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Autore: Jo_The Ripper    20/05/2012    12 recensioni
[Terza classificata al contest: "Chi è il mostro?" Indetto da MisticSword]
La sua vita era sfumata, andando alla deriva ogni giorno di più.
La vita del bambino minuto e gracile nato nell’odio della guerra, che portava sulle spalle il peso dei torti della sua gente. Essere malvagio era ciò che tutti si aspettavano da lui. Doveva interpretare il ruolo del mostro dal quale i genitori mettevano in guardia i propri figli prima di andare a dormire...
Ma nell’arazzo del destino tessuto dalle Nornir, può un dio rinnegato, subdolo, falso doppiogiochista senza possibilità di redenzione, la cui mente è ottenebrata dalla ricerca di vendetta e riscatto, diventare vittima del suo stesso inganno?
“Skuld, non vorrai mica rivelargli il futuro?”
“Il futuro… certo che no! Ho guardato il suo, ed è proprio quello che mi aspettavo.”
“E allora cosa hai intenzione di fare?” chiese Urðr.
“Vedrete. Stavolta il nato Jötunn imparerà una grande lezione, e compirà il suo destino.”
Skuld sorrise. Lei aveva visto il futuro che attendeva il giovane principe di Asgard.
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Per rendere la verità più verosimile, bisogna assolutamente mescolarvi della menzogna. La gente ha sempre fatto così.
Fëdor Michajlovic Dostoevskij

 
Ho commesso un errore ad andare via quel giorno, non sono riuscito a scoprire nulla di ciò che mi ero prefissato, quell’umana mi ha spiazzato. La sua struggente agonia, il suo senso di colpa, sono cose che non sono mai riuscito a provare, non con la stessa intensità. La verità è che ormai sono arido, in questo piccolo cuore non c’è spazio per altro se non per odio e vendetta.
Io non ho famiglia, sono sempre stato quello di mezzo, quello senza una destinazione, sospeso nelle dimensioni, tra la bellezza eterna di Asgard e la glacialità di Jötunheimr.  Il punto credo proprio che sia il fatto che il mio è un cuore Jötunn, aspro e freddo come le terre che mi hanno dato la vita. L’incontro con l’umana mi ha incuriosito, voglio vedere fin dove i suoi pensieri possono spingersi, fin dove il dolore può portarla. Mi sembra un interessante soggetto di studio, magari potrà essermi utile apprendere come sfruttare le debolezze umane per ottenere ciò che voglio.
Stavolta sarà bene conoscere il proprio nemico prima di affrontarlo, non devo commettere frettolosi errori come quello di fidarmi di altre entità, e via discorrendo.
Sarò un tarlo che piano piano minerà le fondamenta del sistema fino a farlo crollare.
Sì, stavolta funzionerà.
 

***


Siedo al tavolo, sorseggiando tranquillamente un tè e leggendo il giornale. Ovviamente cerco di non rompere la tazza quando leggo di mio fratello, comincerebbero a trovare la pratica sospetta, e poi non credo sia un bene macchiare questi fastidiosi jeans e ferirmi le mani. Da quando non ho più il mio scettro devo affidarmi completamente alle mani per veicolare la magia, sono la cosa più preziosa che ho. E poi le macchie di sangue possono essere molto fastidiose da cancellare. Dopo aver risposto a qualche domanda di routine di Katherine e Joe, comincio a riflettere su un piano. Non posso semplicemente starmene qui a gozzovigliare mentre mio fratello si gode la bellavita e la gloria. La pena che lo aspetta non sarà nemmeno paragonabile alla mia, quando quell’ottusa creatura di un mostro verde radioattivo mi ha sbattuto come un tappeto sul pavimento di pietra. Fortuna che sono resistente, se fossi stato umano a quest’ora sarei ridotto ad un invertebrato e starei  qualche metro sottoterra con i vermi che banchettano delle mie carni.
Se non altro però non sto marcendo in  prigione, il che mi risolleva il morale.
 
Sì, ricordo il mio arrivo, gli sguardi, i mormorii, il processo sommario, la condanna, i volti sconfortati di Odino e sua moglie.
Ho perso il diritto a rivolgermi a lui come mio padre, perché adesso sono soltanto colui che ha gettato fango sull’evoluta Asgard, faro di speranza in questo triste universo popolato da creature inferiori.
Quasi mi diverte questa affermazione: loro hanno condannato me perché mi ritenevo superiore alle altre razze, una cosa che ovviamente mi hanno insegnato loro. L’ipocrisia non ha confini! Se sono stati loro a farmi apprendere questo, possono biasimarmi se volevo mettere in pratica le mie verità? Mi hanno condannato per delle cose che sono i primi a predicare! Davvero incredibile.
Ed il beato Thor poi, con quello sguardo triste, i begli occhi velati di lacrime…non ha speso una parola in mia difesa durante il processo. Che caro fratello!
Le dita si piegano in un gesto di stizza sul giornale, accartocciando le pagine ai margini. Mi sforzo di mantenere la calma, ma questi pensieri mi rimbombano nel cervello, usandolo come una cassa di risonanza. Mi pizzico il naso, scacciando l’istintivo impulso che ho di sfogare la mia rabbia uccidendo qualcuno, immaginando di torcere il collo a Thor.
 
“Mal di testa? Ho un’aspirina in borsa se le serve”
Spalanco gli occhi sorpreso. Davanti a me siede l’umana, che mi sta rivolgendo uno sguardo indagatore. Ma quand’è che è arrivata?
 
“Ehi, si sente bene?” mi chiede preoccupata.
“Da dove salta fuori?”le domando brusco, e lei corruccia la fronte, risentita.
“Però, mi era parso un tipo socievole al mattino” risponde sarcastica “Sono arrivata qui da poco e l’ho vista, ma mi era sembrato davvero molto assorto nei suoi pensieri, e così mi sono seduta qui”
“Si è seduta qui per…”
“…per osservarla” puntualizza
“E che bisogno ha di osservarmi?”
“In realtà nessuno, solo che mi sembrava stesse pensando a qualcosa di estremamente importante, aveva un’espressione così seria e concentrata…pensavo fosse carino ripagare il debito”
“Quale debito?” mi sento uno sciocco a porre tutte queste domande, ma davvero non capisco questa qui dove voglia andare a parare. Fino a prova contraria dovrei essere io quello a condurre i giochi. Sbuffa leggermente. “L’altro giorno è stato così gentile da restare con me ad ascoltare il mio sfogo, mi sembrava giusto ascoltare il suo, dato che qualcosa sembra darle pensiero. Allora, sono tutta orecchie” sistema meglio la schiena contro la poltroncina, incrociando le braccia sotto al petto.
 
Ma come mi è saltato in mente di usare questa donna come soggetto di studio? Impertinente ed impicciona, se ne sta qui ad osservarmi come se le dovessi qualche spiegazione. Le sorrido cercando di non far trapelare la voglia che ho di liberarmi di lei in fretta.
 
“Riservi le sue orecchie per altri sfoghi, i miei non sono importanti”
“Oh, secondo me sì, ma se proprio non vuole…”
“No, non voglio” rispondo deciso.
Arriccia le labbra abbassando il capo “Ok, mi dispiace averla disturbata, la lascio ai suoi pensieri di odio verso il mondo” fa per alzarsi, ma le trattengo la mano automaticamente.
Odio verso il mondo, come fa a saperlo?
“Aspetti, cosa le fa pensare che stessi pensando a qualcosa di odioso?”
“Ah, adesso le interessa? Pensavo volesse liberarsi di me”
“No, mi sento all’improvviso molto curioso” le dico mellifluo
“Una lingua sciolta, bene bene. Dunque, è stato facile intuirlo, il suo corpo parla per lei: vene del collo tese, mani che fremono impercettibilmente, labbra tirate, e piccole rughe sulla fronte. Poi la scena madre è stata quando ha quasi strappato il giornale.” Lo indica ghignando. Si sente furba la ragazza.
“Quindi lei studia il linguaggio del corpo?”
“Diciamo che sono un’acuta osservatrice”
“E c’è altro che ha osservato?” abbasso il tono di voce, modulandola su una frequenza più melodiosa e sensuale. Arrossisce impercettibilmente, le guancie dell’ovale si imporporano per un attimo, donando al viso una sfumatura rosea, che le fa risaltare i grandi occhi. È uno spettacolo divertente, e siamo pari. Lei vuole scavare nei miei pensieri, ma io sono altrettanto capace di farlo nei suoi, e da come ho capito si imbarazza facilmente. Potrei continuare fino a farla diventare rossa come una supernova.
 
“N-no, come dicevo ero qui solo per offrirle supporto, e per dirle grazie. E per ridarle questo” mi porge il fazzoletto di scatto, voltandosi a guardare fuori dalla finestra.
 
Sta agendo come una bambina piccola, mi irrita, ma allo stesso tempo mi diverte. Allungo la mano per prendere il fazzoletto, ed intenzionalmente sfioro la sua con le dita. Arrossisce ancora più vistosamente, e quando la ritiro non posso fare a meno di ghignare. Un soggetto interessante.
 
“Si figuri, in realtà miravo a ringraziarla per aver curato la mia mano…” le rispondo. Lei si volta, mordendosi il labbro inferiore. “Sì beh, alla fine non c’era molto bisogno del mio aiuto, no?” sorride e poi continua avvicinandosi, abbassando la voce “Con me il suo segreto è al sicuro, non capita tutti i giorni di incontrare un super, e spifferarlo ai quattro venti non è una buona idea.” Mi dice complice.
Lode agli dèi, non ha parlato. Ha del sale in zucca a quanto pare.
 
“Non ha idea di quanto abbia ragione” le rispondo.
“Sa, alla fine parlare con lei mi ha aiutato”
“Davvero?” non nascondo la sorpresa a quelle parole. Qualcuno che si sente aiutato da me, inverosimile.
“Sì, mi ha spinto a non piangermi addosso, e mi sono ancora più concentrata sul lavoro per svolgerlo al meglio. E poi l’ospedale voleva mandarmi dallo strizzacervelli, ma non avevo la benché minima intenzione di fare qualche seduta settimanale. Il mio cervello è in perfetta forma.” Solleva il mento sdegnata. Io non credo che abbia tutte le rotelle al loro posto, ma evito di commentare.
“Lei invece di cosa si occupa signor…”
“Lok…Logan Laufeyson, e sono solo un contabile in un’azienda” mi freno in tempo dal darle il mio vero nome. Un’identità falsa è la copertura più affidabile.
“Piacere di conoscerla signor Laufeyson, dottoressa Gillian Russell al suo servizio” sorride serena, poi continua. “Strano però, non ha il viso del contabile. Non so perché, ma ho avuto la sensazione, quando l’ho vista, che lei facesse parte della nobiltà. Bizzarro, eh?”
“Non ritiene possibile che possa avere discendenze nobili, dottoressa?” le chiedo inarcando un sopracciglio.
“No, no, assolutamente, non intendevo questo, ecco io intendevo solo che…oh…mi dispiace…” dopo aver gesticolato animatamente, abbassa lo sguardo intrecciando le mani in grembo.
Non posso fare a meno di sorridere, questa dottoressa è davvero un caso disperato, anche se forse non dovrebbe avere accesso a determinati medicinali.
“Non si dispiaccia, non è successo niente, è solo che le sue osservazioni mi incuriosiscono, tutto qui”
Sembra riacquistare coraggio, e torna a guardarmi con quegli occhi azzurro ghiaccio, e sorridendo.
“Mi dispiace, sono una frana, non sono brava nei rapporti interpersonali, commetto sempre qualche gaffe…solo la mia amica Jane mi capisce, ma lei è un astrofisico, e quindi tra appassionati di scienza c’è una certa sintonia…”
Una lampadina si accende, no, non è possibile. Jane l’astrofisico. Quante possibilità ci sono che sia solo una coincidenza? Ma se non fosse…
“La sua amica si è trasferita da poco in città?”
“Beh sì, ma come fa a saperlo?”
“Intuizione” sorrido serafico.
“In effetti adesso dovrei proprio scappare, ho appuntamento con lei. A presto signor Laufeyson, mi ha fatto piacere parlare con lei”
“Altrettanto, dottoressa Russell” mi tende la mano, che stringo anche se con una certa riluttanza.
“Mi chiami Gillian, o Gil, mi chiamano tutti così. Dottoressa lo trovo estremamente formale.”
“Allora Gil, alla prossima occasione”
 
Mi sorride ed esce.
 
Mi risistemo nella poltrona, non posso ancora crederci: il ragno aveva ragione! L’incontro con questa Gil era davvero un segno! Lei conosce Jane, l’amata mortale di Thor! Non posso essere più soddisfatto, stavolta so di certo dove colpire. Ma ho ancora bisogno della collaborazione della dottoressa, per arrivare a lei.
E poi arriverò a lui.
Me la pagherà, mirerò dritto al cuore e farò fuoco. Oh stavolta lo colpirò, e soffrirà. Lo costringerò a guardare la sua lenta agonia, poi la ucciderò, dopodiché toccherà a lui, ed infine alla dottoressa, il mio unico effetto collaterale.
Con Thor fuori dai piedi, sia Asgard che i Vendicatori saranno sfiduciati ed abbattuti, mentre io avrò il pieno potere su di loro e su questo mondo di scarafaggi.
Nemmeno Odino potrà niente per avere indietro il suo amato figlio.
Sì, ho bisogno di pianificare tutti i dettagli e, questa volta, nessuno strafalcione.
 
***
Buona domenica, gentili fanciulle!
Oggi ritorniamo ad esaminare i diabolici piani del nostro asgardiano preferito. Cattivo eh? Aspettate e vedrete! Volevo dargli una vena più malvagia e subdola possibile, spero di esserci riuscita :D
Ma ora passiamo alle cose importanti: io vi amo tutte, siete in tante a seguirmi, ad aver posto la mia storia tra le preferite e le ricordate, ed io non potrei essere più soddisfatta! Siete la mia gioia, non smetterò mai di ringraziarvi <3
Allora, adesso datemi la carica per cominciare una nuova settimana (visto che questa che si è appena conclusa ha fatto un po' schifo O_o), fatemi sapere cosa pensate della storia con una bella recensione, nella buona e nella cattiva sorte!
P.S: Ho optato per il nome Logan perchè mi sembrava quello più "vicino" a Loki, e poi è un piccolo omaggio ad un altro dei personaggi Marvel che amo, ossia Wolverine :D I Love u girls!
  
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