Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Roxy Demetra    18/05/2012    0 recensioni
Lei: Una strega che non sa di esserlo. Catapultata in un mondo che talmente fantastico da essere tremendamente reale.
Lui: vampiro secolare che non perde occasione per ottenere quello che vuole. Con qualunque mezzo.
La minaccia, lei: quella di perdersi negli occhi del colore della mezzanotte di lui.
La minaccia, lui: far ribbattere il suo cuore mortalmente immobile, dopo tutto il tempo passato fermo, rischiando di innamorarsi di lei, che deve uccidere.
Un grande pericolo incombe si entrambi, che dovranno unire le forze per riuscire ad abbatterla, rischiando di perdersi entrambi in qualcosa che non avevano previsto: l'AMORE.
Questa FF NON è di mia proprietà. Appartiene di diritto a COLD SYLENCE, ma per problemi non ha potuto pubblicarla.
Grazie per l'attenzione e buona lettura.
§ Roxy Demetra §
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Kath aprì gli occhi ritrovandosi il viso della nonna, l’espressione preoccupata.
– Kath, dimmi che stai bene. – implorò.
Katherine si alzò, frastornata da un giramento di testa, ma riuscì a rimanere in piedi.
– Mettila sul divano. – propose Sarah, mentre Jessica si aggirava nervosa per la stanza.
– Ve lo avevo detto che era troppo presto per dirglielo. La sua mente rifiuta quello che noi le stiamo dicendo. Stupida mente umana. –
Per Katherine fu come una doccia fredda. Quelle parole borbottare con sprezzo le riportarono alla mente quello che la nonna e le sue amiche svitate le avevano detto.
Lei era una strega? Ma che razza di scherzo era quello?
E poi, cosa diavolo era un… Grimonio? E perché avevano coinvolto anche sua madre?
– Kath, lasciami raccontare la vera storia di tua madre. Poi potrai quello che più ritieni giusto. –
Kath non voleva sentire, non aveva alcuna voglia si sentir anche solo nominare quella abbandona-famiglia di Aubrey.
Eppure, qualcosa la spingeva a restare in silenzio e seduta, ad aspettare che sua nonna cominciasse a raccontare…
 
La ragazza non sapeva in che guaio si stava cacciando.
Aveva sentito quella voce che la chiamava dal fondo del bosco – primo segno che avrebbe dovuto metterla in guardia – ma l’aveva seguita. E la seconda cosa era più importante: era notte.
La sua natura di strega le diceva che c’era qualcosa di sbagliato, ma non sapeva definire che cosa. La richiesta d’aiuto sembrava puramente umana, non una voce ingannevole, facilmente smascherabile.
Essendo una diretta discendente della Grande Ecate, il suo sangue era abbastanza puro da darle la forza necessaria per incantesimi di Alto Grado e la capacità di crearne degli altri che funzionino nel novantotto per cento dei casi.
Ma in quel momento, niente avrebbe potuto distoglierla dal seguire quel richiamo di dolore, come in marinaio ammaliato dal canto della sirena.
Infiltrandosi nel bosco, seguì i lamenti fino ad arrivare da una piccola fossa abbastanza profonda da far rimanere in trappola un corpo molto grande.
I lamenti provenivano da lì.
– Che è là? – chiese. – Serve aiuto? –
Niente rispose. Anche i lamenti erano cessati.
Un brutto presentimento si faceva strada nella sua mente, mentre avvertita sotto la pelle un formicolio dato dalla vicinanza di un forte potere.
Voltandosi di scatto, gli occhi scuri di Aubrey si ritrovarono incatenati ad un paio di occhi pallidi, quasi incolore, freddi come il ghiaccio.
Vuoti.
Spietati.
Predatori.
Un tremito di paura attraversò le membra della donna, mentre retrocedeva verso la fossa: tutto pur di evitare di stare vicino a quell’essere, pallido, amorfo.
– Ma tu guarda cosa mi ha portato la sorte: una strega. –
Aubrey trasse una respiro tremulo. – Che cosa sei? Come fai a conoscere la mia natura? –
– Voi streghe avete un odore particolare, simile a quello della resina d’albero. Inconfondibile. – spiegò l’altro, in vena di parlare. – Ma quello che veramente ti ha tradito è l’essere stata capace di sentire il mio richiamo. –
Un brivido di consapevolezza attraversò Aubrey.
Una trappola, una stupida trappola.
– Che cosa vuoi da me? Cosa sei? – ripeté la ragazza, mentre lentamente infilava le mani nelle tasche sella giacca, dove aveva le sue pozioni – amplificatori della sua magia.
– Come? Una strega così abile a scovare la mia presenza, non capisce quello che veramente sono? – si prese gioco di lei l’essere. – Allora ti do tre piccoli indizi. – propose ancora, alzando tre dita. – Primo: sono immortale. –
Molti esseri lo erano: le fate per esempio e i phantom.
Ma  a lei non sembrava né l’uno né l’altro.
– Ancora niente. Allora eccoti il secondo: non sopporto il sole. –
Un’inquietudine che stava per sfociare in vera paura la invase, al pensiero che quello che poteva essere al risposta esatta potesse essere vera.
– Oh, così mi deludi. Terzo a ultimo indizio. – I suoi occhi incolore diventarono improvvisamente tutti neri. – Bevo sangue umano. –
Un ansito di puro terrone le sfuggì dalle labbra, mentre il vampiro le si avvicinava ad una velocità impressionante e la afferrava per la gola, alzandola da terra.
– Stupida piccola strega, la tua Mentore non ti ha spiegato che non si esce di notte in un bosco? Possono esserci dei mostri in giro. –
Rise fortemente della sua stessa battuta, mettendo in mostra un paio di canini scintillanti come perle.
– Che cosa vuoi da me? – farfugliò Aubrey, artigliando le mani che la tenevano prigioniera.
– Te? Da te non voglio niente, strega. Quello che mi interessa è ciò che porti in grembo. –
Come faceva a sapere del bambino?, si chiese la ragazza, quando anche lei non era stata sicura di ciò. Ebbe una paura tremenda che potesse far del male ad una creatua così indifesa, che ancora non aveva avuto la possibilità di nascere.
Il vampiro parve intuire i suoi pensieri perché rispose: – Non sono qui per far del male al nascituro, – la sbeffeggiò. – Ma per darti un avviso. – Il volto cadaverico si fece estremamente serio. – So che sei discendente della Grande Ecate, la vostra prima esemplare, la vostra Capostipite, e che il tuo potere è molto superiore a quello delle altre donne che si divertono a giocare con la Magia. Quello che forse la tua Mentore non ti ha detto è che c’è una profezia sulla tua famiglia.
« “Alla settima generazione della discendenza diretta della Grande Madre, nascerà una bambina con le stesse fattezze della Dea Stessa. I suoi poteri saranno eguali se non superiori a quelli della Madre e la sua influenza sul destino una mano che pesca le carte. E potrete riconoscerla tramite il Marchio che porta, il simbolo della Dea Ecate. Il Destino ha decretato e Lei farà da guida” –
Aubrey venne liberata. Il vampiro di spostò di qualche passo per guardarla.
– Questo è in avvertimento. Io voglio il suo potere. E quando sarà abbastanza grande da esserne consapevole, io verrò e la ucciderò, bevendo il suo sangue e il suo stesso potere. E tu, – aggiunse guardandola. – Tu non la vedrai. Farò in modo che tu non abbia la possibilità di dirle ciò che ti ho riferito. –
Prima che Aubrey avesse la possibilità anche solo di scagliare un incantesimo di protezione, il vampiro le afferrò la testa.
Mormorando delle parole in latino, esso penetrò all’interno della sua mente – normalmente schermata da attacchi del genere, ma in quel momento troppo debole anche solo per opporre un minimo di resistenza – e bloccò le informazione che aveva accumulato in quel periodo di tempo.
– Un'altra cosa. – sussurrò il vampiro al suo orecchio. – Il mio nome è Morgat. –
Poi ci fu buoi.

 
Nella stanza era calato un silenzio opprimente.
– Non ha mai avuto la possibilità di raccontartelo. Prima che quel mostro reclamasse la sua vita, venne da me dicendo che non riusciva a dormire. Aveva continui sogni su sangue e morte, e il pianto di un bambino. Fece un incantesimo che mi permise di scavare nei suoi ricordi, dopo averle somministrato un sonnifero e trovai il blocco. Ci misi tre giorni per toglierlo. E quando scoprii quello che teneva nascosto non ebbi il coraggio di dirglielo. Non avrei mai lasciato che vivesse nella continua paura di quello che sarebbe potuto accadere.
« E fu un errore. – La donna sospirò. – Non avendola avvisata, non ebbe la possibilità di prepararsi all’eventualità del pericolo… e quando arrivò il momento si ritrovò completamente inerte. – Lacrime amare le corsero sulle guance. – Quel maledetto di Morgat… la attaccò nel momento peggiore. A soli due mesi dalla tua nascita. Era ancora debilitata per il parto difficoltoso e non aveva il piano controllo sulle sue capacità per lo stress subito… e lui la uccise. –
Mia madre non mi ha abbandonata. Era questo che Kath pensava. Sua madre non aveva lasciato sua figlia perché non l’amava. L’avrebbe protetta se avesse potuto.
Ed era morta.
Morgat.
Una furia ceca la invase.  Quel mostro senz’anima. Le aveva tolto anche la piccola speranza che potesse rivedere sua madre un giorno.
Gliel’avrebbe fatta pagare, giurò a sé stessa. Tutti avrebbero pagato.
Tutti quei mostri succhiavita che vagavano per il modo.
Gli oggetti per la casa iniziarono a tremare, a sollevarsi. Vorticavano per la stanza seguendo le ciocche rosse di Kath che si dimenavano per aria, alla furia del vento.
– Giuro su mia madre che pagherà con la sua stessa vita. – giurò ad alta voce.
E, per prima cosa, avrebbe dovuto imparare a controllare i suoi poteri.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Roxy Demetra