L’inchiostro
nero pece fluiva
dalla sua penna in modo così naturale, che
sembrava che lui, la penna e il taccuino fossero un solo corpo. Si
distrasse
dal suo scrivere solo un attimo, quando dalla porta di quell’
autogrill
malandato entrò un uomo, ben vestito, rasato alla perfezione
e ad una prima
occhiata, piuttosto snob. Che ci potesse fare in quella topaia un uomo
del
genere,
fu la prima e ultima domanda che nacque nella mente di Asas sul conto
dell’uomo,
ma
subito decadde nell’ oblio della sua mente occupata.
Continuò
a scrivere.
L’uomo
si sedette
accanto a lui senza dire neanche
una parola. Ordinò un caffè al barista che
iniziò a prepararglielo, non avendo niente di meglio da
fare.
Dopo
poco l’ordinazione era pronta
e dopo che l’uomo ebbe iniziato a sorseggiare dalla tazza
graffiata,
iniziò a
sbirciare l’ agenda sulla
quale Asas stava scrivendo.
« E’ una
poesia quella? ». Chiese
attirando l’attenzione dello scrivente che
stupito dalla domanda annuì, continuando a tracciare parole
a fiumi sul blocco
di fogli.
Passarono
un paio d’ore, senza che
Asas aprisse bocca per alimentare un possibile discorso, scrivendo,
senza
fermare un attimo la mano, come se i suoi pensieri si trasferissero
sul foglio in modo
naturale, finchè l’uomo non lo bloccò
nuovamente. «Sono Lone…
Lone Carpenter, spero lei mi conosca! ».
Asas
lo conosceva, era uno scrittore…
uno dei più famosi degli
ultimi anni, ed era da un pezzo che non pubblicava
qualcosa.
« La conosco, sì. ».
Carpenter
fece il suo primo
sorriso da quando era entrato
nel
locale, e poi chiese:
« Mi hanno detto che lei scrive ogni sera quì e
che i suoi scritti sono
molto belli, perché non li pubblica? Potrebbe guadagnare
molto! ».
Con
la testa bassa e continuando a scrivere
Asas rispose:
«Non mi interessa , a me piace far leggere ciò che
scrivo a tutti, un vincolo
come un prezzo di un libro mi sarebbe solo d’intralcio!
».
Ci
fu una lunga pausa
silenziosa, poi Carpenter
riprese: « Come fa? ».
« A fare cosa? » . Disse Asas formulando
un’altra domanda.
« Come fa a scrivere così? Senza fermarsi a
pensare o a riflettere, mantenendo
anche i suoi scritti di alta qualità ». Lone lo
sapeva, aveva letto quasi tutto
ciò che c’era su quel taccuino.
Era invidioso… molto invidioso, lui, era in
crisi artistica da più di un anno, non riusciva a buttar
giù nemmeno una riga.
Asas sospirò, poi posò la penna e si
voltò chiedendo.
« Perché, lei scrive? Mi dia una ragione valida,
nessuna menzogna, non mi dica
per soldi perché nessuno
scrittore con quella meta è riuscito a diventare famoso
come lei ». Lone rimase un
attimo sorpreso dalla domanda di Asas, pensò un
po’ e poi rispose:
« Io scrivo per
esprimere me stesso, per essere libero di
esprimere i miei pensieri, la carta non mi giudica, non mi critica mi
accetta per ciò che sono, io comunico con me stesso
scrivendo».
« Io invece… ».
Disse Asas. «
Scrivo perché so che qualcuno leggerà la
mia opera, perché
qualcuno ne rimarrà affascinato, o scontento, ma resta il
fatto che avrà capito
i miei sentimenti, io scrivo perché con la mia scrittura,
comunico al
mondo. Ora signor Carpenter, come può una persona che non
accetta il giudizio altrui,
positivo o negativo che sia, esprimersi appieno?
».