangria, devo andare a ricomprarlo nella mia
città. Farò il prima possibile a tornare, così potrò offrirvi quell’agognata
cena.
Scusate se sono sparita così, ma avevo fretta.
Ci si rivede!
Cassia
I due fissarono ancora a lungo quella
strana lettera. Il significato era chiaro, ma ugualmente non capivano: perché
era sparita nel bel mezzo della notte? Perché non aveva detto loro niente?
Non li aveva nemmeno salutati.
Era scomparsa fra le ombre, senza
lasciare una traccia di sé. Come aveva già fatto in precedenza.
“L’ha fatto di nuovo” disse Lea,
diventato d’improvviso serio.
“Già. Ma stavolta è strano: non dava
l’idea di dover tornare nella sua città” aggiunse pensieroso Isa.
Entrambi deposero la lettera sul
tavolo e uscirono da quella stanza, ignorando perfino la colazione. Molte cose
si agitavano nel loro animo, ma nessuno dei due aveva voglia di parlarne, o
anche solo di confidarsi. Con l’improvvisa scomparsa di Cassia, sembrava che
qualcosa che faceva parte di loro se ne fosse andata con lei.
Era una fitta al petto, proprio vicino
al cuore, che li faceva soffrire a ogni passo che facevano. Non sapevano come
spiegarla, ma era dolorosa: faceva male.
Erano stati abbandonati. Improvvisamente,
silenziosamente.
Crudelmente.
Spazio dell’autrice:
giusto poche righe, come del resto lo
è questo capitolo: all’inizio non dovevo neanche scriverlo, ma mi sembrava
giusto fornire una breve spiegazione sull’ultima frase pronunciata da Cassia nel
precedente capitolo. Non so quando potrò aggiornare, ma spero di farlo come al
solito il più presto possibile… Secondo voi ho reso troppo umani i sentimenti
di Isa e Lea? Io però li vedo così nei confronti di Cassia, poi chissà…
Vabbè, come al solito, vi aspetto al
prossimo capitolo e ringrazio molto chi continua a seguirmi nonostante i
ritardi!
Ringrazio per la recensione: kalea95.
See you again!