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Autore: gallavich    20/05/2012    2 recensioni
-Hai saltato la lezione?- chiese Zayn girandosi verso di lei.
-Ho detto che sarei andata in bagno.-
-E perché sei venuta qui?-
Avevano ancora gli occhi puntati l’uno in quelli dell’altra.
Lui era la sua debolezza. La faceva sentire impotente, inutile, debole e quando stava accanto a lui sentiva le sue forze abbandonarla. Si sentiva svuotare di tutte le sue conoscenze e le mani formicolare, così come i piedi e le ginocchia tremarle. La consumava.
Era la sua kryptonite.
Erano seduti l’uno accanto all’altra, le loro scarpe si toccavano volontariamente.
Quel luccichio negli occhi di Zayn la stava dissanguando. Sentiva il bisogno di scoppiare.
-Sinceramente? Non ne ho idea.- 
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Will we ever,
Say the words we’re feeling?
Reach down underneath and
Tear down all the walls...
Will we ever,
Have an happy ending?
Or will we forever,
Only be pretending?"
[Pretending - Glee Cast]

 

Quella mattina, Zayn Malik era seduto sui gradini delle scale secondarie della scuola, attorniato da una decina di ragazze. Loro lo veneravano, lo toccavano, lo baciavano, ci andavano a letto e Zayn ricambiava perché, lo ammetteva anche lui, non ne poteva fare a meno. Non poteva rinunciare a tutte quelle attenzioni che riceveva, né a tutte quelle lingue che contemporaneamente si infilavano nella sua bocca.
Gli piaceva.
Le scale erano il suo nascondiglio e nessuno ormai ci passava più. Tutta la scuola sapeva che Zayn non voleva essere disturbato, specialmente di prima mattina, quando veniva costretto ad alzarsi dal letto con sole due ore di sonno, per colpa delle solite feste alle quali partecipava ogni sera. Ormai solo le ragazze disposte a tutto pur di avere un po’ di notorietà salivano quelle scale, per arrivare al settimo gradino, dove Zayn le aspettava con un sorriso malizioso. Lui passava praticamente tutto il giorno su quello scalino, ma a volte decideva di frequentare qualche specifica lezione quando le ragazze che aveva a disposizione non erano abbastanza alla sua portata. Quindi apriva il portone antipanico e si immergeva nel corridoio, dove tutti i ragazzi lo guardavano con ammirazione e tutte le ragazze si abbassavano strategicamente per raccogliere qualcosa che era “per sbaglio” caduto a terra.
C’era solo una ragazza che poteva permettersi di attraversare le sue scale e non fermarsi, parlargli senza regalargli nessun bacio o altro, essere notata da lui e non degnarlo di uno sguardo, essere il motivo per il quale Zayn frequentava solo determinate lezioni.
E il nome di quella ragazza era: Katherine.
A Zayn piaceva quel nome: né troppo innocente, né troppo malizioso.
Erano le 10:23. Zayn lo sapeva perché ogni ragazza aveva sette minuti per stare appiccicato a lui, poi avrebbe ceduto il posto sulle sue gambe a qualcun'altra, quella ragazza avrebbe avuto altri sette minuti e così via, finchè non si fosse stancato.
-Il tempo è scaduto Tanya. Tocca a Tracy.-
Lui adorava anche starci in ordine alfabetico. Amava l’ordine e il controllo, ecco perché quando Katherine entrò bruscamente nel suo angolino di piacere, odiò che il suo cervello fosse andato in tilt.
I suoi capelli castani e boccolosi ricadevano sulla sua spalla destra e scendevano fino a sotto il seno, gli occhi erano contornati da un filo di matita nera e le ciglia erano ancora più lunghe per via del mascara. La bocca che accennava un mezzo sorriso, la pelle candida… La maglietta bianca a maniche corte che entrava dentro la gonnellina a scacchi blu e neri della divisa della scuola era larga e non metteva in bella mostra le sue curve, così come Zayn avrebbe voluto, ma la gonna le lasciava le gambe nude, che però Katherine aveva coperto con un paio di calze velate nere. E le zeppe alte e dello stesso colore dei suoi collant che lei amava portare le calzavano alla perfezione.
La ragazza si schiarì la voce, facendo capire alle altre che dovevano alzarsi e lasciarli soli. Nessuna di loro sapeva che cosa c’era tra loro due, ma avevano sospettato che qualcosa la nascondevano. Così come tutta la scuola.
Ogni volta che Zayn passeggiava per il corridoio, si poteva vedere che cercava qualcosa, qualcuno. E i sospetti di tutti venivano confermati dagli sguardi che Katherine gli lanciava, che ogni alunno presente riusciva a cogliere, per poi soffermarsi sul viso senza espressione di Zayn che si apriva in un sorriso soddisfatto ogni volta che coglieva Katherine guardarlo di nascosto. Sapevano quando lei lo stava cercando con gli occhi e quando lui si doveva girare per beccarla. Era tutto un gioco tra quei due e, anche loro ammettevano, non avevano idea di come si potesse definire il loro rapporto.
Troppo orgogliosi per esprimere i propri sentimenti, insicuri di essi, di quello che provavano. C’erano stati troppi problemi e ogni volta che uno di loro faceva un passo avanti, l’altro arretrava di due passi. C’erano molte possibilità che non sarebbero riusciti a trovare una conclusione a quello che c’era tra di loro e nemmeno sapevano se volevano sistemare tutto.
Tracy protestò: -Era il mio turno, veramente. Mi mancavano quattro minuti.-
-Tracy, stai zitta e andatevene.- affermò bruscamente Zayn, con lo sguardo fisso negli occhi castani e brillanti di Katherine.
Lei, Tanya e le altre sgualdrine si alzarono e sbattendo il portone antipanico entrarono nel corridoio, lasciando Zayn e Katherine soli.
La mora fece una smorfia all’odore di quel posto.
-Che hai fumato stavolta? E poi di prima mattina?-
Zayn le fece spazio accanto a lui sullo scalino sette e la ragazza, ticchettando con le scarpe alte mentre saliva le scale, si lisciò la gonna da dietro prima di sedersi. E intanto Zayn le aveva guardato il didietro.
-Io bevo il whisky col caffè la mattina. Un po’ di hashish prima di iniziare la scuola non mi disgusta.- rispose lui con la voce roca.
Rimasero in silenzio per una manciata di minuti, guardandosi le scarpe e le mani, ma poi la ragazza osservò l’outfit del ragazzo accanto a sé.
Katherine notò la sua camicia bianca che faceva da sfondo alla cravatta a quadretti della scuola che tutti i ragazzi dovevano portare e la sua giacca nera di pelle che avrebbe dovuto essere la giacca blu scuro dell’istituto, ma che a lui non piaceva e che quindi sostituiva. Sorrise quando notò i suoi jeans neri che gli stavano perfettamente e le scarpe nere anche esse che sembravano quelle di un uomo di affari.
-Hai saltato la lezione?- chiese Zayn girandosi verso di lei.
-Ho detto che sarei andata in bagno.-
-E perché sei venuta qui?-
Avevano ancora gli occhi puntati l’uno in quelli dell’altra.
Lui era la sua debolezza. La faceva sentire impotente, inutile, debole e quando stava accanto a lui sentiva le sue forze abbandonarla. Si sentiva svuotare di tutte le sue conoscenze e le mani formicolare, così come i piedi e le ginocchia tremarle. La consumava.
Era la sua kryptonite.
Erano seduti l’uno accanto all’altra, le loro scarpe si toccavano volontariamente.
Quel luccichio negli occhi di Zayn la stava dissanguando. Sentiva il bisogno di scoppiare.
-Sinceramente? Non ne ho idea.- disse aggiungendo poi un sospiro. –Non so niente di noi, né di quello che sento per te, né di quello che mi succede quando ti sto accanto. E la cosa che mi da più fastidio è che tu riesci ad attirarmi come una calamita, facendomi sentire apprezzata e voluta, ma quando ti fai tutte quelle ragazzine che farebbero di tutto pur di avere un fottutissimo bacio da parte da tua, assaporando le tue labbra che sapranno di fumo e di tutti i lucidalabbra che hai potuto gustare, io non lo sopporto. E scoppio. Odio anche quando nei corridoi mi guardi e frequenti le lezioni per vedermi rispondere alle domande della professoressa o scuotere i capelli e sai perché? Perché mi illudi e basta. Diciamolo una volta per tutte: non siamo nulla di speciale, non siamo niente. Da quanto è che scappiamo da questo confronto? Credo fosse arrivato il momento di mettermi a nudo, mentre tu non farai una piega e continuerai ad osservarmi di nascosto, pensando che io non me ne accorga. Perché lo fai, comunque? Se poi devo essere sempre io a fare la prima mossa? Fai tu qualche passo avanti e dimmi quello che provi per me.-
Era decisamente scoppiata, come una bomba ad orologeria in una guerra o eruttata come un vulcano che faceva fuoriuscire un fiume di lava, in quel caso un fiume di parole.
Perché la doveva fare sentire così? Teneva sempre testa a tutti: ai professori, agli alunni, ai familiari… e poi arrivava un ragazzo qualunque e la faceva sentire uno schifo.
Zayn guardò le sue scarpe per un tempo indefinito, che potevano essere pochi secondi, così come innumerevoli minuti.
-Abbi il coraggio di fare qualcosa, per favore.- sussurrò lei.
Cercava di trattenere le lacrime perché non c’era nessuna possibilità al mondo che avrebbe pianto davanti a lui. Nessuna. Ma non riuscì a nascondere la voce spezzata e una lacrima che scese veloce a terra, creando un alone sullo scalino dove avevano poggiato i piedi, durante le sue ultime parole.
Ma lui non fece niente.
Katherine si lasciò scappare altre due lacrime quando decise di alzarsi e andarsene, ma rimase un altro po’ in quel posto, perché non poteva sopportare di avere finalmente confessato, mentre lui si teneva tutto per sé.
-Hai dieci secondi per cominciare a parlare, dopodiché me ne andrò e ti prometto sulla cosa più cara che ho al mondo che tu non mi vedrai mai più.-
Zayn non sapeva che fare.
Non si sentiva pronto a confessarle quello che provava per lei, perché era qualcosa di troppo grande, che l’avrebbe potuta fare scappare in meno di quei dieci secondi. Contò mentalmente fino a sette però, perché non l’avrebbe lasciata andare.
Come avrebbe potuto resistere anche solo un giorno senza i suoi occhi castani? Erano la parte più bella del suo corpo, insieme alle labbra e alla pelle che anche da lontano si poteva essere sicuri fosse liscissima.
-Aspetta…- sussurrò Zayn.
Katherine si girò verso di lui.
Si era ripromessa di non piangere, ma ormai i suoi occhi erano così lucidi che si poteva pensare fossero la sabbia sotto l’oceano. E le sue guance erano rigate dalle lacrime.
-Io… Io sono stupido.- e con quelle parole la fece sorridere. –No, sono serio. Non so perché sto qui con delle stupide, quando potrei stare con te a lezione, prendere appunti, o meglio, disegnare il retro della tua testa, mentre ogni tanto ti giri a controllare quello che sto facendo. Io sono sempre stato un ragazzo forte, maturo, sono cresciuto da solo, in pratica. I miei genitori non mi hanno mai considerato. E con te mi sento così vulnerabile e in soggezione che mi spavento di perdere tutto quello che ho imparato in questi anni. Lo so, non siamo niente, ma potremmo diventare qualcosa… Tu che dici? Ci immagini girare in corridoio, sorriderci a vicenda, guardarci negli occhi con affetto e non con maliziosità? O baciarci sotto gli alberi del cortile?-
E un silenzio si posizionò in mezzo a loro due, senza volere muoversi, ma Katherine salvò la situazione un’altra volta: -È questo che ti spaventa? Il giudizio degli altri?-
Si alzò anche Zayn e andò da lei. Erano della stessa altezza con i tacchi che Katherine portava.
-No, cioè… N-non lo so… Forse è meglio mantenere le cose così come sono…- sussurrò Zayn a testa bassa.
Dopo così tanto tempo entrambi avevano confessato i loro sentimenti, avevano capito e adesso lui distruggeva tutto?
Zayn aveva poggiato le mani sulle braccia di Katherine, sentendo i peli rizzarsi in aria. Lo sapeva che la sua pelle era liscia. Immaginava quella delle guance. Ma la ragazza lo spinse via.
-Le cose non hanno senso in questo modo. E io non ho intenzione di continuare così per nemmeno un altro giorno. L’hai notato che in un modo o nell’altro finiamo sempre accanto, attratti l’uno dall’altra? E allora ci sarà una spiegazione, no? Perché dobbiamo continuare a fingere? E sì, io mi immagino noi due a fare smancerie, perché l’amore fa brutti scherzi, sai? Ma sapevo che distruggere tutte le barriere che avevo costruito non sarebbe stata una buona idea. Me ne vado.- sussurrò lei, alternando le parole ai pianti.
Il suo cuore stava scoppiando, così come la sua testa. Pensava davvero di riuscire a sistemare le cose stavolta, ma come al solito lui era riuscito a mandarla via. E sperava davvero che gliel’avesse impedito, perché lei manteneva le sue promesse e se aveva detto che non l’avrebbe vista più, l’avrebbe fatto, ma non sapeva come avrebbe potuto mantenere quel giuramento. Katherine non si reggeva più in piedi, a causa del tremolio di tutto il corpo. Poggiò una mano sulla maniglia e aprì la porta.
E appena mise un piede fuori, Zayn non ce la fece più.
-Io ti amo!- urlò.
L’eco delle sue parole che rimbombava sulle pareti. Katherine non poteva credere che finalmente l’avesse detto.
Si girò per l’ultima volta.
-Io ti amo.- disse di nuovo Zayn e aspettò che Katherine gli saltasse addosso.
E così fu. La ragazza si aggrappò a lui, con le gambe allacciate dietro la sua schiena e le mani unite dietro il suo collo. Zayn rischiava di cadere dopo quell’impatto.
La ragazza cominciò a piangere sulla sua spalla, mentre con le unghia stringeva la maglietta di Zayn che cercava di non farla cadere stringendola sempre più forte.
Anche la vista di lui cominciò ad appannarsi, anche se non lo ammise.
-Sento il tuo cuore che batte.- disse lui baciandole i capelli.
-T-tu hai detto che mi a-ami?- farfugliò lei, mentre singhiozzava tra le sue braccia.
Zayn annuì con la guancia che strusciava contro il collo di Katherine e poteva giurare, non c’era sensazione migliore.
Il ragazzo andò indietro con i piedi e con il corpo fino a sedersi al settimo gradino.
Rimasero ancora in quella posizione, finchè Katherine si calmò e con le labbra poggiate contro il suo orecchio chiese: -Voglio sapere due cose. Primo: perché il settimo gradino?-
Lui sorrise piano.
-E’ una cosa stupida, non so nemmeno perché l’ho fatto. Comunque… tu sei nata il sette maggio 1994. Non prendermi in giro, mi rendo conto che è una stupidaggine.-
Katherine rise di gusto, mentre rispondeva: -No, non è stupido, ma potevi anche evitare di fare del mio numero un simbolo del tuo luogo di perdizione.-
-Lo so, lasciami perdere. La seconda domanda?-
-Di solito non lo chiedo, ma visto che tu sei testardo e non l’hai ancora fatto mi chiedevo se mi potessi baciare.- sussurrò e nascose un “finalmente” per evitare di mostrare che fosse troppo felice.
Zayn rise, prima di staccarla leggermente da sé. Entrambi sorridendo chiusero gli occhi e avvicinarono i loro visi. Lui posò le sue mani sulle sue guance, che come sapeva erano morbidissime e lei poggiò le sue attorno al suo collo.
Mancavano pochi millimetri. Finalmente il bacio che tanto avevano desiderato stava arrivando.
Poi Zayn si spostò ancora un po’ più avanti e… lì scoppiarono i fuochi d’artificio.
Le labbra di Katherine sapevano di cannella ed erano così morbide e perfette, come le sue guance e tutto ciò che la rendeva bellissima. Sembravano fatte apposta per unirsi con quelle di Zayn che invece regalavano il sapore di fumo, alcol, ma con un retrogusto di dolce. Rispecchiavano il suo carattere, che poteva essere acido, cattivo, ma che con le persone giuste si addolciva. Ci si poteva aspettare un primo bacio passionale e voglioso da quella coppia, ma solo all’apparenza erano così. Uniti erano una coppia normale che stranamente tirava fuori il meglio da ognuno e rinchiudeva i difetti in una cassa d’acciaio.
Quel bacio si trasformò in più baci che sembravano non volessero finire, ma vennero interrotti dalla campanella.
Katherine lo abbracciò per l’ultima volta, prima di alzarsi e quasi immergersi nel corridoio da sola, ma Zayn l’afferrò per un polso, intrecciando le sue dita a quelle di lei.
Aprirono la porta.
Non importava degli sguardi, né delle risate o degli insulti che Katherine stava ricevendo dalle ragazzine che volevano stare con Zayn.
Lui notò Tanya che li stava guardando male.
Si fermò in mezzo al corridoio e all’improvviso fece piroettare Katherine e la fece piegare all’indietro in un perfetto casqué e, lanciando un’occhiata a tutti gli studenti attorno, baciò la sua ragazza, sulle labbra.
-Ci siamo solo io e te.- sussurrò poi.
C’erano solo loro due. Nel loro piccolo mondo.

  
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