Toward them
Sakura corre. Anzi:
incespica goffamente in quella terra intrisa di sangue e fango rischiando di
rovinare a terra per l’ennesima volta. Le ferite del suo corpo bruciano. I muscoli
sono quasi insensibili per la troppa tensione a cui sono costretti. La vista si
fa sempre più appannata e la forza inizia a venir meno. Sta male, Sakura, con
il corpo portato al limite dalla sua testardaggine e dal suo orgoglio: non ha
smesso di lottare per un solo secondo!
È sfuggita alle cure che
i Ninja medici volevano prestarle. Hanno detto che è messa male, che quelle
ferite potrebbero rivelarsi letali se non acconsentirà a starsene ferma su una
barella improvvisata lasciandosi curare. Sakura è scappata alla prima
occasione. Non può rimanere ferma in quel campo base che di tale non ha nemmeno
il nome. Deve raggiungerli. Deve trovarli.
Respira sempre più a
fatica, il dolore che ormai batte peggio di un martello pneumatico. Le hanno
detto che la Quarta Grande Guerra Ninja è finita, che potrà tornare a casa a
breve, così da aiutare nella ricostruzione avviata in precedenza del suo
villaggio. Non ricorda chi le abbia detto queste cose, benché siano passati
forse una decina di minuti; forse uno dei Ninja medici che hanno provato a
trattenerla. Non ricorda forse perché, mentre quel qualcuno parlava al nulla,
intorno a lei le grida festanti e gioiose si levavano sempre più forti. I Ninja
esultavano!
Le labbra di Sakura si
piegano in un sorriso amaro. Lei non può gioire, non ancora. Deve trovarli. Deve raggiungerli.
Li scorge infine a pochi
metri di distanza da lei – se non fossero così precarie le sue condizioni
certamente li avrebbe notati prima! – e qualcosa di scioglie nel suo petto.
Sono entrambi seduti a terra, sporchi di fango e sudati come non mai, i vestiti
laceri e mezzi bruciati; sono uno davanti all’altro, nella terra, privi ormai
del Chakra necessario per poter continuare la loro battaglia. Sono sporchi,
stanchi, feriti e provati, ma sono vivi.
Un sorriso – il primo
vero sorriso dall’inizio della Guerra – le increspa le labbra screpolate e dal
gusto ferroso. Si sente cedere, ma pochi passi ancora la separano da loro. Pochi passi e il macigno che sente
pesare scomparirà.
Si blocca improvvisamente,
Sakura. Due occhi color del cielo a primavera hanno incrociato i suoi facendola
fremere. Si, sono i suoi occhi a
guardarla. Gli stessi occhi che le hanno dato forza e coraggio, che l’hanno
spronata e rassicurata. Sono gli occhi sereni e ridenti di Naruto quelli che la
fissano placidi, lasciandole intuire che davvero
è tutto finito.
Solleva lo sguardo e un
altro paio di occhi incontrano i suoi. Occhi neri, d’antracite pura, seri e imperscrutabili.
Ma, dopo tanto tempo, privi di odio e vendetta. Sono occhi che ha amato, quand’era
ancora una ragazzina ingenua e sognante. Ora i sogni si sono infranti, e la
dura realtà ha preso il posto della fantasia.
È cresciuta, Sakura! È questo
l’unico pensiero che sfiora la mente di Sasuke nel momento in cui osserva gli
occhi della ragazza. Non è più la bambina petulante e fastidiosa che ricordava,
così come Naruto non è più il pagliaccio stupido e irriverente. No, non sono
più quelli di una volta, e mai più potranno esserlo. Sono cresciuti. Ora sono
un giovane uomo e una giovane donna che hanno combattuto una guerra per
qualcosa che ritenevano giusto, per gli ideali in cui hanno sempre creduto.
Sakura sospira e i
polmoni vengono percorsi da una dolorosa fitta.
“ Siete vivi…” Sussurra
sollevata facendo un passo avanti, e poi uno ancora, e uno ancora. Sente le
ginocchia cedere pian piano, lamentandosi dello sforzo immane a cui la giovane
le sottopone.
Naruto si alza
lentamente, e anche il suo corpo protesta come quello di Sakura. La vede
avanzare lenta e incerta sulle gambe, debole e sfibrata come mai prima. Deve aver
combattuto senza mai fermarsi, si trova a pensare il biondo. Ha i vestiti
laceri, i capelli arruffati e appiccicosi di fango, il corpo martoriato da
evidenti ferite e il volto sporco e graffiato. Eppure cammina ancora, Sakura,
con una forza che ne Naruto ne Sasuke sanno dire da dove venga.
Avanza
verso di loro!
Sakura è ad un passo da
Naruto quando le ginocchia cedono con uno schianto e lei scivola a terra. Non la
tocca, perché le braccia del biondo l’hanno sorretta una volta ancora,
stringendola a se con una dolcezza tale che la ragazza si trova ad arrossire
benché il momento non sia proprio consono. Ma non le importa. Si aggrappa con
forza – quella che le rimane – alle braccia sicure di Naruto e nasconde il viso
nell’incavo tra la spalla e il collo.
Una lacrima, silenziosa
e meschina, le riga la guancia lasciandone il segno, creando una striscia
pulita sul volto sporco di polvere. Naruto e Sasuke non hanno visto quella
lacrima, e Sakura è riconoscente per questo.
“ Siete vivi…” Sussurra
nuovamente, il viso premuto sul petto di Naruto che, stremato quanto lei,
scivola a terra tenendola stretta a se.
C’è un immenso sollievo
dentro di lei, e la voragine che si era aperta nel suo petto si è richiusa
improvvisamente. Ed è lì, in quell’attimo, che Sakura realizza per la prima
volta cosa davvero abbia generato quel baratro. Non è stata la partenza con
annesso tradimento di Sasuke. No. È stata lei e il suo essere sempre così
bambina. Lei e il suo egoismo.
12
anni, Sakura! Cos’è l’amore a 12 anni? Cosa se non il capriccioso gioco dell’essere
grandi? Cosa se non la simulazione dell’essere adulti, che appaiono a quell’età
estremamente saggi e perfetti.
12
anni, Sakura! 12 anni! Che ne sai davvero della vita e dell’amore a 12 anni? Puoi
voler bene ad una persona, provare affetto verso di essa. Ma l’amore è qualcosa
di diverso. E che amore mai puoi dare a 12 anni?
Acerbo. Infantile. Fasullo.
Debole.
Non sapeva nulla dell’amore,
Sakura, quando aveva 12 anni. Ma giocare a fare gli adulti faceva sentire così
importanti. Solo ora si accorge di quanto quell’amore non fosse amore. Ora che
tutto è finito. Ora che Naruto la stringe in mezzo a quella landa desolata,
resa sterile da una Guerra di cui ancora non comprende il significato. Ora che,
attraverso la spalle del ragazzo biondo, osserva un altro ragazzo, lo stesso
che dichiarava d’amare.
“ Perdonami Sasuke. Perdonami
Naruto.” Dice a bassa voce, quasi in un sussurro, eppure è certa che entrambi
abbiano colto le sue parole. E le hanno comprese.
Sakura socchiude gli
occhi, ormai sul punto di arrendersi alla stanchezza e al dolore. Le braccia le
ricadono lungo i fianchi e il respiro inizia a farsi più lento. Vuole dormire,
Sakura. E quando si sveglierà sarà in grado di affrontare la battaglia più
ardua, quella del confronto con Sasuke. Ma non lo teme, quel confronto, perché
ormai ha fatto chiarezza nel suo animo, e conosce le risposte alle domande che
sa già il ragazzo le rivolgerà.
Ma tutto ciò non conta
al momento. Conta solo che ci sia la pace – se mai questa davvero esista! – e che
Naruto e Sasuke siano entrambi salvi. E con questo pensiero di abbandona
definitivamente alla forza rassicurante di Naruto, che da senza mai chiedere
niente in cambio.
Si sente sollevare ma
non ha voglia di aprire gli occhi. No, vuole solo dormire.
Solo
dormnire…