Fanfic su attori > Cast Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Lelenu    18/05/2012    3 recensioni
Indubbiamente sono fortunata ad avere la mia vita piena di fottutissime cose materiali.
Sono fortunata ad avere persone che mi vogliono bene.
Sono fortunata ad essere bella.
Ma quando questa fortuna ti si ritorce contro che si fa? Quando tutte le cose belle che hai sono la causa della tua distruzione, come ci si sente?
Quando quella bellezza di cui tutti parlano e che tutti ti invidiano viene violata, come puoi continuare a guardarti allo specchio?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eeeee saalve! Ok si sono in ritardo ma a mia discolpa dico che non è esattamente un periodo roseo… Mhmmm comunque ecco qui il capitolo e..
Anything else…

[thanks to Leti & Giu]

 

I was not there

 

 

Pov Kristen

Non pensavo di poterci ricadere dentro. Non pensavo di trascinare giù con me persino lui.

Forse la verità è che da quel burrone non ci ero mai uscita. Forse la vera me non era ancora salita a galla.

E se il bambino da un lato riusciva a darmi sollievo e felicità, dall’altro pensavo solo che avrei potuto perderlo. Che con quel terremoto che mi aveva squartato in due anche lui sarebbe andato a finire in un burrone.

Mi bastava alzarmi la mattina e guardarmi allo specchio per notare ancora su di me i segni di quella violenza. I segni del male che mai mi avrebbero lasciata.

Un livido, un graffio, una cicatrice.

Cicatrici profonde che avevano il potere di far riempire i miei occhi come vasche trasbordanti d’acqua. E mi bastava sfiorarle e chiudere gli occhi per rivivere quei momenti orrendi.

Per risentire le mie urla

Per risentire le mie preghiere


ti prego fammi morire adesso ma metti fine a questo incubo


Per ripensare  al mio ventre martoriato

 

Per ripete i miei sussurri nei momenti più brutti


Ti amo, Rob, ti amo

 

“Anch’io ti amo” sentii dire alle mie spalle mentre due mani calde sfregavano sulle mie braccia per darmi un po’ di sollievo dai brividi di terrore che stavo rivivendo.

Aprii gli occhi e immediatamente delle goccioline scesero copiose sulla mia guancia. Rob bi baciò la spalla e mi strinse a sé ma… Non volevo quell’abbraccio. Non volevo i suoi baci.

Non volevo essere consolata.

Volevo solo dimenticare.

Mi liberai dalle sue braccia e m’incamminai verso la camera da letto. Non so perché ma quella mattina mi sentivo ancora a Londra, in quel vicolo, pesta e piena di sangue.

Sentivo dolore, rabbia, frustrazione, tristezza, umiliazione. Sentivo solitudine.

“Non hai fatto colazione stamattina” mi seguì come previsto
“Non mi andava”
“Allora a pranzo cucino qualcosa in più”
“Sul serio tranquillo. Non ho molta fame” dissi mentre mi infilavo di nuovo sotto le coperte.

“Mi spieghi perché stamattina stai messa così?” mi accarezzava i capelli nel suo solito modo dolce che funzionava da calmante.

Ma non quella volta. Non quella mattina dove mi sentivo totalmente colpita e affondata dai ricordi.

“Non è niente. Ti dispiace chiudere le persiane?”
“Si mi dispiace. Onestamente mi dispiace”

“Ti prego Rob. Non farmi fare discussioni”

“E’ proprio quello che voglio. Discutere. Parlare. Vederti parlare. Perché non lo fai più. Mi sembra di essere tornato a quando eri in clinica.”
“Ok, va bene. Adesso lasciami dormire”

“No! Non ti lascio dormire!” urlò terribilmente forte, prendendomi per i polsi e strattonandomi.

Quella mossa. Quello stringermi i polsi per farmi sentire incatenata.

“Lasciami!” urlai prontamente scappando via da lui assottigliandomi sulla parete di fronte al letto.

Iniziai a piangere silenziosamente tenendo salde le mie mani sul mio ventre rigonfio di ormai 3 mesi.

“Scusa.. Io.. Io non..”
“Non toccarmi mai più” sussurrai volgendo il  mio sguardo al pavimento.

“Kristen” iniziò alzandosi dal letto e avvicinandosi sempre di più “ti prego dimmi che succede. Per favore sfogati! Qualsiasi cosa ti passi per la mente dimmela! Qualsiasi”

Ormai i singhiozzi mi stavano squarciando il petto  come una voragine e facevo fatica a fare un respiro completo.

“ I-io… La verità.. è che… che ero sola. Dove.. Dov’eri tu?” sputai fuori quasi con cattiveria.

“Avevi detto che.. che mi avresti sempre protetta. Che non… che non mi sarebbe mai successo niente. Ma dov’eri? Dove,eh?”

Ed era vero. Lo avevo pensato in questi mesi. Sapevo che era un pensiero stupido da bambina. Ma  era vero. Lo pensavo e finalmente glielo avevo detto.

Glielo avevo detto e lo avevo distrutto.

E adesso era lì di fronte a me con il viso ricoperto da una maschera di dolore misto a sorpresa.

Gli avevo fatto male e ne ero consapevole. Ma il male che stava provando lui era solo la decima parte di ciò che tormentava me.

“Io… non so che dire”

“Scusa…” sussurrai

“Nono.. Ti avevo chiesto di dirmi quello che pensavi e.. e lo hai fatto. Sono io a dover ringraziare te” fece un respiro profondo e senza rivolgermi uno sguardo uscì dalla camera.

E fu in quel momento che probabilmente mi sentii ancora più sola di quando quel mostro aveva approfittato di me.

 

 

 

Pov Robert

 

E’ vero. Fa male sentirsi dire la verità.

Anche se era una cosa che avevi sempre saputo; anche se è una cosa per avresti già voluto punirti dall’inizio.
Fa male.

Quella mattina ci avevo messo solo un’ora per preparare un borsone e lasciare casa. Si, me ne ero andato e, a dire il vero, non riuscivo nemmeno a capirne fino a in fondo il motivo.

Ero risalito in camera da letto e l’avevo trovata seduta sul pavimento, con spalle al muro e viso piegato sulle ginocchia e, sinceramente, non avevo avuto il coraggio di dire nemmeno una parola.

Stavo sbagliando. Stavo facendo l’ennesimo errore ma non mi importava.

Sapevo solo che dovevo autodistruggermi sempre di più nel peggiore dei modi. Tornando a Londra.

Tornando lì dove l’incubo era iniziato; tornando a rivivere quei momenti che lei riviveva ogni istante da quel maledetto giorno.

Cercai una pensione in periferia e senza dire niente alla mia famiglia o ai miei amici – o a Kristen – e restai lì per 5 giorni.

5 fottuti giorni dove pensai solo a bere e a non degnare il cellulare di un solo sguardo.

Lo sentivo squillare, a volte ininterrottamente, ma non me ne preoccupavo.

In cuor mio sapevo di sbagliare ancora una volta ma non rivolsi il pensiero nemmeno a mio figlio. Non riuscii a rendermi conto che, in fondo, l’avevo lasciata sola anche stavolta.

Quando, dopo fiumi di alcol e un numero indefinito di sigarette fumate, mi svegliai a terra col viso spiaccicato ad una moquette di uno strano giallo piscio, mi resi conto che incarnavo in pieno il classico barbone londinese che cincischiava sui marciapiedi di ogni strada.

Raccolsi quel briciolo di forza che mi restava e dopo essermi trascinato con fatica in bagno per una doccia gelata, presi il telefono in mano e notai la bellezza di 523 chiamate e 215 sms.

Rimasi una buona mezzora e controllare il tutto e, come era prevedibile nemmeno una chiamata o un sms appartenevano a Kristen.
Mia madre, mio padre, Tom, le mie sorelle, Cameron… persino John – e non nego che a leggero il suo nome mi misi un po’ di paura in corpo-

Lei no.

Lei non mi aveva cercato.

Devo dire che non era mai successo prima. Da quando stavamo insieme non avevamo mai passato più di 6/7 ora senza sentirci.

Stavolta era successo. Ed era durato per 5 cazzutissimi giorni!

5 giorni senza di lei.

5 giorni senza sapere come stava.

5 giorni senza avere notizie di nessun genere e senza dare notizie.

5 giorni dove me n’ero andato.

5 giorni dove l’avevo lasciata sola.

Preso da un’improvvisa rabbia che cresceva sempre più in petto, tirai un pugno massacrante alla finestra.

Sangue.

Rosso.

Bruciore.

Dolore.

Ed era esattamente tutto quello che aveva sentito lei in quella pozzanghera di disperazione che l’aveva avvolta in quegli istanti terribili.

Già, lei aveva sentito questo e un’altra lista interminabile di sensazioni che mai e poi avrei desiderato provasse.

Ma era successo. Era successo ed io non ero là per lei.

Non ero lì pronto a proteggerla, come le avevo promesso.

Non ero lì a sostenerla quando si era svegliata in ospedale.

Non c’ero.

Ma questo non significava che non ci sarei stato in futuro. E me l’ero promesso! Avevo promesso a me stesso di non abbandonare mai più né lei né il nostro bambino.

E invece?

Invece ero stato il solito cazzone senza cervello!

Notai il sangue colare dalla mia mano giù sul pavimento sotto forma di goccioline rosse e dense.
E in quelle goccioline rividi le lacrime che scorrevano sul viso di Kristen qualche giorno prima.

Quasi come contagiato dal ricordo della sua disperazione, iniziai a piangere come un bambino quando si perde e non trova la via di casa.

Solo che io non mi ero perso.

Io me n’ero andato via da casa.

 

Sentivo la mano bruciare sempre più così andai in bagno per sciacquarmi e trovai un po’ di sollievo con l’acqua fresca. Proprio mentre cercavo del cotone per tamponare la ferita, sentii il mio cellulare squillare e senza neanche pensarci un secondo mi precipitai nell’altra camera per rispondere.

“Pronto”

“Stronzo!” Lizzy.
“… Lizzy.. Io..”
“No. Non parlare. Non ti voglio nemmeno sentir fiatare. Voglio solo che muovi il culo e vieni a Londra. Me ne fotto di dove sei perché anche se ti trovi Timbùctu, tu adesso prendi un cazzo di aereo e vieni qui dalla tua donna che si trova di nuovo in quel cazzo di letto bianco!”

“.. Che diavolo…”
“Kristen è in ospedale! E se quella fottuta macchina l’ha investita è solo colpa tua!”

e di nuovo, come allora, mi sentii morire e l’unica cosa di cui ero consapevole era: io non c’ero.

 

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Lelenu