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Autore: Iwuvyoubearymuch    20/05/2012    17 recensioni
Ho provato a mettere nero su bianco ciò che può essere accaduto dopo gli eventi dell'ultimo libro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo Quinto
Katniss si è già addormentata; doveva essere davvero stanca. Non ha un'aria totalmente serena, ma di tanto in tanto spunta un mezzo sorriso. Mi chiedo cosa stia sognando con la speranza che non siano incubi. Se sorride, quanto possono essere brutti? Sfilo il braccio da sotto la sua testa e mi metto su un fianco per guardarla. E' bella. Non che non lo sapessi. E' lei quella che non si rende conto di quanto lo sia. Sposto i capelli che le ricadono disordinati sul viso, con estrema delicatezza per non rischiare di svegliarla. Adesso indossa un'espressione neutra, le labbra rosee tese in una linea dritta. Le accarezzo la guancia lentamente col dorso della mano. La pelle olivastra è illuminata dalla luce della luna che filtra dalla finestra aperta. Come ho potuto pensare che Katniss avesse voluto uccidermi? Che nell'arena avesse tentato di fami stare peggio con lo sciroppo per dormire? Oppure che avesse premeditato di lasciarmi nell'arena all'Edizione della Memoria?
Non ha mai pensato nulla di tutto ciò. Me l'hanno soltanto fatto credere. Mai ha tentato di farmi morire. Anzi, in entrambe le edizioni degli Hunger Games non ha fatto altro che mettere la mia vita avanti alla sua. Le devi molto, dice una vocina nella mia testa. E' grazie a lei se ora sei ancora qui.
Ha rischiato di morire per recuperare lo zaino con le mie medicine. L'ho visto nei video come Clove sia stata a un passo dall'ucciderla e come Tresh l'abbia risparmiata solo per quello che aveva fatto a Rue. Esclusivamente perché la mia temperatura non accennava a scendere. Se mi avesse dato ascolto e non fosse andata a prenderle, sarei morto. E non solo in quell'occasione. Anche a Capitol City, quando ancora dovevano iniziare a iniettarmi il veleno, il solo pensiero di Katniss mi ha permesso di andare avanti. In cella, mi bastava pensare a lei per non lasciarmi sopraffare dal dolore, per non urlare. Per non piangere alla vista di Darius e Lavinia torturati perché non rispondevano a domande cui non potevano dare una risposta essendo Senza-Voce. Bastava il pensiero di Katniss al sicuro, ovunque lei si trovasse. Con Gale, continua la voce nella mia mente. Ero assolutamente certo che Gale fosse con lei. Ma ne ero contento. Gale l'avrebbe protetta allo stesso modo che avrei fatto io. Sarebbe morto per lei, anche solo al pensiero che potesse essere in pericolo. Era tutto ciò che avevo bisogno di sapere. Per il bene di Katniss, ho messo a tacere la gelosia che provavo nei confronti di Gale. E poi, poco importava se fossi geloso o meno. Supponevo che in breve tempo sarei morto e non avrei comunque potuto avere un futuro con lei. Avresti potuto averlo, però, se solo non ti avessero preso. Scuoto la testa per mettere da parte quest'ultimo pensiero. Non sembra nemmeno mio. Non potrei nemmeno pensarla questa cosa. Anche se non ne ho mai avuto l'occasione, ho ringraziato mentalmente chiunque sia stato tanto sveglio da aver salvato lei al posto mio. Eppure, avrebbero potuto salvarvi entrambi. Si, forse avrebbero potuto.
Sto ancora accarezzando la guancia di Katniss. Le sfioro la bocca, adesso piegata in un tenue sorriso. Scendo più giù, sul collo. Quello stesso collo che una volta ho stretto al punto da farle cambiare colore del viso. Scosto i capelli anche da lì. Con una sola mano riesco a circondarne una buona metà. Prima che possa accorgermene l'altra è adagiata sulla metà restante. Le punte delle dita si sfiorano. Basterebbe una lieve pressione e Katniss inizierebbe ad annaspare, in cerca di aria. Incrocio le dita sulla sua nuca e stringo aiutandomi con le due davanti. Katniss non si muove, come se non se ne accorgesse che sta soffocando. L'unico cambiamento che denota l'assenza di aria nei polmoni è il colorito dapprima pallido, poi bluastro del suo viso. Tuttavia, non si muove. Non apre gli occhi. Il sorriso è ancora lì. Mollo la presa quando avverto che sotto le mani non c'è più battito. E' morta. La stringo in un abbraccio. La sua testa senza vita è sotto il mio mento.
Ed è ancora lì, quando sgrano gli occhi, inorridito. Era solo un sogno. Vorrei portare una mano nell'incavo del collo di Katniss e controllare che ho ragione, ma ho paura di farlo. Non per il responso. Sono sicuro che è viva. Avverto il suo respiro caldo contro il petto. No, ho paura di poterle fare del male sul serio. Sfilo con cautela il braccio da sotto la sua testa. Come nel sogno, cerco di non svegliarla e provo a toccarla quanto meno è possibile. Mi alzo. Corro in bagno. Lo specchio mostra il riflesso di un ragazzo pallido, gli occhi colmi di terrore. Faccio scorrere l'acqua per un po', poi la prendo tra le mani e la porto alla faccia. Schizza un po' dappertutto, per via del tremolio che anima le mani. La sensazione dell'acqua gelida contro il viso mi schiarisce la mente. Sento di poter essere in grado di ragionare, adesso. E il primo pensiero sensato che mi attraversa la mente è quello di andarmene velocemente. Infilo distrattamente i vestiti di ieri e mi precipito fuori.
L'aria della notte è abbastanza fresca. Cammino per un po' senza sapere dove esattamente sto andando. Sono stato uno stupido ad accettare la proposta di Katniss. Non avrei mai dovuto permetterle di dormire con me. Ho ancora problemi a gestire i flashback e forse ne avrò per sempre. Cosa mi è saltato in mente? Avrei potuto ucciderla. Il sogno sarebbe potuto essere reale e adesso Katniss sarebbe morta davvero. Non è difficile da immaginare, non è poi così impossibile. Mi capita ancora molto spesso che sia confuso riguardo i ricordi su di lei. E' vero che so che non ha mai cercato di farmi star male, ma alcune cose non le ricordo con precisione. E altre non le ricordo e basta. So solo che, nonostante mi abbiano mostrato video in gran quantità e modificato la maggior parte dei ricordi, non posso odiarla. Non ci riesco. Eppure, ci sono volte in cui mi chiedo se quella che mi hanno mostrato a Capitol City corrisponda alla verità dei fatti. Nonostante diminuiscano di numero, parecchie volte ancora dei dubbi si insinuano nella mia mente e senza accorgermene mi ritrovo aggrappato allo schienale di una sedia, o a stringermi la testa tanto da farmi male, per cercare di fermare le immagini che mi scorrono dietro le palpebre serrate. Immagini di Katniss che uccide la mia famiglia. Katniss che ferma Finnick in modo che non mi rianimi. Katniss che propone di lasciar indietro me e non Mags. Ecco perché non è difficile da immaginare che possa ferire Katniss. O peggio.
Se io sono stato stupido, lei è stata troppo incauta. Come ha potuto chiedermi di rimanere? Non avrebbe mai dovuto chiedermi di poter dormire con me, nello stesso letto. Sapeva che non avrei mai potuto rifiutare. Che non sarei stato capace. Mi è mancato tanto stringerla tra le braccia che ho accettato pur sapendo a quali rischi l'avrei messa di fronte. Sono stato egoista. Uno stupido egoista che non si sarebbe mai perdonato di aver ucciso l'unica persona al mondo che gli è rimasta. L'unica che abbia mai amato. All'inizio era soltanto una cotta adolescenziale. Una di quelle che ti fanno semplicemente trattenere il respiro quando lei ti passa davanti e finisci col deprimenti se non ti saluta. Katniss non mi ha mai salutato quando andavamo a scuola. Anzi, prima di darle quel pane, giurerei che non mi abbia mai nemmeno notato. Da quel giorno in poi, di tanto in tanto i nostri sguardi si sono incrociati, ma niente di più. Prima di volgere gli occhi altrove, riuscivo a scorgere nei suoi grigi qualcosa che mi ha dato fastidio sin dalla prima volta, che mi faceva venir voglia di non guardarla più. Uno stano senso di gratitudine misto a... non sapevo cosa di preciso. Tutto ciò di cui ero sicuro era che non mi piaceva. Mi dava l'impressione che si sentisse in debito con me. Ma non io non la pensavo affatto così. Anzi, dovevo esserle io grato perché almeno in quel modo non ero più invisibile ai suoi occhi. Comunque, per quanto cercassi di costringermi a non guardare quello fastidioso mix, ogni giorno a scuola Katniss attirava il mio sguardo.
Le cose sono cambiate con gli Hunger Games. Sembra ridicolo pensarlo, ma è grazie a loro che Katniss ed io abbiamo costruito un rapporto. Ambiguo e indeciso, ma pur sempre un rapporto. La cotta si è trasformata improvvisamente in amore. In un momento imprecisato nei due anni passati, Katniss ha smesso di essere semplicemente la ragazza che mi piace, per diventare quella con cui avrei voluto costruire un futuro semmai ne avessi avuto uno. Poi, ancora una volta, le cose sono cambiate. Ricordo che per un po' di tempo per lei non ho provato altro che odio. I tempi in cui il veleno aveva il completo controllo delle mie azioni. Delly mi ha raccontato che una volta le ho pure detto che non era poi così carina. Ero completamente e indiscutibilmente pazzo allora.
A guerra finita, il Dr. Aurelius ha fatto prodezze. E riuscito a guarirmi se non del tutto, ma per la maggior parte. E così ha deciso che era giunto il momento di tornare a casa. Di Katniss non avevo notizie, visto che il dottore si rifiutava di parlarmi degli altri pazienti. Ma conoscendola, sapevo che si stava dando tutta la colpa per la morte di Prim. E ho avuto ragione.
La panetteria è proprio davanti a me. Mi siedo sui resti di quella che una volta doveva essere una sedia di casa mia. Quando l'altro giorno ci sono venuto, non riuscivo nemmeno a distinguere la porta d'ingresso. Me ne sono andato quasi subito. Non riuscivo a rimanere in quel posto e non ci riesco nemmeno ora, ma non ho altro posto dove andare. Sia perché è tutto distrutto sia perché l'unico posto dove mi sento a casa è diventato off-limits.
Il sole sorge e raggiunge una buona altezza in cielo per quando sento dei passi alle mie spalle. Mi giro a guardare chi sia, sperando che non sia Katniss. Per fortuna, non è lei. E' Haymitch. Ha l'aria soddisfatta. "Katniss ti sta cercando". Al suono di quel nome, ritorno a guardare i resti del negozio davanti a me. "Era preoccupata, cosa è successo?"
Vorrei parlare di quello che è successo con il Dr. Aurelius, ma per farlo dovrei tornare a casa. Dove c'è Katniss. Potrei rimandare a quando lei se ne sarà andata, ma ho bisogno di qualcuno adesso. Haymitch non sarà la persona più adatta, ma è qui e sembra disposto ad ascoltarmi. "Secondo te, è giusto lasciare andare una persona che ami per il suo bene?" domando, con lo sguardo perso in un forno.
Non riesco a vedere la faccia di Haymitch, ma a giudicare dall'assenza immediata di risposte, suppongo che sia confuso. "So che mi pentirò di ciò che sto per dire, ma... - fa una pausa, sottintendendo che si sente in dovere - dovrai essere più specifico"
Sospiro e mi volto verso di lui. "Katniss ed io abbiamo dormito insieme..." Mi fermo quando vedo il sorrisetto malizioso disegnato sulle labbra di Haymitch. "Non in quel senso" mi affretto a precisare.
Haymitch scrolla le spalle. "Non ho detto niente" commenta, facendo del suo meglio che sembrare abbastanza innocente.
"Non ce n'è stato bisogno" gli faccio notare, iniziando a pentirmi di aver iniziato a confidarmi con lui. Sono ancora in tempo per tirarmi indietro, ma in un certo senso non voglio. "Questa notte ho sognato che la uccidevo" taglio corto, abbassando lo sguardo per la vergogna.
Sento gli occhi di Haymitch addosso. Quando rialzo gli occhi per vedere la sua reazione, mi scopro sorpreso nel vedere le sopracciglia arcuate. "E allora?" chiede.
Non capisco se abbia compreso la situazione e cerchi di sminuirla. Oppure se davvero non abbia capito qual è il problema. Decido comunque di dargli una spiegazione. "Se le avessi fatto del male davvero, non me lo sarei mai perdonato"
"Pensavo sapessi che non si uccide con un sogno" dice Haymitch, la voce carica di un'ironia che non apprezzo. Sembra quasi che voglia prendermi in giro.
Scuoto la testa, rassegnato. Ho sbagliato io a pensare che avrebbe potuto darmi una mano in qualche modo. Mi alzo dalla sedia malandata. "Grazie per avermi avvisato" mugugno, prima di rimettermi sulla strada per il Villaggio dei Vincitori. Dovrò chiamare il Dr. Aurelius appena avrò chiarito con Katniss. Chiarire cosa, poi? Lei non sa niente del sogno. Potrei anche non dirle niente. Non mi piace neanche un po' l'idea di mentirle, ma non mi va nemmeno che sappia dei miei sogni. Potrebbe spaventarsi e... Cosa? Decidere che non vuole più dormire con me? E' quello che voglio, dopotutto. Non perché mi faccia piacere. Per necessità. Non era una semplice frase fatta quella che ho detto a Haymitch. Non potrei mai perdonarmi per averle fatto del male.
Sento una mano sulla spalla, prima di udire le parole. "Fermati" dice la voce di Haymitch. Volto indietro la testa, in attesa. "Sono l'ultima persona che potrebbe darti consigli sull'amore". Mi viene quasi da chiedergli perché mi ha richiamato, ma mi trattengo. "Se vuoi la mia opinione, non c'è una risposta giusta alla tua domanda" dice, togliendo la mano dalla mia spalla. Spero davvero che questo non sia il massimo che riesce a tirare fuori, perché non mi è affatto d'aiuto. "Vinta la mia edizione degli Hunger Games, Snow uccise la mia fidanzata perché mi ero rifiutato di fare ciò che diceva. Qualche anno dopo mi sono innamorato di un'altra donna e l'ho lasciata andare perché avevo paura che facesse la stessa fine. Ma l'ho persa comunque"
"Almeno è viva" lo interrompo, immaginando la conclusione.
Il sorriso sulle labbra di Haymitch emana amarezza. "Chi mi dice che non lo sarebbe ugualmente?"
Lo vedo. L'alone di rimpianto annidato negli occhi grigi di Haymitch. "E' diverso" affermo, dopo un po'. "Avresti potuto fare ciò che Snow diceva e proteggerla. Non dico che la tua decisione sia sbagliata - dico, anticipando Haymitch - ma almeno avevi una scelta. L'unico modo che ho io di proteggerla è starle lontano".
Non rimango ad ascoltare quello che Haymitch ha da aggiungere. Sono fortemente convinto di avere ragione, per cui nulla potrebbe farmi cambiare idea. Rappresento un rischio per Katniss da sveglio quanto da addormentato, quindi, in realtà, non c'è nulla di cui discutere.
La strada che porta al Villaggio sembra molto più breve adesso che non voglio ritornarci. Lungo il sentiero, vedo Katniss dalla finestra di casa sua. Se era preoccupata, adesso non lo è. O forse, non lo da a vedere.
"Dove sei stato?" mi chiede inquieta, quando viene ad aprirmi.
Dopo essere entrato, distolgo lo sguardo e mi metto a una distanza di sicurezza da lei. Averla vicino rende tutto più complicato.


Mi sorprende di essere arrivata già al quinto capitolo. Raramente sono andata così avanti in una ff. Comunque, è grazie a voi che avete recensito se sono arrivata a questo punto. Non scherzo quando dico che mi incitate ad andare avanti. Mi dispiace di non essere riuscita a ringraziare personalmente ognuno, perché questa settimana ho avuto davvero da fare. Lo faccio adesso! Quindi, grazie a tutti i nuovi recensori, che lasciano commenti davvero carini e simpatici. Un grazie particolare va ai fedelissimi. Sempre lì a recensire a ogni captolo. E il bello è che lo fate anche in fretta! Sono contenta anche dei preferiti e seguiti che continuano ad umentare di numero.
Passando al capitolo, spero che sia piaciuto. Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sulla notte che hanno passato Peeta e Katniss e l'ho trovata una buona idea. Ho pensato che farlo dal POV di Peeta sarebbe stato più interessante. Anche perché quello che pensa Katniss ormai lo sappiamo. Mi piacerebbe sapere se ho fatto una cavolata e se non devo mai più azzardarmi a cambiare punto di vista.
Al prossimo capitolo...

-M
  
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