Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Caelien    18/05/2012    6 recensioni
Loki x nuovo personaggio.
"Grazie per avermi dimostrato che non esiste ghiaccio che il fuoco non possa scaldare. Che non c'è niente di male ad avventurarsi nel cuore di un umano. Grazie per avermi insegnato che l'indifferenza non è un'arma verso qualcuno, ma verso se stessi. Grazie per avermi dimostrato quanto mi sia sbagliato per tutto questo tempo"
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dopo un viaggio, che sembrò lungo anni, in automobile, Stark e Thor portarono Loki al grattacielo, dove vi erano delle sale mediche e i migliori medici di tutta New York, pronti a guarire ogni ferita.
Portarono l'asgardiano in una stanza senza molti mobili, con forti luci al neon; sembrava di stare dentro ad un enorme frigorifero.
Dopo aver medicato Loki, lo stesero su di un lettino, permettendogli di riprendersi dallo shock e dallo stress del, fin troppo realistico, sogno.
 
"Allora Thor, che cosa diavolo significava... Quello?"
 
Chiese Loki.
 
Thor camminava, impaziente, in tondo per la stanza, con Stark che non gli toglieva gli occhi di dosso, quasi ipnotizzato dal suo andamento.
 
"E' arrivato ad Asgard nella mattinata di ieri. Prima ha domandato un'udienza con Padre, senza mostrare intenzioni ostili. Ma ci aspettavamo un attacco a sorpresa. Non ero presente all'incontro, non so cosa si siano detti. Fatto sta che nella notte ha cercato te nella tua cella, sfuggendo alle guardie. Pensando che vi fossi dentro l'ha fatta esplodere e andare in fiamme, come hai visto nel tuo sogno."
 
Loki si irrigidì di colpo. Se non fosse stato su Midgard, con Pleione, sarebbe morto per mano di Thanos.
 
"E come... Avete saputo del sogno?"
 
Stark si mise seduto accanto al lettino di Loki, stiracchiandosi le braccia, come se fosse in mezzo ad una chiacchierata normale e priva di tensione.
 
"Semplice, lo ha fatto sia il falegname che l'onnipotente lassù."
 
"Attento a come parli di Padre, Stark."
 
Disse Thor, diventando irascibile.
 
"Calmati Thor. Come avete intenzione di agire? Ha minacciato di fare del male a.."
 
"Lo so fratello. Comprendo la tua preoccupazione più di quanto immagini. Ricorderai che anche tu avevi fatto lo stesso... Con Jane."
 
Loki abbassò lo sguardo, ripensando alla midgardiana amata dal fratello, alla quale aveva procurato non pochi guai, con la sua sete di distruzione.
 
"Me ne vergogno... E credo che tu lo abbia compreso."
 
"Certo che si. Non ti preoccupare, faremo in modo che tu e lei rimaniate incolumi."
 
Disse Thor, mettendosi seduto vicino a Loki.
 
"Più che a me, pensate a lei. Uno come me non merita la protezione di nessuno. Tanto meno da Odino..."
 
Stark sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
 
"Cavolo, sei noioso, dio gracilino. Ricordi che ti abbiamo detto, qualche tempo fa, che ti avremo aiutato nel momento del bisogno? Ecco. Hai lo SHIELD e l'olimpo, o come si chiama, dalla tua parte. Non rifiutare un aiuto, sii furbo, dannazione."
 
Loki si girò di scatto, con il suo sguardo più glaciale dipinto in volto.
 
"Portami rispetto Stark! Sono pur sempre un Principe! E sia ben chiaro, non sto rifiutando il vostro aiuto, sto suggerendo di proteggere Pleione. Io posso cavarmela, ho seguito numerosi addestramenti nel mio regno per superare intemperie del genere. Lei non ha nulla..."
 
"Si, si sono visti i risultati infatti! La bestia verde ti ha sbattuto per terra con estrema facilità. Calcolando che Thanos sarà due tonnellate in più..."
 
"Basta adesso Stark!"
 
Tuonò Thor, notando il volto ghiacciato del fratello.
 
"Loki, è chiaro che non possiamo restituirti i poteri.."
 
"Non li ho domandati. E in caso vi venisse in mente di rifilarmeli, li rifiuto."
 
Disse l'asgardiano, interrompendo il fratello.
 
"Fammi finire. Ma possiamo tutta via mettere a disposizione dello SHIELD tutti i nostri eserciti, nel caso di un attacco alla Terra. So che non vuoi i tuoi poteri, Loki, ma so anche che se Pleione fosse davvero in pericolo di vita, non esiteresti un momento a rientrare in possesso del tuo scettro. Se tu facessi ciò... Vista la sentenza che era stata emessa, saresti condannato a morte."
 
Stark smise immediatamente di fare facce annoiate, e puntò gli occhi spalancati sul viso di Thor.
Loki non respirò per qualche secondo. Il cuore smise di battergli nel petto.
 
"Io morire... Anche se io usassi la magia per.. Salvare?"
 
Thor si intristì parecchio. Quella confessione, sulla condanna a morte, gli era costata cara. Non avrebbe voluto mai voluto ribadirglielo, sapeva che Loki se ne sarebbe completamente scordato, una volta presa familiarità con il pianeta Terra.
 
"Anche per salvare qualcuno, si. Useresti comunque la magia, ed è proprio questo che ti è stato vietato."
 
"Thor, ma dici sul serio? Il ragazzo è praticamente condannato a morte in ogni caso!"
 
Esordì Stark, stupito. Credeva che su Asgard vigesse la temperanza e la clemenza. Non l'irrefrenabile voglia di staccare teste dai corpi di ragazzini disobbedienti.
 
"No, sbagli Stark. Non rischierebbe di morire, in quanto verrebbe messo al sicuro da noi, e da voi."
 
"Piuttosto che non combattere Thanos e venire nascosto come uno stupido idiota indifeso, mi scavo la fossa da solo, Thor. Che sia ben chiaro."
 
Disse tra i denti Loki. La sua voce non era più quella della mattina appena trascorsa. Era tornata quella di una volta. Monocorde e glaciale.
 
"Fallo per Pl.."
 
"Se Pleione dovesse essere in pericolo voglio essere IO a difenderla, comprendi?! IO. IO la amo, IO le ho promesso di starle accanto, non voi... super. Non voi su Asgard."
 
Urlò quasi, Loki, con gli occhi ricolmi di rabbia, e i muscoli tesi all'invero simile.
Thor si alzò, intento ad uscire dalla piccola stanza. Si girò con espressione malinconica verso il fratello, sul quale viso cominciarono a scendere lacrime di rabbia e frustrazione.
 
"Così è stato stabilito. Non posso fare niente nemmeno io, questa volta. Mi dispiace Loki."
 
Loki si maledì.
Maledì ciò che era stato: uno spietato assassino, un folle assetato di sangue, un infantile ragazzino rancoroso, un'idiota frustrato.
Maledì di essere nato.
Maledì il giorno in cui Odino lo trovò e lo prese con se.
Maledì le sue sporche e sudice origini.
Maledì Thanos e i maledetti Chitauri.
Maledì tutti quei libri di magia nera che aveva sfogliato durante tutta la sua vita.
Maledì i suoi errori, le sue malefatte.
Loki desiderò Pleione, vicino a lui, in quel momento.
Tratteneva il respiro, avrebbe voluto che il cranio gli esplodesse in mille pezzi, che di lui non rimanesse altro che qualche brandello di carne e qualche osso qua e la.
Tutto ciò che aveva fatto gli stava ritornando, ogni singola cosa.
Stark lo guardava, quasi spaventato. Ne avvertiva la sofferenza, la frustrazione. Sapeva bene cosa voleva dire pentirsi all'ultimo momento, dei propri errori.
 
"Ragazzo. Permettimi di dirti una cosa."
 
Disse con voce calma e lineare.
Loki lo fissò, con gli occhi rossi e gonfi di lacrime.
 
"Ti dirò ciò che ti dissi quando ci incontrammo l'ultima volta, da nemici. Il male può vincere una volta, due forse. Ma se succederà qualcosa, alla Terra, o a Pleione. Sta tranquillo che non passerà inosservata. Tutto sarà vendicato, tutto otterrà giustizia. Lascia che, almeno io che 'conosco' Pleione da vicino, possa darvi un minimo di aiuto. Lo so che non è facile fare gli umili, guarda me!"
 
Stark sorrise, cercando di riportare la mente di Loki sui giusti binari e non verso un deragliamento di disperazione e rassegnazione.
 
"Chi mi dice che non state cercando di annientarmi anche voi?"
 
Disse con un filo di voce, Loki.
 
"Nessuno Loki. Devi imparare a fidarti di noi. Se non riuscirai a fare quello, non sappiamo come altro aiutarti. Stammi a sentire, riposati, tra poco manderò a prendere Pleione e la farò portare qui. Ti manca. Anche io facevo così quando Pepper era lontana."
 
Stark sparì dietro la porta, lasciando dentro al cuore di Loki una lieve speranza. Anche se tutto quel caos gli era precipitato addosso come il Mjolnir, qualche tempo prima, la certezza di poter stare accanto a Pleione lo calmava come una medicina.
Non gli rimaneva che aspettarla.
 

                          ***

 
Pleione fu portata da Rogers, Banner e Natasha, nella base dello SHIELD di New York.
Fury, informato immediatamente da Thor su quanto accaduto, aveva preso la decisione definitiva di incontrare la ragazza e metterla al corrente di ogni pericolo che correva. Si aspettava che sapesse già molto, ma qualche dettagli in più non le avrebbe fatto del male.
Decise di affidare l'incarico ai tre vendicatori più affabili.
Pleione venne condotta vicino alla biblioteca nella quale Loki si recava spesso, non capiva dove stesse andando esattamente. Quando chiedeva spiegazioni, la risposta standard era: 'Siamo quasi arrivati.'
Si fermarono davanti ad un palazzo all'apparenza come tanti. Vi entrarono e scesero alcune rampe di scale. Il clima era terribilmente freddo.
Arrivarono dinnanzi ad una porta, con su scritto 'Locale caldaia'; Pleione aggrottò le sopracciglia.
 
"Locale caldaia? E' uno scherzo?"
 
Nessuno le rispose.
Natasha avvicinò l'occhio alla serratura della porta, dalla quale partì una specie di laser che scannerizzò la sua retina, per poi emettere un lieve suono.
Banner aprì la porta, e una luce abbagliante fece chiudere gli occhi a Pleione, la quale si era abituata alla scarsa illuminazione che vi era nel palazzo. Corridoi sterili e senza arredamento si stagliavano davanti a loro.
 
"Qualcuno può dirmi dove ci troviamo?"
 
Chiese preoccupata, la ragazza.
Natasha le sorrise debolmente, mettendole una mano sulla spalla.
 
"Siamo alla sede newyorkese dello SHIELD, Pleione. Stai per incontrare il comandante Nick Fury."
 
La domanda sorse spontanea nella mente di Pleione; la palesò.
 
"Per quale motivo devo incontrare questo.. Fury?"
 
A parlare questa volta fu Rogers, che ammirava il viso armonico della ragazza, con sguardo vigile.
 
"Deve parlarti di Loki e di ciò che è accaduto questa notte. So che ti sei spaventata molto..."
 
La ragazza abbassò lo sguardo.
 
"E' stato orrendo... Orrendo."
 
"Forza Pleione, entra pure in quella stanza laggiù a sinistra. Fury ti sta aspettando lì. Noi saremo nei nostri 'uffici'."
 
Le disse Banner, sorridendole e stringendole le mani.
Le mentì. I tre vendicatori sarebbero stati nella stanza accanto, provvista di monitor, il quale avrebbe mostrato loro il colloquio tra il comandante e Pleione.
Questa si diresse con passo incerto verso l'ufficio in questione.
Aprì la porta e trovò seduto ad un tavolo circolare, un possente uomo di colore, con una benda posizionata su di un occhio. Immetteva profonda soggezione. Quasi non si lasciò scappare un 'accidenti'.
 
"Signorina Stuart, si accomodi. La stavo aspettando."
 
Fury aveva una voce decisamente grave e profonda.
 
"Suppongo lei sappia per quale motivo si trova qui."
 
Pleione alzò lo guardo da terra, fissandolo intimidita.
Fury la squadrò, dovendo ammettere a se stesso che era davvero bella, fuori dal comune, decisamente. Tornò a concentrarsi sul suo discorso, dopo un attimo di smarrimento nelle iridi di Pleione.
 
"Ehm.. No, signor Fury."
 
"E' per Loki Laufeyson, signorina. Devo metterla a conoscenza di alcuni fatti preponderanti."
 
"Signor Fury, Tony Stark, il Dottor Banner e..."
 
"So che avete avuto un 'colloquio'. Si. Ma devo parlarle di cose più importanti. La prego di mettere da parte stupidi sentimentalismi e di aprire bene le orecchie."
 
Fury la guardava serio e torvo in volto. Sembrava respingere la dolcezza che la ragazza emanava, come fosse stata una malattia altamente contagiosa. Sapendo che effetto aveva fatto Pleione a Loki, un temuto assassino, ritenne opportuno cercare di prendere le distanze da questa, in quanto non voleva influenzasse il suo temperamento austero.
Dalla parte opposta della stanza, Banner, Rogers e Natasha osservavano attentamente le immagini sullo schermo.
 
"Dannazione, se la mette ancora così in tensione vado di la e..."
 
Disse Banner, visibilmente innervosito.
 
"Bruce, si calmi! Che le prende?"
 
Chiese Natasha, sorpresa nel vederlo così attento ai sentimenti di Pleione.
 
"Niente, ha ragione agente Romanoff, mi scusi."
 
Natasha e Rogers si scambiarono un'occhiata inquisitoria. Ripresero immediatamente la loro attenta osservazione.
 
"Cosa intende per stupidi sentimentalismi, signor Fury?"
 
Il comandante parve molto sorpreso nel sentire il tono dolce e mellifluo della ragazza trasformarsi in un tono quasi di sfida.
 
"Intendo dire che non voglio che venga esplicitato alcun riferimento alla relazione che lei e l'asgardiano intrattenete, sono stato chiaro?"
 
Pleione annuì, aggrottando le sopracciglia.
La timidezza svanì, sostituita da curiosità mista a rabbia. Non sopportava più vedere persone, chiunque esse fossero, categorizzare l'amore come una sciocchezza da ragazzini.
 
"Le dice niente il nome Thanos?"
 
Chiese l'uomo.
 
Pleione scosse la testa.
 
"No, decisamente no."
 
"Molto bene. Deve sapere che a capo della 'campagna militare' promossa da Loki qualche mese fa, vi era a capo costui, Thanos. Costui diede l'incarico a Loki di consegnargli il Tesseract, ovvero un marchingegno in grado di compiere passaggi tra una dimensione e l'altra. Ebbene, Loki fu sconfitto e con lui i Chitauri, le creature messe a sua disposizione da Thanos. Il Tesseract venne danneggiato durante gli scontri con i vendicatori, e non venne più restituito al mostro, ma custodito segretamente ad Asgard, che avrà certamente già sentito nominare. In conseguenza di ciò l'ira di Thanos si è scatenata, promettendo di offrire l'umanità alla morte, ed esattamente la notte scorsa, egli ha fatto incursione nella cella dove Loki era detenuto, all'interno del palazzo reale, in cerca di lui. Per eliminarlo. Non lo ha trovato, e quindi lo ha cercato dove sapeva di poterlo scovare: nella fase onirica. Vedi, la loro mente è in grado di fare rapidi balzi tra una dimensione e l'altra. Dove voglio arrivare? Le ferite inferte a Loki questa notte, sono state provocate da Thanos. Il mostro ha infine minacciato di ferirti, se Loki non si fosse deciso entro breve sul da farsi: riallearsi con lui, per conquistarci, o perire insieme a noi 'midgardiani'."
 
Fury disse tutto d'un fiato, attento a non tralasciare nulla di ciò che aveva deciso di esternare.
 
"Perfetto, delicato come al solito."
 
Esclamò Natasha, inarcando le sopracciglia.
 
"Sono sicuro che la ragazza se lo aspettasse... Dopo tutto Loki è stato un mostro..."
 
Disse Rogers, senza staccare gli occhi dalla scena.
 
"Ci risiamo. Come potete pensare che la ragazza si aspettasse qualcosa del genere? Siete impazziti? E' precipitata in qualcosa di enorme per lei! Come potete essere così indulgenti davanti alla sua fragilità? La nasconde, d'accordo, ma dentro di lei è fragile come un cristallo..."
 
Disse, stringendo i pugni, Banner.
 
"Oh insomma dottor Banner che le prende? Cosa sono queste dimostrazioni di empatia?"
 
Chiese accigliato Rogers.
 
"Lei non capisce, capitano. Quella ragazza ha capito più cose di me, e di Loki, di quante non ne abbia mai capite il mondo intero, e per l'asgardiano l'intero universo. Non sapete cosa vuol dire sentire il peso dei giudizi degli altri. Quella ragazza è pura, non sa nemmeno cosa siano i pregiudizi. Mi sta a cuore per quello; non ha sbarrato gli occhi quando ho nominato l'Altro. Anzi.."
 
Rispose, esasperato, il dottor Banner.
 
Nel mentre Pleione taceva.
Sconvolta da quelle notizie. Qualche mostro, più grande e potente di quanto non lo fosse stato Loki in precedenza, era riuscito a scovare l'asgardiano all'interno dei suoi sogni. Era fantascienza per lei, era pura fantasia. Eppure quelle parole erano lineari, tutto cominciava ad avere un senso. Quei lividi apparire dal nulla, il sangue che gli sgorgava dalla fronte. L'orrore si palesò nella sua mente. L'orrore davanti al fatto che era, effettivamente, impotente davanti ad un fenomeno del genere. Non se ne sarebbe mai fatta una ragione. Le passarono per la testa tutte le volte in cui Loki si era irrigidito, parlando del suo passato, tutte le volte che aveva preferito parlare di altro. Non immaginava che una minaccia così grande potesse incombere sulla sua coscienza.
Pleione cominciò ad andare in iperventilazione.
 
"C'è... C'è qualcosa che io posso... fare, signor Fury?"
 
L'uomo strinse gli occhi, non capendo cosa stesse succedendo alla ragazza, che divenne pallida ancor più di quanto non lo fosse in precedenza.
 
"Innanzi tutto calmarsi, direi. In secondo luogo, beh... C'è poco che lei possa fare, signorina Stuart. Deve rimanere ben nascosta da Thanos..."
 
"Non intendevo cosa posso fare per ME. Intendo cosa posso fare per LUI, per LOKI!"
 
Pleione quasi urlò, come se volesse che l'intero mondo la potesse udire.
Natasha, Banner e Rogers trasalirono, all'improvviso grido della ragazza.
Fury cercò di rimanere calmo e composto, si avvicinò alla ragazza, ormai fuori controllo. Non capiva se fosse per l'agitazione o per la frustrazione di non poter agire in difesa dell'asgardiano.
 
"Signorina Stuart, per il suo bene. Dovrebbe allontanarsi da lui, da Loki."
 
"NON MI INTERESSA COSA E' MEGLIO PER ME! DANNAZIONE! LE HO CHIESTO COSA POSSO FARE PER LOKI!"
 
Pleione stavolta quasi consumò le corde vocali, urlando in faccia a Fury.
 
"Non alzi la voce con me ragazzina, non si permetta! Non l'ho chiamata qui perchè non avevo nulla da fare! Loki è un delinquente dannazione, nemmeno una magia potrebbe redimerlo da quella che è la sua vera natura! Apra gli occhi!"
 
"...Lei non riesce a capirlo vero? Quand'è l'ultima volta che.."
 
"LEI E' UNA MALEDETTA INGENUA, SIGNORINA STUART!"
 
Sbottò Fury, perdendo la pazienza.
 
"Adesso basta, ha esagerato."
 
Disse Banner, uscendo dalla stanza dov'era e recandosi da Fury e da Pleione.
 
Gli occhi di lei divennero una valle di lacrime; cadde in ginocchio e strinse i pugni talmente forte da far fuori uscire il sangue dal palmo delle mani. Solo ora si rendeva conto di quanto si sentisse impotente; del fatto che nessuno voleva dirgli come proteggere Loki. Perchè tutti erano ciechi, non volevano vedere sotto l'armatura dell'asgardiano, non volevano andare oltre al suo sguardo glaciale.
 
"E' inutile che lei pianga, sapeva in cosa si stava avventurando. Maledizione abbiamo tentato di avvertirla in ogni maniera possibile, e lei si è finta sorda! A chi vuole dare la colpa, adesso?"
 
"SIGNOR FURY BASTA!"
 
Banner incombette nella stanza, per tutta sorpresa di Fury.
 
"Che ci fa lei qui, signor Banner?"
 
"Porto la ragazza lontana da lei. Guardi come l'ha ridotta!"
 
"Fasciarle la testa di illusioni non la salverà."
 
"Invece le urla e gli insulti si, naturalmente! Avanti Pleione, vieni con me.."
 
Banner porse la mano a Pleione, che la afferrò, per poi alzarsi. Questa si asciugò le lacrime, incurante degli occhi gonfi e dell'aspetto devastato. Prima di andare via assieme al dottor Banner, si girò verso di Fury, con sguardo deciso.
 
"Grazie per ogni cosa. So che ha capito."
 
Fury rimase interdetto. E con lui Banner, prima di voltarsi e andarsene con la ragazza.
Quella ragazza non aveva capacità umane, non era possibile. Era come se gli fosse entrata dentro alla mente. La sua furia era stata provocata dal dolore di vederla fragile, impotente, come lui in passato, davanti alle avversità della vita. Non vide un'espressione di odio in quegli occhi verdi, ma vi trovò solo gratitudine e bontà.
Abbassò lo sguardo, vergognandosi di se stesso. Non l'avrebbe mai più rivista.
Ma era certo di una cosa: era possibile, ora che l'aveva vista e conosciuta, quel cambiamento radicale, tanto decantato, di Loki.
 
Uscita dalla stanza, Pleione poggiò la testa sul petto del dottor Banner, esausta da troppe notizie e da troppo stress. Banner le mise una mano sul capo, accarezzandolo affettuosamente. Cominciò a parlarle con dolcezza, volendola rinfrancare.
 
"Sei una ragazza straordinaria Pleione, vedrai che Loki non ricadrà nella stessa trappola. Ha un'arma più potente di qualsiasi altra."
 
"No che non lo sono... Che arma può avere se non ha poteri? Che arma può avere se è lontano dal suo regno?"
 
Banner deglutì. Sapeva di essere osservato dall'intera base dello SHEILD, sapeva che era pericoloso ciò che stava per dire, pericoloso per se stesso. E destabilizzante per la ragazza.
 
"L'arma più potente che ha Loki, sei tu, Pleione. E dio solo sa quanto io lo invidi... Se dovesse succedere qualcosa con Thanos... Sarò il primo a far si che non ti.. non vi accada nulla."
 
Pleione alzò il viso, sorpresa, confusa. Guardò gli occhi scuri del dottor Banner, sprofondare in un sentimento di tremenda vergogna, per aver esposto così apertamente i suoi proibiti sentimenti.
 
"Dottor Banner io... Non credevo che lei..."
 
"Non era il momento più adatto per fartelo capire. Sono mortificato."
 
Pleione sorrise dolcemente, recuperata un po' di serenità, notando la timidezza e la tenerezza dell'uomo di fronte a lei.
 
"Se c'è qualcuno di straordinario, quel qualcuno non sono io. Siete  voi.  Siete Steve Rogers, Natasha Romanoff, Tony Stark, Thor, Clint Burton. Ma specialmente lei Dottor Banner e Loki... Siete la prova che anche le cose più grandi e inaspettate possono diventare dei punti di forza, possono essere controllate. Non si vergogni mai dei suoi sentimenti, dottor Banner. Non lo faccia mai, nemmeno se le sembrerà l'unico modo per salvarsi dalle intemperie che la vita potrà presentarle. Posso dirle, senza imbarazzarmi, che se il mio amore per Loki non fosse mai esistito, probabilmente mi sarei perduta nell'animo di un uomo come lei."
 
Banner stette in silenzio, beandosi di quelle parole, che erano una dolce cura al dolore che sentiva nel cuore. Perchè quel dolore non era come un cicatrice superficiale, che si rimarginava dopo un po'. Il cuore rimaneva lì a sanguinare, perennemente. Trovò quelle parole come un collante, potente e delicato allo stesso tempo, che gli ricomposero pezzo per pezzo l'animo in frantumi.
Aveva sentito in quei mesi, il bisogno di vedere la ragazza, di parlarle. Era rimasto rapito dai suoi occhi, dal suo viso etereo. Era rimasto rapito dalle medesime cose che fecero innamorare anche Loki.
Ogni giorno che passava, in lui accresceva quella strana voglia, di incontrarla o di sfiorarla, anche solo per errore.
Le baciò la fronte, accarezzandole ancora una volta i capelli ramati, setosi e profumati, prima di lasciarla scostare dal suo petto.
 
"Vieni Pleione, io e gli agenti Rogers e Romanoff dobbiamo riportarti da Loki."
 
"Dottor Banner, grazie di tutto cuore per ciò che ha fatto e sta facendo."
 
Lui si limitò a sorridere, ancora imbarazzato dalla sua confessione.
Fuori dalla stanza del monitor vi erano già Natasha e Rogers, in piedi ad aspettarli. Avevano sentito la loro conversazione, ma non dissero una parola. Accolsero Pleione con un sorriso compassionevole sul volto.
Prima di lasciare l'edifico Banner si voltò verso i due agenti, con espressione più seria che mai.
 
"Una sola parola su quello che è successo di sotto e vi uccido, parola mia e dell'Altro."
 
Natasha gli fece un sorriso affettuoso, mentre Rogers alzò un sopracciglio, tendendogli la mano.
 
"Parola mia, non verrà svelato nulla."








Note:  Ciao stelline mie. Scusate il ritardo con cui pubblico il nuovo capitolo, ma ho avuto qualche problema con l'html. Mannaggia alla stanchezza. Eccovi un bel colpo di scena, spero sia di vostr
o gradimento! Comunque volevo lasciarvi un regalino, insulso eh, per ringraziarvi di cuore per il vostro sostegno: http://i49.tinypic.com/2hqxa8m.jpg
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Caelien