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Autore: NiallsUnicorn    20/05/2012    46 recensioni
La differenza tra l'amore e una grande amicizia è molto sottile, ma spesso non ci rendiamo conto se siamo realmente innamorati o meno.
Io invece, nonostante i miei otto anni, sapevo già che Juliet era tutto ciò che desideravo.
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stuck in my daydreams.

 
Ebbene si, sono di nuovo io.
Volevo dedicare questa one shot alla mia cara @jawaadssmile,
perché senza di lei sarei come Liam senza Juliet.
-capirete leggendo- (?)

 
 
 
-Lo sai che sembri proprio un angelo?- dissi a Juliet, che era seduta accanto a me.
Era una bambina bellissima, con le guance rosse e gli occhi azzurri. A contornarle il viso c'erano degli splendidi boccoli dorati, che sembravano irradiare luce.
La avevo amata fin dal primo momento in cui la avevo vista, ammesso che quello che si prova da bambini si potesse considerare amore.
-Grazie Liam, anche tu sei bellissimo- rispose sorridendo. Mi diede un piccolo bacio sulla guancia e poi tornò a colorare il suo disegno, raffigurante due bambini che si davano la mano.
Probabilmente lei non ricambiava appieno ciò che sentivo io, ma essendo così piccolo non potevo capirlo.
La differenza tra l'amore e una grande amicizia è molto sottile, ma spesso non ci rendiamo conto se siamo realmente innamorati o meno.
Io invece, nonostante i miei otto anni, sapevo già che Juliet era tutto ciò che desideravo.
Mio fratello mi aveva detto che quando si era innamorati si sentivano le farfalle nello stomaco, ma io non ero d'accordo: non doveva essere bello avere degli strani insetti svolazzanti nella propria pancia.
No, non era niente del genere.
Ogni volta che ero con lei sentivo il mio cuore adattare il suo ritmo ai suoi respiri, mi accorgevo di essere completo, e ciò mi rendeva felice più di ogni altra cosa.
 
Erano trascorsi anni da allora, ma le cose non erano affatto cambiate.
Lei continuava a considerarmi il suo migliore amico, mentre io continuavo ad amarla. Mi ero praticamente rassegnato al fatto che non saremmo stati mai insieme, come una vera coppia, ma non mi importava: mi bastava stare accanto a lei, sentire il suo profumo e la sua mano nella mia.
Era una giornata afosa di giugno, sia io sia Juliet eravamo appena terminato l'ultimo anno di liceo.
Anni prima avevo appeso il suo disegno in camera mia, lo avevo circondato con le nostre foto ed era rimasto lì, come promemoria del mio amore nei suoi confronti.
Amavo sdraiarmi sul letto a guardarlo: era un modo per averla vicina anche quando non era con me.
Sbadigliai e chiusi gli occhi, cercando di addormentarmi per recuperare il sonno perso durante l'anno scolastico.
Dopo pochi minui sentii dei pugni leggeri sbattere sulla porta di casa mia, che diventarono sempre più forti e continui. Mi alzai dal letto stiracchiandomi e andai ad aprire la porta.
-Liam! Liam, aprimi ti prego!- urlò una voce.
Juliet. Era la sua voce. Perché faceva così? Il dubbio si insinuó dentro di me e feci girare velocemente le chiavi nella serratura.
-Oh, Liam- disse Juliet non appena le aprii la porta, e mi si buttò tra le braccia in lacrime.
Le appoggiai una mano sulla nuca, stringendola forte. Non sapevo perché stesse in quel modo, ma potevo immaginarlo.
E se fosse successo qualcosa a sua madre?
Scacciai velocemente quel pensiero dalla mia testa e cercai di non pensare subito al peggio.
-Va tutto bene Juliet, stai tranquilla- le risposi, cercando di consolarla.
Lei si staccò velocemente da me, asciugandosi le lacrime.
-Non è vero, non va tutto bene- disse, cercando la forza per continuare a parlare.
-Holly... Holly non c'è più Liam, come farò senza di lei?-
Urlava tra le lacrime, mentre cercavo inutilmente di consolarla.
-Dimmelo Liam, perché?- chiese sbattendo la porta e appoggiandocisi contro.
La guardavo impotente, senza sapere cosa dire o fare.
Holly era sua madre, e ultimamente era diventata la causa della sua depressione.
Tumore. Aveva un tumore in fase terminale.
Appena me lo aveva detto ero rimasto basito: non riuscivo a credere che una persona forte come Holly, una donna che aveva cresciuto da sola sua figlia, potesse avere una malattia del genere.
Juliet era distrutta, anche perché i medici non avevano dato molte speranze alla madre fin dall'inizio. Spesso si chiedeva perché tutto ciò fosse accaduto a lei, e nonostante cercassi di consolarla me lo domandavo anche io.
E adesso che la malattia era giunta al termine le cose non potevano che peggiorare.
Mi passai una mano sulla fronte e ingoiai la saliva, inginocchiandomi accanto a lei.
-Juliet, mi... Mi dispiace tantissimo- dissi appoggiando la fronte cotro la sua e accarezzandole una guancia.
-Lo so che delle mie parole non te ne farai niente, ma sono sincero- continuai, trattenendo le lacrime.
Conoscevo Holly da quando ero piccolo, era una delle persone più dolci sulla faccia della terra.
-Non lasciarmi Liam, rimani con me- rispose tra i singhiozzi.
Andarmene? Perché avrei dovuto? La amavo, e se ero certo di qualcosa era proprio il fatto che sarei rimasto con lei per sempre, fino a quando mi avrebbe voluto.
-Sei il mio angelo, non me ne andró. Te lo prometto- dissi prendendole la mano e stringendola forte, tentando di infonderle calore.
-Ti voglio bene Liam-
-Ti amo Juliet- risposi con naturalezza, senza dare peso alle mie parole.
Lei sollevò la testa lentamente, confusa.
-Cosa?- balbettó, con gli occhi lucidi.
Sono un idiota, pensai.
Ma perché non riuscivo mai a stare zitto? Mi ero trattenuto per anni e avevo parlato nel momento peggiore.
Un insensibile, ecco cos'ero. Avrei dovuto rimanere in silenzio, limitarmi a consolarla nel momento piú triste della sua vita.
Ma ormai il danno era fatto, forse se mi fossi rimangiato quelle parole lei ci sarebbe rimasta ancora più male...
Decisi di buttarmi e dirglielo, forse così mi avrebbe sentito più vicino e avrebbe capito che mai e poi mai la avrei abbandonata.
-Hai capito bene- confessai torturandomi le mani. -Ti amo, sono innamorato di te da sempre- continuai con gli occhi lucidi.
-So che questo è il momento meno adatto per dirtelo, ma non sono riuscito a trattenermi- conclusi, desiderando scomparire.
Mi guardò spaventata e cercò di alzarsi ma senza risultato, così le allungai la mano.
-Liam, io non... Non ci capisco più niente- piagnucoló e si mise la testa tra le ginocchia, ignorando il mio braccio teso.
Mi sentivo una merda.
Era colpa mi se stava soffrendo ancora, colpa mia e dei miei stupidi sentimenti.
Tentai di abbracciarla, ma lei si alzò di scatto.
Probabilmente doveva girarle molto la testa per colpa del pianto, dato che si reggeva in piedi a stento. La sorressi con un braccio e affondai il viso nei suoi capelli per quella che sarebbe stata l'ultima volta.
Lei questa volta ricambió l'abbraccio, ma si allontanó dopo pochi secondi e appoggiò la mano sulla maniglia della porta.
-Juliet... Dove vai?- domandai con le lacrime agli occhi.
Lei mi diede un bacio leggero sulla guancia, come faceva quando eravamo piccoli.
-Ho bisogno di stare da sola, Liam- disse strofinandosi le palpebre arrossate.
 
 
Da allora i nostri rapporti si fecero molto tesi, ma forse questo non è l'aggettivo adatto per definirli. In verità non ci parlavamo o, più precisamente, era lei ad evitarmi.
Il funerale di Holly si era svolto all'aperto, e lei aveva fatto il possibile per rimanere lontana dalla bara. Anche da lontano potevo vedere che il suo viso non era più come prima, solare e angelico, ma era avvolto da uno strano pallore, quasi si stesse... Sgretolando.
Si era messa vicino ad un albero del cimitero, a circa cinquanta metri dal prete che stava celebrando il rito e, quando alla fine avevo trovato il coraggio di raggiungerla, lei non c'era più.
Mi ero rimproverato centinaia di volte per non averla fermata subito, appena aveva varcato la soglia di casa. Ma sentivo che sarebbe stato sbagliato.
Mi aveva chiaramente detto che voleva stare sola, non potevo di certo opporle la mia presenza.
Decisi che sarei andato a trovarla dopo una settimana, ma non riuscii a rimanere senza di lei per così tanto tempo: dopo tre giorni mi presentai a casa sua.
Suonai il campanello e bussai alla porta decine e decine di volte, ma nessuno mi aprì.
Ero perso, mi sentivo tagliato fuori dal mondo senza la mia Juliet.
Come avrei fatto senza di lei? Volevo chiederle scusa, desideravo più di ogni altra cosa al mondo che mi perdonasse e mi abbracciasse un'altra volta, anche se ero conscio che niente sarebbe più stato come prima.
Andavo a casa sua regolarmente per cercare di incontrarla, finché un giorno non vidi un cartello con scritto "vendesi" appeso alla porta.
Era andata via, e non avevo nessun mezzo per ritrovarla.
Ogni volta che camminavo per strada cercavo il suo viso, speravo che mi sarebbe corsa incontro e che mi avrebbe detto che quello era solo un brutto sogno, e che presto mi sarei svegliato.
Ma purtroppo non era così.
Non ebbi più sue notizie, finché un giorno non ricevetti una telefonata dalla polizia di Londra.
 
Scuoto la testa e decido che è abbastanza.
Ogni giorno ripercorro involontariamente quei ricordi, non voglio dimenicare Juliet.
Ormai è gennaio inoltrato e sto camminando per l'ennesima in volta quella strada, faccio tutti i giorni.
Infilo una mano nella tasca della mia giacca e tocco il disegno di tanti anni fa e la lettera di Juliet, quella che mi hanno consegnato i poliziotti quasi due mesi fa.
Quel giorno mi era crollato il mondo addosso.
Avete presente quando vi dicono che la droga brucia i neuroni e può portare alla morte?
Beh, è vero. Non è una cosa che dicono per spaventare i ragazzi.
Juliet se ne è andata in un giorno freddo di novembre, dopo mesi in cui non avevo fatto altro che cercarla. La avevano trovata morta in un piccolo appartamento dei bassifondi, assieme ad una decina di grammi di cocaina ed una lettera, per me.
Adesso non so assolutamente cosa fare, brancolo nel buio, come un cieco senza una guida.
Quando l'ho vista per la prima volta ho pensato che saremmo stati insieme per sempre, ma a quanto pare mi sbagliavo.
Inizia a nevicare poco prima che entri nel cimitero e mi stringo nella giacca, cercando di sfuggire al freddo.
Avevo chiesto che la seppellissero vicino ad Holly e mi avevano accontentato, forse provando pena per me. Credo che così sarà più felice, accanto alla madre.
Finalmente vedo la sua lapide di un marmo bianchissimo, esattamente come la sua pelle.
La neve continua a posarsi sui miei capelli, ma non mi importa, io voglio solo vedere lei. Voglio vedere la ragazza della quale sono innamorato, la ragazza che conosco da sempre e che ho sempre amato, anche quando mi credeva solamente un amico.
Se so che troverò solamente una foto ma non mi importa, mi basta vedere il suo viso.
Continuo a camminare lentamente, affondando con un rumore dolce nella neve.
Sono distrutto. Da quando lei non c'è più non faccio altro che fissare fuori dalla finestra, sperando che all'improvviso svolti l'angolo e mi saluti con un braccio, come quando eravamo bambini e sua madre la accompagnava a casa mia per giocare.
Sento che il vuoto che ho dentro è incolmabile, vorrei solo tornare indietro nel tempo.
Mi inginocchio davanti alla sua lapide e la neve mi bagna i pantaloni, ma non mi importa.
Appoggio a terra il disegno che raffigura noi due da bambini e la dispiego con immensa cura per l'ennesima volta, temendo quasi di consumarla con gli occhi.
Già dalle prime righe le lacrime scorrono sulle mie guance, mescolandosi alla neve.
 
Caro Liam,
ti scrivo questa lettera perché credo che ormai la mia vita non abbia più senso, non mi sono mai sentita così fuori posto come in questi ultimi mesi.
Sono stanca di chiudere gli occhi e sperare in una vita migliore.
La casa in cui vivevamo io e Holly era in affitto, lo sapevi?
Beh, io ho cercato in tutti i modi di riuscire a pagare la quota mensile. Non volevo assolutamente che qualcuno si prendesse i miei ricordi: in quella casa ci sono nata e crescita, è lì che ho sempre vissuto con mia madre.
Poi però non ce l'ho più fatta.
I soldi dell'eredità erano pochi e non bastavano mai, piangevo ogni giorno fino ad addormentarmi, chiedendomi perché tutto ciò stesse capitando proprio a me.
E poi pensavo a te.
All'enorme sbaglio che avevo commesso andandomene dopo che tu mi avevi confessato di amarmi.
So che mi hai cercata, ti ho visto. Non sai quante volte sono stata tentata di spalancare quella stupida porta e abbracciarti, ma non potevo.
Non potevo trascinarti in quella storia con me, ma solo ora mi accorgo di essere stata una stupida, perché tu c'eri già dentro.
È stato terribile essere consapevole del fatto che ti stessi facendo soffrire, ma non volevo addossare tutti i miei problemi sulle tue spalle.
Credevo che sarei riuscita a superare tutto da sola, e che poi sarei venuta a cercarti per chiederti perdono. Non pensavo sarebbe stato così difficile uscire da una depressione.
Ma mi sbagliavo, ogni giorno era peggiore del precedente.
Scivolavo sempre di più in quel baratro e mi sentivo sola, senza via di uscita.
Poi ho scoperto l'autolesionismo, e le cose sono peggiorate.
Ho lasciato la mia casa poco dopo, quando mi sono accorta che i miei tanto amati ricordi mi stavano distruggendo.
Mi sono trasferita in uno dei sobborghi più poveri di Londra, unicamente per il fatto che lì gli affitti erano molto bassi.
Ma purtroppo sono entrata in contatto con un mostro.
Un mostro di polvere bianca, che ti logora lentamente fino a distruggerti.
In parole povere, ti ho scritto per chiederti scusa.
Mi dispiace per essere scappata e non aver accettato la mano che mi tendevi, se lo avessi fatto forse le cose sarebbero andate molto diversamente.
Sai Liam, dicono tutti che siamo nelle mani di Dio, ma io non ci credo.
Non penso che il nostro destino sia già scritto, siamo noi che lo decidiamo giorno per giorno. Le cose brutte avvengono da sole, senza un preciso perché, invece quelle belle devi andarle a cercare, devi avere la forza di costruirti una vita migliore.
Io per puro caso ho trovato te, che sei la cosa più bella che mi sia mai capitata.
Ma non ho avuto la forza di fare quel piccolo passo in più, quello che mi avrebbe permesso di rimanerti accanto e vivere felice.
Io ti amo, Liam.
Ma me ne sono accorta troppo tardi. Non voglio costringerti a convivere con la persona che sono diventata, mi odio per le scelte che ho fatto.
Vivi la tua vita e trova una donna che meriti il tuo amore, sii felice.
Fallo per me, e ricorda che io sarò tua  per sempre.
Addio,
                                                                     Il tuo angelo.
 
Decido di sdraiarmi accanto a lei, accanto alla mia Juliet.
Vorrei dirle che la amo, per tutte le volte che non ho avuto il coraggio temendo un rifiuto, e che mi dispiace per averle detto la cosa giusta ma nel momento sbagliato.
Vorrei dirle che anche io avrei voluto che le cose andassero diversamente.
Vorrei dirle che lei sarà per sempre il mio angelo, e che niente potrà mai dividerci, nemmeno la morte.

 
And they say
She's in the Class A Team
Stuck in her daydream
Been this way since 18 but lately her face seems
Slowly sinking, wasting
Crumbling like pastries
They scream
The worst things in life come free to us
And we're all under the upperhand
Go mad for a couple of grams
And we don't want to go outside tonight
 And in a pipe we fly to the Motherland
Or sell love to another man
It's too cold
For angels to fly
Angels to fly To fly, fly
Or angels to die
 

 
Eccomi qui c:
Allora, questa è la mia seconda one shot, e tra l'altro è di nuovo su una canzone di Ed, the a team. (scusatemi se sono così ripetitiva)
Annywaay, la scorsa volta ho detto che nella mia testa la storia finiva bene... Stavolta non posso rigirare la frittata. (?)
A mia discolpa posso dire, come sempre, che non mi piace cambiare le canzoni cwc
Vabbien, nonostante non mi convinca molto la prima parte, non saprei assolutamente come riscriverla D: quindi direi che dovete tenervela così. (?)
Direi che ho parlato abbastanza. LOL
Okkey, fatemi solo sapere se vi ho trasmesso qualcosa, e scusate ancora se non sono capace di scrivere delle storie con un lieto fine çwç
Bascii, medusina ♥  

   
 
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