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Autore: himchanchan    20/05/2012    2 recensioni
Hello, this is Himchanchan~
Questa è la mia prima long-fic sui B.A.P che spero con tutto il cuore di finire.
La trama, come si può ben capire dal titolo, è ispirata al libro di Suzanne Collins "Hunger Games" ma a parte l'idea dei giochi, il resto è totalmente diverso. Amo questa saga e non potevo fare a meno di scrivervi qualcosa.
Corea del Sud - La nazione sta diventando sempre più la Germania nazista di un tempo. Le nuove riforme del comandante Kang Sudong si fanno sempre più dure e la popolazione tenta di ribellarsi. Purtroppo è tutto inutile... ma grazie alla venticinquesima edizione degli Hunger Games, qualcosa o meglio, qualcuno riuscirà a diventare il primo barlume di speranza nella buia strada per la libertà?
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Tutto ciò che ci divideva dalla zona di addestramento era un'enorme porta in legno argentato con i bordi di un rosso così accesso che se lo guardavi troppo a lungo cominciavano a lacrimarti gli occhi. Mi chiesi come mai avevano la mania del costruire e dell'avere cose tre volte più grandi del dovuto lì dentro. Probabilmente solo un inutile spreco di denaro per far vedere che potevano permettersi di tutto. Da collane fatte con denti di squalo smaltati di rosa che credevano fossero alla moda, al potere uccidere chi vogliono e come vogliono.
Feci un lungo respiro, posai la mano destra sulla porta e cominciai a farvi pressione per aprirla.
Eravamo alcuni dei primi ad arrivare; tra quei pochi che c'erano, mi sembrava di aver visto qualche faccia famigliare ma piuttosto che allontanarmi, rimasi vicino a Jieun in attesa dell'arrivo degli altri tributi.
Una volta riuniti tutti, entrarono in quella gigantesca palestra una decina di persone con indosso una tuta bianca e una di loro, che si distingueva dagli altri dalla sua tenuta rossa, fece qualche passo avanti e cominciò a parlarci.
Saltando la parte dei convenevoli, ci disse che ci saremmo dovuti allenare fino a circa le diciotto per i quattordici giorni successivi. Potevamo però scegliere che corso seguire: c'era quello di sopravvivenza, quello di tiro con l'arco, un altro in cui ti insegnavano a maneggiare una spada e così via. Insomma, tutto ciò che serviva per metterti in guardia da una minima parte dei pericoli che potevi trovare all'interno dell'arena.
Come volevasi dimostrare, tutti quanti si fiondarono ai corsi di addestramento con le armi; chi con le lance, chi con le spade ed altri ancora con archi, pugnali, asce e chi più ne ha più ne metta. Io non sapevo bene dove sarei dovuto andare ma pensai che avrei dovuto cercare di partecipare a più corsi possibili e magari imparare a sfruttare al meglio un'arma in particolare. Essendo il nostro primo giorno, optai per andare a sentire ciò che aveva da dirci l'insegnante del corso di sopravvivenza e portai Jieun con me.
Erano riusciti a ricostruire all'interno della palestra un paesaggio selvatico con tanto di erba alta e fitta e alberi che si fermavano proprio al limite del soffitto; era piccolo ma abbastanza grande da permettere a tutti i tributi di entrarvi ed allenarsi allo stesso tempo senza nemmeno il pericolo di imbattersi l'un l'altro.
Stavo cercando di fissare una trappola per conigli che l'istruttore aveva cercato di spiegarmi per un'intera ora quando qualcosa attirò la mia attenzione. Tutti i tributi si erano radunati attorno ad una postazione di tiro, più specificatamente quella per le lance. Il “pubblico” era formato per la maggior parte da ragazze che, a quanto pare, stravedevano per quel tipo ma non mancavano anche i ragazzi che cercavano di studiare le sue abilità e di capire i suoi punti deboli. Kwon Jiyong, meglio conosciuto come G-Dragon, leader della boyband Big Bang. Un genio in fatto di musica, non posso negarlo. Ammiravo il suo talento nel comporre, scrivere e produrre canzoni. Avrei voluto essere proprio come lui un giorno. A quanto pare, non era un maestro solo nel campo musicale, anche con le lance non se la cavava male; con tutti i tiri che aveva fatto, non aveva mancato un bersaglio e ogni volta che ne centrava uno, si sollevava per la palestra un enorme boato di mani che applaudivano e di squittii delle ragazze che a momenti avevano un mancamento di fronte a quella vista. Peccato che tra due settimane il loro principe azzurro non ci avrebbe messo più di dieci minuti a farle fuori. Erano state tutte ingannate dal suo volto così amichevole che sembrava dire “Avvicinatevi, vi prometto che riusciremo a venirne fuori tutti quanti”.
A quel punto, mi tornò in mente la promessa che feci a Jieun il giorno prima.
Come avrei potuto fare in modo di metterla in salvo dai giochi se neanche io avevo poi così tante chance di vittoria?
Mi venne un nodo alla gola e cercai di valutare le abilità in cui avrei potuto spiccare.
Archi.
La mia mira era a dir poco pessima.
Pugnali.
Avevo brutti ricordi di infanzia con quegli affari.
Lance.
Sarei stato capace di trafiggermici da solo.
Asce.
A momenti erano più grandi di me.
Fu a quel punto che in lontananza vidi che su un muro vi erano appese varie armi; mi alzai da terra e avanzi lentamente verso di esso. Studiai attentamente tutti gli armamenti a mia disposizione ma i miei occhi continuavano a fissarsi sempre sulla stessa cosa. Era lì che sosteneva il mio sguardo, brillava ed era così lucida che riuscivo a specchiarmici dentro. Quella spada aveva stampato sopra il mio nome e decisi che da quel momento in poi sarebbe stata solo mia. La presi e continuai a guardarla senza toglierle gli occhi di dosso mentre, senza rendermene conto, ero arrivato di fronte ad una dozzina di manichini disposti in modo casuale per l'allenamento. Mossi la mia nuova arma per iniziare a farci amicizia e, una volta sicuro di me, mi avventai contro quei fantocci. I miei primi colpi erano goffi e pieni di incertezza ma dopo aver preso confidenza con quella spada, il tutto si trasformò in un movimento armonico di una lama che trafiggeva il finto torace di un corpo senza vita per poi passare subito a quello successivo.
Una volta messi al tappeto tutti quei manichini, mi fermai per riprendere fiato e fui riportato nel mondo reale quando attorno a me sentii qualcuno battere le mani; erano gli altri tributi che, mentre mi esercitavo, mi avevano probabilmente visto massacrare quei fantocci. Per la mia meraviglia, c'era persino Kwon Jiyong che, non appena posai lo sguardo su di lui, smise di applaudire per farmi un segno di approvazione con entrambe le mani.
L'unica persona che mancava tra la folla era Jieun. Avrei voluto che vedesse quello che avevo appena fatto. Mi precipitai, allora, di nuovo verso la zona dell'addestramento di sopravvivenza e la trovai seduta vicino all'entrata in quella fitta erba.
“Jieun! Hai visto cosa ho appena fatto? Non credevo neanche di esserne capace!”
La mia voce era piena di gioia ed orgoglio a tal punto che persino il mio volto mi tradì e presi a sorridere come non mai.
“Si, carino...”
La sua risposta mi lasciò confuso. Avevo appena trovato il mio punto di forza e lei non mostrava segni di compiacimento.
“Carino? E' molto più di questo! Anche io adesso ho qualcosa su cui contare! Non è grandioso?”
“Nell'ottica degli Hunger Games lo è... ma non in quella di Bang Yongguk. Pensaci, è davvero così grandioso, come dici tu, aver trovato il modo migliore per uccidere delle persone? Quello di prima non eri tu, qualcuno di brutale e spietato aveva preso il tuo posto. Bang Yongguk farebbe la stessa cosa a delle persone?”
“Beh, prima o poi dovremmo abituarci all'idea dei giochi, alle loro regole. Non possiamo tirarci indietro, ci ucciderebbero all'istante. Tanto vale combattere e sperare di uscirne vivi”
“E tu sei davvero disposto ad uccidere qualcuno e darla vinta al governo?”
Silenzio.
Non sapevo davvero cosa risponderle. Continuavo a guardarla negli occhi e lei non si azzardava a spostare lo sguardo in un'altra direzione, cercava e pretendeva una mia risposta.
Non sapendo dargliene una, girai i tacchi e, dal momento che era quasi ora di rientrare negli appartamenti, mi concessi il lusso di disobbedire alle regole e di rientrare qualche minuto prima.
Mi buttai in doccia e scacciai dalla mia mente qualsiasi tipo di pensiero negativo per poi dirigermi in salotto giusto in tempo per la cena.
Non c'era ombra di Jieun. Probabilmente era rimasta in camera sua, sfinita per colpa del primo addestramento ma in quel momento non mi importava di lei, dopo quella nostra piccola chiacchierata di prima. Mangiai, allora, in silenzio e da solo ma il mio appetito non era poi così famelico. Decisi quindi di buttarmi per qualche oretta sul divano e oziare fino al momento in cui sarebbe suonata la sveglia ma i miei piani furono rovinati dal mio manager che entrò nell'appartamento con dietro di lui i membri del mio gruppo.
Sorrisi come un bambino appena entrato in un negozio di caramelle ma la mia felicità svanì quando i miei occhi si posarono sul più piccolo di tutti noi, Junhong, e mille pensieri su quello che era successo all'addestramento attaccarono la mia mente.
Sarei stato capace di strappare la vita ad un ragazzino come lui?


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Ma salve~
Oggi ho una buona e una cattiva notizia da darvi~ ><
Quella buona è che finalmente ecco a voi il capitolo! Ta-dah~ (Capitan Ovvio).
Quella cattiva è che non ci sarò per una settimana e quindi non potrò aggiornare T_T
Però non è detto...
Se nel tempo libero riesco a scrivere qualcosa
e ad aggiornare tramite il cellulare, scroccando il wi-fi dell'hotel (lol),
forse posso darvi qualcosa :3
Ma non posso comunque promettervi niente T_T
Beh, allora buona lettura~
  
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