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Autore: LucyCassiopeia    20/05/2012    1 recensioni
“Passiamo la nostra vita alla disperata ricerca dell’anima gemella e la persona che troviamo, quella che ci fa stare bene, che ci fa sentire speciali e che non ci tradirebbe mai, è sempre la stessa.
Noi umani singolarmente siamo incompleti, abbiamo bisogno della parte che ci manca e passiamo la nostra vita a cercarla. E la troviamo ogni volta, nei secoli è sempre quella la persona che cerchiamo. Ci reincarniamo in corpi e vite diverse ma ci ritroviamo sempre.”
P.s. Non è una yaoi, è una fan fiction sugli EXOin generale, ma si incentrerà poi su Bacon.
Genere: Commedia, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III
It’s Always Like This

 
La musica a tutto volume riempiva la casa vuota in cui Seunhyeol viveva da ormai due anni. Non c’era stato un giorno in cui la musica non avesse riempito l’ambiente. Si sentiva meno sola con le voci dei suoi artisti preferiti che rimbombavano tra le pareti del piccolo appartamento in centro che sua madre le aveva comprato per togliersela dai piedi.
“Non posso occuparmi anche di te” le aveva detto la madre quando l’aveva lasciata sola dentro quella casa fredda e spoglia. Un divano con una tv, una cucina, il bagno e un letto su cui dormire. Non c’era altro. Aveva dovuto provvedere da sé all’arredamento. Non che le importasse molto di dove viveva, ma pensava che vivere in un ambiente confortevole la differenziasse dagli animali. Ma, effettivamente, oltre che qualche poster qua e là, libri, fumetti e cd musicali, non aveva aggiunto granché.
Si accese l’ennesima sigaretta, continuando a impregnare l’aria di fumo e ingiallendo i muri che un tempo erano bianco candido. Tanto il bianco era un colore che non le era mai piaciuto, troppo puro e trasparente. Il suo colore preferito era il nero: neutro e anonimo.
Si sedette sul divano su cui era solita addormentarsi la sera e  poggiò il portatile sulle gambe incrociate. Rispondeva a qualche e-mail da parte dell’agenzia, dava un’occhiata alle notizie principali sui suoi artisti preferiti, leggeva gli ultimi capitoli delle fan fiction che seguiva. D’altronde doveva pur trovare un modo per svagarsi nel pomeriggio. Non aveva mai nulla da fare se non andare in agenzia da sua madre ogni tanto.
Lanciò uno sguardo all’orologio. Era ora di andare.
Infilò gli anfibi e il giubbotto di pelle e dopo aver spento la musica uscì di casa con la fida sigaretta in bocca.
Camminò velocemente tra le affollate strade di Seoul fino all’agenzia della madre: un imponente grattacielo che tutto poteva sembrare tranne la sede di una casa discografica.
Entrò e si ritrovò davanti alla stessa scena di sempre: ambiente lussuoso e luminoso, alcune persone che aspettavano di poter parlare con la segretaria alla reception, gente che entrava e usciva freneticamente. Seunhyeol non aveva ancora capito cosa facesse quella gente tirata a lucido con la 24ore in quel posto. E soprattutto, perché sua madre li facesse entrare.
«Salve signorina Park» la salutò la segretaria.
Seunhyeol accennò un distratto salve prima di prendere l’ascensore. Osservò la sua immagine riflessa nello specchio dell’ascensore e fece una smorfia di disgusto. Ravvivò i capelli con le dita e cercò di aggiustare il trucco leggermente sbavato.
Da quando viveva da sola aveva smesso di curarsi come faceva prima. La sua casa era sempre in disordine, libri sparsi sul pavimento, in cucina le stoviglie erano ammucchiate nel lavandino da ormai una settimana e non si era ancora decisa a lavare qualcosa, nella sua stanza i vestiti formavano cumuli sui cui avrebbe potuto sedersi come fosse su una poltrona.
Inutile, vivere da sola non faceva per lei. Eppure ogni tanto puliva, giusto per non sentirsi così schifosa.
«Entra Seunhyeol» rispose la voce stridula della madre dopo che ebbe bussato alla porta.
Entrò nello studio lussuoso del grande capo e si sedette sulla poltrona bianca davanti alla scrivania di Jihyon.
«Come stai?» chiese la donna alzando lo sguardo da alcune scartoffie.
Seunhyeol alzò le spalle «Come sempre» disse con sufficienza.
«Bene, novità?» chiese Jihyon posando la penna e incrociando le mani davanti a se, segno che ascoltava tutto ciò che avrebbe detto la figlia. E quella era una delle poche volte in cui sembrava veramente interessata alle parole di Seunhyeol. Certo, perché ora ciò che poteva dirle sarebbe andato a vantaggio suo e di tutta la compagnia. E lei si sarebbe presa la sua vendetta.
A Seunhyeol non importava granché della vendetta di sua madre o del profitto che avrebbe ricavato da quel colpo, eseguiva semplicemente i suoi ordini perché si annoiava e in qualche modo sarebbe stato divertente conoscere ed imbrogliare quel ragazzi. Già vedeva proiettate nel futuro le loro facce sorprese. Non vedeva l’ora di divertirsi.
«Niente per adesso, domani tornerò da loro» spiegò la giovane dai lunghi capelli neri.
«Non sai dirmi nulla su di loro? Ci metterai molto? Sai che c’è chi si spazientisce velocemente» disse Jihyon «Non possiamo aspettare molto, presto la stampa farà domande sulla nuova agenzia appena nata» spiegò con voce pacata la donna togliendosi gli occhiali.
«Lo so, credo di averli incuriositi. Ho già scelto su chi puntare, mi pare il più debole»
«Bene, aspetteremo allora» assentì Jihyon.
Infilò di nuovo gli occhiali, prese la penna e il libretto degli assegni, scrisse sopra la solita cifra perché Seunhyeol potesse vivere dignitosamente e le consegnò il foglietto firmato.
«Grazie» disse infilando l’assegno dentro la giacca di pelle. Si alzò dalla sedia, ma venne bloccata dalla voce stridula di sua madre.
«Ti do un mese» sentenziò.
«Un mese soltanto?» esclamò Seunhyeol «Come posso indurlo a fidarsi di me in un mese?»
Jihyon sospirò «Usa le tue armi, Seunhyeol, mi avevi detto che eri disposta ad aiutarmi» la donna si alzò e lentamente si avvicinò a lei «Ne abbiamo parlato, ti ricordi? Ti avevo detto “potrebbero anche capitare situazioni insolite, ma tu dovrai affrontarle per me”, non ti avevo raccomandato questo?» disse gentile posando le piccole mani sulle sue braccia.
Seunhyeol abbassò lo sguardo «Sì» mugugnò.
Non le andava di concedersi al primo che capitava solo perché la madre voleva vendicarsi di qualcuno che non aveva avuto la forza di prendersi le proprie responsabilità. Perché doveva essere lei a farlo? Ah, già “non posso fidarmi di nessun’altro” erano state le parole della madre.
Seunhyeol non pensò nemmeno a chiedere cosa sarebbe successo se in un mese non fosse riuscita a conquistarlo. Tanto cosa avrebbe potuto dire sua madre? L’avrebbe diseredata, lasciata morire sulla strada? Non le importava molto.
La donna la lasciò andare e le sorrise «Brava la mia bambina. Forza, ora vai» la incitò «Torna la prossima settimana con delle notizie» le raccomandò prima che uscisse dalla stanza.
Non si degnò di rispondere, chiuse la porta alle sue spalle, prese l’ascensore e si ritrovò nella reception, dove salutò distrattamente la segretaria di cui ancora non ricordava il nome.
L’aria fresca la rigenerò. Respirò a fondo lo smog di Seoul prima di incamminarsi verso la banca per incassare l’assegno.
Subito dopo sarebbe tornata al suo deprimente appartamento, dove avrebbe speso il resto della giornata tra computer, libri, fumetti, musica e tv.
Il giorno dopo sarebbe tornata alla SM, la sua missione continuava, non doveva dimenticarlo.

 



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Spazio autrice : D

Salve salvino, eccomi qui con il capitolo 3. Seunhyeol mi piace, è un personaggio diverso da quelli che ho creato fino ad ora, spero vi piaccia : ) Allora, vi ho incuriositi con questo capitolo? Vi prego ditemi di sì ç_ç
Continuata a leggere e commentate mi raccomando : D
Ci vediamo al prossimo capitolo ; )

LucyCassiopeia : )
  
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