Non capiva come era potuto succedere, in poco tempo da dominatori dell’intera Asa, si erano dovuti nascondere in
caverne come dei topi, la loro razza in origine era nata nelle steppe del nord
del vasto continente per facilitare la loro sopravvivenza dal freddo e dalla
fame, si erano spinti a sud, fino a raggiungere le terre torride e desertiche
del Pakstan, ma dopo secoli di potere
indiscusso si erano ritirati dai loro amati confini a causa dei bevitori di
sangue.
Lui aveva avuto l’onore di vedere gli Unni guidati dal Flagellum Dei, alcuni membri della loro specie lo avevano seguito
nel penetrare il grande Impero degli uomini dell’occidente, nelle terre dove il
sole moriva, in quelle lande floride la loro razza si era espansa a macchia
d’olio, i vari gruppi rimasero uniti con le comunicazioni e il vagabondaggio,
anche con i clan che avevano oltrepassato il Reno.
Ricevettero la notizia della caduta del Impero nemico del grande Attila, ma con
lo scorrere degli anni da quei confini a loro ignoti le notizie smisero di
giungere.
Poco tempo dopo arrivarono i bevitori di sangue, giunsero dal mare, non erano
molti in confronto con i loro numerosi gruppi, pensavano di riuscire a
respingere i nuovi venuti facilmente, ma presto caddero i loro primi fratelli,
i loro nuovi nemici erano vestiti con lunghe tuniche nere, realizzate con la
seta più rara e pregiata, erano guidati da un vampiro dai lunghi capelli
bianchi, candidi come la neve e con occhi rossi, come il sangue di cui si
nutriva, ma era l’odio che trasmetteva
ad intimidire i nemici, lo stesso che lo spingeva in quella campagna
sanguinosa, il grande re degli Unni era considerato un demone dai propri nemici,
ma paragonato a quell’essere non era nulla, la sete di potere e distruzione era
smisurata e impagabile in lui.
Erano immortali potenti, dalla forza smisurata, soprattutto due vampiri dalla
dimensioni mastodontiche, addestrati a
combattere sia da soli che insieme, ma non erano questi dettagli che li rendevano
superiori, erano i loro poteri o doni come li chiamava il loro condottiero.
Dopo le prime sconfitte avevano ideato di nascondersi e attaccarli di sorpresa,
ma uno di loro, un maschio, dalle movenze simili a quelle di una scimitarra,
veloce e letale, silenzioso come il miglior predatore, guidava i vampiri,
riuscendo sempre a trovarli ed eliminarli, maschi e femmine, giovani e vecchi.
Quando le loro perdite erano aumentate e nessuno dei loro nemici era caduto,
tutti i clan si erano uniti sotto un'unica guida e insieme studiarono di attaccarli come un unico grande
branco, come quando il grande Attila attaccava i nemici dell’Ovest, sicuri che
questa tattica li avrebbe portati alla vittoria.
Come sempre alla testa del piccolo plotone c’era l’albino, seguito dal vampiro
che aveva permesso di trovare e sterminare alcuni suoi fratelli, entrarono
nella radura con velocità fulminea, l’attacco scattò immediatamente, tutti si
lanciarono contro, uno di loro riuscì ad attaccarsi al braccio del giovane,
ma quello con una velocità sorprendente si liberò dalla presa e fracassò il
cranio all’avversario con un solo pugno, come lampi arrivarono gli altri, fu un
massacro, usarono i loro poteri o la loro la forza, trucidando tutti quelli
che si opponevano senza mostrare fatica e pietà.
L’unica soluzione a quelle disfatta era la ritirata.
Scapparono si divisero per non essere trovati facilmente, fuggirono in una
trentina, di un’intera e vasta razza che dominava il più grande continente del
mondo conosciuto, in poco tempo solo poche decine di loro erano sopravissuti all’estinzione
ormai prossima.
Era nascosto dentro quella sudicia grotta da anni, si era spinto fino al limite
del continente dell’Asa, per sfuggire alla sorte, ma alla fine l’avevano
raggiunto e braccato, sapeva che erano fuori dalla grotta, lui era l’ultimo
rimasto, ne era a conoscenza, il suo istinto glie lo suggeriva, ma erano anche
le voci che erano arrivate nei giorni precedenti a dargli la consapevolezza di quello
che era successo.
-L’ultimo è qui.- Era la voce di un maschio, immaginava poteva essere il
vampiro cacciatore, quello morso da suo fratello di sangue, era più piccolo di
lui ed era stato ucciso a sangue freddo da quell'immortale.
-Ottimo lavoro Demetri.
Santiago, Felix.
Andata a prenderlo!- Ordinò una voce
severa e rigida, che non ammetteva replica.
Li vide entrare, erano i due bevitori di sangue giganteschi, quelli che con una
mano schiacciavano la testa di un suo compagno, uno era bianco pallido e dal
sorriso da squalo e l’altro aveva la pelle
olivastra, anche se leggermente pallida ed entrambi aveva gli occhi scarlatti, segno della loro immortalità.
Lo presero portandolo fuori di peso, provò a liberarsi anche se sapeva che era
inutile, se neanche un esercito dei suoi fratelli li aveva sconfitti cosa
poteva lui da solo.
Quando alzò lo sguardo lo vide, il vampiro dai capelli bianchi, lo stesso che
aveva decretato lo sterminio della sua specie, lo guardava ghignante, aveva un collana
di zanne, simbolo delle numerose vittorie, indossava un mantello con pelle di
lupo e con puro odio lo studiava.
-Trasformati.- Lo invitò a diventare ciò che era, per sfida, per ridicolizzarlo.
-TRASFORMATI!- Urlò più forte per farlo obbedire all’ordine, come un’animale
sottomesso.
Ma l’orgoglio della sua razza non gli permetteva di farsi deridere dal loro
nemico naturale, loro avevano ucciso tutti i suoi fratelli e adesso lo volevano
obbligare a morire nella sua forma originale, come una bestia.
-Afton, portami il sacco.-
Un altro vampiro si fece avanti, lo guardava come se sapesse come sarebbe stato
il suo futuro, anche se il volto era inespressivo, aprì un sacco, dopo un cenno
del loro Signore versò il contenuto,
caddero teste di lupi con gli occhi spalancati e vacui, tutti morti, ventinove
teste rotolarono ai suoi piedi, i “fortunati” scappati alla morte erano stati
trovati, come già ne era a conoscenza e brutalmente eliminati.
Erano stati tutti massacrati.
La rabbia sfociò incontrollabile e mutò in ciò che era realmente, lui sapeva
come erano andate le cose, ma vedere la realtà davanti agli occhi era
devastante e incontrollabile.
Era un licantropo o lupo mannaro come veniva anche chiamato, un verace
predatore di uomini, l’ultimo della sua specie, era alto, più alto dei due
vampiri che lo tenevano, dal lungo pelo nero come la notte, occhi fiammeggianti
e lunghe zanne, venne immediatamente bloccato da altri due vampiri.
Il capo si avvicinò gli prese la testa e guardandolo negli occhi parlò –Avrai
l’onore di sapere chi ti ha ucciso, ultimo figlio della luna. Il mio nome è… Caius
Vulturi.-
Con un movimento secco e deciso staccò la testa del licantropo, estinguendo
così la razza che aveva dominato per secoli quel continente e Caius sorrise nella più completa gioia per
la guerra conclusa e vinta, incurante della distruzione causata dalle sue
decisioni.
Angolo di SFS
-Asa: Nome antico dell’Asia, dato dai
Fenici.
-Pakstan: Nome originale del Pakistan.
-Flagellum Dei: Titolo affibbiato a
Attila dai Romani, letteralmente “Flagello di Dio”.
Per chi ha letto fino a qui e ha avuto la pazienza di leggere.
Grazie MILLE.
SFS