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Autore: Bethan Flynn    19/05/2012    1 recensioni
Non era possibile. Non poteva essere lui.
Non adesso che finalmente, dopo dieci anni, era riuscita se non a scrollarsi di dosso il peso di quella colpa che l’aveva sempre schiacciata, perlomeno a conviverci.
Howard Link. Il cognome c’era, i due nei pure, gli occhi grigi anche.
Non li aveva mai dimenticati, e non li avrebbe dimenticati mai.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Link, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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-Rie! Come ti senti?- Komui le corse incontro, ma la sua faccia stanca non prometteva niente di buono.
La ragazza smontò dalle braccia di Link con la maggior noncuranza di cui era capace –bene- si limitò a rispondere, secca –dov’è lei?- il supervisore la guardò per qualche istante, poi le fece cenno di seguirlo.
-Solo Rie, Ispettore, mi spiace- disse all’indirizzo di Link. Il biondo scattò sull’attenti ed annuì, lanciando un’ultima occhiata alla ragazza prima di uscire dalla sala.

-Dobbiamo fare una prova, Rie- disse Komui serio, fermandosi davanti ad una porta blindata –la bambina risponde a ogni stimolo fisico correttamente, ma quello che mi preoccupa è come non reagisca a nessun tipo di richiamo- iniziò a inserire una serie di combinazioni così velocemente che Rie dovette distogliere lo sguardo.
-Eppure con me ha parlato- disse ad un tratto –quando ho fermato l’evocazione- continuò, in risposta allo sguardo perplesso dell’uomo –ha parlato, e mi ha guardata- Komui annuì –è per questo che ho bisogno di te. Forse con te sarà più semplice- disse.
La porta si spalancò rimbombando, e la sala in cui entrarono era pressoché immersa nell’oscurità, fatta eccezione per una lampada ad olio poggiata su un tavolino, che dava al tutto un’aria ancor più spettrale.
Rie rabbrividì d’istinto, Komui la seguì chiudendosi la porta alle spalle –visto il suo labile stato psichico, temo che troppa luce possa scatenare delle reazioni nervose- disse, guidandola verso un letto.
La bambina stava sdraiata lì, immobile, gli occhi spalancati, le stelle ben visibili anche in quella semi oscurità. Rie ne ebbe quasi paura.
Era stata lei a crearla… o a farla tornare.
Si sedette su uno sgabello accanto al letto, e d’istinto le accarezzò la testa. Forse quella bambina avrebbe preferito rimanere nell’aldilà, assieme a tutti coloro che aveva sterminato dopo essere diventata akuma, e che sicuramente aveva amato.
In qualche maniera, le ricordava se stessa.
-Mamma?- fu solo un sussurro, eppure bastò per farla sussultare, assieme alla piccola mano gelida che andò a stringere la sua.
-Io…- Rie era in preda al panico, non aveva la più pallida idea di cosa dirle.
Poi sentì l’innocence sul suo petto reagire a quel tocco e a quella voce, tanto da diventare bollente.
“Che cosa devo fare?” pensò disperata. Nella sua carriera di esorcista non si era mai sentita così spaesata.
Si impose di rilassarsi, e di assecondare l’impulso che l’innocence le mandava. Il bruciore si calmò, e la mano della bimba divenne calda; un po’ di colore le tornò sulle guance.
-Dove sono?- chiese in un sussurro. Rie sorrise, a disagio, non sapendo se ciò che avrebbe detto si sarebbe o meno rivelato una bugia –sei al sicuro, adesso. Va tutto bene. Come ti chiami?- mormorò, tanto per distrarla.
-Rei- rispose quella. Seguirono attimi di silenzio.
-E’ troppo buio qui- la sua voce infantile riempì di nuovo lo spazio, non richiesta, impetuosa. Komui guardava al loro indirizzo con un gran sorriso –vado subito a fare un po’ di luce, Rei- disse, sparendo di volata.
Il disagio di Rie aumentava ad ogni minuto; doveva trovare un modo per allentare quella tensione. Parlare alla bambina di akuma e innocence le sembrava una pessima idea, senza contare che non sapeva se avrebbe mai capito che il suo posto in realtà non era fra i vivi.
Che cos’era, realmente, quella bambina?
Avvertì di nuovo, distintamente, la stretta di quelle dita tiepide fra le sue e il peso di ciò che l’innocence le aveva concesso di fare quasi la schiacciò.
Fu allora che iniziò a cantare.
Era una canzone celtica, che le cantava spesso sua mamma, una di quelle tradizionali dal ritmo dolce e avventuroso al tempo stesso, che fanno sognare di essere in mondi molto più belli e meravigliosi di quello in cui si era.
Rei, dopo poco, si addormentò, senza mai lasciare la sua mano.

---

-Mi dispiace di essermi fatto cogliere di sorpresa in quel modo- Rie sorrise di fronte alla faccia costernata di Allen –tranquillo, si è risolto tutto. Abbiamo anche trovato l’innocence- sorrideva, ma era un sorriso finto, che mal celava la sua preoccupazione.
Heb aveva esaminato il nuovo blocco d’innocence, e non aveva potuto far altro che rilevare l’esatta uguaglianza con tutti gli altri. La sua evocazione non era immensamente potente, non aveva caratteristiche particolari, non era il cuore.
E allora perché cavolo sembrava che potesse far resuscitare le persone?
Rie avrebbe voluto gridarglielo, ma sapeva che Heb non poteva farci niente.
Tornava da Rei una volta al giorno, leggendole delle storie, giocandoci, portandole da mangiare. La bambina continuava a rispondere solamente a lei; vani erano gli sforzi di chiunque le si avvicinasse.
“Ha sicuramente qualcosa a che fare col potere di quest’innocence” aveva detto Hebraska. Bisognava soltanto vedere in che modo.
Intanto, la massima priorità era impedire che Lvellie lo scoprisse. Avrebbe sequestrato Rei per studiarla, e non era un mistero che fine facessero gli studi di quel pazzo megalomane… Rie rabbrividì: no, decisamente non poteva lasciarglielo fare. Si sentiva legata a quella bimba, o perlomeno responsabile per lei.
-Rie? Rie, ci sei?- la voce di Link la fece sussultare.
Giusto, Howard.
Il cagnolino del pazzo megalomane.
Quello, in effetti, avrebbe potuto essere un problema, anche se non credeva che sarebbe davvero andato a spiattellare tutto a Lvellie.
O almeno, non voleva crederlo capace di tanto, fino a prova contraria.
-Eh? Cosa?- fece distrattamente. Doveva trovare un modo per convincerlo a non spiccicare parola, virgola, pensiero nel suo rapporto al sovrintendente, o sarebbero stati guai.
Era evidente che anche lui era cambiato, e Rie si chiese fino a che punto.
-Ho detto che l’orario delle visite è finito. Dovremmo uscire- ripetè serio. Rie annuì, sorrise all’indirizzo di Allen e uscì quasi di corsa dall’infermeria, andando a sbattere contro un Kanda più nero del solito.
-E sta’ attenta!- sbottò lui. La ragazza lo fulminò con lo sguardo, consapevole di quanto poco sarebbe convenuta al giapponese una gara fra chi dei due avesse più grattacapi.
-Scusa. Vai a trovare Allen?- sorrise, sadica, all’ennesimo sbuffo d’irritazione.
-Non perdo tempo con le mammolette. Venivo a dirti che abbiamo una missione fra due giorni, e che Komui ha detto di portare anche quella- disse meccanicamente.
Rie spalancò gli occhi: voleva che portasse la bambina in missione?
-E perché?- chiese, ormai dimentica della piccola tenzone. Il moro alzò le spalle –e io che ne so. Chiedilo a lui- caustico come al solito, filò via nel corridoio mal illuminato senza degnarsi di ulteriori spiegazioni.

-Non dirò una parola a Lvellie, se è questo che ti preoccupa- Link non sapeva da che parte di sé fossero uscite quelle parole, e tanto più era incerto se pentirsene istantaneamente o meno.
Una violazione considerevole al protocollo, una dichiarazione definitiva di voler giocare a carte scoperte, che però ben valeva l’occhiata sorpresa, a metà fra sgomento e gratitudine, che gli lanciò Rie in risposta.
Aveva intuito facilmente il motivo della sua preoccupazione; sapeva lui stesso che avrebbe dovuto fare rapporto, ma per quanto cercasse di evitare di pensarci era evidente che l’aver ritrovato Rie aveva mescolato le carte in tavola.
Non poteva far finta di niente.
L’aveva cercata per dieci anni, anni in cui lei, a quanto pareva, aveva fatto di tutto per non farsi trovare.
Il loro rapporto attuale era quanto di meno chiaro potesse immaginare: avrebbe voluto dirle tante cose, chiederle perché non aveva mai fatto in modo di ritrovarlo, ma in fondo temeva già di sapere la risposta.
Temeva, perché sapeva che se le sue supposizioni erano esatte farle cambiare idea sarebbe stata un’impresa titanica.
-Vieni con me. Devo provare una cosa- le parole bisbigliate di Rie lo riscossero dai suoi pensieri. La ragazza lo afferrò per un braccio, trascinandoselo dietro.
-Ma dove stiamo andando?- sussurrò Link. Stava riconoscendo la strada, e la cosa non prometteva niente di buono. Rie si voltò a guardarlo –se Komui vuole che porti Rei con me, significa che crede che sia una sorta di arma anti-akuma o qualcosa del genere. Devo vedere se è veramente in grado di difendersi- immise la combinazione, velocissima, e la pesante porta si spalancò.
Link vide la bambina sorridere all’indirizzo di Rie, ma rabbuiarsi subito quando lo vide entrare nella stanza. La ragazza però non ci fece caso e si avvicinò al letto, facendo cenno al biondo di seguirla.




Note dell'Autrice:

Capitolo più tranquillo! In sostanza, non succede praticamente niente .__. la partenza di questa storia è un po' lenta, però ci saranno anche punti in cui ne capiterà una dietro l'altra, quindi sopportate questo eccesso di calma! XD

rose princess: sono felice che la storia ti piaccia :D si le LinkAllen non sono il mio forte... volevo vedere cosa succedeva inserendo l'ispettore per una volta in un rapporto etero XD però un po' di fanservice yaoi ci sarà, anche se non su Link ovviamente ^^''
Quanto al passato di Rie, purtroppo l'ho dovuto aggiustare così. Certo, la versione originale era più comprensibile, ma non volevo creare problemi! D:
Mi spiace di non riuscire ad aggiornare molto rapidamente, ma con gli impegni universitari è un po' un'impresa T__T continua a seguire *__* e i commenti sono sempre molto ben accetti! ^_^

Ciao a tutti! :D

Bethan
   
 
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